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www.ildialogo.org Natale 2016, la lotta per la pace continua,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Natale 2016, la lotta per la pace continua

di Giovanni Sarubbi

La lotta tra il bene ed il male non avrà mai fine. Sono finiti per me da tempo i giorni nei quali credevo nella soluzione definitiva a questo eterno conflitto. Anche nel migliore dei sistemi possibili non si dovrà mai abbassare la guardia. Occorrerà sempre essere vigili perché il male si ripresenta in mille modi diversi, reinterpretando a suo favore cose che sembravano morte e defunte.
Non sto scoprendo, ovviamente, niente di nuovo in queste ultime settimane del 2016 mentre ci apprestiamo a celebrare la festa cristiana del Natale in una situazione di guerra mondiale, con milioni di morti ed immani distruzioni già realizzate  mentre altre se ne stanno preparando.
Bombe su bombe e armi di tutti i tipi stanno partendo dai nostri porti, in particolare dalla Sardegna, terra poverissima da un lato, e forse per questo meta di un turismo esclusivo, ma anche, dall’altro, sede di industrie belliche o di basi militari e poligoni di tiro che ne hanno sconquassato il territorio .
Ma per il governo Renzi-Loni (scusino i miei 4 lettori la crasi) è tutto ok. Al made in Italy non si dice mai di no, pizza o bombe che siano, e loro signori non hanno detto no ad alcuna esportazione di armi prodotte in Italia. Il governo ha anzi fatto il piazzista di armi e proprio con paesi in guerra e dove i diritti umani sono platealmente negati. Qualcuno si è arricchito da un lato, alcuni milioni di persone sono morte dall’altro. Soldi sporchi di sangue caratterizzano la “crescita” dell’economia italiana di cui tanti oggi si riempono la bocca.
Beati quelli che sono morti subito… (link)
Dobbiamo ricominciare, come se settant’anni non fossero mai passati, come se l’Europa non fosse mai stata trasformata in un cumulo di macerie per la follia di ben due guerre mondiali con la morte di un centinaio di milioni di persone. Dobbiamo cominciare di nuovo a parlare di “ripudio della guerra” perché le guerre stanno distruggendo la nostra Madre Terra; dei diritti fondamentali di ogni essere umano, la libertà di parola di religione di movimento…; del lavoro per rifiutare il suo sfruttamento selvaggio; della sovranità che appartiene al popolo e che nessuno può permettersi di conculcare, perché di dittatori ne abbiamo avuti anche troppi nella nostra storia.
Dobbiamo ricominciare a parlare contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, contro la povertà diffusa (in Italia quasi al trenta%) mentre le ricchezze mondiali sono nelle mani di poche decine di persone.
Dobbiamo continuare a difendere la democrazia e a riaffermare i principi contenuti nella Costituzione, scritta con il sangue dei partigiani durante la Resistenza al nazifascismo. Dobbiamo continuare ad opporci a quanti da un lato giurano sulla Costituzione mentre all’altro operano per distruggerla.
Questo quindicesimo Natale di questa guerra mondiale infinita ci pone di fronte all’eterno ricominciare a lottare per la pace, per la giustizia sociale, per la salvaguardia dell’unica Terra che abbiamo, contro l’ingordigia di quanti vogliono sempre più soldi, potere, terre.
“Scarpe rotte e pur bisogna andar”, diceva una vecchia canzone partigiana. È così ancora oggi.
Ancora oggi ci sono bambini, come ci racconta la storia del Natale, che non trovano ospitalità da nessuna parte, che muoiono ammazzati dagli attuali Erode ebbri del loro potere e delle loro ricchezze. Muoiono affogati nel Mediterraneo mentre scappano dalle guerre o sotto le bombe in Siria, Yemen, Afghanistan, Libia o in centr’Africa.
E ci sarà anche quest’anno chi imbraccerà il Natale e i suoi simboli, come il presepe, proprio contro i migranti e i migranti musulmani in particolare. E questi simboli di pace verranno usati come armi. Il male si traveste da bene e usa i simboli del bene per combattere il bene, l’accoglienza, la fratellanza, il rifiuto della guerra.
“Scarpe rotte e pur bisogna andar”, e dobbiamo farlo con tenacia, senza perdere la speranza in quel “sol dell'avvenir” per il quale tanta umanità ha dato la propria vita. A cominciare proprio dal Gesù di cui i Vangeli ci raccontano la vita. Un Gesù profugo insieme alla sua famiglia, un Gesù che sceglie gli ultimi e che si batte per la loro liberazione.
Ed è questo il nostro augurio di Natale: che ognuno e ognuna possa scegliere di stare, come Gesù, dalla parte degli ultimi, dalla parte di quei profughi che oggi stanno bussando alle nostre porte. Ed è con loro che forse potremmo fermare questa dannata guerra e ricominciare a costruire un mondo di pace.
Giovanni Sarubbi



Domenica 18 Dicembre,2016 Ore: 16:51
 
 
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