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www.ildialogo.org Terremoto di Rieti: l'ennesima tragedia annunciata,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Terremoto di Rieti: l'ennesima tragedia annunciata

di Giovanni Sarubbi


L'ennesimo terremoto ha colpito il nostro paese. Dovremmo essere preparati perchè l'Italia è un paese a forte rischio sismico, soprattutto lungo tutto l'Appennino. E invece no. Le case vengono giù, anche quelle costruite in cemento armanto, come è successo anche oggi in provincia di Rieti, perchè si costruisce in modo fraudolento o si continua a vivere in strutture vecchie di secoli e costruite senza alcun criterio antisismico. Si ruba sul cemento, sui ferri, sui criteri di costruzione, o si costruisce in zone a forte rischio di dissesto idrogeologico. E quando viene un terremoto non particolarmente grave come quello di Rieti, interi paesi vengono distrutti, con centinaia o anche migliaia di vittime, come è successo nel 1980 nel terremoto dell'Irpinia del 23 novembre.
E ogni volta l'Italia si scopre fragile e impotente, e i volontari sono costretti a "scavare a mani nude", e questo diventa un motivo di orgoglio per il presidente del consiglio di turno che solo pochi giorni fa ostentava potenza e voglia di guerra accogliendo i primi ministri di Francia e Germania a bordo della Portaerei Garibaldi.
Da una lato spese per armamenti a più non posso, dall'altro neanche un euro per la messa in sicurezza del territorio, con i poveri a contare e piangere i propri morti.
No signor presidente del consiglio, non è un vanto scavare tra le macerie a mani nude. I volontari lo faranno comunque di fronte alla tragedia e alla necessità di salvare la vita a chi è finito sotto le macerie. Ma lei, signor primo ministro, non può appropriarsi dello spirito di sacrificio dei volontari per coprire le sue responsabilità, che in questi anni e in questi giorni ha diretto la politica economica dell'Italia verso le industrie da guerra e verso l'impegno militare dell'Italia su più fronti di guerra a livello internazionale. E non serve a nulla dire che "nessuno verrà lasciato solo". È una frase che abbiamo sentito più volte da suoi predecessori e più volte abbiamo potuto verificare la sua falsità, e ne sanno qualcosa i terremotati dell'Aquila o quelli dei terremoti precedenti, con i terremoti trasformati in infami business per pochi furbetti, che all'Aquila brindarono persino al pensiero degli affari che avrebbero fatto, e in tragedia per i terremotati, soprattutto per i lavoratori o i ceti sociali più miseri.
I terremoti nessuno li può fermare e nessuno sa quando si verificheranno. Ma è sua responsabilità, signor primo ministro, mettere in sicurezza il territorio e impedire che si speculi sulla vita e sulla salute dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli. E sarebbe ora che dalla bocca di chi ha la responsabilità di governare il paese escano parole a cui poi seguano i fatti a favore della grande maggioranza della popolazione e non degli interessi di pochi ultraricchi che vedono soldi e fortuna persino nelle disgrazie altrui.
Spero che, questa volta, ciò non le venga permesso e che nessuno possa arricchirsi anche in questa tragedia.
I cittadini italiani, soprattutto quelli più poveri, si stanno mobilitando a favore di chi in queste ore ha perso i propri familiari e vive nel dolore più atroce. Lo hanno sempre fatto e continueranno a farlo. Lei, signor presidente del consiglio, non dica parole inutili ma faccia quello che il suo ruolo ed il suo giuramento sulla Costituzione gli impone. Stia per una volta dalla parte dei più deboli, di quelli che tutti i giorni lavorano e non di chi tutti i giorni il lavoro lo sfrutta come più gli aggrada.
Giovanni Sarubbi


Mercoledì 24 Agosto,2016 Ore: 22:12
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 25/8/2016 21.17
Titolo:
Ciao Giovanni,
                  ancora una volta devo condividere la tua voce fuori dal coro della retorica della solidarietà, di cui l'ineffabile presidente del Consiglio ha dato l'ennesima prova a proposito del tremendo terremoto che ha colpito l'Italia centrale. A riprova, invece delle verità del tuo  editoriale, racconto brevemente una dolorosa esperienza personale. Qualche anno fa ho acquistato una casa da una cooperativa - rossa, ma pecunia non olet - che non ha rispettato, avallata dall'amministrazione comunale,  le regole di sicurezza, costruendo terra-tetti e appartamenti sotto una collina, senza un adeguato deflusso delle acque. Così nell'ottobre 2013, una rovinosa alluvione ha provocato gravissimi danni (personalmente ne ho subiti per migliaia di euro). Ci siamo rivolti alla cooperativa - ma questa era fallita nel frattempo! -  e al Comune, che ha fatto tante promesse, di cui non si è visto alcun risultato concreto. Così dopo  gli onerosi danni subiti, abbiamo dovuto sobbarcarci altre pesanti spese per la messa in sicurezza idrogeologica: nessuno tranne noi, le vittime, ha tirato fuori un euro! Questa, è l'Italia, in cui la sicurezza del territorio - purtroppo estremamente fragile, come sottolinei giustamente - è, insieme a quella  delle vite umane, un bene comune ignorato dai nostri politici che hanno e che hanno avuto, ben altre (e, spesso inconfessabili) priorità, mentre i palazzinari di ogni risma lo saccheggiavano impunemente. Grazie della tua indignazione
Mauro Matteucci

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