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www.ildialogo.org Riprendere il cammino per la costruzione di una nuova umanità,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Riprendere il cammino per la costruzione di una nuova umanità

di Giovanni Sarubbi

Chi ha vent'anni non pensa alla morte. Se è in buona salute non la sente crescere dentro di sé man mano che la malattia avanza come capita a chi è malato, o come la può sentire una persona anziana piena di acciacchi che peggiorano con l'età. Un giovane di vent'anni ha la vita davanti, ha le energie fisiche per sperare di vivere una vita migliore di quella che hanno vissuto i propri genitori. Può progettare il proprio futuro, può mettere su famiglia, avere figli e figlie.
Ma non è stato così per quei giovani di vent'anni che negli anni '80 del secolo scorso, 350 per la precisione, furono assunti dalla ex Isochimica di Avellino. Un'azienda nata con lo scopo di eseguire una attività pericolosissima, quale quella della scoibentazione dell'amianto dalle carrozze ferroviarie delle Ferrovie dello Stato, che nessuno più in Italia voleva fare e che non è stata fatta in nessun paese al mondo.
E furono assunti perché erano tutti giovani. Cercavano anzi solo ventenni, li volevano giovani e forti, e li cercavano in una realtà, quale quella dell'Irpinia e della Campania degli anni '80, dove il terremoto aveva devastato una realtà già di per sé devastata e oppressa. Devastata e oppressa dalla miseria e da una classe politica ed imprenditoriale dedita al saccheggio delle risorse dello Stato per trarne tornaconto per sé e i propri sodali. Una classe imprenditoriale e politica incurante persino di inquinare irrimediabilmente la propria terra, come è poi accaduto, proprio in quegli anni, con lo sversamento di rifiuti tossici in Campania (in quella che è poi stata battezzata come “terra dei fuochi”), grazie al sodalizio criminale tra industriali del nord e camorra. La stessa logica perversa, con l'unico obiettivo del guadagno a tutti i costi, cancellando il diritto alla vita di giovani ventenni o di un'intera popolazione, di Avellino o della Campania.
Le condizioni di lavoro presso la ex Isochimica erano disumane. Dal racconto che ne hanno fatto gli operai oggi a distanza di trent'anni, sembra di rileggere le storie sul capitalismo del 1800. A volte sembra di essere in un campo di concentramento nazista, tanta è la ferocia e la disumanità dei protagonisti. Questi ventenni per 7-8 anni hanno scoibentato l'amianto senza alcuna protezione, quasi a mani nude, armati solo di stecche metalliche. Il tutto nel silenzio assordante di tutti gli organi di controllo dello Stato, dall'ispettorato del lavoro, all'ASL, al Tribunale, agli stessi sindacati.
Li hanno selezionati giovani, inesperti, al loro primo impiego, affamati di lavoro. Li hanno illusi e imbrogliati. Non sapevano nulla dell'amianto, della sua pericolosità. Nulla sapevano gli abitanti del rione di Avellino dove questa fabbrica è sorta a ridosso della stazione ferroviaria. Una fabbrica, quella della Isochimica, che ha iniziato la sua attività senza avere neppure un ufficio, che ha scoibentato l'amianto per il primo anno direttamente nella stazione ferroviaria di Avellino. Ignari passeggeri, i cittadini di un intero rione, hanno respirato fibre di amianto senza che nessuno sapesse nulla. Tanto, diceva il padrone della ex Isochimica, e padrone anche della locale squadra di pallone, “L'amianto fa meno male della coca-cola”.
Racconto questa storia perché ieri 30 aprile ho partecipato ad Avellino, presso la camera del lavoro CGIL, alla presentazione del volume “IL RACCONTO GIUSTO Storie di amianto e di operai all'Isochimica di Avellino”, Editrice EDIESSE, di Anselmo Botte, sindacalista CGIL di Salerno. Un libro dove a parlare sono direttamente gli operai che, allora ventenni, hanno vissuto la più tragica esperienza della loro vita e che ora li vede tutti ammalati per la prolungata esposizione all'amianto che hanno subito trent'anni fa. Dei trecentocinquanta operai ne sono già morti una trentina, il 10% circa per malattie asbesto correlate. Quelli che in questi ultimi anni si sono impegnati per il riconoscimento della loro malattia professionale e per il diritto alla pensione, nonostante abbiano poco più di 50 anni, si definiscono “morti viventi”. Sanno di essere segnati perché l'amianto non dà scampo. Come sanno gli abitanti di Casale Monferrato, sede della Eternit, dove oramai i morti per malattie asbesto correlate non si contano più. E proprio l'autore del libro ha raccontato come una delle ultime vittime di Casale Monferrato aveva solo 28 anni, segno che la sua contaminazione è avvenuta addirittura nei primi mesi della sua nascita, perché il periodo di incubazione delle malattie correlate all'asbesto è proprio di 25-30 anni.
Scriveva Carlo Marx:«Tutta la storia dell'industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutti i lavoratori nella più profonda degradazione»[1].
Il suo compagno Engels, nel suo libro “La situazione della classe operaia in Inghilterra”[2], scritto nel 1845 (171 anni fa), così scriveva a conclusione della sua analisi: «Non ho mai incontrato una classe così profondamente immorale, così inguaribilmente corrotta, intimamente corrosa e resa del tutto incapace di ogni progresso dall'egoismo, come la borghesia inglese, e intendo qui la borghesia vera e propria, particolarmente quella liberale, contraria alle leggi sul grano. Per essa nulla esiste al mondo se non per amore del denaro, non eccettuata se medesima, e infatti non vive che per guadagnare denaro, non conosce altra beatitudine che il guadagno rapido, altro dolore che la perdita del denaro. Data questa avidità e questa sete di denaro, non è possibile che una sola manifestazione dello spirito umano resti senza macchia...Per il borghese inglese inglese è del tutto indifferente che i suoi operai muoiano o no di fame, purché egli guadagni denaro… La libera concorrenza non vuole limitazioni, non vuole controlli statali, tutto lo Stato le è di peso, essa si troverebbe al massimo grado di perfezione in un assetto totalmente privo di Stato, dove ciascuno potesse a suo piacimento sfruttare gli altri...Ma poiché non può farne a meno, se non altro per tenere a freno il proletariato ad essa altrettanto necessario, la borghesia spinge lo Stato contro il proletariato e cerca per quanti è possibile di tenerlo lontano da sé». Ed è noto che il capitalismo inglese è stato il padre di tutti i capitalismi sparsi in giro per il mondo. Persone feroci, disumane, capaci di sfruttare i bambini e persino la schiavitù che è ancora presente in varie parti del mondo.
Cosa è cambiato in questi 171 anni rispetto a quello che scrivevano Marx ed Engels? Nulla, perfettamente nulla! È peggiorato anzi, e di molto, ciò che i capitalisti, singolarmente e come classe sociale, fanno contro la natura e contro la salute delle popolazioni. All'ex Isochimica si è sfruttato il lavoro operaio nel modo più selvaggio possibile e si è inquinato e avvelenato un'intera popolazione senza alcun ritegno. In Campania si è consentito, grazie all'accordo fra industriali del nord e camorra, l'inquinamento di un intero territorio, con morti su morti per tumori, soprattutto fra i bambini. A Taranto, idem, e così a Casal Monferrato, a Praia a Mare alla Marlane, ed in tutti i luoghi dove è stata realizzata una industria inquinante. Hanno inquinato e ucciso e lo Stato è rimasto muto, come scriveva Engels nel 1845 e come abbiamo vissuto ad Avellino ed in tutti i luoghi dove ciò è successo. E hanno usato gli operai più indifesi, i più miseri e diseredati, corrompendoli o minacciandoli. In più, aggiungendo il danno alla beffa, oggi ciò che Engels descrive così bene, ci viene proposto dai governi che si stanno succedendo da trent'anni a questa parte, come le riforme necessarie a farci uscire dalla crisi. Nessuna limitazione per i capitalisti, tutto contro i lavoratori e la loro dignità, come nel 1845.
Ultima notizia sul fronte dell'inquinamento quella della scoperta di una discarica abusiva nel cuore archeologico di Roma, nelle catacombe di Tor Fiscale. Sono stati sequestrati chilometri di gallerie del II secolo d.C. pieni «di rifiuti elettronici, pneumatici fuori uso, macerie e un lago nero di olio motore esausto di 200 metri quadri e 800 metri cubi». Nessun rispetto per nulla, i soldi ed il proprio guadagno prima di ogni altra considerazione.
Questo è il capitalismo che è lo stesso di sempre, 171 anni fa come oggi.
È bene allora ricordare queste cose il primo maggio, mentre a Roma in questo momento è in corso “Il concertone” che da molti anni viene organizzato da CGIL-CISl-UIL. Un concerto che oramai non serve più a stimolare la lotta contro un capitalismo assassino, che produce guerre e inquinamento globale, che vuole solo rapinare la natura e che se ne frega della salute degli uomini e degli altri esseri viventi. Anche i sindacati, che più di altre organizzazioni dovrebbero essere in grado di comprendere la realtà selvaggia ed immorale del sistema sociale che è maggioritario a livello mondiale, balbettano di fronte a queste cose. E quando gli operai li accusano di connivenza rispetto a casi come quello dell'Isochimica o di Taranto, si inventano la contraddizione “fra lavoro e tutela della salute”, che esiste solo nella loro testa e che nessun essere dotato di intelletto può accettare. Una contraddizione inesistente, inventata per giustificare la propria subordinazione ai voleri del grande o piccolo capitale, della multinazionale o del piccolo padroncino locale con agganci politici per lucrare sui fondi statali ai danni dei lavoratori e delle popolazioni. Come se non potesse esistere una produzione industriale senza inquinamento e distruzione della natura. Come se non si potesse nulla contro la forza corruttrice del capitale finanziario. Come se il lavoro potesse essere generato solo dalla classe sociale capitalista e da nessun altro. Come se i soldi potessero essere più importanti della capacità dell'uomo di trasformare la materia con le proprie mani e le proprie capacità tecniche. Una contraddizione inesistente per coprire la propria incapacità a rispettare l'enunciato della nostra Costituzione che all'art. 41 afferma che «l'iniziativa economica privata è libera» e che essa «non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
La contraddizione è invece quella tra “capitale e lavoro salariato”, quella che indicavano Marx ed Engel nel Manifesto del Partito Comunista del 1848. Ed è incredibile come oggi la cosiddetta sinistra si metta vergogna di dire quello che ogni operaio, ogni impiegato, ogni lavoratore dipendente vive sulla propria pelle. Ed è paradossale che ciò avvenga in un tempo nel quale un Papa della Chiesa Cattolica dice parole di condanna dell'inquinamento e dello sfruttamento dei lavoratori. Un papa che per dire tali parole, mai pronunciate prima da un Papa, deve dire di non essere comunista ma di applicare semplicemente il Vangelo. A dimostrazione di come la lotta contro lo sfruttamento selvaggio del lavoro è quella che ha caratterizzato il movimento comunista fin dalla sua origine e contro cui la chiesa cattolica, e anche altre chiese, hanno alzato muri ed esercitato scomuniche. Facendo altresì concordati con fascisti e nazisti e intrecciando affari lucrosi con industriali e finanzieri e divenendo, attraverso la propria banca, uno strumento di riciclaggio dei capitali delle mafie. Vedi, IOR, Marcincus, Banco Ambrosiano, Sindona,...
Ed il segno della depravazione e della corruzione che ha pervaso tutti i partiti di sinistra, a cominciare da quello più grosso che era il PCI, è l'ultima piroetta con triplo salto mortale compiuta da quello che fu il segretario che si proponeva di rifondare il partito comunista in Italia, dopo il suo scioglimento nel 1991. Ora ha scoperto Comunione e Liberazione, lì ha trovato il suo popolo e si è sentito a casa, annunciando la morte del movimento operaio. Si è scordato di dire che lui personalmente è stato uno di quelli che il movimento operaio lo ha ucciso.
Badate non ha scoperto la teologia della liberazione, le comunità di base, i movimenti di liberazione dell'America latina, che da decenni sono terreno di incontro e confronto fra i comunisti e i seguaci del Vangelo di Gesù di Nazareth, ma Comunione e Liberazione, un movimento intriso di soldi e di potere, con tutto ciò che soldi e potere significano.
Ed allora buon primo maggio a quanti vorranno rimettersi in marcia liberandosi dallo sfruttamento selvaggio dei vari padroncini, come quello dell'Isochimica, o delle grandi multinazionali; che vogliano liberarsi dal dominio e dalla corruzione che il denaro è oramai capace di determinare in tutti quelli che incontra, trasformando ferventi attivisti contro l'amianto dei primi anni '70 in sostenitori degli inquinatori da amianto della fine degli anni '80; o di chi da inventore dell'ambientalismo scientifico, ha segretato poi i documenti sull'inquinamento della terra dei fuochi, contro cui lo Stato non ha fatto nulla, producendo migliaia di vittime. Come scriveva Engels 171 anni fa.
E occorre liberarsi da questo sistema oppressivo che è capace solo di guerra, lo scriveva sempre Engels in uno dei suoi ultimi scritti del 1889, e guerre mondiali. Stiamo vivendo immersi in quel gioco che si chiama Monopoli, dove vince chi fa fallire tutti gli altri giocatori, come sta accadendo oggi. Una settantina di persone controllano l'economia mondiale e possiedono oltre il 50% della ricchezza mondiale. E c'è oltre la metà della popolazione mondiale ridotta alla fame e alla morte. E c'è una terza guerra mondiale in corso di cui non si intravede la fine, anzi dicono che durerà altri trent'anni.
Si può continuare così? Chi è alla fame, chi ha i propri figli schiavizzati in fabbriche inquinanti, chi ha i propri figli disoccupati o emigrati, cosa ha da perdere se non le proprie catene? Lo dicevano Marx ed Engels. Occorre ripartire da loro per capire la strada da percorrere per ricostruire un movimento che sappia mettere al primo posto l'umanità, la solidarietà, il rispetto della vita e della dignità di ogni essere umano, quelle cose per le quali 170 anni fa è nato il movimento comunista internazionale che, per troppo tempo, è stato separato e contrapposto con tutti quei movimenti religiosi che stanno anche essi dalla parte dei poveri e degli sfruttati. Insieme, le correnti di pensiero umanistiche potranno sconfiggere il mostro della ingordigia e della disumanità che si è incarnato nel capitalismo mondiale. Una base teorica già esiste è quella degli scritti di Giulio Girardi o di altri teologi della liberazione.
Oggi è il momento per ricominciare il cammino per la costruzione di una nuova umanità.
Giovanni Sarubbi

NOTE

[1]da Salario, prezzo, profitto, cap. XIII
[2]“La situazione della classe operaia in Inghilterra”, Editori Riuniti IV edizione, pag. 357-359



Domenica 01 Maggio,2016 Ore: 18:47
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Prof.Bellerate Rocca di Papa (RM) 02/5/2016 11.13
Titolo:Complimenti!
Bravo, caro Giovanni, e grazie per la tua testimonianza, anche se, purtroppo, le paole non bastano per cambiare la situazione. Occorrerebbe, quanto meno un numeroso e solido movimento. Ti sono grato poi, anche peril richiamo a Giulio Girardi, mio "fratello" acquisito, che è morto 14 anni fa, qui, a casa mia. Approfitto per segnalare, per coloro che non lo conoscessero, il sito Web di Giulio:http://host.uniroma3.it/docenti/girardi. Cordiali saluti.

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