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www.ildialogo.org VILL. ART. 4 INCONTRI,di Beppe Manni

Modena
VILL. ART. 4 INCONTRI

di Beppe Manni

Pubblicato sulla Gazzetta di Modena il 23 maggio.
Quando il buon sindaco Corassori fondò il Villaggio Artigiano di Modena Ovest, non pensava certo di passare alla storia come il costruttore del primo Villaggio Artigiano d’Italia. Né si immaginava tutti i discorsi che gli architetti, gli urbanisti e i tecnici avrebbero fatto oggi su questo pezzo di città.
In verità sorsero qui in modo piuttosto disordinato: case-bottega, capannoncini, fabbriche e industrie, con moduli costruttivi di ogni tipo. Con strade strette, scarsi servizi, abitazioni vicine a industrie inquinanti, senza ciclabili, verde pubblico e parchi per bambini. L’amministrazione aveva fatto le opere di urbanizzazione essenziali, definito un centinaio di lotti e poi “a voi il villaggio chiavi in mano”.   
Ma era avvenuto un miracolo. Questo pezzo di città era un’isola chiusa tra via Emilia, Autodromo, campagna, Ferrovia e cavalcavia. Gli anni 50 e 60 erano anni di speranza non solo economica, dove c’era spazio per il coraggio, l’invenzioni e la sperimentazione. Gli artigiani crearono rete tra di loro: la piccola bottega divenne industria. Il Villaggio divenne il cuore della meccanica modenese, un nido di eccellenze. Gli operai ottennero una mensa interaziendale. I cittadini trovarono uno spazio in una ex fabbrica per fare una sala pubblica. La scuola, la parrocchia, i partiti e i sindacati diedero vita ad una serie di iniziative legate a un doposcuola, una biblioteca, gruppi teatrali. Si creò una rete sociale che si solidificò nel tempo.
Oggi. La dismissione della ferrovia e il ricongiungimento con la Madonnina e la zona San Cataldo impone una riprogettazione di tutta la zona.
L’amministrazione comunale dal 2009 ha avviato un confronto pubblico per discutere con i cittadini gli amministratori e i tecnici il futuro del Villaggio Artigiano di Modena Ovest. Sono stati coinvolti anche giovani rivìcercatori locali.Dopo un seminario di due giorni alla fine di Novembre, in aprile e maggio si sono tenuti quattro incontri nella Palazzina Pucci in via Canaletto, che hanno affrontato questi temi: “Verso il Programma di riqualificazione Mo Ovest”, “Artigiani ed economia della creatività: quali possibili relazioni”, “Spazi della produzione vs. Luoghi dell’abitare. Esperienze a confronto”, “Il Villaggio tra networking e spazi dell’appartenenza”.
Si è detto: va salvaguardata la memoria di questo pezzo della storia locale; non si deve perdere una preziosa identità; va continuata la vocazione artigianale del villaggio, ospitando altre attività nuove e creative legate a un nuovo artigianato artistico e alle nuove tecnologie informatiche. Attirando i giovani.
A livello urbanistico e architettonico la sfida è alta e affascinante. I suggerimenti sono stati diversi. Sono stati presentati progetti e realizzazioni di pezzi degradati di altre città come Lisbona, Milano, Londra, Vicenza.
Il “Nuovo Villaggio” può diventare un luogo buono da abitare con spazi pubblici, arredi originali, verde diffuso. Riconfigurando superfici, volumi e spazi ricostruendo un tessuto sociale, dove si possa lavorare e abitare insieme.
Ma. I capannoni del Villaggio Artigiano in parte sono chiusi, altri hanno cambiato destinazione d’uso, altri ancora ospitano nuove e moderne aziende. Il tessuto sociale è stato strappato: le aziende rimaste sono diverse e tra di loro ci sono scarsi collegamenti. Si è già cominciato a costruire in modo indiscriminato, non ci sono più centri di aggregazione, la chiesa è stata abbattuta. Rimangono due bar, pochi negozi, la chiesetta è stata abbattuta, la scuola è in una zona decentrata. Ci sono problemi di sizurezza
Le parole nuove che si sono sentite dagli architetti, come ‘rigenerazione e riqualifucazine urbana’, ‘creatic class’, ‘multifunzionalità’, ‘diversificazione’, ‘contenitori rinnovati’, ‘multifunzionalità’ ecc dovranno confrontarsi con questo tipo di realtà degradata, altrimenti il rischio è che sia solo un bel gioco virtuale tra inventori di sogni. E che l’ex Villaggio Artigiano Ovest diventi un “West” terra di conquista di palazzinari e architetti.
Questo laboratorio e le modalità che vengono adottate potrebbero dare buoni frutti da esportare nelle ristrutturazioni delle le nuove aree nella periferia di Modena a Nord della Ferrovia, nelle ex grandi fabbriche, all’AMCM ecc. Garantendo il coinvolgimento non solo di tecnici e degli amministratori ma degli abitanti e degli operatori-artigiani. Ma anche nella ristrutturazioni e specialmente nelle scelte urbanistiche e strutturali dei nuovi comparti abitativi che tanta discussione stanno suscitando oggi in città.
Bonum Verum et Pulchrum convertuntur, diceva il filosofo Aristotele: il bene, il vero e la bellezza vanno sempre insieme: una città per essere abitabile deve essere bella, fruibile e rispondere alle autentiche esigenze dei cittadini.
Beppe Manni
23 maggio 2010


Giovedì 03 Giugno,2010 Ore: 15:48
 
 
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