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www.ildialogo.org Bossi junior che parla del Balilla offende la storia dei Genovesi,di Paolo Farinella

Bossi junior che parla del Balilla offende la storia dei Genovesi

di Paolo Farinella

[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) domenica 12 dicembre 2010, p. XIX]

Credevamo di avere toccato il fondo con le rivelazioni berlusconesche di Wikileaks che dipingono un uomo delirante in cerca di dittatori accoglienti, quando a Genova scende il Bossi/Trota a dirci che il sottofondo è ancora lontano e dobbiamo vedere ancora scempi di morfosintassi prima che le macerie ci sommergano. Un senso di tristezza invincibile ci coglie di sorpresa nel vedere il barb(ar)iturico figlio di un barbaro che, pietra in mano, posa ad imitazione di Balilla, senza rendersi conto né della dissacrazione né tanto meno del ridicolo.  La foto (la Repubblica 4-12-2010, p. XI) mostra un imbelle che si atteggia ad eroe, ma ciò che più sgomenta è vedere un anziano genovese alla sua destra che ride come se fosse ad un avanspettacolo. Il gesto del bossino è osceno e offensivo dei Genovesi che custodiscono la memoria di Giovanni Battista Perasso, Balilla, come figura della propria storia. Questo fatto, in sé osceno, dimostra che i leghisti genovesi hanno venduto la loro dignità e la loro intelligenza ad un bamboccio di paparino che, sfruttando l’ignoranza di chi lo vota, fa eleggere il figlio a consigliere della regione lombarda con circa 10 mila euro al mese (di più con benefit ed accessori). Un figlio senza competenza, specializzazione e, ancora più grave, incapace di parlare una lingua, non dico straniera, ma anche la sua, quella materna.

Bossi ha vinto al lotto in politica, sistemando a vita  i suoi due pargoli. E’ la misura della legalità leghista, chimera per i creduloni. Quanti figli di operai leghisti devono essere disoccupati per mantenere l’ignorante figlio di un ignorante padre? «Qualis pater talis filius» dicevano i latini e sicuramente pensavano a questi sgorbi della storia che l’imbecillità collettiva fa galleggiare con i propri voti e l’ottusità politica. Invito i leghisti a ripassare l’italiano sul linguaggio sconclusionato del Trota, incapace di formulare un  pensiero breve e compiuto; me lo immagino alle prese con le leggi regionali che esigono una sintassi non solo semantica, ma giuridica e sociale. Povero Paese ridotto in braghe di tela e con le pezze fino a questo punto! Ecco come parla il consigliere regionale lombardo Bossi figlio che il padre stesso ribattezzò Trota, l’erede:  «Io, come giovane, sto facendo partire, dove facendo dei corsi che si insegna la storia, senza avere gli strumenti, la scuola non ce li dà».

In un colpo solo,  – con un linguaggio da ostrogota-visigoto-ostrechetta-ciò!–  fa giustizia della decenza linguistica, della grammatica (tralascio la sintassi, troppo ardua!). La Gelmini si addottora in Calabria perché in una normale università non sarebbe riuscita; ora ce la ritroviamo a ministra della Università per chiamata diretta del suo protettore. Nessuna meraviglia se costoro vogliono riformare la Costituzione e lo Stato in senso federale (termine fascista) con i figli designati dai padri a spese di coloro che votano come se fossero ai baracconi. Il Trota parla della «ripartenza della cultura» con cui l’ignorante etimologico si schiera contro gli studenti che faticano sui libri e lavorano per mantenersi agli studi. Povera Italia! Mille anni di letteratura infangati in un attimo da un guitto che «se ne frega» (torna di moda la loro vera matrice), tanto lui è là solo per rubare lo stipendio alla faccia dei disoccupati e precari. Il cerchio si chiude. L’Italia sembrava fatta, caro D’Azeglio, invece «sono fatti» gli Italioti che nei loro vanesi vaneggiamenti riescono anche a confondere Balilla con Trota. Il cardinale Bertone intanto, uomo senza Dio e senza morale, si abbuffa alla mensa del corrotto e corruttore per  puntellarne il potere traballante, perché «ha operato in favore della Chiesa», bestemmiando così contro l’Italia che va alla deriva tra povertà, licenziamenti e precariato. A ciò si aggiunge la vergogna del mercato indecente di parlamentari sotto gli occhi plaudenti degli eminentissimi, complici coscienti dell’assassinio dell’Italia. Onore al cardinale  Bagnasco per una volta assente giustificato.



Giovedì 16 Dicembre,2010 Ore: 14:39
 
 
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