- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (423) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Preferiamo essere vivi che morti-viventi!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Preferiamo essere vivi che morti-viventi!

di Giovanni Sarubbi

All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
"Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle.
Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. (Apocalisse 3,1)
 
Sembrare vivi ma essere morti. Questa immagine, che viene usata nel libro dell'Apocalisse, l'ultimo del nuovo Testamento cristiano, è quanto mai attuale. Quante persone, quante organizzazioni politiche, sociali, religiose, culturali sembrano vive ma in realtà sono morte perché non dicono più nulla di positivo, o balbettano di fronte a fenomeni gravissimi come la guerra o la mafia o la corruzione, o sono alla perenne ricerca di fondi che garantiscano la loro sopravvivenza fisica, ma non certo quella spirituale, che consenta loro di pagare stipendi ai propri funzionari? Sono molte, troppe, come spesso accade nei momenti di crisi epocale come quella che stiamo vivendo oggi.
Questi morti-viventi abbondano sul piano politico, soprattutto in quella che era la sinistra e, paradossalmente, proprio in quella parte che si richiama al comunismo. Ci si ritrova ad essere morti-viventi quando si perdono i propri riferimenti ideali, quando si viene meno alle motivazioni originarie da cui si è mosso i primi passi, quando ci si autodefinisce “classe dirigente”, quando cioè ci si sente una parte separata e privilegiata a cui spettano tutti i poteri e nessun dovere. Avviene quando nei partiti prevale il funzionariato, che accentra su di se man mano tutti i poteri che invece appartengono alla massa degli iscritti che, con il passare del tempo, non contano nulla e le cui opinioni non sono mai considerate, producendo sfiducia e abbandono della cittadinanza attiva. È il fenomeno, per esempio, che sta per colpire il Movimento 5 stelle che ha finora teorizzato e rifiutato l'idea di un leader unico al comando, tradotto nello slogan “decidono tutto gli iscritti attraverso la rete”. Ora si sta avanzando l'ipotesi di affidare ad un uomo solo, il deputato De Maio, il ruolo di colui che sfiderà Renzi per la conquista della presidenza del consiglio, in spregio di ciò che sancisce la nostra Costituzione. L'umo solo al comando avanza, il funzionariato continua a diffondersi, i vivi si trasformeranno in morti-viventi.
È un fenomeno che ha colpito da secoli tutte le chiese cristiane, piene di “funzionari di dio”, come li chiama il teologo tedesco Drewerman. Chiese che hanno sempre meno fedeli, con luoghi di culto sempre più vuoti , oppure, se sono pieni, lo sono perché sono finite nelle mani di dottrine o estremiste o cosiddette carismatiche, che hanno tutte la caratteristica di essere lontane dal vangelo di Gesù di Nazareth. Sette o movimenti che producono interpretazioni dell'antico testamento o del nuovo aride e assolutistiche, finalizzate spesso a soddisfare propri bisogni materiali. Guai al letteralismo che trasforma le persone in morti-viventi.
Le organizzazioni morte-viventi sono quelle che hanno troppe catene che li tengono legate ad una determinata situazione. Quando c'è troppo da perdere in termini di cose materiali da mantenere e di cui si detiene il possesso, si passa immediatamente dal mondo dei vivi socialmente a quello dei morti. Chi accumula capitale facendo il vuoto attorno a se uccide la società. È vivo chi, come scrivevano Marx ed Engels nel loro “manifesto del partito comunista”, non ha da perdere altro che le proprie catene e può quindi osare strade nuove e cambiare la società.
I grandi capitalisti, quella novantina di persone che posseggono il 50% della ricchezza mondiale, sono dei morti-viventi; i tre miliardi di poveri sono invece vivi. Da essi dipenderà il futuro dell'umanità.
I profughi che arrivano a decine di migliaia alla settimana in Europa, scappando dalle guerre, sono vivi; quelli che li fanno morire in mare, o che costruiscono muri, o che li fanno malmenare dalla polizia e anche uccidere, o chi organizza manifestazioni contro di essi, sono invece morti, morti nello spirito perché giustificano un sistema che è in grado solo di garantire la ricchezza per pochi e la fame e la miseria per la stragrande parte dell'umanità. Un sistema che ha oramai accumulato un numero enorme di armi di distruzione di massa e che vive sulle armi, sul loro commercio e sul loro utilizzo, e quindi sulle guerre e su milioni e milioni di morti. Sembrano vivi ma in realtà sono morti. È la sensazione che provo ogni volta che mi capita di vedere un militare in divisa o quando li vedo marciare in formazione con sguardo torvo e fiero al suono di una qualche marcetta. Morti-viventi.
E sono morti-viventi anche i mezzi di comunicazione di massa, quelli della carta stampata o quelli della tv, ma anche quella su internet che vivono solo grazie ai soldi della pubblicità. Finanziamenti pubblicitari che legano le mani ai giornalisti, che impedisce loro di fare inchieste sulle aziende che pagano i loro stipendi. E questo vale non solo per i grandi mezzi di comunicazione, come i grandi giornali che oramai si stanno accorpando in poche grandi aziende editoriali, ma anche per tutti quei medi e piccoli giornali della carta stampata, delle tv o su internet, che continuano ad esistere solo grazie alla pubblicità o a finanziamenti esterni quali i fondi statali per l'editoria o altre fonti di finanziamento come il 5x1000, che si è diffuso soprattutto tra le riviste legate ad iniziative sociali. Che senso ha continuare ad esistere grazie a finanziamenti pubblicitari o per i fondi del 5xmille se ciò che si dice non è in grado di suscitare consenso e condivisione? Morti-viventi.
I mass media che sopravvivono grazie alla pubblicità commerciale culturalmente non hanno più nulla da dire. Sono strumenti di oppressione, che schiavizzano le persone e le inducono a fare azioni addirittura contrari a quelli che sono i propri interessi materiali, che mostrano un mondo falso e sono capaci di creare solo insoddisfazione sociale e miti illusori, e ciò anche al di la della volontà dei singoli giornalisti. Si potrebbero fare decine e decine di esempi. Questi mass-media non sono neppure in grado di fare una sana cronaca di ciò che accade tutti i giorni. Aspettano l'omicidio efferato per inventare storie su storie e trasmissioni infinite sul nulla, per diffondere dolore e paura. Morti-viventi.
Chi non conosce più i morsi della fame, non sarà mai in grado di descrivere ciò che si vive nei grandi ghetti urbani che oramai circondano le grandi metropoli. Scriverà quello che gli viene detto di scrivere. E quando da questi ghetti parte la rivolta tutti sembrano cadere dalle nuvole e si inventano spiegazioni assurde o mostri su cui scaricare le responsabilità, e c'è sempre qualche esperto che troverà l'occasione per fornire la sua spiegazione che non spiega nulla. Morti-viventi.
Noi da 20 anni a questa parte non abbiamo mai accettato di pubblicare pubblicità commerciale. Riceviamo quasi ogni settimana richieste in tal senso che non prendiamo neppure in considerazione. Vogliamo rimanere vivi promuovendo idee contro la guerra, le industrie di armamenti, gli inquinatori, facendo inchieste, rifiutando di essere organi di questo o quel partito, di questa o quella religione. La libertà di scrivere quello che in coscienza riteniamo vada detto non ha prezzo. E il giorno che non saremo in grado di pagare le spese vive per tenere aperto questo nostro giornale, noi non ci sottometteremo ad alcunché che voglia limitare la nostra libertà. Se non troveremo nessun lettore che voglia aiutarci significa che non abbiamo più nulla da dire, che non siamo più attraenti e capaci di dare indicazioni che ci facciano sentire utili da chi ci legge. E sarà quindi giusto che noi a quel punto si chiuda. Preferiamo essere vivi che morti-viventi!
Giovanni Sarubbi



Domenica 17 Aprile,2016 Ore: 19:43
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Prof.Bellerate Rocca di Papa (RM) 18/4/2016 18.33
Titolo:Condivisione
Bravissimo! Grazie per ciò che hai scritto e che conforta anche noi..."vecchi", che, per molte ragioni, non ci possiamo più permettere di scrivere cose del genere... Auguri per il futuro e un fraterno abbraccio.

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info