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www.ildialogo.org Cacciamo tutti dal tempio,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Cacciamo tutti dal tempio

di Giovanni Sarubbi

«Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!". I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà». (Vangelo di Giovanni 2,13-17)
 
Bisognerebbe oggi ripartire nella vita sociale, politica, religiosa da questo racconto dei Vangeli, dal Gesù che con una frusta in mano si mise a scacciare tutti fuori dal tempio. Scaccio i mercanti, coloro che col tempio facevano affari sulla pelle della gente, e caccio anche la gente stessa, coloro a cui venivano rapinati ingenti risorse per ottenere il perdono dei loro peccati.
Cosa è oggi il “tempio”? Chi sono oggi i “mercanti”? E chi sono oggi coloro che il tempio sfrutta e che devono essere liberati dalla sua oppressione?
Oppressione e sfruttamento hanno oggi raggiunto un livello mai visto prima nella storia dell’umanità. Hanno una dimensione globale. Duemila anni fa “il tempio di Gerusalemme” era per gli ebrei il paradigma dello sfruttamento e dell’oppressione. Lì si concentrava tutto il potere e tutta l’oppressione possibile sul popolo ebraico. Lì la casta sacerdotale si ingrassava letteralmente sulla pelle dei poveri raccogliendo decime e sacrifici. Lì era concentrata tutta la ricchezza. Ed è lì che si esercitò l’azione liberatoria di Gesù che caccia tutti dal tempio, non solo i mercanti.
È una esperienza che prima di Gesù ha vissuto lo stesso Mosè quando, scendendo dal monte Sinai dove aveva ricevuto i 10 comandamenti, trovò il popolo ebreo intento ad adorare il vitello d’oro che lui distrusse. Stessa esperienza è stata vissuta successivamente anche dal profeta dell’Islam Muhammad quando, una volta conquistata la città, distrusse tutti gli oltre trecento idoli che erano stati accatastati nella Ka’ba alla Mecca e il cui culto opprimeva il popolo.
Non c’è liberazione di un popolo senza rottura del “tempio” che di volta in volta incarna l’oppressione. E con il passare dei secoli non esiste più un solo tempio. I templi si sono moltiplicati, l’oppressione si manifesta in una molteplicità di forme e di ambiti. I vari templi si coalizzano ma a volte entrano anche in contraddizione tra loro.
C’è ed è rimasto sicuramente il tempio delle religioni, che vivono al loro interno la contraddizione di essere al tempo stesso sia una forza di liberazione sia uno strumento di potere che lega le persone attorno al potere economico e politico. E tutto ciò che avviene all’interno delle varie religioni o fra le religioni e frutto di questo scontro continuo fra lo spirito di liberazione e l’oppressione di chi gestisce il tempio, i sacerdoti o comunque essi si chiamano, e che sul tempio guadagnano.
E c’è il tempio della politica e quello dell’economia, strettamente legati tra loro e giunti oramai ad un livello di oppressione planetario. Ed è l’economia ed i “sacerdoti” che la gestiscono, i CEO[1] di alcune grandi multinazionali, ad imporre l’agenda alla politica e quelli che si spacciano per salvatori della patria e si vestono da superuomini, non sono altro che i servi di coloro che detengono il potere economico.
È quello che sta andando in scena in queste settimane con la vicenda della formazione del nuovo governo. I vari leader giocano a chi “ha vinto” le elezioni cercando di far credere che “la sovranità appartiene al popolo” mentre invece appartiene alle grandi multinazionali che decideranno come verrà formato il governo.
“La sovranità appartiene alle multinazionali”, questa la verità che sta dietro, ad esempio, all’atteggiamento suicida del PD che si sta auto distruggendo condannandosi all'irrilevanza politica e dimostrando di non aver alcun valore di riferimento da difendere e di non tenere in alcun conto neppure quei pochi elettori che lo hanno votato.
Anche un cieco vedrebbe che il gioco di chi ha vinto le elezioni è una farsa indegna semplicemente perché nessuno ha vinto. Nessuno ha ottenuto il 51% dei seggi in parlamento che gli consenta di poter realizzare da solo un governo. E se il PD fa anche egli il gioco di chi “ha vinto” è perché questo gli dicono di fare le multinazionali da cui prende gli ordini il “cazzaro di Rignano” che ha portato il partito alla autodistruzione.
E allora è oggi quanto mai necessario ritornare allo spirito del racconto evangelico con cui abbiamo iniziato questa nostra riflessione. Non è più tempo di indugi. Non è più tempo di rinchiudersi a leccarsi le ferite. Ciò che stiamo vivendo è troppo simile alla tragica storia che l’umanità ha vissuto nel secolo scorso fra la prima e la seconda guerra mondiale per poterci permettere l’inattività o una qualsiasi forma di “aventino” che, come l’Aventino dei primi anni del fascismo, non farà altro che consegnare tutto il potere e le vite di decine di milioni di persone nelle mani di fameliche multinazionali e di un personale politico altrettanto famelico che ha già dimostrato di quali appetiti è capace.
E allora facciamo anche noi una frusta e cacciamo anche noi tutti dal tempio.
Giovanni Sarubbi

NOTE
[1] L'amministratore delegato (in sigla AD; in francese: directeur général, DG; in inglese americano: Chief Executive Officer, CEO; in inglese britannico Managing Director, MD; in tedesco: Vorstandsvorsitzender, VV), in una organizzazione aziendale è un componente del consiglio di amministrazione di una società per azioni.



Domenica 22 Aprile,2018 Ore: 21:11
 
 
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