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www.ildialogo.org La legge elettorale è una schifezza! "Merdarellum" il suo nome proprio!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La legge elettorale è una schifezza! "Merdarellum" il suo nome proprio!

di Giovanni Sarubbi

La legge elettorale, con la quale andremo a votare il prossimo 4 marzo, è una schifezza. Il suo nome, seguendo il criterio usato finora con tutte le leggi promulgate dal '92 in poi, potrebbe essere quello di "merdarellum". Diciamolo subito e senza tentennamenti. È l’ennesima porcata incostituzionale, intrisa di maggioritario che viola lo spirito e la lettera per lo meno dell’art. 49 della Costituzione. È una legge incostituzionale a cominciare dalla differenza che la legge pone a carico dei partiti che intendono presentarsi alle prossime elezioni, riservando una via privilegiata a coloro che già siedono in parlamento rispetto a quelli che non ne fanno parte. I primi possono presentarsi senza raccolta di firme, gli altri devono raccoglierle. Una norma palesemente discriminatoria che non garantisce a tutti i cittadini gli stessi diritti nella fase della presentazione delle liste.
Ma l’elemento palesemente incostituzionale è lo “spirito maggioritario” che permea la legge, nonostante essa venga presentata come “proporzionale” perché manca un premio di maggioranza esplicito, come previsto nella legge precedentemente vigente. Lo spirito maggioritario sta nei collegi uninominali creati per la camera ed il senato, che di fatto costituiscono quel premio di maggioranza che a parole mancherebbe nella legge. Chi dovesse conquistare la maggioranza di questi collegi, anche con percentuali minime quali il 25%, cosa possibilissima, avrebbe quella differenza di seggi parlamentari in grado di garantirgli la maggioranza in Parlamento. Collegi uninominali costruiti artificiosamente tenendo conto degli interessi dei partiti presenti in parlamento e del loro radicamento nei vari territori. I candidati saranno ancora dei burattini nelle mani del “capo partito” che per legge deve essere indicato dai singoli partiti che parteciperanno alle elezioni. E anche questa definizione del “capo partito” è qualcosa che cozza con la lettera e lo spirito della Costituzione.
Lo “spirito maggioritario” permea oramai da oltre 25 anni la vita politica italiana, da quando negli anni ‘90 del secolo scorso furono indetti i referendum elettorali che scardinarono il proporzionale puro fino ad allora esistente e consentirono l’approvazione della prima legge elettorale maggioritaria, il cosiddetto “mattarellum”. Referendum elettorali, occorre ricordarlo, promossi dall’accoppiata “Mariotto Segni(DC) – Achille Occhetto (PDS)”, con il secondo primo segretario del neonato PDS, erede del PCI, che straccio la lotta dei comunisti e socialisti del 1953 contro la legge elettorale truffa voluta allora dalla DC e che fu sconfitta nelle elezioni di quell’anno.
È dagli anni ‘90 del secolo scorso che il maggioritario è penetrato profondamente anche nelle forze politiche della cosiddetta “sinistra”, anche di quelle forze che a parole si sono dichiarate, dopo lo scioglimento del PCI, “comuniste”. E lo si è visto nei comportamenti concreti che questi partiti hanno poi realizzato dal 1992 in poi. Anche nella cosiddetta “sinistra” è venuto fuori il peggio possibile a livello di amministratori locali o di parlamentari che da allora non hanno mai messo più in discussione il principio maggioritario. Il “comando” ha preso il sopravvento sulla politica.
E che oggi sia ancora così è dimostrato dal fatto che gli stessi partiti presenti in parlamento che sono stati contrari all’attuale legge elettorale (M5S e LeU), non dicono una parola nei loro programmi proprio sulla legge elettorale. È partita la caccia al voto con regole folli che nessuno contesta e contro cui nessuno ha annunciato la presentazione di un qualsiasi ricorso per via giudiziaria dopo che lo scorso 12 dicembre 2017 la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da M5S, Codacons e da vari cittadini perché, scrisse la corte, “Nessuno dei ricorsi individua in modo chiaro e univoco né la qualità in cui i ricorrenti si rivolgono alla Corte né le competenze eventualmente lese né l’atto impugnato. Tali gravi carenze degli atti introduttivi non mettono la Corte in condizione di deliberare sul merito delle questioni. Perciò ne è stata dichiarata l’inammissibilità”[1]. Ricorsi presentati giusto per fare scena, senza alcuna reale volontà di contrastare in modo efficace, anche sul piano giudiziario, l’ennesimo colpo di stato elettorale che stravolge i diritti dei cittadini e la nostra Costituzione.
La legge elettorale dovrebbe dunque essere uno dei temi centrali dalla campagna elettorale perché intimamente legata alla questione della democrazia e agli interessi che ognuna delle forze politiche rappresenta. Senza una critica serrata alla legge elettorale e allo spirito del maggioritario tutta la discussione sui contenuti delle varie proposte politiche è priva dell’elemento di riferimento necessario e indispensabile per comprenderne il significato. Che è quello di capire a quali classi sociali fanno riferimento i singoli partiti e a chi gioverà ogni singola proposta, se a gruppi potenti e privilegiati o alla collettività nazionale. Ci dicono da più di trent’anni che le classi sociali non esistono più, ma guardatevi un po’ in giro e vi renderete conto che è una bugia bella e buona e prima ce ne rendiamo conto meglio sarà per tutti.
Le leggi elettorali maggioritarie sono finalizzate al “comando”, all’oppressione di una classe sociale ricca e privilegiata su quelle povere. È così dai tempi del fascismo che per mantenere il proprio potere approvò una apposita legge elettorale (la legge Acerbo[2]) che gli garantiva il potere assoluto. E le leggi elettorali maggioritarie sono tutte, nessuna esclusa, una truffa, dei veri e propri imbrogli ai danni dei cittadini perché spacciano per democrazia ciò che democrazia non è. Si arriva all’assurdo, come è successo spesso negli USA che sono la patria del sistema maggioritario, che chi ha più voti perda rispetto a chi ne ha di meno. È successo proprio nelle ultime elezioni che hanno visto trionfare il nazista Trump.
Le leggi maggioritarie finalizzate al “comando” sono la negazione della democrazia e della stessa politica intesa come attività finalizzata al bene comune, quello che l’art. 49 della nostra Costituzione definisce “politica nazionale” a cui tutti i cittadini hanno diritto di “concorrere” organizzandosi in partiti basati su “metodi democratici”. E la democrazia fa a cazzotti con idee quali “governabilità”, “decisionismo”, “rapidità delle decisioni”, etc. etc. che quotidianamente sono vomitati addosso ai cittadini. Tutte idee che portano con se anche l’idea che la politica divenga un continuo susseguirsi di “colpi di stato”, con gruppi di partiti che una volta conquistato il potere cambiano tutto ciò che è stato fatto dai gruppi di partiti che li hanno preceduti. Il che riguarda spessissimo anche gli stessi diritti fondamentali della persona umana, quali sono ad esempio le questione “eticamente sensibili”, o la stessa Costituzione, dove è inconcepibile procedere a base di “colpi di mano”, come è successo più volte negli ultimi 25 anni. E ciò succede a tutti i livelli delle istituzioni dal comune, alla provincia alla regione con gruppi di potere che gestiscono la cosa pubblica a proprio uso e consumo.
Nella cosiddetta prima repubblica, dove vigeva il sistema proporzionale puro, tutto ciò era inconcepibile. Tutte le principali leggi riguardanti i diritti civili sono state approvate in genere con alte maggioranze trasversali ai partiti e confermati poi anche in importanti referendum popolari, come quello sul divorzio del 1974. Ma in quegli anni l’80-90 % delle leggi venivano approvate con ampie maggioranze trasversali perché ognuna di esse veniva discussa articolo per articolo e l’esistenza di una maggioranza governativa e di una opposizione non impediva alle opposizioni di far approvare anche modifiche sostanziali alle proposte presentate dal governo. Il merito delle questioni e la loro aderenza allo spirito della Costituzione prevalevano rispetto alle spinte, che pure esistevano, dei gruppi di potere economico che volevano avere le mani libere su ogni aspetto della vita politica ed economica del paese. Il che ha consentito di produrre una legislazione relativamente stabile e che ha prodotto pochi conflitti interpretativi rispetto a quelli prodotti dalle leggi approvate nella cosiddetta seconda repubblica, dove ha prevalso il “comando” rispetto alla politica del concorrere a “determinale la politica nazionale”, come sancito dall’art. 49 della Costituzione. “Comando” che si è manifestato nel continuo ricorso al voto di fiducia per l’approvazione di ogni legge.
Fra i partiti oggi in competizione c’è un solo partito, Potere al Popolo, che ha nel suo programma l’obiettivo di “ripristinare l’elezione del Parlamento attraverso un vero sistema proporzionale, contro il maggioritario e il rafforzamento del potere esecutivo”. Ma questo obiettivo, presente nel programma, non è presente nel “Manifesto politico”, quello che traccia le linee guida di tale partito, che parla più di se stesso che delle principali contraddizioni e questioni che oggi i cittadini italiani si trovano ad affrontare e, fra queste, quello della democrazia è sicuramente il principale.
E voglio concludere rassicurando quanti ci hanno scritto, rispetto al nostro precedente editoriale[3], dicendoci che “ la politica che giustamente mettete sotto accusa la sta portando avanti un governo detto di centro sinistra” o che “Si continua ad indicare la destra come fosse una parte separata del processo di globalizzazione e la sinistra resta fuori dalla realtà che di fatto comprende  e genera..”. Rassicuratevi, noi non facciamo sconti a nessuno, perché partiamo non dagli schieramenti partitici e dalle contrapposizioni parlamentari ma dalle contraddizioni sociali realmente esistenti, che sono gli unici punti di riferimento che abbiamo. E noi stiamo dalla parte degli ultimi, delle classi deboli oppresse e sfruttate in Italia e nel mondo, e siamo decisamente contro le classi ricche che opprimono e sfruttano le persone e che stanno distruggendo la Terra che tutti ci ospita. E speriamo di aver dato con questo articolo ulteriori elementi di valutazione in tal senso.
Il cretinismo parlamentare[4] è una malattia che non abbiamo mai avuto e che anzi combattiamo decisamente. E la logica maggioritaria, alla quale ci opponiamo decisamente, è la culla del cretinismo parlamentare che ha fatto emergere il peggio possibile a livello di personale politico in quella che una volta si chiamava “sinistra” e che oggi non si sa più che cosa sia. E anche questa non è una storia nuova nella lotta millenaria per il superamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Giovanni Sarubbi

NOTE

3Vedi link ildialogo.org
4 Cretinismo parlamentare, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consèsso rappresentativo che ha l'onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, - guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di intieri nuovi continenti, scoperta dell'oro di California, canali dell'America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un'influenza sui destini dell'umanità,- non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all'importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l'attenzione dell'onorevole loro assemblea. Marx-Engels, Rivoluzione e controrivoluzione in Germania., 27 luglio 1852 ? o sett 1851 ? - Opere scelte, (Edizioni Mosca), vol. 2, p. 112



Domenica 14 Gennaio,2018 Ore: 17:36
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 14/1/2018 21.06
Titolo: Il massacro della democrazia
Giovanni, hai ragione. Negli anni passati si è fatta una vera e propria espropriazione di democrazia nei confronti dei cittadini. Se ne sono appropriati i capipartito con leggi-truffa dietro il maggioritario. Dov'erano gli "araldi" della democrazia, come si definiscono i "nuovissimi" D'Alema, Bersani, Rossi, Fassina e compagnia poltronante? E ancora peggio, dov'erano quando si operava da parte anche di governi cosiddetti di centro-sinistra, una vera e propria macelleria sociale, di cui le prime vittime erano i più deboli, dai giovani agli anziani, agli emigranti? A occupare poltrone e a difendere saldamente i loro privilegi!

Mauro

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