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www.ildialogo.org Ricostruire la cultura politica,di Lidia Menapace

Ricostruire la cultura politica

di Lidia Menapace

3 luglio 2011
La situazione mi pare molto pericolosamente bloccata e invece assai  bisognosa di sblocco e trasformazione. E' importante non fermarsi sulla strada del movimento che si è espresso sia con manifestazioni di piazza (Se non ora, quando?), sia  con scioperi, (cantieri scuola precariato), sia con referendum: è però necessario calibrare molto attentamente metodi procedure e risultati, linguaggi e forme della trasmissione, per  avviare la ricostruzione della cultura politica, cancellata e oscurata da pura tecnica di mantenimento  del potere senza finalità alcuna, pura gestione difensiva: un atteggiamento siffatto sarebbe pericoloso persino in periodi di grande prosperità equilibrio e stabilità: mentre c'è la crisi strutturale e globale del capitalismo, l'Europa costruita e diretta dalle destre si rivela incapace sia di formare  istituzioni almeno liberali, e  politiche almeno gestionali, gli USA sono preda di vistose incertezze, e grandi paesi si affacciano alla direzione del mondo senza fisionomia decisa (India Cina Brasile) , un continente (l'Africa) è  squassato  da lotte di cui ancora non si capiscono gli sbocchi e il verso, tutto è sommamente pericoloso e  ci chiede, a ciascuno nel proprio paese, di individuare mete e temi capaci di trasformare le tendenze di fondo.
 L'iniziativa  -alla quale  aderiamo e prendiamo parte- di modificare per quanto è possibile con referendum la legge elettorale appartiene alle azioni trasformatrici.  Così anche il proposito di formare attraverso la Convenzione un movimento politico delle donne che mantenga il massimo di differenziazione e molteplicità, di concretezza e prospettiva: lo si farà a Siena tra poco.  E' importante tenere sempre presente e citato "Se non ora, quando?". Se infatti non si prende coscienza,  in generale e talora nemmeno da parte di noi donne, che siamo ormai stabilmente la maggioranza della popolazione sul pianeta e in ciascun paese, e che ciò deve  essere considerato uno degli elementi di maggiore novità storica da quando la specie umana esiste sulla terra,  non si capisce nemmeno che ciò obbliga a mutare profondamente le fondamenta della politica. Le donne sono morte precocemente in numero esorbitante -ogni giorno della vita del mondo- di parto e i e le bambine di malattie intestinali nei primi due anni di vita, fino  a che non è iniziata la civiltà industriale, che ha di molto ridotto la povertà e fornito beni con le macchine (macchina a  vapore e telaio meccanico, non macchine da guerra) e introdotto l'applicazione della scienza alla salute, riducendo  drasticamente  le cause di morte dovute appunto a parto e infezioni. Da allora le donne hanno cominciato a non essere decimate per riprodurre la specie e a diventare le più longeve nella specie umana. Da quando  Olympe de Gouges chiese, scrivendo "I diritti della donna e della cittadina" (1792), che il parto non fosse più quasi una condanna a morte e che anche le bambine potessero andare a scuola (per la verità chiese anche che il cognome fosse quello materno e che le donne fossero ammesse al voto, ma  fu prontamente  ghigliottinata) la storia è cambiata , ma il dominio patriarcale ha finora impedito che si sviluppasse secondo i diritti dei  due generi. Una specie di interclassismo patriarcale   non accetta eguaglianza tra i generi, e nemmeno il lavoro viene giudicato nella sua interezza (lavoro della produzione e lavoro della riproduzione -biologica domestica e sociale- ): questo  secondo l'economia  della riproduzione- che non ha come fine il profitto e sistema il mercato, ma la riproduzione della specie da commisurare alle risorse ( primo  e fondamentalissimo "bene comune"), la trasmissione del sapere, come diritto universale allo studio, la salute, la pubblica amministrazione e i servizi sociali , tutte attività che hanno come "modo" la cura, debbono cioè essere fatte "con cura" chiunque le  agisca, dal presidente della repubblica  alla ultima  bidella.  Altrimenti anche la nuova politica imbocca una pericolosa e ingiusta direzione partriarcale, che deve subito essere fermata e contraddetta. Ad  esempio le forme presidenzialiste (sindaci presidenti governatori che si scelgono  le giunte e  i governi -magari col 50 e 50), per esempio la considerazione plebiscitaria della base ecc.: insomma tutte le strade che imboccano la "riduzione della complessità" sono a mio parere da rifiutare come non democratiche, autoritarie  patriarcali. Le donne hanno diritto a una rappresentanza autonoma e non discriminata nè cooptata: si chiama "clausola di non discriminazione di genere"e l'hanno inventata circa un secolo e mezzo fa le donne norvegesi, le prime che ottennero il riconoscimento del diritto di voto.  
Tra i segnali di ripresa selvaggia del patriarcato  il bullismo dei ragazzi, il persistente femminicidio, il linguagio non inclsivo, e gli stereotipi delle figure maschile e femminile. Qualsiasi uomo potente viene trovato senza  sorpresa nè scandalo con le mani addosso a  qualche donna (e si pensa subito a una "trappola").    L'unico caso alquanto clamoroso finora è quello del direttore del FMI:  dapprima una vistosa e pesante spettacolarizzazione del vecchio porcello, ammanettato e imprigionato , accompagnato sempre dalla ricca moglie che "comprende" e paga, poi via via la  trasformazione della cameriera in prostituta nera immigrata e tossica. La privatezza di nessuno è stata tutelata .E comunque lei sarà anche tutte queste cose, ma la domanda è: era o non era consenziente? se non era consenziente è stupro, anche se l'illustre uomo  sembrava avere la ferma convinzione che il "servizio sessuale" fosse "tutto incluso", tanto da scappare a tutta velocità quando lei ha  proteststo. Almeno non trattateci da sceme.


Domenica 03 Luglio,2011 Ore: 16:01
 
 
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