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www.ildialogo.org Emarginazione di genere,di Lidia Menapace

Emarginazione di genere

di Lidia Menapace

19 settembre 2012
Rieccolo! l'eterno patriarcato. Venuto in forze a sostegno (della barbarie) del capitalismo in crisi. Sembra impossibile, ma è vero. Appena qualcosa che non includa visibilmente e nominativamente le donne occupa gli schermi e le colonne di Tv e giornali, il soggetto unico onnipotente monoteista (che si chiami famiglia, lavoro, cultura, esercito, scuola, guerra ecc.ecc. ) appare, ci caccia in un angolo, ci cancella, oppure ci consente di stare ai margini allineate e coperte. annuenti ecc.
Faccio alcuni esempi: da quando la "primavera araba" ha imboccato un trend sempre più violento, i volti e i corpi e le voci delle donne sono scomparsi, a meno che non siano morte o ferite, ma anche quelle, poche. Ho provato a guardare i cortei di protesta per le offese a Maometto e si vedono solo maschi. E anche la risposta da parte "cristiana" (inclusi i laici di ferro francesi) non mostra se non volti maschili: cosa loro.
In una trasmissione come "Cominciamo bene" sulla 3, interessante e spesso -diciamo- coraggiosa, abbastanza controcorrente, si parla di teatro nelle carceri: ebbene sembra che non esistano detenute, non si cirano nemmeno. Si continuano a vedere e sentire giuste storie di rinnovamento e redenzione ecc. di detenuti, ma che vi siano donne in carcere, nemmeno per l'anticamera del cervello, nemmeno nel senso di dire: ci è stato difficlle o impossibile occuparci di detenute per le seguenti ragioni che sono risultate insuperabili: questo sarebbe stato corretto, ma addirittura ignorare la realtà e presenza di donne in carcere, questo è puro e inconsapevole, convinto compatto patriarcato.
Ma tutte le trasmissioni del servizio pubblico, che spesso parlano di infanzia e adolescenza per i loro diversi problemi non usano il linguaggio inclusivo e si parla solo di bambini, ragazzi ecc.: mai che qualcuno/a dica bambine, ragazze, magari per sottolineare che si comportano allo stesso modo, oppure per dire che non si è riusciti/e a trovare una griglia di lettura. Ma le donne di oggi non si ricordano che effetto faceva loro sentire la maestra e la professoressa rivolgersi sempre solo ai bambini e ragazzi, magari perchè disturbavano di più?
Eppure almeno un antico eloquente esempio del femminismo anni settanta sarebbe da citare. Un gruppo di insegnanti femministe inglesi, accortesi che loro stesse si rivolgevano nella classe soprattutto, per non dire soltanto, alla parte maschile di essa, incominciarono a rivolgersi anche alle ragazze e quando arrivarono al 20% di attenzione alla parte femminile, bambini e ragazzi protestarono perché dicevano di essere trascurati: si capì che non rivolgersi anche alla parte femminile di un gruppo passivizza quella parte, che per lo più si adatta a stare zitta attenta e disciplinata senza disturbare, così si addestra a non dare fastidio nemmeno dopo nella società. Questo succedeva allora: adesso è avanzato un processo di emancipazione imitativa e bambine e ragazze fanno anche loro le bulle. bel risultato!
Eppure tutti e tutte sappiamo che le lingue sono veicolo importantissimo di identità e differenziazione, che sono mutevoli e che si modificano con l'uso. Se si interrompe l'uso del linguaggio differenziato, si cancella un genere e lo si spinge all'imitazione dell'unico genere nominato. Non è un motivo sufficiente perchè bambine ragazze e donne pretendano di essere nominate e perchè quegli uomini che si reputano democratici, magari si dicono progressisti, usino il linguaggio inclusivo?
Sarebbe ora.



Mercoledì 19 Settembre,2012 Ore: 17:22
 
 
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