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www.ildialogo.org Faranno tutti una brutta fine,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Faranno tutti una brutta fine

di Giovanni Sarubbi

Quelli che, come me, hanno vissuto il periodo del cosiddetto “terrorismo rosso” degli anni ‘70 e inizi anni ‘80 del secolo scorso, non credono neppure a una parola di ciò che i mass-media italiani e internazionali dicono oggi del cosiddetto “terrorismo internazionale”.
Come era falso ed eterodiretto il “terrorismo rosso”, così è falso ed eterodiretto il “terrorismo internazionale” dei nostri giorni.
Quello degli anni ‘70 aveva lo scopo di mettere in ginocchio il grande movimento di massa iniziato negli ultimi anni degli anni ‘60, culminato nell’oramai mitico ‘69, e nel criminalizzare l’idea che potesse esserci una società guidata dalla giustizia sociale e priva di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Fu una iniziativa finalizzata anche, sul piano politico, a spostare sempre più a destra ciò che restava del Partito Comunista Italiano che, dopo la morte di Togliatti e lo scontro politico aperto nel mondo comunista internazionale fra l’allora Unione Sovietica e la Cina di Mao, era alla ricerca di una via da seguire e di un difficile passaggio generazionale che si incarnò nella persona di Enrico Berlinguer. Come sia finita la vicenda del PCI e della “generazione Berlinguer” è oggi sotto gli occhi di tutti. Altrettanto chiara è la vicenda di tutte quelle organizzazioni nate sia prima che dopo lo scioglimento del PCI nel 1991. Sarebbe necessaria una riflessione collettiva che coinvolga quanti, e sono alcuni milioni di militanti, hanno vissuto quella esperienza, evitando generalizzazioni e liquidazioni che non aiutano a capire e a trarre insegnamenti per il futuro. Nonostante tutti gli sforzi messi in atto da più parti, questa riflessione non ha raggiunto il necessario livello di coinvolgimento di massa che sarebbe necessario e che io auspico e a cui mi dichiaro disponibile.
Dalla stagione del cosiddetto “terrorismo rosso”, si è usciti con una criminalizzazione generalizzata e diffusa nella coscienza della gente, dell’idea di “comunismo” come strada possibile da seguire per una società più giusta e umana. Boicottata e criminalizzata, nella chiesa cattolica, anche tutto ciò che andava verso l’incontro tra cristianesimo e marxismo, la cosiddetta “teologia della liberazione”.
Una vera e propria guerra è anzi stata condotta contro quanti seguivano quella strada.
Ed è in quegli anni che sono stati introdotti, nel nostro ordinamento giuridico, norme liberticide di cui oggi non c’è più coscienza. Nessuno ricorda più, tanto per citare una legge, la famigerata “Legge Reale” del 1975 che introdusse il fermo di polizia, una norma liberticida nata come risposta alla “emergenza terroristica” e diventata poi una norma definitiva. Norma che fu usata largamente in quegli anni per contrastare il movimento di massa che rivendicava diritti, lavoro, giustizia sociale. Centinaia furono gli arresti di militanti di organizzazioni di massa o di comitati di base nati per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro. Chi se ne ricorda più?
Il “terrorismo rosso”, che “rosso” non era e che parlava di “rivoluzione” che bastava proclamare perché si avverasse, come se fosse un gioco, venne usato contro quel movimento di massa che la rivoluzione la voleva realizzare davvero. La storia è piena di cose simili.
Se qualcuno avesse letto, anche solo di striscio, tutto quello che i comunisti russi, Lenin in prima fila, avevano scritto contro il “terrorismo” che anche alla fine dell’800 e nei primi anni del ‘900 imperversava in Russia e tentava di coinvolgere il movimento comunista, avrebbe capito immediatamente che gli autori e i sostenitori del “terrorismo rosso” nulla avevano a che fare con il marxismo. Bastava del resto leggere un po’ di biografie dei leader di quei gruppi terroristici o porre attenzione ai  luoghi dove essi si incontrarono per dare vita alla loro organizzazione. Ad Avellino, ad esempio, il gruppo che seguì la via del terrorismo frequentava una parrocchia cattolica del centro della città.
Ma nessuno credette che il “terrorismo rosso” non aveva nulla a che fare con il marxismo. Chi lo diceva fu deriso ed isolato.
Anche oggi nessuno crede che il “terrorismo internazionale” non abbia nulla a che fare con la religione islamica di cui è stato rivestito, oramai dal 1992, dal politologo e consulente del Pentagono Samuel P. Huntington nel suo libro “Lo scontro delle civiltà”.
Oggi come allora si tira fuori la dottrina del “complottismo” per isolare chi, come me, sostiene che il cosiddetto “terrorismo internazionale” sia stato creato a tavolino, organizzato, finanziato e armato dagli USA e dalla sua propaggine militare della NATO per tenere alta la tensione internazionale e sostenere la guerra e le industrie di armamenti.
Oggi, come negli anni ‘70, assistiamo ad una girandola di sigle “terroristiche” e dei loro leader, di cui ci vengono fornite informazioni non verificabili ma spacciate per vere e senza alcuna possibilità di contraddittorio. Provate a chiedere ai giornalisti che pubblicano tali biografie terroristiche quali siano le fonti da cui le hanno apprese. Nessuno pubblica le fonti. I più onesti dicono che la fonte sono i servizi segreti. È come chiedere a chi vende bibite se la sua acqua è buona oppure no.
Oggi come negli anni ‘70, c’è la criminalizzazione di una massa enorme di persone  di religione musulmana che, solo in Italia, è di poco più di un milione e mezzo di persone. Ieri i comunisti e il movimento di massa, oggi i musulmani.
Oggi come negli anni ‘70, trionfano i ricchi, i multimiliardari, quelli che fregandosene di qualsiasi solidarietà sociale, chiudono fabbriche in Italia per aprirle in paesi dove gli operai non hanno alcun diritto e sono  schiavi; o che fanno della speculazione finanziaria la loro esclusiva attività; o che rubano le materie prime dei paesi africani o del sud America; o che speculano sull’acqua o sulle terre.
E, oggi come negli anni ‘70, il “terrorismo” serve solo alla guerra e alla criminalizzazione di chiunque si opponga a questa cricca di criminali (appena un centinaio a livello mondiale) che sta portando l’umanità alla autodistruzione.
Ma il “terrorismo” che si sta realizzando oggi sotto i nostri occhi, non può che essere figlio di un addestramento militare perché, non dimentichiamolo, il “terrorismo” è una attività tipica della guerra, è connaturato con la guerra.
E la guerra oggi la stanno conducendo gli Stati Uniti, insieme ad una quarantina di stati fra cui l’Italia, contro il resto del mondo. Il “terrorismo” è inequivocabilmente figlio dell’esercito USA e favorisce solo ed esclusivamente la guerra e la vendita di armamenti.
Fra qualche giorno l’Italia sarà immersa nelle ferie estive agostane. Come succede da svariati decenni questo è il periodo delle decisioni antipopolari e delle iniziative belliche.
Proprio in queste ore l’Italia muove le sue navi da guerra verso le coste libiche. Improbabili “trafficanti di uomini” dovrebbero essere catturati. Non ci sono trafficanti da arrestare semplicemente perché la “merce” che essi trafficherebbero nessuno la vuole, anzi vorrebbero farli affogare tutti nel Mediterraneo. Ben altre persone dovrebbero essere arrestate a cominciare da chi traffica in armamenti e vende armi a più non posso per fomentare le guerre che generano migranti, distruzioni e morte.
Sotto l’ombrellone, per chi può, o nelle città, non dimentichiamo che i nemici dell’umanità stanno lavorando contro di noi.
Il sonno della ragione genera mostri. Ma i mostri fanno tutti una brutta fine.
È sempre stato così e lo sarà anche in questo periodo storico. Per quante armi hanno e mostruosità si inventeranno, faranno tutti una brutta fine. #sapevatelo
Giovanni Sarubbi
 
P.S. Come negli anni scorsi il nostro giornale non va in ferie. Rallenteremo certo le attività perché tutto in questo periodo si rallenta. Le rassegne stampa verranno fatte a giorni alterni. Sospenderemo l’invio della nostra newsletter settimanale che riprenderemo il 27 agosto prossimo. Continuate a seguirci e a tenervi aggiornati.



Domenica 30 Luglio,2017 Ore: 11:54
 
 
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