- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (266) - Visite oggi : (2)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La deriva dell'antipolitica,di Lidia Menapace

La deriva dell'antipolitica

di Lidia Menapace

 18.12.2011
Il sospetto che dietro il lancio dell'antipolitica ci fosse più di  quel che si vede, cioè più di una spinta qualunquista e demagogica , basata sul  vero scandalo della corruzione, degli alti stipendi dei parlamentari (questione sempre gridata e sempre rinviata) mi è venuto presto. 
Ero al congresso dell'Anpi e nel prendere la parola dissi tra l'altro e con  la maggiore cautela  possibile che non ero d'accordo con la decisione di Napolitano di dichiararsi favorevole alla guerra in Libia:  una decisione che viola l'art.11 della Costituzione; ma  sarei intervenuta contro, persino se Napolitano si fosse dichiarato  contrario alla spedizione, perchè non gli compete prendere decisioni  di politica estera al posto del governo e  del parlamento. Paventavo cioè quel che di fatto sarebbe poi accaduto : era stato messo  un precedente verso la repubblica presidenziale,  e da allora chiunque sarebbe stato legittimato a citare il  precedente solenne,  posto in essere per di più da un presidente molto stimato. Da allora  infatti data il mutamento  della repubblica da parlamentare in presidenziale. Da allora infatti Napolitano  interviene -si può dire- ogni giorno su qualsiasi argomento. Quasi sempre in modo sensato, ma fuori del suo ruolo.
Naturalmente è lecito preferire una repubblica presidenziale, ma allora bisogna  avviare l'iter legislativo previsto. Invece imboccare la strada detta della Costituzione materiale, cioè mutare la Costituzione formale con una  prassi che di fatto la viola, è scorretto e -in un periodo, che dura da tempo, di incertezza politica profonda- particolarmente pericoloso. 
Personalmente sono favorevole a mantenere la repubbiica parlamentare, ma questo è un altro discorso. 
Infine favorire il processo verso il presidenzialismo per fare economia , pagare pochi parlamentari, così come si sciolgono i consigli provinciali, si rendono di fatto senza poteri quelli comunali, si tende a levare tutte le articolazioni territoriali minori (circoscrizioni, comunità montane ecc.) avvia visibilmente un processo oligarchico, proprio mentre la crisi capitalistica chiederebbe di essere affrontata col massimo di azione concreta e dotata di potere di quanti e quante più possibile. 
Mi sono soffermata un po' sulla questione perchè mi pare importante, e lo è anche da un punto  di vista di teoria politica: quando parlo di "teoria d'occasione", intendo appunto  che ognivolta che appare un nuovo modo d' essere della politica, bisogna chiedersi  qual è  il contesto, i riflessi, le conseguenze generali, insomma bisogna girargli intorno per 365 gradi e vedere tutte le prospettive che si aprono mentre  si gira, altrimenti siamo in una visione sempre viziata, incompleta, precipitosa,  atteggiamenti che non necessariamente producono errori, ma incompletezza, parzialità, approssimazione ,settorialismo certamente si. E' dunque bene cercare di evitarli. 
Inoltre è bene pronunciarsi sulle proposte che si fanno e dichiarare perchè se ne accettano le conseguenze, che sono quasi sempere perfettamente prevedibili: chi dice di capire che Napolitano voglia la repubblica presidenziale, deve anche dire che non teme l'arrivo al Quirinale anche di un futuro presidente meno  costituzionale, e che inclinerebbe a levare  le molte garanzie che la costituzione vigente  contiene: bisogna sapere che su un testo organico è difficile  intervenire senza far danni., senza avviare cadute a catena a un certo punto irrimediabili. 
Un esempio è la richiesta di pareggio del bilancio statale messa nella Costituzione: significa considerare lo stato una impresa e perciò metterlo alla mercè di una qualsiasi finanziaria. Il trattato di Lisbona che avrebbe voluto, ma non è stato per fortuna possibile, sostenere ciò, resta pericolosamenre  nell'ombra; si risponde confermando  il no, ma soprattutto facendo riflettere le persone sulle situazioni, con discorsi corredati di precedenti, di ascendenze culturali. L'informazione deve chiarire, il che significa che non può mettere al posto di  una spiegazione  una parola inglese: questo significa adoperare l'inglese come un latinorum di manzoniana memoria, per chiudere  la bocca di chi ignora l'inglese. Nè bisogna aiimentare la faciloneria di chi inizia il discorso con :"Basterebbe ecc..." Quasi mai basta una cosa, la situazione è complessa e la "riduzione della complessità", invece del suo adempimento è la ricetta di destra -dichiarata- rispetto appunto alla complessità. 
Si può anche aggiungere che pochi deputati da pagare poco sono più facili da comprare o da corrompere. Pensiamoci. E intanto  osserviamo che Grillo si è dichiarato a favore del Governo Monti, non per caso.  


Luned́ 19 Dicembre,2011 Ore: 17:20
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info