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www.ildialogo.org Padre Jacques Hamel : un martire comune a cristiani e musulmani,di Giovanni Sarubbi

Editoriali
Padre Jacques Hamel : un martire comune a cristiani e musulmani

di Giovanni Sarubbi

L'omicidio di padre Jacques Hamel di Rouen in Francia avvenuto lo scorso 26 luglio mentre celebrava una messa, si è trasformata in un vero boomerang per chi l'ha progettata ed eseguita. Pensavano che si sarebbe innescata una guerra di religione tra cristiani e musulmani ma non è stato così. Papa Francesco ha immediatamente detto che la guerra in corso non è una guerra di religione e che le guerre si fanno per i soldi, per le materie prime, per il potere. Immediatamente tutti i massimi leader religiosi musulmani e cattolici hanno seguito a ruota le dichiarazioni di Papa Francesco e hanno parlato di dialogo e di pace. Venerdì 29 i cattolici di Francia sono andati nelle moschee a pregare insieme ai musulmani. Gli imam di Francia hanno a loro volta lanciato un appello affinché domenica 31 tutti i musulmani ricambino ciò che i cattolici avevano fatto nelle moschee partecipando alla messa.
In Italia moltissime associazioni islamiche sono andate immediatamente presso le diocesi per formulare il loro cordoglio per la barbara uccisione di padre Jacques. E questa mattina sono state migliaia le associazioni islamiche che hanno partecipato alle messe in Italia e Francia. I telegiornali hanno parlato per la sola Torino di 15.000 musulmani che hanno partecipato alle messe. La grande maggioranza dei musulmani e dei cristiani hanno capito che partecipare ai momenti di preghiera di altre comunità di fede non implica in alcun modo “condividere i riti o il credo degli altri ma esprimere la solidarietà per un atto che ha colpito i nostri amici con i quali condividiamo la stessa società”, come si è espresso Ben Mohamed Mohamed imam della moschea di Centocelle a Roma. Ma sulla stessa linea di Papa Francesco si è schierato lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ripetuto pari pari le sue parole, dicendo anche che la grandissima maggioranza delle vittime del terrorismo cosiddetto “islamico” sono proprio i musulmani.
Il dialogo questa volta ha vinto, chi voleva la guerra di religione è stato sconfitto.
Attaccano i sostenitori del dialogo
E l'omicidio di padre Jacques Hamel è significativo proprio sul tema del dialogo cristiano-islamico. Padre Jacques Hamel era un amico dei musulmani. Proprio la sua parrocchia nel 2000 aveva donato alla locale comunità islamica un terreno su cui è sorta la moschea. Chi ha ucciso padre Jacques ha ucciso un amico fraterno dei musulmani. Hanno ucciso un uomo del dialogo, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all'incontro e all'amicizia con tutti gli esseri umani. E per il suo essere un amico fraterno dei musulmani è come se avessero ucciso un musulmano.
Questo barbaro omicidio dimostra ancora di più quali sono gli obiettivi e i nemici contro cui si accaniscono i terroristi: ce l'hanno con i musulmani e con gli amici dei musulmani. Non c'è attentato di quelli avvenuti in Europa dove non ci siano stati musulmani uccisi. A Nizza la prima vittima è stata una donna musulmana e sulle 84 vittime totali ben 30 erano musulmane.
Il fatto è oramai così evidente che lo stesso presidente della Repubblica lo ha ammesso nella sua intervista al TG1. Non c'è una guerra del mondo islamico contro l'occidente cristiano, come sostengono i fautori del cosiddetto “scontro di civiltà”, ma c'è una guerra contro il mondo musulmano visto che il 94% delle vittime sono proprio musulmani.
Nuovi e strani sostenitori della guerra di religione
Ma in questi giorni è venuto fuori anche il vero volto di chi sostiene in Italia la dottrina della “guerra di religione”. Personaggi che mi è difficile chiamare “giornalisti”, perché i loro scritti e le loro azioni negano i principi fondamentali che regolano la professione giornalistica, hanno esternato in modo chiaro il loro odio contro l'islam e i musulmani. Sia l'ISIS sia questi personaggi, sostengono le stesse dottrine che con l'Islam non hanno nulla a che vedere. Sia l'ISIS che questi personaggi sostengono che nel Corano sarebbe scritto l'ordine “di uccidere tutti i miscredenti tutti i non musulmani. (per le bugie più diffuse vedi il seguente link). Hanno studiato alla stessa scuola. Gli uni e gli altri odiano i musulmani. Gli uni e gli altri vogliono la guerra ed è del tutto evidente che le azioni terroristiche in Europa hanno l'unico scopo si stimolare i paesi europei alla guerra contro i musulmani.
Ma in questi giorni, sul fronte dei sostenitori della guerra di religione, abbiamo avuto anche una sorpresa. A sostegno di questa dottrina è scesa una giornalista “comunista”, e visto quello che ha scritto a questo punto le virgolette sono d'obbligo. Ci riferiamo a Giuliana Sgrena e al quotidiano “Il Manifesto”. Con un editoriale del 29 luglio dal titolo E’ anche una guerra di religione la Sgrena afferma che: «Sostenere che quella in corso non è anche una guerra di religione sarebbe come negare la storia, dalle Crociate in poi, e abiurare i testi sacri delle religioni monoteiste». Ed incredibilmente arriva anche a sostenere una tesi che tutti gli studiosi di islam negano alla radice. Afferma la Sgrena che “Il terrorismo islamico fa riferimento a una categoria dell’islam: il jihad”, dandone l'interpretazione usata in modo prevalente da tutti i mass-media italiani che è quello di “guerra santa”. E la Sgrena si avventura anche nella citazione di alcuni versetti del Corano interpretati letteralmente.
Ma nel Corano il termine jihad non è associato al concetto di guerra per il quale si usano altre parole, ma a quello di “sforzo sulla via di Dio”, legato appunto all'idea di sforzo morale e spirituale del singolo credente o della comunità dei credenti. “Va da se – scrive Lorenzo Declich – che assimilare l'idea di jihad a quella di crociata è improprio. E usare questo parallelismo per spiegare una vera o ipotetica tensione propria dell'ideologia islamica verso una conquista violenta dell'universo mondo è poi assolutamente erroneo[1]. No, la Sgrena non capisce nulla di Islam né di religioni in genere che tutte contengono il comandamento del “non uccidere” e che non incitano alla guerra, neppure l'Antico Testamento che è quello più pieno di racconti a sfondo bellico. Ma, ed è la cosa più incredibile per chi scrive su un quotidiano che si dice comunista, la Sgrena nega anche il materialismo storico marxista ,che ha sempre analizzato la storia partendo dalle condizioni materiali delle società. Anche nelle guerre dove sembrano prevalere gli aspetti religiosi, come le Crociate, a prevalere e a spingere alla guerra sono sempre fatti economici, questioni di mercato, conquista di potere. La “comunista” Sgrena nega quello che il cattolico Papa Francesco ha fatto suo perché “lo sanno anche i bambini” che le guerre si fanno per soldi. “l’argent fait la guerre” (fr. «il denaro fa la guerra»).
È dunque la vittoria del dialogo e della pace?
Ovviamente no. Le forze che vogliono la guerra sono forti e armate fino ai denti. Ci sono potenti eserciti in armi che si confrontano a livello mondiale e stanno facendo guerre. Ci sono le industrie di armamenti per le quali le guerre sono una vera e propria manna dal cielo. Ci sono quelle poche decine di persone che possiedono il 50% della ricchezza mondiale che spingono per la guerra, per conquistare territori, suoli, acqua, materie prime.
Ciò nonostante guardiamo a ciò che è successo in questi giorni con speranza. Il barbaro assassinio di padre Jacques Hamel ha prodotto un moto di indignazione che spinge verso la pace. Non possiamo non esprimere soddisfazione per gli incontri di questi giorni, per la presa di coscienza prodotta dalle parole di Papa Francesco. Gli incontri di questi giorni, la spinta al dialogo, le parole chiare di Papa Francesco sono anche il frutto del lavoro che da 15 anni centinaia di associazioni portamo avanti sulla via del dialogo cristiano-islamico. Sono anche il frutto delle centinaia di iniziative che ogni anno si svolgono in Italia nella Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico che si tiene il 27 ottobre di ogni anno. Giornata nata a ridosso degli attentati dell'11 settembre 2001 e che questanno celebrerà la sua quattordicesima edizione.
Siamo convinti che la strada del dialogo continuerà nel nome di Padre Jacques Hamel che credo, e a ben ragione, potrà diventare un martire comune a cristiani e musulmani da prendere ad esempio  e da indicare alle future generazioni di credenti.
Giovanni Sarubbi

NOTE

1Lorenzo Declich, ISLAM IN 20 PAROLE, Editori Laterza, pag 55



Domenica 31 Luglio,2016 Ore: 19:47
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Mauro Matteucci Pistoia 03/8/2016 22.37
Titolo:
Ciao Giovanni,
                   ho letto con attenzione il tuo editoriale e ascoltato la tua intervista sul martirio di padre Jacques Hamel, veramente un grande testimone, che con il suo  sacrificio acquista grandezza anche per la miseria di tanti personaggi che in questi giorni hanno detto banalità e/o infamie. Credo che bisogna rifuggire da ogni banalizzazione o semplificazione per leggere i complessi e drammatici fatti del presente. Le strade del dialogo e della speranza, come fai pervicacemente, sono le uniche che possono darci risultati umani. Quanto successo domenica scorsa è un primo bellissimo segno. Perciò la giornata del 27 ottobre avrà un significato ancora più forte. Con amicizia
Mauro Matteucci

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