- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (362) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

La vera chiesa, di <i>Giovanni Sarubbi</i>

Editoriale
La vera chiesa

di Giovanni Sarubbi

SPESSO ci giungono lettere che contengono la domanda, a volte formulata in modo angoscioso, “qual è la vera chiesa?” o anche, “Esiste la vera chiesa?”.

Chi scrive tali domande manifesta in genere una situazione di disagio rispetto alla molteplicità di confessioni cristiane oggi esistenti che, secondo l’Enciclopedia delle religioni, sono all’incirca 300, ognuna con la propria “confessione di fede”, il proprio credo, ed ognuna spesso con la pretesa di essere l’unica “comunità che salva”, l’unica portatrice della parola profetica definitiva ricevuta magari “direttamente dal Signore”. E’ una caratteristica, che per molti è diventato un   difetto grave, che è equamente distribuita nelle tre grandi famiglie del cristianesimo, quello del cattolicesimo, del protestantesimo, dell’ortodossia, ognuna delle quali contiene al proprio interno molti ordini religiosi che presentano spesso profonde differenze fra essi. Che per molti sia un difetto lo dimostra una ricerca fatta negli USA qualche anno fa la quale appurò che il numero dei cristiani che rifiutavano qualsiasi etichetta confessionale era molto alta, circa il 30% del totale.

Ciò premesso, la questione della “vera chiesa” può essere letta da diversi punti di vista.

Cosa significa chiesa

E’ opportuno innanzitutto  chiarire il significato della parola chiesa che oggi ha un senso profondamente diverso da quello che aveva duemila anni fa. Oggi con questo termine intendiamo qualcosa che appartiene al mondo religioso cristiano. Con tale termine si indica sia il luogo di culto dove i cristiani si riuniscono, sia le singole organizzazioni religiose che possono avere una diffusione locale, nazionale o internazionale come la Chiesa Cattolica, la Chiesa Anglicana, la Chiesa Valdese ecc.. Per alcune di queste organizzazioni con il termine chiesa si individua anche qualcosa che appartiene al campo del sacro, del soprannaturale ritenendo la propria chiesa come diretta emanazione di Dio..

Il termine chiesa duemila anni fa era tutt’altra cosa. Quel termine non indicava affatto né un luogo di culto né una organizzazione di tipo religioso, era anzi l’esatto contrario. Con il termine chiesa, che deriva dal greco ecclesia (ekklêsia), si indicava l’assemblea del popolo (in greco appunto "ecclesia"), alla quale tutti potevano partecipare, nessuno escluso, e durante la quale si discutevano e risolvevano democraticamente i problemi della comunità. Una organizzazione che oggi noi definiremmo “laica”, cioè non religiosa e non sacra, con uguali diritti e uguali doveri per tutti i partecipanti.

Nei Vangeli il termine chiesa viene usato tre volte nel solo vangelo di Matteo (Mt 16,18 e Mt 18,17). La traduzione della CEI usa il termine “assemblea” nel versetto di Mt 18,17 per tradurre “ecclesia” mentre usa il termine “chiesa” in Mt 16,18; la traduzione Nuova Riveduta usa sempre il termine “chiesa”.

Perché è stato scelto il termine “ecclesia” e non quello, ad esempio, di “tempio” o di “sinagoga” che individuavano uno spazio sacro (il tempio) o religioso(la sinagoga)?

La scelta del termine ecclesia indica con chiarezza il rifiuto del sacro, della religione e di tutto ciò che ad essa è connesso. Questo è il tratto caratteristico dell’azione di Gesù in tutti e quattro i Vangeli  che lo raccontano nell’episodio noto come “cacciata dei mercanti dal tempio”. In realtà, leggendo attentamente il testo dei Vangeli, si scopre che Gesù caccia tutti dal tempio, non solo i mercanti, con un gesto di inequivocabile rottura con la religione e la casta sacerdotale che la impersona. Il tempio di Gerusalemme era il luogo che i giudei consideravano sacro e dove vi era la presenza diretta di Dio nella parte più nascosta e segreta accessibile solo ai sacerdoti.

Nell’uso del termine “ecclesia” si può leggere dunque con certezza il rifiuto di una organizzazione sacra, nella quale si entra attraverso un rito iniziatico particolare (come ad esempio il battesimo) perché quel termine duemila anni fa non aveva alcunché di sacro o di religioso. Di più, c’è il rifiuto di costituire una organizzazione separata rispetto al corpo della società intesa nel suo senso più largo possibile. Alla ecclesia tutti potevano partecipare.

Il rifiuto di costituire un corpo separato rispetto alla società nel suo complesso si legge anche nella forte polemica, presente in tutti e quattro i Vangeli, nei confronti dei farisei, termine che significa per l’appunto “i separati” e che individuava uno dei molti gruppi religiosi ebraici esistenti duemila anni fa. Oggi il termine fariseo è diventato sinonimo di “ipocrita” ma il suo significato originario era quello di «separato» e la polemica nei confronti dei farisei equivaleva a rifiutare un modo di intendere la propria vita come “pura”, “superiore a quella degli altri”, “meritevole di ogni grazia di Dio”. Non è separandosi che si fa la volontà di Dio e se ne conquistano i favori dicono in sostanza i Vangeli.

La separazione era praticata ai  tempi di Gesù, fra l’altro, da  un altro gruppo religioso, quello settario di Qumran che probabilmente si identifica con gli esseni (di cui parla a lungo lo storico Giuseppe Flavio). Questo gruppo “si riteneva il solo vero Israele eletto da Dio, perseguiva un’ideale di perfezione osservando rigorosamente la legge mosaica, odiava gli impuri pagani, polemizzava contro la corruzione della classe sacerdotale del tempio di Gerusalemme, conduceva vita monastica sulle rive del Mar Morto, nell’ascesi si preparava alla guerra apocalittica annientatrice dei «figli delle tenebre» e instauratrice di un nuovo mondo abitato dai «figli della luce»”[1]. Le comunità che ci hanno lasciato come loro eredità spirituale i Vangeli hanno rifiutato la separazione scegliendo un modello completamente diverso. Conquistare il favore di Dio, dirà poi l’apostolo Paolo, è l’ultima preoccupazione del cristiano perché “il giusto vivrà per fede” (Rm 1,17).

Ma il rifiuto di uno spazio sacro è dichiarato esplicitamente nel Vangelo di Giovanni nel racconto del colloquio fra Gesù e la Samaritana. I Samaritani adoravano Dio sul monte Garizim, i giudei lo adoravano invece nel Tempio di Gerusalemme. La parola Samaritani deriva dall’ebraico shamerim, cioè "osservanti della Legge" e li qualificava come un altro gruppo separato. Gesù dice “è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.” (Gv 4,22-23). Non ci sono spazi sacri, recinti o luoghi particolari per adorare Dio. C’è il rifiuto della separatezza e della mediazione sacerdotale.

Altrettanto dura è, infine, la condanna di qualsiasi spazio sacro nel racconto delle “Tentazioni di Gesù”, che in realtà sono le tentazioni tipiche di tutti coloro che svolgono un ruolo di tipo ecclesiastico, sacerdotale o misterico che dir si voglia, che utilizzano a proprio uso e consumo quella che viene definita “parola di Dio” contenuta in un libro a sua volta definito “sacro”. Non è un caso che colui che  tenta Gesù sia un personaggio malvagio che però conosce molto bene “la parola di Dio” e la usa a proprio uso e consumo. Come dire guardatevi non solo dagli spazi sacri, dai sacerdoti, ma anche dai cosiddetti “libri sacri” che molto facilmente possono condurre all’idolatria e al potere economico-politico-militare.

Una prima risposta

Una prima risposta alla domanda potrebbe dunque essere questa: la vera chiesa è quella che cerca di mettere in pratica lo spirito iniziale dei Vangeli, liberando quindi il termine chiesa da tutto il peso sacrale e religioso che 1700 anni di “cristianesimo imperiale” gli hanno caricato addosso. Significa che per avere una “vera chiesa” il cristianesimo deve tornare ad essere una “non religione”, un movimento privo di ruoli sacerdotali, del tutto laico in cui “chi vuole essere primo serva”, aperto a tutti, maschi e femmine di qualsiasi condizione sociale ma soprattutto per i deboli e i miseri, di qualsiasi paese di qualsiasi colore della pelle, tutti fratelli e sorelle, tutti con gli stessi diritti e gli stessi doveri, tutti impegnati a condividere le risorse della natura e a praticare l’amore, senza alcun privilegio o accumulo di ricchezza per alcuno, abolendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Il cristianesimo imperiale

Dopo il primo secolo, quando i testimoni della predicazione di Gesù erano tutti morti, il movimento delle prime comunità cristiane ha cominciato un lento processo di trasformazione. Da movimento antireligioso il cristianesimo è diventato a poco a poco una religione essa stessa, fino a giungere nel quarto secolo a diventare religione dell’impero romano. Nel 325 d.c. al Concilio di Nicea, voluto dall’imperatore Costantino che aveva bisogno di avere dalla sua una religione che lo aiutasse a mantenere il suo potere, nasce il “cristianesimo imperiale”, con la definizione dei primi “dogmi” che stravolgono tutto lo spirito dei Vangeli. Anche i cristiani cominciano a dividersi sulle definizioni teologiche, sulla “natura di Dio”, sulla definizione di un “proprio Dio” da contrapporre agli altri dei e imporre a tutto il mondo. Si ricade nella idolatria, nelle caste sacerdotali, in un Dio iracondo che ha bisogno del più terribile dei sacrifici, quello del proprio figlio, per placare la sua collera. Dal Concilio di Nicea in poi e dopo ogni nuovo Concilio e ogni nuovo dogma, cristiani hanno ammazzato altri cristiani, ma anche appartenenti ad altre religioni, a milioni e lo hanno fatto “nel nome di Dio”.  Si giungerà, dopo alcuni secoli con Tommaso D’Aquino, a trasformare la teologia da esperienza personale in una vera e propria scienza, con le sue regole, con i suoi esperti e dottori, il tutto al servizio della nuova classe sacerdotale che man mano aveva imposto il suo potere nella società.

Il “cristianesimo imperiale” ha costruito la sua forza sulla affermazione dogmatica dell’”extra ecclesia nulla salus” (“fuori dalla chiesa non c’è salvezza”), che è la tipica affermazione di ogni religione e di ogni casta sacerdotale che si pone come mediatrice fra l’uomo ed il sacro e che da questa mediazione trae la propria immensa ricchezza ed il proprio potere economico politico e persino militare. Si tratta di una affermazione che non appartiene alla sola Chiesa Cattolica ma che è fatta propria nella sostanza dalla stragrande maggioranza delle congregazioni cristiane. E da questa affermazione non si è arricchita la sola Chiesa Cattolica. Altrettanto ricche sono ad esempio le cosiddette “Mega Curch” degli USA che hanno trasformato il cristianesimo in un business lucrosissimo.

Ma oggi l’affermazione ”extra ecclesia nulla salus” è in profonda crisi perché proprio lo studio molto più approfondito del Nuovo Testamento, iniziata dalla teologia liberale nel 1800, ha messo in luce come il movimento originario di Gesù e dei suoi discepoli fosse un movimento che negava decisamente qualsiasi spazio sacro, qualsiasi ruolo di mediazione fra l’uomo ed il sacro, quindi qualsiasi casta sacerdotale comunque chiamata. La chiesa di cui parlano i Vangeli non ha nulla a che vedere con quanto si è venuto concretizzando nel mondo a partire dal 325 d.c.

L’immagine di Gesù che gli studi biblici e la ricerca storica degli ultimi due secoli ci hanno restituito è molto lontana da quella che si è incarnata nella “chiesa imperiale” nelle sue varie diramazioni cattolica, protestante, ortodossa che sono divise fra di loro da un punto di vista organizzativo ma in realtà tutte unite da una pratica e da una teologia che nasce dai Concili realizzati nel primo millennio sulle ceneri dell’Impero Romano di cui hanno mutuato i metodi e gli interessi.

Ed il Gesù che ci restituisce la ricerca storica è schierato dalla parte dei poveri, contro l’uso del sacro come supporto agli imperi economici e politici, è un Gesù liberatore dell’umanità dall’idea di un Dio iracondo, che vuole sacrifici violenti, che impone regole impossibili da vivere, mentre propone invece un “Dio Padre”, amorevole, che cerca la pecora perduta, che accoglie il figliol prodigo, che non condanna i peccatori, che parla con tutti nessun escluso, bambini e donne comprese, pagani e samaritani.

Ma gli studi biblici ci hanno restituito anche un Gesù che non voleva realizzare nessuna nuova congregazione religiosa oppressiva separata dal resto della popolazione, perché lui non aveva dove porre il capo e seguire lui equivaleva a mettersi al servizio della causa della liberazione dell’umanità dall’oppressione del sacro, dei lestofanti, dei falsi profeti che promettono cose che non possono mantenere e che usano il nome di Dio per arricchirsi e costruire imperi terreni.

La crisi del cristianesimo imperiale

Il cristianesimo imperiale è oggi irrimediabilmente in crisi, questo è un dato certo. Lo dicono i numeri, con gli aderenti al cristianesimo in costante calo sul piano mondiale, ma anche la nascita di congregazioni religiose che hanno trasformato il cristianesimo in un fatto emozionale, in uno spettacolo per dare risposte a disagi psichici o a malattie fisiche con l’esplosione di riti di guarigione, tutti molto remunerativi, con la trasformazione di Gesù nell’ennesimo idolo risolutore di tutti i propri mali. E’ in crisi il cristianesimo imperiale cattolico come quello di marca protestante o ortodosso, anche essi legati ai rispettivi imperi politici ed economici e nessuno riuscirà a ricostruirlo, anche se qualcuno ci sta disperatamente provando, perché i frutti che esso ha prodotto sono marci, malati e non possono in alcun modo essere riferiti al Gesù dei Vangeli. Il “cristianesimo imperiale” ha praticato la conversione forzata, trasformando la croce in spada; ha praticato le crociate, cioè l’odio contro altre religioni, la distruzione delle popolazioni del Sud e del Nord America, conquistate dagli europei cattolici e protestanti;  ha praticato e giustificato lo schiavismo e l’antisemitismo; ha dato credito nel secolo scorso al fascismo e al nazismo; si è legato  ai poteri imperiali dei rispettivi paesi o è stato esso stesso un potere economico e politico, benedicendo o promuovendo guerre, stermini, inquisizioni, cacce alle streghe e roghi. Il “cristianesimo imperiale” è quello che ha benedetto la bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki vedendo in esse l’avvento della fine del mondo, il ritorno di Gesù e l’avverarsi di profezie che trovano riscontro solo nella mente malata di chi le ha formulate, come facevano i qumraniti dei tempi di Gesù e che Gesù rifiutò.

Questo cristianesimo per sopravvivere ho dovuto basare la sua dottrina sui dogmi, su “verità imposte con la forza”, da accettare senza discutere, in nome di un potere divino dimostratosi fallace, pieno zeppo di frutti marci. “Guardatevi dai falsi profeti. Dai loro frutti li riconoscerete”, diceva Gesù. E il “cristianesimo imperiale” ha seminato la sua strada di cadaveri e di rovine fumanti.

La “chiesa imperiale” pesa come un macigno sul cristianesimo. Per restituire dignità al cristianesimo c’è bisogno di ripartire dalle ceneri di questa chiesa, di cui non è possibile conservare nulla.

Bisogno unità dei credenti

Ma la domanda sulla “vera chiesa” può essere anche letta dall’angolo visuale della “unità dei credenti”, quella unità di cui parla il Vangelo di Giovanni al capitolo 17 quando Gesù prega affinché “siano tutti uno” (17,21). A quella frase del Vangelo di Giovanni si fa riferimento in molti documenti ecumenici. Il Concilio Vaticano II ha dedicato alla questione della ricostruzione dell’unità dei cristiani un intero documento, denominato «Unitatis redintegratio». Giovanni Paolo II ha dedicato all’argomento una sua enciclica che prende il nome proprio dalla frase del Vangelo di Giovanni «Ut unum sint». Altro documento importante di quel Concilio è quello sul dialogo interreligioso «Nostra Aetate».

Il Vangelo di Giovanni è l’ultimo ad essere stato scritto attorno all’anno 100 d.c.. Nel suo testo si riflette la situazione di una comunità già in preda a profonde divisioni e che stava perdendo il senso originario del proprio stare insieme. Il “manifesto programmatico” delle comunità cristiane rappresentate dalle “beatitudini” era ormai alle spalle e la nuova generazione dei cristiani si avviava lungo la strada che porterà il cristianesimo a trasformarsi nell’arco di due secoli in religione di Stato, cioè a negare se stessa. Dello stesso periodo è il libro dell’Apocalisse che è un continuo appello ai cristiani a non lasciarsi avvinghiare dai tentacoli asfissianti dell’impero romano a cui si riferiscono tutte le immagini di potere, di sfruttamento, di oppressione di odio e violenza di cui è pieno quel testo largamente sconosciuto dalla maggioranza dei cristiani e altrettanto largamente bistrattato e usato nel peggior modo possibile.

Ma di quale unità abbiamo bisogno e quale unità hanno praticato finora le varie confessioni cristiane esistenti?

Unità nella diversità

Come è testimoniato dal contenuto stesso del Nuovo Testamento, il movimento di Gesù era un movimento plurale, non c’era un pensiero unico. Il termine ecclesia, come abbiamo visto, significava democrazia, pluralismo di vedute e possibilità che queste si confrontino e non si scomunichino a vicenda. Nel testo degli Atti è fra l’altro riportato il racconto di quello che viene chiamato come “Primo concilio di Gerusalemme”, dove si sono confrontate le diverse posizioni presenti nelle varie comunità e che si è concluso senza alcuna divisione fra le comunità, suggellate dalla stretta di mano fra Pietro e Paolo. Ben diversa sarà la realtà dei Concili realizzati dal 325 in poi, tutti finiti con scissioni e morti. Le comunità che hanno fatto propria la visione di Gesù hanno praticato il pluralismo, il “cristianesimo imperiale” ha praticato il “pensiero unico”, il dogmatismo più ferreo, fino a giungere alla definizione della “infallibilità del Papa” da parte del cattolicesimo o alla trasformazione della Bibbia da libro sapienziale a “Papa di carta” anche essa infallibile e da adorare. Entrambi questi eventi sono avvenuti nello stesso periodo, alla fine del 1800. Entrambi questi eventi negano il racconto delle tentazioni di Gesù riportato dai Vangeli.

 

Quale ecumenismo

Ma oltre alla crisi del “cristianesimo imperiale” oggi viviamo anche una profonda crisi dell’Ecumenismo che per molti è stato e continua ad essere una speranza per il cristianesimo. Il motivo è molto semplice. Mentre il Concilio Vaticano II aveva indicato un percorso che facesse vivere a tutti i cristiani e a tutte le chiese la questione dell’unità come «confessione di peccato» rispetto alla parola di Gesù e al suo Vangelo, c’è chi ha inteso il processo ecumenico come ricostruzione di una unica “chiesa imperiale”, tutta unita come ai tempi del primo millennio e dell’impero romano.

In realtà le chiese imperiali sono state separate organizzativamente ma unite nel perpetrare il male. Cattolici e protestanti hanno gareggiato nell’antisemitismo, nella difesa del razzismo, nella pratica della schiavitù, nella distruzione dei popoli conquistati dagli europei, nell’appoggio al nazismo e al fascismo. Anche oggi, per esempio, negli USA c’è una forte unità fra la maggioranza dei cattolici e dei protestanti nell’appoggio alla guerra infinita voluta dal presidente Bush, alla produzione di armamenti e al sostegno di un modo di vita, quello nord-americano, che da solo consuma tutte le risorse economiche e ambientali della terra, lasciando nella miserie il resto del mondo.

Non può essere questo l’ecumenismo che ridarà credibilità al cristianesimo. L’ecumenismo non può che essere un processo di liberazione dalla chiesa imperiale, il superamento di tutto il male che le chiese hanno fatto e che continuano a fare accettando pienamente il Vangelo di liberazione di Gesù.

Conclusione

Concludendo questa nostra riflessione ci sentiamo di dire che non c’è nessuna “vera chiesa”, comunque la si voglia denominare, da nessuna parte. Ci sono, in tutte le organizzazioni cristiane oggi esistenti, persone o movimenti che si rendono conto della insufficienza e del peccato nel quale vivono le proprie organizzazioni rispetto al Vangelo predicato da Gesù. Alcuni escono dalle organizzazioni nelle quali sono nati e spesso preferiscono rimanere senza alcuna appartenenza. Altri scelgono di rimanere nella propria chiesa e sviluppare in essa la propria iniziativa per il ripristino del Vangelo. Non ci sono ne ci sentiamo di dare indicazioni generali valide per tutti: ognuno si regoli come meglio sente in coscienza. L’importante è non rimanere passivi di fronte alla degenerazione della chiesa di cui si fa parte.

Ci sono elementi di “cristianesimo evangelico” sparsi un po’ dappertutto ma che ancora non riescono a diventare maggioranza attiva all’interno delle varie chiese. Ci sono fermenti importanti come la “Teologia della liberazione” che ha rappresentato e continua a rappresentare il frutto più positivo del cristianesimo degli ultimi 50 anni e che da un ventennio sta subendo l’ostracismo da parte di tutte le chiese imperiali esistenti.

Soprattutto bisogna abbandonare l’idea che esistano “vere chiese” in cui entrare e risolvere definitivamente tutti i propri problemi o quelli del cristianesimo che prima abbiamo accennato. C’è invece una sequela di Gesù da riprendere nelle proprie mani, per realizzare il suo sogno, “il regno di Dio”, uno spazio ed un tempo nel quale ogni lacrima sarà asciugata, ogni sofferenza sarà sanata e tutti potranno godere della giustizia, della pace, dell’amore della misericordia. E’ un sogno che aspetta anche il nostro impegno per diventare concreto.

Giovanni Sarubbi



[1] Paolo di Tarso e le origini cristiane, Giuseppe Barbaglio, Cittadella editrice pag. 41



Giovedì, 18 settembre 2008
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
filippo angileri trapani 18/9/2008 18.14
Titolo:La vera chiesa.
Caro Giovanni,
ti ringrazio moltissimo per l\'articolo molto ben strutturato.Vorrei ricordare che 622 anni d.c. c\'è stato l\'Islàm(rivelato dallo stesso Dio Cristiano tramite Muhammàd).Inoltre, nel 1844 d.c. nasce la fede Baha\'i. Occorrerebbe, tra i ricercatori,uno studio per accertare se quello che sostiene la Fede Bahà\'i sia vero o falso.(sostiene notizie molto, molto importanti (niente di meno che il ritorno, non fisico di Gesù Cristo).
A tal proposito incaricherò gli amici baha\'i di Avellino (di vicino a te geograficamente) di farti avere il libro \"il Ladro nella notte\" che io t\'invito vivamente a leggere.E \' un libro di profezie, ci tengo moltissimo che tu lo legga.Poi vedremo le tue considerazioni.
Con stima e simpatia solite.
Cari saluti.

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info