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www.ildialogo.org Giustizia, due semplici verità!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Giustizia, due semplici verità!

di Giovanni Sarubbi

La riabilitazione di Berlusconi,  che ipoteticamente potrebbe essere messa in discussione da qualche corte di appello di ordine superiore, ci spinge a fare una riflessione sullo stato del sistema giudiziario italiano. Un sistema che è fortissimo e spietato con i poveri cristi, debolissimo e complice con i ricchi e potenti.
Tutta la vicenda giudiziaria di Berlusconi è la conferma di questa affermazione.
Il sistema penale è finalizzato alla prescrizione. Questo è un dato di fatto incontrovertibile. Chi ha i soldi per pagare gli avvocati riesce a farla franca. La vicenda Berlusconi docet, con una miriade di prescrizioni che sono state dichiarate dai giudici pur in presenza di evidenti e gravi reati. Prescrizioni spacciate per assoluzioni dai mass-media mainstream. E anche nell’unico caso non finito in prescrizione e su cui è scattata la condanna definitiva, che ha portato poi alla espulsione di Berlusconi dal Senato e alla sua incandidabilità,  l’esecuzione della pena è stata ridicola, inconsistente, indecente, con l’affidamento di Berlusconi ai servizi sociali e la “condanna” a prestare quattro ore di assistenza a settimana in una casa di riposo per anziani. Con tanto di scorta armata e di telecamere al seguito. E il sistema civile non è diverso da quello penale perché anch’esso è finalizzato all’allungamento all’infinito dei processi. Anche qui gli avvocati la fanno da padrone perché più si allunga il processo più essi guadagnano.
Per i poveri cristi il trattamento riservato ai ricchi e gaudenti come Berlusconi è assolutamente impensabile. Basta citare uno degli ultimi casi di cui hanno parlato perfino i giornali abituati a tessere le lodi e a raccontare le gesta solo dei ricchi e gaudenti. É successo qualche mese fa quando si è saputo che per assolvere un povero cristo, che per fame aveva tentato di appropriarsi di una melanzana, ci sono voluti ben 9 anni e ben tre gradi di giudizio[1]. E gli è andata ancora bene visto che le carceri italiane sono piene solo di persone deboli, quelli che non hanno avvocati ben pagati per difenderli.
Nessun ricco ha mai varcato la soglia di un carcere e quando qualcuno, raramente, c’è finito dentro hanno trovato mille cavilli per tirarli fuori nel più breve tempo possibile. Tutti affidati ai servizi sociali. Cominciarono  una quarantina di anni fa con i responsabili dello Scandalo Lockheed.
E sono gli stessi partiti, che hanno in Berlusconi il loro leader, che sostengono la cosiddetta “certezza della pena” e la massima rigidità possibile per i poveri cristi. Vogliono la libertà di uccidere chiunque varchi la soglia della loro casa a prescindere da qualsiasi valutazione di merito, ma stanno godendo come matti per la notizia della riabilitazione di Berlusconi che non cancella la condanna. Due pesi e due misure, come usa fare chi è schierato con i ricchi e gaudenti.
In una vita passata sono stato per quasi 6 anni, come volontario, responsabile di un ufficio vertenze legale della CGIL in Campania. Mi occupavo di vertenze di lavoro, cause civili in prevalenza, ma anche qualche causa penale. Durante quel periodo ho avuto modo di toccare con mano l’iniquità del sistema giudiziario e del ruolo negativo che nel sistema svolgono gli avvocati che, con le dovute eccezioni, svolgono il ruolo degli avvoltoi, di quelli cioè pronti a spolpare fino all’osso il malcapitato di turno che finisce nelle loro grinfie. E dico ciò con tutto il rispetto per l’avvoltoio vero e proprio.
Ancora prima del periodo passato in CGIL avevo avuto a che fare con il licenziamento di un operaio accusato falsamente, verso la fine degli anni ‘70 del secolo scorso, di aver rubato tremila lire. Accusa falsa verso un operaio di una piccola fabbrica che stava sindacalizzandosi e la cui presa di coscienza fu stroncata sul nascere. Anche lì non ci fu giustizia per quell’operaio e una struttura di avvocati chiamata “soccorso rosso”, che aiutava gli operai che subivano la repressione padronale, molto forte in quegli anni, non riuscì a farlo assolvere. È in quella occasione che ho fatto esperienza di un sistema giudiziario italiano fortissimo e spietato con i poveri cristi e debolissimo e complice con i ricchi e potenti.
Certo ci sono le eccezioni, come succede in tutti i sistemi intrinsecamente e strutturalmente ingiusti. C'è qualcuno che si vergogna del ruolo che svolge e si ribella al sistema. Ma queste eccezioni sono la conferma che il sistema nel suo complesso è marcio e profondamente ingiusto. E le eccezioni, giudici e avvocati che siano, sono stati quasi sempre stritolati dal sistema, messi in condizione di non nuocere o spesso uccisi. La storia di questi primi settant’anni di Repubblica è puntellata di questi casi ed il fatto che non siano molti i giudici e gli avvocati uccisi è segno che la loro uccisione è servita come monito verso coloro che avrebbero voluto ribellarsi. Ed infatti la maggioranza degli addetti ai lavori continua ad assecondare un sistema che è ancora pieno della logica giudiziaria del regime fascista, che vive ancora nelle sue fondamenti, nel codice penale e civile le cui radici risalgono a quel periodo nefasto della storia italiana. Un sistema vieppiù violentato e stuprato con l’introduzione di numerose leggi ad personam, soprattutto in tema di prescrizioni, che hanno ancora di più finalizzato la cosiddetta "giustizia" alla prescrizione dei reati. Leggi ad personam realizzati, guarda caso, proprio dai governi di quei partiti di destra che oggi brindano alla riabilitazione di Berlusconi.
Ci sarà mai una giustizia in Italia che sia aderente allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione? Una giustizia finalizzata alla tutela dei ricchi e gaudenti non è giustizia ma ingiustizia. Il giudice che non sta dalla parte del debole non è un giudice ma un tiranno. Una vera riforma della "giustizia" in Italia non può prescindere da queste due semplici verità.
Giovanni Sarubbi



Domenica 13 Maggio,2018 Ore: 20:41
 
 
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