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www.ildialogo.org Anniversario della Riforma Protestante: un'altra occasione persa?,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Anniversario della Riforma Protestante: un'altra occasione persa?

di Giovanni Sarubbi

In questo mese di ottobre si celebra il 500esimo anniversario della riforma protestante. Secondo il mito fondativo del protestantesimo, l’inizio della riforma si fa risalire ad un evento datato 31 ottobre 1517, giorno noto per l’appunto come “giorno della riforma”. In quella data Martin Lutero, monaco agostiniano, avrebbe affisso sul portale della cattedrale di Wittenberg, in Germania, quelle che poi sono passate alla storia come le sue “95 Tesi”, tutte incentrate sul tema delle indulgenze e sul loro commercio. Indulgenze che il Papato in quegli anni usava per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro. Le 95 Tesi di Lutero resero evidenti e diedero un supporto teologico alla contestazione delle indulgenze che era sicuramente un fatto molto diffuso, soprattutto fra i principi che vivevano tale pratica come una vera e propria tassa esosa che toglieva loro risorse importanti.
Sulle indulgenze e sulla loro vendita si è rotta la chiesa occidentale che si era già divisa nel 1054 con le chiese orientali. Nel 1500 il cristianesimo si tripartì in ortodossia, protestantesimo, cattolicesimo.
Non possiamo ovviamente elencare qui tutti i problemi teologici e tutto il dibattito che si è sviluppato lungo tutti i circa 1700 anni di vita della religione cristiana. Sinteticamente possiamo però dire che tutte le divisioni verificatesi, fin dal primo concilio del 325 d.c., che hanno avuto spesso conseguenze sanguinose, hanno avuto una loro base materiale riguardante la gestione del potere di una religione divenuta prima religione dell’impero romano e poi essa stessa potere temporale superiore a tutti gli altri poteri. Su questa base materiale si sono costruiti conflitti teologici. Dottrine e dogmi sono serviti a giustificare, di volta in volta, scelte materiali legate alla gestione del potere che la chiesa ha man mano acquisito. Si è trattato in genere di questioni lontanissime dallo spirito dell’evangelo di Gesù di Nazareth, come la ricerca storica e l’esegesi storico-critica dei testi del Nuovo Testamento sta ormai appurando in modo sempre più chiaro.
Il discorso sarebbe lungo e così ci limitiamo ad affermare che tutte le varie chiese nate nel corso dei duemila anni di vita del cristianesimo sono state sicuramente infedeli rispetto al Vangelo di Gesù di Nazareth.
Il compianto vescovo di Avellino mons. Antonio Forte, ecumenista convinto, soleva dire che l’ecumenismo, per essere vero, doveva significare innanzitutto “confessione di peccato”. “Dobbiamo tutti confessare – diceva spesso - di aver tradito gli insegnamenti del Vangelo”. Non c’è confessione religiosa cristiana che possa scagliare pietre addosso ad altre confessioni cristiane o a qualsivoglia altra religione. Tutte le confessioni cristiane sono intrise di potere, di soldi, di lussuria, di omicidi, di razzismi e oppressione. Siamo uniti nel male, siamo “ecumenici” nelle cose negative che hanno qualificato il cristianesimo come la religione che ha sostenuto lo schiavismo, il colonialismo, la strage dei nativi del nord e del sud America, che ha benedetto ogni tipo di guerra giungendo ad inventare anche il concetto della “guerra giusta” o addirittura “santa”. Non c’è ignominia che non sia stata giustificata dalle varie confessioni cristiane e ha ragione Enzo Bianchi quando dice:«Quando leggo che noi cristiani siamo due miliardi anziché gioire sono sconvolto: con tanti cristiani il mondo non dovrebbe essere migliore?».
Il mondo non è migliore e sono anzi proprio i cristiani e i paesi che si definiscono tali i principali responsabili delle peggiori azioni mai compiute nella storia dell’umanità. Basti citare, per non andare troppo lontano, la shoah e l’antisemitismo o il bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki, deciso da un presidente USA cristiano che pregò e lesse la Bibbia prima di decidere e le cui bombe furono “benedette” da un cappellano militare. O, ancora più recentemente, basti ricordare il genocidio del Rwanda del 1994, di cui sono stati accusati i cattolici di quel paese e di cui si cerca in tutti i modi di cancellare la memoria.
L’anniversario della nascita del protestantesimo poteva dunque essere un momento importante di riflessione comune sui rispettivi gravissimi peccati che le varie chiese hanno perpetrato nel corso della loro storia nei confronti dell’umanità e sullo stato del cosiddetto “ecumenismo”.
E invece no. Siamo come al solito o all’agiografia di Lutero o alla sua demonizzazione. C’è chi è giunto persino ad accusare Papa Francesco di essere un eretico luterano. Ma ci sono anche gesti ecumenici significativi, come la reciproca lavanda dei piedi realizzata a Trento in questi giorni fra il vescovo cattolico e quello luterano. Ma questi episodi rimangono fine a se stessi perché non sono patrimonio della grande maggioranza dei fedeli delle rispettive chiese, ognuna chiusa nelle proprie certezze e nei propri dogmi.
Ad Avellino, quando era vescovo Antonio Forte, abbiamo fatto cose incredibili quali l’intercomunione, la “pasqua ecumenica”, o intense settimane di preghiere per l’unità dei cristiani, o ripetute iniziative di dialogo cristiano-islamico, con preghiere comuni. Ma poi tutto è svanito con il cambio del Vescovo e del delegato all’ecumenismo. Il nuovo vescovo ha praticamente cancellato tutto quello che si è fatto senza alcuna protesta da parte del cosiddetto “popolo di Dio”. E questo perché in tutte le chiese non si muove foglia che il vescovo o il prete o il pastore o il pope o l’anziano non voglia.
Il vescovo luterano e quello cattolico si sono lavati i piedi vicendevolmente, ma quanta parte del “popolo di Dio” ha capito e accettato per la propria vita quotidiana quel gesto?
Domanda legittima dopo che qualche settimana fa i vescovi cattolici polacchi hanno schierato un milione di fedeli di quel paese lungo la propria frontiera a “pregare” con il rosario contro la cosiddetta “islamizzazione dell’Europa”. Papa Francesco ha fatto ripetuti gesti di apertura e dialogo nei confronti dell’Islam e ha invitato ad accogliere i migranti ma la maggioranza silenziosa della sua chiesa è da tutt’altra parte. Così come è da tutt’altra parte sul tema della guerra.
E allora non ci serve né l'agiografia di Lutero né la sua demonizzazione né l’esaltazione di gesti ecumenici certo significativi, come la lavanda dei piedi prima citata, che coinvolgono gli specialisti di teologia qualche vescovo prete pope o pastore che sia, ma che poi non cambiano nulla nella coscienza di quello che ci ostiniamo a chiamare “popolo di Dio”, che Dio lo usa come si può usare una aspirina, a proprio uso e consumo e che non sa nulla della teologia che armate di teologi e clero di vario tipo ha costruito per mantenere organizzazioni terrene, le chiese, che sono alla fin fine organizzazioni di potere. Ci serve invece prendere coscienza che la cosiddetta “cristianità” sta portando alla rovina l’intera umanità. Ci serve mettere le singole persone, i singoli credenti di fronte alle proprie responsabilità nei confronti del mondo. Ci serve che preti pope pastori e clero vario assortito la smettano di essere dei “funzionari di Dio”, che hanno trasformato il cristianesimo in una religione consolatoria piena di persone fuori di testa impegnate ad imporre agli altri proprie visioni o propri presunti “carismi”. E siamo così pieni di noi stessi che arriviamo a preoccuparci degli estremismi degli altri mentre noi ne siamo pieni e non facciamo nulla contro di essi.
Certo altre religioni e altre filosofie politiche non sono da meno nella rovina dell’umanità, a cominciare dal liberismo estremistico, che governa le società cosiddette occidentali e che promuove l’ingordigia personale elevata a sistema sociale. Liberismo che sta usando irresponsabilmente tutte le risorse del pianeta per l’arricchimento di pochissime persone, distruggendo e buttando nella disperazione centinaia di milioni di persone nello stesso mondo occidentale.
Piuttosto che bisticciare su Lutero o esaltarne acriticamente la figura perché ognuno non fa “confessione di peccato”? Tu cattolico, tu protestante, tu ortodosso, tu pentecostale, testimone di Geova e quant’altro esiste nell’ecumene cristiano, ti senti soddisfatto di come va il mondo? E non credi che bisogna che ognuno faccia qualcosa per essere “costruttori di pace”, come dice il Vangelo? Ti basta agitare una Bibbia e ripetere che “Gesù salva” se poi sei razzista e segui ideologie criminali come quelle fascista e nazista, che nulla hanno a che fare col Vangelo e che stanno tornando di moda come se non avessero fatto già abbastanza male all’umanità? E non sono domande peregrine se nel Vangelo c’è scritto che “dai frutti li riconoscerete”.
E allora quali sono i frutti prodotti dalle varie chiese e dalle varie teologie di cui ognuno si ammanta?
Ecco io vivo questo anniversario con questo spirito e ponendomi queste domande. E spero che altri possano fare come me perché se così non fosse anche questo anniversario sarà una occasione persa.
Giovanni Sarubbi



Domenica 15 Ottobre,2017 Ore: 23:24
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Bellerate Rocca di Papa (RM) 23/10/2017 12.23
Titolo:Complimenti!

Perfettamente d'accordo con Martino Pirrone e, ovviamente, con Giovanni Sarubbi.

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