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www.ildialogo.org Noi speriamo che lo spumante gli vada di traverso.,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Noi speriamo che lo spumante gli vada di traverso.

Guerra in Libia, terrorismo, religione: il cocktail ideale per le industrie belliche


di Giovanni Sarubbi

Chi, come me, ha abbastanza anni per ricordare il periodo cosiddetto degli “anni di piombo”, non può fare a meno di paragonare la situazione attuale a quella di allora. Allora c'era in Italia un gruppo terrorista che si chiamava “Brigate Rosse” che teorizzava e praticava la lotta armata per realizzare il comunismo. Ma c'erano anche un'altra serie di gruppi terroristici con sigle analoghe tutte richiamanti il comunismo come ad esempio i NAP (Nuclei armati proletari) anch'essi dediti ad attentati ed omicidi. Che con il comunismo non centrassero nulla era evidente. Bastava leggere le loro farneticazioni e la loro biografia. Fra loro spuntò persino il figlio di un ministro democristiano e tantissimi brigatisti avevano fatto la loro formazione in ambienti cattolici.
Ma ciononostante chiunque in quel periodo a cavallo tra i primi anni '70 e gli inizi degli anni '80 del secolo scorso si dichiarava comunista, veniva guardato con sospetto soprattutto se appartenente a quella composita galassia di organizzazioni nate sull'onda del movimento internazionale del periodo 1968-1969. Anni di piombo perché si sparava e si uccideva e si facevano attentati tutti etichettati come “comunisti”. E anche allora, come oggi, le prime vittime di quegli attentati, oltre a coloro che venivano uccisi, furono proprio i comunisti, gli operai, il movimento sindacale che fu messo all'angolo e ridotto all'impotenza. E poi ci fu il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro e della sua scorta, che fu il punto più alto dell'azione terroristica in Italia. Ed è proprio dalle inchieste e dai vari processi per quell'omicidio che venne fuori quello che solo pochi avevano avuto il coraggio di dire, e cioè che le organizzazioni terroristiche italiane erano infiltrate da più servizi segreti. Erano eterodiretti, erano marcate come comuniste ma servirono a tutt'altro. E i risultati li stiamo ancora pagando in termini di distruzione di tutti i diritti fondamentali per i lavoratori, quelli che avrebbero dovuto essere la colonna portante della nostra Repubblica e che ora non contano più nulla e le cui condizioni di vita e di lavoro sono tornati ai livelli del 1800.
Quando si ha a che fare con organizzazioni terroristiche è sempre così. Basta guardare la storia degli ultimi duecento anni per rendersene conto. E quando si ha a che fare con organizzazioni terroristiche bisogna saper distinguere fra le dottrine che esse proclamano e ciò che poi concretamente esse realizzano e soprattutto chi sono poi le vere vittime delle loro azioni
E, mutatis mutandis, è così anche oggi con il terrorismo cosiddetto “islamico” su cui è stata costruita la dottrina della “guerra di religione” o “scontro di civiltà” che dir si voglia.
Lo diciamo da tempo ma repetita juvant. C'è un personaggio che sta girando l'Italia dicendo che ci sarebbe una intera religione, l'Islam che è la seconda religione mondiale, che sta combattendo contro l'occidente cristiano. Ma se fosse vero dovrebbero esserci dei numeri, dei dati oggettivi a sostegno di tale tesi e invece niente. E viene fuori ora in modo chiaro, lo ha detto anche il presidente della Repubblica Mattarella, che il 94% delle vittime del cosiddetto “terrorismo” che si ostinano a chiamare “islamico” è composto proprio da musulmani. Lo ha affermato Amnesty International, lo dicono i cardinali della chiesa cattolica dell'area medio orientale, lo dice il prof. Orsini della Luiss di Roma e lo ripete l'Agenzia FIDES del Vaticano in numerosi suoi dispacci. Lo dice Papa Francesco. La grandissima maggioranza delle vittime del terrorismo che si ostinano a chiamare “islamico” è composto di musulmani. C'è dunque una guerra in atto, e questo è certo, ed è una guerra contro i musulmani condotta da chi si spaccia per musulmano. Questa è la verità che i fatti reali riportano. La religione dunque non c'entra, centrano, come sempre, i soldi, le materie prime, la conquista del potere su popoli e territori.
Ed è ciò che sta accadendo in questi giorni in Libia ma il pretesto usato è sempre quello della caccia al gruppo terrorista denominato ISIS, contro cui sarebbero diretti i bombardamenti americani. Era da tempo che si parlava di un intervento militare in Libia di cui l'Italia doveva essere il capofila. Ma i tempi dell'intervento sono stati scelti con grande cura e non sono stati certo divulgati preventivamente alla stampa. E la scelta del mese di Agosto era probabilmente decisa da tempo. I paesi occidentali coinvolti in pieno periodo estivo con la gente impegnata nelle ferie; l'inizio delle olimpiadi che consente di effettuare trasmissioni fiume sull'evento e silenziare tutto ciò che succede in Libia; ma anche lo svolgimento della campagna elettorale statunitense (una guerra fa sempre bene come argomento elettorale negli USA!), indicavano che il mese di Agosto era quello più propizio. E così è stato. Ed è probabile che sempre in questo mese si dia il via anche all'intervento presso la diga di Mosul in Iraq. Nel silenzio dei media e in spregio della Costituzione.
Ma l'ISIS ed il terrorismo che si ostinano a chiamare “islamico non c'entra. Lo ha detto oggi anche su Famiglia Cristiana il Generale Camporini1, che ha sempre dubitato, queste le sue parole, “delle reali capacità del Califfato in Libia” aggiungendo che «non c'è una forza autoctona del califfato, solo una sorta di franchising voluto dai seguaci di Gheddafi che, esclusi dal gioco politico all'indomani della caduta del leader, in questo modo hanno riconquistato voce in capitolo attirando un certo numero di combattenti, soprattutto tunisini e marocchini». “Combattenti”, cioè mercenari, cioè persone che sanno solo combattere a pagamento, altro che persone religiose. L'islam c'entra come i cavoli a merenda.
Ma la denuncia di papa Francesco, a cui sono seguite le parole di Mattarella che hanno denunciato che le guerre si fanno per soldi e che le vittime sono principalmente musulmani, ha fatto arrabbiare chi da anni batte sul chiodo del pericolo dell'estremismo islamico. E così con i bombardamenti in Libia è iniziata in Italia una nuova caccia al musulmano della porta accanto. E i soliti giornali islamofobi e la solida destra ha ripreso fiato. Qualche musulmano è stato arrestato, qualche altro è stato espulso. Un copione che si ripete da tempo, con notizie sparate in prima pagina a titoli cubitali all'atto dell'arresto e nessuna notizia quando gli arrestati vengono scarcerati perché gli indizi erano inconsistenti, come è successo sempre finora. E mentre si fa la caccia all'islamico innocente, si continua a lasciare indisturbato chi minaccia di morte la presidente della Camera o continua a diffondere odio e razzismo contro i musulmani e i migranti violando apertamente la legge Mancino. Il razzismo è diventato una legittima opinione e i nostri mezzi di comunicazione di massa lo diffondo a tutte le ora del giorno. E su internet c'è una marea di persone che diffondono razzismo insieme alla loro stupidità e ignoranza.
E anche in questa occasione, dobbiamo ringraziare Papa Francesco per le parole chiarissime che ha usato sulla questione della violenza accostata all'islam. Nell'Intervista a papa Francesco, a cura di Andrea Tornielli – (pubblicato da La Stampa dell'1-8- 2016) dal titolo «I fondamentalisti sono dappertutto. Anche tra i cattolici», egli smaschera definitivamente l'ipocrisia e la falsità di chi attacca l'islam per fare la guerra. Credo sia opportuno riportare integralmente le sue affermazioni:
«Non è giusto dire che l’islam sia terrorista, a me non piace parlare di violenza islamica». Papa Francesco dialoga con i giornalisti sull’aereo che lo riporta da Cracovia a Roma e risponde così a una domanda sull’uccisione di padre Jacques Hamel, il sacerdote francese sgozzato mentre celebrava la messa.
Perché quando parla di terrorismo lei non pronuncia mai la parola islam?
«A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: c’è quello che uccide la fidanzata o la suocera, e sono violenti cattolici battezzati. Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica? Gli islamici non sono tutti violenti. È come una macedonia, ci sono i violenti nelle religioni. In quasi tutte le religioni c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Anche noi ne abbiamo. E quando il fondamentalismo arriva a uccidere - si può uccidere con la lingua, lo dice l’apostolo Giacomo, non io, e si può uccidere con il coltello - non è giusto identificare l’islam con la violenza. Ho avuto un lungo dialogo con il grande imam di Al Azhar: loro cercano la pace e l’incontro. Il nunzio di un Paese africano mi diceva che nella capitale del suo Paese c’è sempre una coda di gente per passare la porta santa e alcuni si accostano ai confessionali. Ma la maggioranza va avanti a pregare all’altare della Madonna, e ci sono musulmani che vogliono fare il Giubileo. Quando sono stato in
Centro Africa sono andato da loro, l’imam è salito sulla papa-mobile. Si può convivere bene. Ci sono gruppetti fondamentalisti. Mi domando, quanti giovani che noi europei abbiamo lasciati vuoti di ideali vanno alla droga, all’alcool o si arruolano. Sì, possiamo dire che il cosiddetto Isis è uno stato islamico che si presenta come violento, perché come carta d’identità ci fa vedere come sgozzavano gli egiziani. Ma questo è un gruppetto, ma non si può dire, non è vero e non è giusto dire che l’islam
sia terrorista».
Grazie Papa Francesco. Quelli che si dicono cattolici nel governo e nel parlamento, terranno conto delle sue parole?
E come negli anni di piombo occorre la massima vigilanza da parte di tutte le organizzazioni e comunità islamiche italiane. La provocazione è dietro ad ogni angolo perché la macchina bellica ha bisogno di creare i mostri contro cui scatenare l'opinione pubblica per giustificare la guerra. È la storia di sempre, ed è quello che hanno vissuto gli italiani e i tedeschi durante la seconda guerra mondiale quando i mostri di turno furono gli ebrei, insieme ai rom, agli omosessuali, ai malati, ai comunisti.
Immaginiamo quale clima di euforia stiano oggi vivendo i consigli di amministrazione delle aziende belliche alle notizie provenienti dalla Libia. Staranno stappando bottiglie di spumante contando i loro profitti. Noi speriamo che lo spumante gli vada di traverso.
Giovanni Sarubbi

NOTE
1Già capo di stato Maggiore dell'Aeronautica e Capo di Stato Maggiore della Difesa e oggi vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali)



Domenica 07 Agosto,2016 Ore: 18:47
 
 
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