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www.ildialogo.org Più dialogo, più pace, più vita,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Più dialogo, più pace, più vita

di Giovanni Sarubbi

11 settembre, l'inizio della "terza guerra mondiale", la più lunga della nostra storia recente, che ha reso la guerra un fatto permanente della nostra vita


Quindici anni di guerra. Svariati milioni di morti al 90% musulmani. Tutto iniziò l’11 settembre del 2001. Fummo in pochissimi a parlare di “Terza guerra mondiale” e a continuare a farlo fino ad oggi. Qualche giornale titolò con “Apocalisse”, evocando una immagine religiosa e l’intervento di “Dio” nella storia, con l’inizio della battaglia di Armageddon fra il bene e il male.
In tanti si diedero da fare per distrarre, distorcere, generare fumo e diversivi su ciò che si stava per scatenare nel mondo e cioè l’ennesima guerra globale generata da fatti economici, cioè dalla crisi del sistema sociale capitalistico dominante a livello mondiale che, da dieci anni, era uscito vincitore dal confronto con l’allora “campo socialista” imperniato sull’URSS e dissoltosi nel 1990. Una guerra preparata da tempo e costruita meticolosamente dal punto di vista mediatico e della ideologia che la sostiene, quella dello “scontro di civiltà”, inventata nel 1993 dal consulente del Pentagono Samuel P. Huntington. C’erano già i colpevoli dell’attentato, un gruppo terroristico, e il nemico da battere, il cosiddetto “terrorismo internazionale”, configurato come una sorta di mostro alieno inafferrabile, dipinto con i colori, le immagini, le parole tipiche della religione islamica. Un mostro mutevole, incarnato per un certo periodo di tempo con alcune organizzazioni che poi sono state soppiantate da altre, tutte funzionali alla guerra e ai profitti delle industrie belliche.
Un miliardo e mezzo di persone da allora sono stati i nemici da battere, da distruggere, da criminalizzare in ogni modo possibile. Su di loro sono state scaricate responsabilità su responsabilità, per lo più inventate. E anche in queste ore c’è chi titola articoli con “Ma la guerra è dentro l’Islam”, per indicare una religione ed un intero mondo come colpevole di tutto il male del mondo ed incapace di avere un ruolo positivo.
È iniziato tutto l’11 settembre del 2001. Allora, affianco agli eserciti degli USA e dei loro alleati mandati in Afganistan, fu mobilitato un esercito di opinionisti e maître à penser a pagamento per scrivere tutto il male possibile sull’islam, arruolando in tale esercito di pennivendoli migliaia di giornalisti che hanno usato la loro penna come se fosse una pistola, ogni parola come un proiettile, ogni articolo come una bara piena di odio e razzismo, per creare la “guerra di religione” inventata da Huntington.
E in queste ore vengono rievocati e osannati coloro che più di altri, in quei giorni e negli anni successivi, si sono distinti in tale opera che è del tutto simile a ciò che è stato fatto durante la seconda guerra mondiale contro gli ebrei, anche essi allora accusati di tutti i mali del mondo, responsabili persino del loro stesso genocidio. E come allora, anche oggi sono i musulmani ad essere sterminati dal cosiddetto “fondamentalismo islamico”, che ha come nemici principali i musulmani, come oramai riconoscono gli stessi organismi internazionali di difesa dei diritti umani come Amnesty International. Musulmani che uccidono altri musulmani con gli occidentali che sarebbero i portatori della civiltà e della giustizia! Questa l’immagine costruita per continuare a giustificare la guerra che trova origine invece nella crisi economica del sistema capitalistico e nella immensa ingordigia di quel piccolo gruppo di persone (appena un centinaio) nelle cui mani è concentrato il 50% della ricchezza mondiale.
Ma l’11 settembre del 2001, oltre alla guerra, è iniziato nel nostro paese anche una iniziativa che ha avuto come scopo quello di impedire il dilagare del cosiddetto “scontro di civiltà”. Ci riferiamo alla “giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico” che si celebra il 27 ottobre e che proprio quest’anno è giunta alla sua quindicesima edizione.
Una iniziativa che, partendo dal basso, ha mobilitato centinaia e centinaia di associazioni a livello nazionale e che ha dovuto fare i conti con tutte le difficoltà che il mondo musulmano sta vivendo come conseguenza della campagna mediatica che sostiene la guerra. Difficoltà che significano paura e divisioni fra le varie organizzazione islamiche del nostro paese generate, spesso scientificamente, da chi ha interesse a sostenere la guerra.
Quest’anno, giunti alla 15a edizione, siamo ad un punto di svolta. C’è bisogno di un salto di qualità nell’azione delle associazioni che in questi anni si sono impegnate nel dialogo cristiano-islamico e per la fine della guerra.
Questa guerra mondiale dura ininterrottamente da 15 anni, la più lunga della nostra storia recente, tre volte la durata della prima e della seconda guerra mondiale. È una guerra che sta avendo sempre più conseguenze drammatiche nella vita sociale degli stessi paesi che finora non hanno subito morti e distruzione. Il rumore della guerra è oramai costante. La presenza militare e le conseguenti spese per gli armamenti incidono sempre più sulla vita sociale. Si spendono soldi per le armi e si tagliano servizi sociali fondamentali come la samità.
Dobbiamo allora impegnarci per la fine della guerra; dobbiamo impegnarci per rafforzare tutti i momenti e le possibilità di dialogo stimolando cittadini e istituzioni, a tutti i livelli, ad impegnarsi per la fine della guerra e per la difesa della libertà religiosa. Bisogna impegnarsi per la fine del sostegno all’economia di guerra, per la fine dei finanziamenti pubblici alle industrie da guerra e al loro sostegno nella vendita di armi a livello internazionale. Vogliamo che il made in Italy più diffuso al mondo siano “pizza e spaghetti” piuttosto che bombe aerei militari e pistole.
Solo impegnandoci per la pace, questo triste anniversario potrà avere un senso. Occorre rifiutare tutte le bugie che da 15 anni vengono diffuse a sostegno della guerra. Occorre più dialogo, più pace, più vita.
Giovanni Sarubbi



Domenica 11 Settembre,2016 Ore: 13:12
 
 
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