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www.ildialogo.org Per il momento a pagare è l’intera umanità,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Per il momento a pagare è l’intera umanità

di Giovanni Sarubbi

Papa Francesco è sotto attacco. Lo è da tempo. I grandi giornali, che di solito sono ossequiosi su tutto ciò che viene dalle stanze del Vaticano, danno voce a più non posso anche agli spifferi più inconsistenti contro questo Papa. E segnalano con soddisfazione, come hanno fatto ultimamente, ogni passo indietro che egli fa rispetto alle idee che hanno caratterizzato il suo pontificato, come è successo ultimamente sulla questione dei migranti.
Sia chiaro noi da sempre, e lo abbiamo ripetuto più volte, abbiamo un atteggiamento assolutamente laico rispetto a Papa Francesco come con qualsiasi altro papa. A noi interessa ciò che concretamente fanno i piccoli o grandi poteri che esistono a livello globale ed il Papato è sicuramente un “grande potere”, chiunque lo diriga “pro tempore”. Siamo convinti inoltre che vi è una contraddizione insanabile fra il vangelo di Gesù di Nazareth e ciò che viene deciso in Vaticano, come in qualsiasi altro luogo si incarni la religione cristiana nata sotto l’imperatore Costantino nel quarto secolo dopo Cristo e che di quella religione è il prolungamento. La “religione cristiana” strumentalizza e deforma il “vangelo di Gesù di Nazareth” e ne è la negazione.
Oggi è stata resa nota una lettera spedita a Papa Francesco in agosto nella quale una sessantina di professori di teologia e “religiosi” vari lo accusa di eresia proponendo quella che il diritto canonico chiama “Correctio filialis” (correzzione filiale). Se un Papa o un qualsiasi esponente del clero diffonde eresie, i semplici cattolici, che lo ritengono necessario, possono scrivergli chiedendo loro di smentire quelle eresie. Detto fatto. Questa credo, se non ho sbagliato il conto, è la quinta lettera che viene spedita al Papa da quando egli ha promulgato Amoris Letizia, cioè il documento che è seguito al Sinodo sulla Famiglia che proprio non va giù agli ultra tradizionalisti. Questa ultima è quella con più firmatari ed è anche quella che formalizza le eresie che sarebbero sette.
Le accuse a Francesco sono quelle di essere un modernista e di essere un seguace di Lutero. Firma la lettera anche il capo dei Lefebvriani, gli ultra tradizionalisti che hanno rifiutato i risultati del Concilio Vaticano II e si sono scissi dalla Chiesa Cattolica.
Sembra di essere in pieno medioevo sia per i contenuti della lettera, sia per il suo tono.
È una lettera che gronda ipocrisia fin dalla prima riga. Si sprecano espressioni come “beatissimo padre”, rivolte a “Papa Francesco” o le professioni di “lealtà alla Santa Chiesa Romana”, e le assicurazioni delle loro preghiere per il Papa a cui chiedono “la sua benedizione apostolica”.
Per quel poco che so di storia della Chiesa Cattolica, lettere simili sono state le premesse di processi poi terminati con dei roghi in Piazza San Pietro dove si bruciava l’eretico di turno.
La lotta alle eresie ha caratterizzato la vita della religione cristiana fin dalla sua fondazione al Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, che fu presieduto dall’imperatore Costantino che non era neppure cristiano. Quel Concilio condanno la cosiddetta eresia Ariana. Tutti i concili hanno avuto la caratteristica di condannare una o più eresie per difendere ciò che Dio stesso avrebbe definito e comunicato all’umanità e che la Chiesa dovrebbe “continuare ad insegnare esattamente nello stesso senso fino alla fine del tempo”, come si esprimono oggi gli autori della lettera. Dogmi fissati una volta per tutte che i fedeli cattolici devono accettare, pena la scomunica, e che il Papa deve difendere. L’errore dei modernisti sarebbe dunque quello di rifiutare tale impostazione.
Parafrasando quello che spesso ha detto Papa Francesco, verrebbe da dire: “ma chi sono costoro che pretendono di conoscere ciò che Dio pensa e vuole?”. Da un lato si definisce Dio come “l’essere perfettissimo creatore del cielo e della terra”, trascendente ad ogni creatura, dall’altra si pretende di ingabbiarlo e di farsene interprete ponendosi al suo stesso livello.
Non sono né teologo né filosofo. Dio ci scampi e liberi dai teologi e dai filosofi che pretendono di dettare le “leggi immutabili di Dio”. Tutti i sistemi disumani finora esistiti nella storia dell’umanità, si sono basati su idee assolute ed immutabili spacciate come diretta volontà di Dio. Gli ultimi, quelli del nazismo e del fascismo, hanno fatto stragi immense, cento milioni di morti nella sola II guerra mondiale, e ancora ne fanno perché il “grembo che li ha generati è ancora fecondo”. E nella loro lettera gli autori ripetono il mantra degli oppressori di tutti i tempi: il potere viene da Dio.
Come andrà a finire? Passerà la linea di Francesco o quella dei suoi oppositori?
Il mondo è, oramai da tempo, sull’orlo dell’abisso. La guerra incombe sulle nostre vite e rischia di distruggere l’umanità. I cambiamenti climatici provocati dall'umanità stanno incidendo sempre più nella vita di interi continenti. Masse immense di risorse economiche vengono usate per la costruzione di sempre più devastanti strumenti di guerra. E i capofila di tali industrie da guerra sono i paesi cosiddetti occidentali che si fregiano del titolo di “cristiani”.
Ci sarebbe di che mettere in discussione tutto ciò che la cosiddetta “civiltà cristiana” ha realizzato nel corso dei suoi duemila anni di storia. E invece la chiesa cattolica è lacerata sulle questioni familiari, sul dare o meno la comunione ai divorziati risposati.
Ci sarebbe bisogno di impegnarsi ogni giorno contro la guerra. Ogni giorno le campane di tutte le chiese dovrebbero suonare a morte da mattina a sera. Dopo ogni messa dovrebbero tenersi dei cortei per la pace con alla testa preti, vescovi, cardinali e religiosi vari per chiedere alle istituzioni ad ogni livello la fine della guerra. Ogni domenica dovrebbe partire da Piazza San Pietro un corteo verso la sede del governo, con alla testa il Papa, per chiedere la fine della guerra. E invece salamelecchi e incontri riservati con il capo del governo che continua l'impegno militare.
E ora la chiesa cattolica non trova nulla di meglio da fare che proclamare Giovanni XXIII santo patrono dell’esercito italiano. Di quell’esercito che è impegnato a seguire l’esercito americano nelle sue guerre in giro per il mondo, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria,…, con mezzi e risorse economiche e militari sottratte ai servizi sociali.
Papa Francesco ha fatto all’inizio del suo pontificato importanti dichiarazioni per la pace, contro la guerra e le industrie di armamenti e ha realizzato, nel settembre del 2013, una iniziativa contro la guerra in Siria che impedì al “premio nobel per la Pace Barack Obama”, presidente degli USA, di intervenire direttamente nella guerra in corso in quel paese, che avrebbe avuto effetti devastanti. Poi nessuna altra iniziativa, nonostante le migliaia di lettere che dal nostro sito sono state spedite a Papa Francesco negli anni scorsi. E oggi Papa Giovanni XXIII diventa santo patrono dell’esercito. Senza dimenticare l’incontro tra Papa Francesco ed il presidente USA Trump dopo che egli aveva firmato accordi per vendere armi all’Arabia saudita per 100 miliardi di dollari.
Dai frutti li giudicherete, dice il Vangelo di Gesù di Nazareth. E i frutti di oggi sono amari ed immangiabili. “Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi!”, scrive il profeta Ezechiele.
In attesa del giudizio di Dio sui presunti “pastori”, per il momento a pagare è l’intera umanità.
Giovanni Sarubbi



Domenica 24 Settembre,2017 Ore: 20:52
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Bellerate Rocca di Papa (RM) 02/10/2017 10.15
Titolo: Condivisione
Caro G cheiovanni, d'accordo su tutto, ma, se permetti, un'osservazione: gli "STATUNITENSI", che non ammiro, non corrispondono agli "americani", che, per gran parte, amo: Si tratta di una dipendenza culturale da loro, che non dispongono di un termine equivalente a statunitense. Cordiali saluti.                           Bruno.

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