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www.ildialogo.org Chi produce armi è un assassino,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Chi produce armi è un assassino

di Giovanni Sarubbi

Ripartire da Assisi per fermare la guerra, ora!


Si è aperto oggi ad Assisi l’incontro interreligioso “Sete di pace”, voluto dalla Comunità di Sant’Egidio, per celebrare i 30 anni dello storico incontro mondiale delle religioni del 27 ottobre 1986, promosso allora da Giovanni Paolo II.
Il programma è vasto, gli argomenti che saranno trattati sono estremamente importanti e, soprattutto, parteciperanno rappresentanti di tutte le religioni oggi esistenti. Verranno affrontati temi quali “Religioni e violenza”, “La misericordia trasforma il mondo”, “Unità dei cristiani e pace”, “Chi guarda dio vede l’uomo”, “Musulmani e cristiani: insieme per la pace”, ma anche “Sviluppo sostenibile e lotta alla povertà”, “Economia e finanza a servizio della pace”, “Solidarietà: parola chiave del nostro tempo”, “Emigrazioni e accoglienza” e “Come fermare le guerre”, che è sicuramente il tema più attuale e drammatico.
L’iniziativa sarà conclusa alla presenza di Papa Francesco che arriverà ad Assisi il giorno 20.
Quando i rappresentanti delle religioni parlano fra loro e poi pregano e poi mangiano insieme, è un ottimo segno, soprattutto se il tema è la pace. Significa che la strumentalizzazione delle singole religioni a fini bellici è stata, almeno per il momento, messa se non alla porta definitivamente, per lo meno all’angolo. La strumentalizzazione delle religioni a fini bellici, di questo dobbiamo prendere coscienza, non è mai sconfitta del tutto perché gli interessi che muovono la guerra sono enormi. Del resto nessun aspetto della vita sociale viene lasciato indenne dalla guerra che mobilita attorno a se giornalisti, poeti, cantanti, sportivi, cineasti, attori, cioè tutti coloro che possono sostenere ideologicamente e culturalmente la guerra. Non ci sono guerre senza bugie e senza bugiardi che a pagamento le dicano, ingannando la grande massa della popolazione. Non ci sono, purtroppo, solo le religioni coinvolte nel sostegno alla guerra, e sono molte le categorie di persone che sostengono con il loro prestigio e la loro “arte” ciò che è invece mostruoso, perché consiste di distruzioni e uccisioni su larga scala, e da bandire dalla storia dell’umanità.
È per questo che bisogna continuamente promuovere iniziative di dialogo e sostenere tutti gli sforzi possibili affinché si affermi in ogni religione una vera e propria “teologia del dialogo”, che divenga pratica quotidiana di qualsiasi persona, qualsiasi sia la religione professata. E lo stesso sforzo va fatto anche a livello culturale, artistico, sportivo. Tutta la società deve essere impregnata della idea del dialogo. E molti sono gli studiosi che si impegnano a produrre testi di studio sul dialogo interreligioso, che però vengono di solito relegati ad un dibattito specialistico e non diffusi nella grande massa dei cittadini. Segnaliamo, fra questi lavori, quello di Marco dal Corso e Brunetto Salvarani, che hanno pubblicato recentemente, per la Cittadella Editrice, un Manuale di dialogo interreligioso dal titolo «Molte volte e in diversi modi». Un utile strumento per cominciare a muoversi nella direzione giusta.
Ma i grandi mass-media sono schierati a sostegno della guerra. Lo si vede dall’enfasi che viene dato ad ogni notizia che parli di possibili attentati, non importa se poi essi si verifichino oppure no. E lo si vedrà anche da come verrà raccontato questo incontro di Assisi . Continueranno a raccontare la pace come una utopia impossibile e la guerra come l'unica realtà della specie umana.
Ed è per questo che salutiamo con gioia questo incontro di Assisi. Salutiamo con gratitudine le parole con le quali nei giorni scorsi Papa Francesco ha parlato di questo incontro e la sua denuncia della guerra che, ha detto, “è dappertutto”. 
Bisogna fermare la guerra, e bisogna farlo ora. Ogni minuto che si perde è un favore che si fa alle industrie belliche che della guerra sono i primi beneficiari. Bisogna dire con chiarezza che chi produce armi è un assassino e ha la stessa responsabilità di chi quell’arma usa per uccidere altri esseri viventi e distruggere la Madre Terra.
E dopo Assisi è necessario che incontri simili vengano fatti a tutti i livelli. Le forze della pace, e sono tante, debbono ritrovare la forza di rimettersi insieme e ricominciare a gridare forte la propria voglia di pace. Su ogni comune dobbiamo far sventolare la bandiera della pace. Dobbiamo far capire a tutti i sindaci e consiglieri comunale che se si spendono centinai di miliardi per le armi, non ci saranno poi soldi per gli ospedali, le scuole, i trasporti, la messa in sicurezza del territorio e quant’altro serve ad una società per essere vivibile. E dobbiamo impegnarci affinché tutte le iniziative culturali che vanno nel segno della pace trovino il massimo sostegno. Occorre organizzarsi per la pace e l’incontro di Assisi può essere un buon punto di partenza.

Giovanni Sarubbi



Domenica 18 Settembre,2016 Ore: 17:35
 
 
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