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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Siamo messi proprio male!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Siamo messi proprio male!

di Giovanni Sarubbi

Coguntur in unum sapores. In cena fit quod fieri debebat in ventre: expecto iam ut manducata ponantur.
[Si mescolano sapori diversi. Durante il pranzo avviene quello che dovrebbe avvenire nello stomaco: ormai mi aspetto che vengano serviti cibi già masticati.]
Seneca, Lucio Anneo (4 a.C.-65 d.C.), Lettere a Lucilio: 95, 27
Mi perdoneranno i miei quattro lettori se inizio anche io con una citazione latina (però metto anche la traduzione in italiano). Ecco io mi sento come Seneca. Oramai mi aspetto che vengano serviti cibi già masticati che noi poveri mortali dobbiamo ingoiare.
Mi sento così da tempo rispetto ad una “informazione” che non è informazione, che rimastica continuamente le stesse notizie e che propone sempre le stesse identiche analisi, senza alcuno sforzo di critica e autocritica. E ciò anche a fronte di evidenti e plateali errori di valutazioni su fatti che dicono esattamente il contrario di quanto viene affermato perentoriamente. Così vogliono i padroni dei mezzi di comunicazione.
E io, lo confesso, sono nauseato come si può essere nauseato di fronte ad un piatto di pasta già masticato da qualcun altro. Io proprio non riesco a inghiottire roba già masticata che è l’equivalente di mangiare merda.
Chiunque scriva, per passione e impegno civile, come nel mio caso, o per professione, come è per i giornalisti professionisti, si pone sempre il problema di proporre ai propri lettori, pochi o tanti che siano, sempre nuovi argomenti, novità, argomenti mai trattati o di cui magari si scopre un altro punto di vista. Ricercare le novità è il sale dell’attività giornalistica. Ii lettori le cercano perché sono stimolanti innanzitutto per chi le scrive. Non c’è niente di peggio della ripetitività che da l’impressione di trovarsi di fronte sempre alla stessa minestra riscaldata che alla lunga annoia.
Questo è il mio cruccio quotidiano, la mia ricerca costante che però si scontra con la realtà fatta di ripetitività e appiattimento sul piano politico e sociale e su quello dei mass-media in generale.
C’è un appiattimento generale su un canovaccio informativo che trasmette ripetutamente sempre lo stesso tipo di notizie e sempre nello stesso modo. C’è la guerra, di cui si parla solo quando c’è qualche attentato in occidente, raccontati sempre con lo stesso identico canovaccio, mentre si ignora completamente tutto ciò che avviene nel resto del mondo; c’è la “pornografia del dolore”, gli omicidi, gli scandali sessuali, i “casi umani”, le campagne di “solidarietà” per questa o quella malattia incurabile; c’è il gossip che diffonde illusioni e mortifica la povera gente. C’è l’islamofobia, la xenofobia, il razzismo diffuso, l’odio per il diverso. C’è il fascismo e il nazismo di nuovo sdoganato e diffuso dai maggiori mass-media come “opinione lecita”. Un giornale è arrivato a diffondere il libro di Hitler e nessuna azione legale è stata compiuta contro di esso. La stessa “novità” di un Papa che si chiama Francesco e che ha detto cose importanti sulla guerra e la vendita di armamenti, sulla difesa dell’ambiente e contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, è stata ingabbiata in questo schema informativo che tende a trasmettere l’inevitabilità del male e l’impossibilità di modificare in positivo la nostra società. E nonostante le privatizzazioni abbiano fatto aumentare i prezzi alle stelle a fronte di servizi peggiori di quelli precedenti, si continua con il mantra del “privato e bello”. E vogliono di nuovo privatizzare l’acqua, nonostante il referendum del 2011. E il tutto è infarcito di pubblicità, per il piacere dei colossi di Internet e dei padroni dei cosiddetti social-network che sulla pubblicità hanno costruito la loro ricchezza. Siamo al punto che non si percepisce più alcuna differenza tra la “notizia” propriamente detta e la pubblicità per un qualsiasi prodotto. Le “notizie” sono ciò che va a riempire gli spazi tra una pubblicità di un pannolino e quella di un pezzo di formaggio. E il corpo delle donne è di nuovo usato come oggetto sessuale, insieme a quello dei bambini, per vendere di tutto di più perché stimolare la sessualità fa aumentare le vendite.
Non nascondo così il mio sconforto e profonda amarezza che mi costringe a ripetere sempre gli stessi argomenti. Amarezza e sconforto che ritrovo in tanti amici e amiche con cui settimanalmente mi confronto per capire quale direzione dare al nostro impegno per la pace.
Siamo come nella situazione di un malato che si trova in sala di rianimazione ed il cui encefalogramma all’improvviso diventa piatto. Il cuore magari continua a battere e così gli altri organi ma il cervello è morto e solo qualche onda anomala ogni tanto dimostra che c’è ancora un minimo di attività che da speranza in una ripresa.
Ecco siamo in questa situazione. Sembriamo alla fine della speranza, ci sentiamo incapaci di indicare speranza, di proporre speranza, di lottare per la speranza, di essere noi stessi speranza.
Questa è per me una situazione nuova. Non mi sono mai trovato in una situazione che definire “vicolo cieco” è poco e riduttivo. In tutta la mia vita finora ho sempre cercato la speranza e ho sempre cercato di trasmetterla e di essere io stesso speranza per le persone con le quali ho vissuto.
Di fronte a ministri o a personalità politiche di primo piano, che magari hai conosciuto e con cui hai avuto a che fare venticinque anni fa, che allora passavano per “comunisti” e che ora li senti dire scempiaggini e li vedi applauditi dalla destra, da quella feroce che vuole avere libertà di uccidere chi vuole, come vuole e quando vuole, soprattutto se si tratta di migranti e di africani, ti cadono le braccia e ti chiedi come sia stato possibile e cosa è che non hai fatto e che avresti dovuto fare per impedire la degenerazione a cui siamo giunti. Certo ne ho visti tanti di persone così, di coetanei che all’improvviso ti ritrovi dall’altra parte, che stavano con te a lottare per i diritti e la giustizia sociale ma che in realtà lo facevano per poi potersi vendere quando “il padrone” li avesse chiamati. Uno, due , tre,...cinquanta, e ricordi i loro nomi e le loro storie, e tu sempre più solo. Ma anche di fronte a ciò non ho mai perso la speranza.
E poi guardi servizi TV sulla cosiddetta “legittima difesa” che ti raccontano dell’esistenza di oltre due milioni di italiani che posseggono 17milioni di armi da fuoco detenute “legalmente” in casa propria. Persone che sono dei potenziali assassini perché, acquistando un arma, hanno rifiutato il comandamento del “non uccidere” dichiarandosi pronti a farlo. E viene detto, e tu lo sai, che questa cifra aumenterà nei prossimi mesi perché ci sono dei “capi politici”, “esseri viventi” in carne ed ossa non fantasmi, che incitano all’omicidio, nascondendosi dietro la paura che essi stessi fomentano e a cui i mass-media danno ampio spazio a tutte le ore del giorno. E nessuna TV che ricordi come il principio della “proporzionalità” fra offesa e difesa era contenuto persino nel codice penale approvato nel 1930 dallo stesso regime fascista. Questi “capi politici”, che hanno meno umanità di un’ameba, sono persino oltre il fascismo, sopo “post fascisti” nel senso che hanno superato in ferocia i loro maestri di violenza, ferocia e stupidità.
E poi, ed è il caso di ieri, questi “esseri viventi” sono giunti a fare razzismo persino contro i morti musulmani[1]. Sono giunti ad affermare l’incostituzionalità di un atto amministrativo del sindaco di Eboli, che ha dato degna sepoltura ad una sorella musulmana secondo i dettami della sua religione. Per questi “esseri viventi”, non riesco a chiamarli “esseri umani”, rispettare la Costituzione che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e la pari dignità di tutte le regioni sarebbe incostituzionale. E si inventano e propagandano la “discriminazione” contro i cristiani che questo atto del Sindaco di Eboli produrrebbe. E non sai se ridere o piangere. E i giornali danno spazio a tali farneticazioni. E l’ignoranza aumenta, e aumenta l’odio e la violenza razzista e xenofoba. E sei preda di sentimenti di rabbia ma anche di impotenza.
Tutta roba già vista, già masticata. Tutti escrementi che ci vengono fatti continuamente mangiare e ci dicono che è cioccolata.
Ecco allora io, per non gettare la spugna, chiedo aiuto ai miei quattro lettori. Siamo oramai molto al di la del punto di non ritorno. E anche questo l’ho già scritto.
Siamo nelle mani di “esseri viventi” che diffondono morte, odio, violenza. Hanno fatto seccare persino la sorgente del fiume Po ma non si arrendono. Hanno usato i fondi del finanziamento pubblico ai partiti per fare i loro affari e sono stati condannati ma ciò nonostante stanno su tutte le TV a tutte le ore del giorno.
Cosa deve succedere ancora affinché qualcuno prenda le misure necessarie a fermare la barbarie?
Possiamo continuare così? Cosa dobbiamo fare per risalire la china, per ristabilire la civile convivenza, per superare una situazione sociale che definire barbarica è poco? Domande retoriche già scritte, ma come fare a non ripeterle?
E voi colleghi giornalisti, potete continuare a fare quello che fate pensando che poi voi non pagherete alcuna conseguenza? La scure della violenza si abbatterà anche sui “giornalisti impiegati”, non solo su quelli che, come me, e siamo molti, sono cercatori di verità. E i segnali ci sono già, come è capitato ad alcuni giornalisti della provincia di Avellino redarguiti ed identificati dalla polizia, come se fossero dei criminali, durante lo svolgimento del loro lavoro. Lavoro sempre più delegittimato e per di più anche sottopagato. Siete davvero convinti di avere qualcosa da perdere per giustificare la vostra accondiscendenza alle politiche dei vostri editori che stanno facendo da supporto alla riedizione del regime fascista in Italia ed in Europa?
E infine, mancano notizie positive, quelle che ci sono non riescono a diventare “virali”, come si dice oggi.
Concludo ancora con Seneca dalla stessa lettera prima citata:«Non si studia più e i professori di discipline liberali stanno in aule deserte senza anima viva; le scuole dei retori e dei filosofi sono abbandonate: ma che folla c'è nelle cucine! Quanti giovani si ammassano intorno al focolare degli scialacquatori!». Sembra scritta oggi, invece è stata scritta duemila anni fa.
Siamo messi così male che nei giorni scorsi ho scritto un articolo sul “pene fumante” di Trump che un po’ di anni fa non mi sarei mai sognato di scrivere. L’ho fatto per segnalare la situazione drammatica nella quale siamo. Era un grido di aiuto, uno stimolo a venire tutti fuori dalla fogna nella quale siamo.
Occorre più impegno da parte di tutti ed è questo l’aiuto che vi chiedo. Grazie.
Giovanni Sarubbi
NOTE



Domenica 22 Ottobre,2017 Ore: 19:09
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Basilio   Buffoni Milano / Astana 22/10/2017 19.29
Titolo:Una cosa che non mi sarei aspettato di leggere 
Rispondo al tuo appello, segnalandoti un articolo che ho appena letto, e che non mi sarei mai aspettato di leggere: l'analisi di due discorsi americani, quelli del senatore John McCain, avversario di Obama, ora ferito dalla malattia, e del capo dello staff della Casa Bianca John Kelly. Diversi, contrapposti. Mai mi sarei aspettato di leggere, in qualche modo con partecipazione e un briciolo di fiducia, i discorsi di due miitari americani, entrambi repubblicani e conservatori, più seri di tanti altri personaggi politici, se non altro perché parlano con sincerità. Un richiamo a trovare ragioni di fiducia in luoghi inattesi, ed insieme a guardare intorno e non solo, come giustamente denunci, alle stesse cose di sempre, e con lo stesso attteggiamento, masticando e rimasticando le stesse quattro idee (o forse due sole ...): questo il linkhttps://www.theatlantic.com/politics/archive/2017/10/two-wounded-warriors/543612/ 
 
Autore Città Giorno Ora
Renzo Coletti Genova 04/11/2017 11.17
Titolo:
Caro Giovanni,
siamo messi davvero male, ma forse una certa responsabilità esiste da parte di tutti noi.

Tu parli di speranza, una speranza da nonperdere, una speranza che lascia uno spazio aperto a qualsiasi forma di intervento dall’alto, mentre i protagonisti si sentono impotenti.

Forse più che alla speranza si dovrebbe fare ricorso al sogno; se l’uomo cessa di sognare è un succube del proprio destino.

sogno di creare una nuova idea, una nuova volontà, un nuovo mondo, una nuova dignità.

I  Il tuo progetto ha un fine che non può essere raggiunto, la pace che celebra se stessa non è che una formula di passività.

La pace è l’equilibrio tra il bene ed il male, la pace è possibile solo se la giustizia prevale, se la dignità non viene a mancare, se la libertà non resta un mito.

Per raggiungere la pace si deve abolire la classe dominante che persegue il suo mantra di diseguaglianza sociale e sfruttamento.

siamo ormai solo dei consumatori, dei professionisti del segregazionismo. degli ignoranti che si nutrono di speranza e di indottrinamento clericale fascista.

Ma il fascismo non è mai morto, non è mai stato sconfitto, non ha mai smesso di guidare i nostri istinti peggiori.

Il dialogo è possibile solo se si aboliscono i dogmi, le certezze, lavilenza del potere.

La gente si arma non perché è dvventata assassina, non certo perché si ribella ad un comandamento, ma perché quando la legge è a vantaggio del più forte, quando la libertà non è più garantita, quando la ragione non esiste più, quando il tuo vicino, compagno, fratello, si è trasformato in un possibile nemico, allora resti tu e la tua unica scelta è la difesa di te stesso.

La Chiesa parla bene ma razzola male e dovresti saperlo.

Non può essere una enunciazione di principio, vedi Papa francesco, a modificare la realtà, anzi è la formula che serve per far credere che lee parole di solidarietà , di pace, di amore, siano sufficienti a distruggere una realtà costruita sulla falsità, l’ipocrisiaa,, lo sfruttamento e la violenza.

Occcorrono fatti, prese di posizione coerenti, chiarezza di linguaggio, lotta dura e costante.

Inoltre la Chiesa si coccola nelle sue lote intestine per schemi dogmatici che ormai sono da uomo delle caverne, mentre di fatto oi appoggia la guerra, lo sfruttamento, il traffico di denaro che finanzia il malaffare e la corruzione.

Lascia dunque la tua speranza e comincia a sognare un nuovo mondo e come un militante del mondo libero e cosciente, crea una organizzazione che si dia uno scopo più realistico e di classe.

 

Renzo.

 

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