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www.ildialogo.org Il "catechista" Magdi Allam reinventa l'idea di "prossimo cristiano" e un vescovo lo fa fare,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Il "catechista" Magdi Allam reinventa l'idea di "prossimo cristiano" e un vescovo lo fa fare

di Giovanni Sarubbi

Un incontro ad Ariano Irpino(AV) tra un vescovo della chiesa Cattolica e Magdi Allam, tra cronaca e riflessione storica, politica, religiosa


 Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete. (MT 7,15-20)
Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. (Mt 10,16)
 
Lo scorso 19 gennaio abbiamo segnalato una svolta nelle attività anti-islamiche di Magdi Allam. In quei giorni egli avrebbe avuto il suo primo incontro pubblico con un vescovo cattolico, quello di Aversa(CE) Spinillo, dopo la sua dichiarazione di uscita dalla chiesa cattolica avvenuta a pochi giorni dalla elezione di Papa Francesco. Una entrata nella chiesa rumorosa e trionfale, con battesimo in mondovisione per mano dell'allora pontefice Benedetto XVI, ed una uscita altrettanto rumorosa quando egli passò la mano.
A distanza di poco meno di due mesi Allam si incontra con un altro vescovo e sempre in Campania. È accaduto il 10 marzo 2016 ad Ariano Irpino. Motivo dell'incontro sempre la presentazione del libro di Allam, “Islam siamo in guerra”, un libro nero che a guardarlo da lontano ricorda le bandiere nere dell'ISIS. Presente all'incontro, che si è svolto in un centro pastorale dedicato a S. Francesco (probabilmente dalle parti di Assisi avranno sentito il santo rivoltarsi nella tomba) il vescovo di Ariano Irpino(AV), fresco fresco di nomina episcopale, Sergio Melillo, già vicario episcopale della vicina diocesi di Avellino.
Sono arrivato all'incontro con qualche minuto di ritardo. Mi sono perso i saluti del sindaco di Ariano e quelli del Vescovo che era seduto a fianco di Allam che stava già parlando. Ho chiesto a qualcuno dei presenti che cosa avesse detto il vescovo e mi hanno riferito che aveva solo salutato l'ospite. Ho ascoltato così attentamente la relazione di Allam che ha ripetuto i soliti contenuti che va portando in giro per l'Italia. “L'Islam è un pericolo”, “vogliono invaderci”, “stanno massacrando i cristiani”,... Fra gli altri lo sento attaccare il rettore dell'Università Al-Azar del Cairo, il massimo esponente religioso dell'Islam Sunnita, accusandolo di essere “un apologeta del terrorismo islamico suicida palestinese”. Si propone più volte come “catechista” cominciando con il dare la definizione di cosa significa essere cristiano secondo lui (“credere in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo nato morto e risorto”), cancellando il Vangelo, per attaccare i musulmani ed il loro libro sacro, il Corano, che per i musulmani sarebbe “Dio incartato” perché l'islam sarebbe “la religione del Dio che si fa testo”. Egli ha affermato che “il Corano per i musulmani ha la stessa valenza che Gesù Cristo ha per i cristiani”. I musulmani, secondo Allam, “concepiscono il Corano come opera increata al pari di Allah, della stessa sostanza di Allah”. Il tutto per arrivare ad affermare che per un musulmano il Corano deve essere applicato “Letteralmente ed integralmente”. Niente uso della ragione, quindi, ma solo Corano e a supporto della sua tesi cita Averroè come esempio di filosofo illuminato che però “fu condannato a morte per eresia” per il suo uso della ragione. La cosa non è vera, come è verificabile consultando un qualsiasi manuale di filosofia[1] dove è possibile apprendere che Averroè “nel 1194 subì un processo per eresia e venne condannato all'esilio a Elisana, presso Cordoba. Riabilitato fu richiamato a corte, ma poco dopo morì a Marrakesh”. Per Allam fu invece “condannato a morte” e non all'esilio. Ovviamente nulla dice della sua riabilitazione. Allam, ancora, parla di Allah come di “uno dei 360 dei della Kahab”, di cui Allah era il Dio supremo preesistente all'islam. Parla del profeta dell'islam, chiamandolo sempre col nomignolo di Maometto[2], e non con il suo nome proprio che è Muhammad, come di “un pagano”, “di un guerriero che ha partecipato ad un centinaio di guerre personalmente o che ordinò di combatterle”, e che “lui personalmente uccise, lui personalmente sgozzò e decapitò centinaia di persone”. Dunque islam figlio di un profeta sanguinario, con un libro che contiene l'ordine “di uccidere tutti i miscredenti tutti i non musulmani”. Dunque Islam che non può essere posto sullo stesso piano di tutte le altre religioni come quella ebraica o quella cristiana. Evidentemente Allam non ha mai letto la Bibbia.
Ho riportato queste piccole perle del “catechismo Allamiano” per indicare il suo metodo pedagogico. Egli parla lentamente, cerca di dimostrare di saperne molto. Cita molte cose, come quella su Averroè, di cui però da una sua particolare interpretazione basandosi su fatti diversi o parzialmente diversi da quelli che la storia ufficiale riconosce come veri. È diverso dire “fu condannato a morte” da “fu condannato all'esilio ma poi fu riabilitato”. Sommando una serie di mistificazioni, di mezze verità o di bugie, non si ottiene una “diversa verità” ma semplicemente una mistificazione più grande. E la storia che Allam racconta sull'Islam è una mistificazione finalizzata a costruire il suo teorema sul pericolo islamico, cercando di dare un supporto “filosofico-religioso” alla sua islamofobia. Egli ha elogiato, per esempio, Benedetto XVI per il suo intervento di Ratisbona e ha attaccato tutti quelli che lo criticarono, ma poi non dice che egli si scusò per le sue parole, cosa credo mai avvenuta nella storia del Vaticano. Si definisce più volte “persona esperta” e studioso della materia. Un Sindaco di un paese vicino gli pone una domanda sui migranti in quanto lui conoscerebbe “molto più di lui in merito al Corano e all'Islam”, senza capire che da questo a definire una persona esperto e studioso ce ne passa. Tutti sappiamo in Italia qualcosa di calcio, ma pochi fanno gli allenatori di serie "A".
In sintesi bisognerebbe contestare ogni affermazione delle cose che scrive e che dice, e non è detto che qualcuno prima o poi ci provi perché tutti i suoi libri, almeno quelli che ho potuto leggere finora, sono costruiti col metodo di riferire su un singolo fatto una mezza verità o una cosa storicamente non vera o parzialmente vera per supportare una tesi che riesce ad imporsi come “verità sui mass-media” solo perché egli le può dire in genere senza contraddittorio e solo perché la maggioranza delle persone che lo ascoltano non conosce quello di cui lui parla e racconta sull'islam o sulla filosofia o su quant'altro si inventerà nel futuro.
Ed il contraddittorio è proprio il punto debole di Allam e di quelli che lo sostengono. E successo anche ad Ariano Irpino.
Alla fine del suo intervento si aprono gli interventi dal pubblico. Chiedo di parlare. Gli cito i dati di Amnesty international del 24 febbraio 2016 che ricordano come il “94% delle vittime del terrorismo è musulmano”, cosa confermata qualche giorno dopo al quotidiano La Stampa dal Patriarca e cardinale maronita Bechara Boutros Rai che ha affermato: “Non c’è un genocidio di cristiani e non ci servono protettori”. Gli ricordo che Benedetto XVI chiese scusa per le parole dette a Ratisbona e cerco di porgli la domanda sulla sua credibilità come profeta di una nuova crociata del XXI secolo. Ho cominciato a leggere un suo testo del 2005 tratto dal suo libro “Vincere la paura” (pagina 173 edizioni Mondadori 1a edizione), nel quale egli afferma:
Come potrei scagliarmi contro l'islam che mi ha generato, che volente o nolente rappresenta il mio riferimento identitario, immaginandolo come il male incontrovertibile e irrecuperabile? Come potrei infierire contro me stesso, io che sono musulmano, percependomi come figlio naturale e degenere del male?Sai bene che non condivido la tesi dell'islam come blocco monolitico, con un'anima integralista e che permane immutato nel tempo. All'opposto sono convinto che l'islam, e ancor più i musulmani come persone, sono realtà che si coniugano al plurale sul piano della fede, dell'ideologia, della politica, della cultura, delle tradizioni nazionali e del vissuto individuale che, pur nella similitudine, assicura l'unicità del singolo”.
Vengo interrotto dal sindaco di Ariano che sedeva di fianco ad Allam. “Non è che può leggerlo tutto – dice il sindaco - , ci può dire chi è lei, come si chiama, ci lasci i riferimenti del libro poi lo leggeremo, di che religione è, e dove vuole arrivare”. Domande incalzanti. Qualcuno rumoreggia dalla sala. Il vescovo Melillo si agita sulla sedia. Rispondo, dicendo “La democrazia è bella quando la si rivendica ad altri non è bella quando la si deve praticare in proprio”. Interviene il vescovo dicendo: “Bisogna dialogare senza tensione”. Torno al mio posto. Ma il bello doveva ancora arrivare.
Allam non risponde alle mie domande, fa finta di non capire che la sua tesi sullo sterminio dei cristiani è completamente inventata. La cosa più ridicola è quando afferma che “i cristiani in medio oriente erano il 98% e ora sono il 3%”. Alzando la voce gli chiedo: “Ma quando erano il 98% duemila anni fa?”, e lui risponde: “Stai zitto, ti abbiamo ascoltato e ora stai zitto. Non duemila anni fa, ma fino al settimo secolo”. In sala non c'è stata la risata che avrebbe dovuto esserci perché egli stava parlando di una realtà di 1300 anni fa, lontanissima da quella attuale. Il sig. Allam vive come se stessimo nell'anno 700 d.c. ma siamo nel 2016. Il vescovo interviene di nuovo e conferma i dati di Allam. Dopo qualche altra domanda del pubblico interviene di nuovo il vescovo “sollecitato dal momento di riflessione”. Sembra l'intervento conclusivo. Se la prende con la secolarizzazione e il pensiero unico, che trasforma tutto in “beni da possedere” e che cancella “una fede che ci trasmette una appartenenza”. “Siamo messi male”, ripete più volte a causa di una “visione materiale della vita” e da quelle che definisce “Radici di superficie”. E tutti i mali del cristianesimo che, nella versione cattolica sarebbe priva di tratti fondamentalistici, sarebbero iniziati nel nord Europa. “Il cristianesimo – dice testualmente il vescovo - ha iniziato a naufragare nell'Europa del nord dove ha assunto i tratti della riforma protestante”. Chiude auspicando di “ritornare a noi stessi come il figliol prodigo” della famosa parabola.
L'intervento del Vescovo sembrava la conclusione del dibattito ma invece c'è un'ultima domanda. È quella del sindaco di un paesino vicino ad Ariano che pone una domanda sui migranti che il suo comune ospita. Dice che insieme ai cristiani sono arrivati anche profughi musulmani. «Fino ad oggi nessun problema con questi ragazzi – afferma -, però non rispettano le nostre regole. Non vogliono aspettare il tempo necessario che la legge italiana prevede per ottenere i documenti che gli servono per andare via dall'Italia. Noi siamo cattolici crediamo in dio e nell'ospitalità – prosegue – ma le loro richieste sono quasi delle imposizioni”. E chiede spiegazioni sul “perché loro agiscono in questo modo. È solo la voglia di raggiungere il nord Europa o è invece la voglia di dominare l'occidente che fa paura alle nostre comunità?”. Si tratta evidentemente di un problema di mettersi all'ascolto di chi fugge da guerre e miseria e dalla sicura morte. Ma l'ascolto non c'è.
Allam risponde e si esercita ancora nel ruolo di “catechista”. Se la piglia ancora con le donne islamiche ree di portare il velo che copre integralmente il loro volto violando una precisa legge. Nessuno sa ad Ariano che l'attacco al velo islamico è costato caro anche a suore cattoliche che hanno un abbigliamento simile a quello delle donne islamiche e che sono state aggredite e ingiuriate perchè scambiate per musulmane. Poi dice che bisogna distinguere tra “Regolari e clandestini cioè sprovvisti di documenti e chi entra in Italia sono clandestini”; dice che secondo i dati del Ministero dell'interno “solo il 5% acquisiscono lo stato di rifugiato o di profugo ma noi accogliamo anche il 95 percento restante”. E poi affonda i suoi colpi contro i “clandestini”, difendendo il reato di clandestinità introdotta dal leghista Maroni, che lo stesso governo attuale ritiene inutile, dannoso e da cancellare. Ma per Allam “l'accoglienza non può essere decontestualizzata” mentre essa “Cala dall'alto a prescindere dalle disponibilità di risorse e dalle disponibilità della cittadinanza”. E soffia sul fuoco della guerra tra poveri. “In Italia c'è sofferenza – afferma - L' istat parla di 12 milioni di poveri mentre 7 milioni e mezzo fanno la fila alle mense dei poveri”. Il vescovo gli suggerisce di guardare il rapporto della Caritas italiana. “Sono dati oggettivi – conclude”. E finalmente c'è stata una risata quando Allam afferma che “1/3 dei pensionati in Italia vive con meno di 500 euro al giorno”. Risate in sala. “Scusate, al mese”, si corregge e nessuno riflette sul lapus-freudiano di Allam. Poi Allam passa a dettare le regole per l'accoglienza. Sembra di essere all'asilo infantile. Il Vescovo pende dalle sue labbra, tiene il suo libro in mano e ogni tanto lo sfoglia.
«Se uno bussa alla nostra casa personale – dice Allam -, noi potremmo decidere di accoglierlo a due condizioni: uno se abbiamo le risorse per poterlo accogliere, se c'è uno spazio per ospitarlo; due se l'ospite aderisce alle regole su cui si fonda la civile convivenza. E sono queste regole che ci hanno consentito di poter acquisire un livello di benessere e di civiltà che ci porta oggi ad accogliere l'ospite. Ma la condivisone delle regole è fondamentale perché altrimenti la nostra casa cesserebbe di essere agibile sia per noi sia anche per lui”. E qui Allam si trasforma in “catechista”. Riporto integralmente quanto da lui affermato:
«Più in generale voglio dire questo e colgo l'occasione. l'Esortazione evangelica “Ama il prossimo tuo così come ami te stesso”, va applicata nella sua integralità. Ama il prossimo tuo così come ami te stesso, quel “così come ami te stesso” non è secondario rispetto al “ama il prossimo tuo”. Se non disponiamo dell'amore non possiamo donare l'amore. Quindi è legittimo che ci si voglia del bene, che ci si preoccupi del nostro bene. E il concetto stesso di prossimo va ugualmente correttamente sostanziato nei suoi contenuti. Il prossimo, nel vocabolario italiano, significa chi ci sta più vicino e chi ci sta più vicino sono i nostri figli, i nostri genitori i nostri parenti, sono i nostri concittadini, i nostri connazionali, a maggior ragione se hanno necessità e vivono condizioni di sofferenza. Ecco perché oggi si rischia di scatenare una guerra intestina tra poveri nel momento in cui si accorda ad altri ciò che non è concesso a noi stessi. Questo è il punto».
Questa è la definizione di “prossimo” secondo Magdi (non si sa se ancora) Cristiano Allam. L'Accademia della Crusca e qualche dotto linguista credo non saranno d'accordo neppure con la sua analisi logica della frase evangelica.
Il vescovo non fa una grinza, non salta sulla sedia, non dice ad Allam “guarda che la definizione di prossimo cristiano non è quella che trovi nel dizionario, neppure in quello Treccani”; "e che senso ha spezzare questa frase e capovolgerla"; “guarda che mettere come fai tu poveri contro poveri è peccato davanti a Dio e agli uomini”; “guarda che il prossimo cristiano è quello della parabola del buon Samaritano, è accogliere senza se e senza ma sempre, senza calcoli, senza regole, senza muri, come faceva Gesù nei racconti evangelici”. Niente, neppure una parola. Neppure ricordare ad Allam che se avessimo usato i criteri da lui indicati per i profughi attuali, molto probabilmente lui a quest'ora sarebbe ancora in Egitto perché anche a lui poteva accadere di non essere accolto.
La riunione finisce con questa “lezione di Allam”. Molte persone vengono ad esprimermi solidarietà stigmatizzando il comportamento del loro sindaco. Un giovane mi avvicina e si complimenta e definisce i relatori “mummie incartapecorite”. Molti i commenti negativi sulla definizione di “prossimo” fornita dall'Allam-pensiero. “Questo vuole le crociate”, dice una signora, “il prossimo che hanno insegnato a me è un'altra cosa”, dice un'altra. Certo c'è paura ed è su questa che si basa la politica di Allam che è un improbabile profeta di una nuova crociata ma che è certamente quello che il vangelo definisce un falso profeta.
Si presentano come pecore ma in realtà sono lupi, e ci scusiamo con pecore e lupi che sono certamente animali incolpevoli dei sentimenti umani che prendono a prestito la loro natura animale per descrivere il comportamento di quelli che il Vangelo definisce falsi profeti, coloro che vestendosi da animali erbivori ed indifesi sono in realtà animali carnivori che incolpevolmente di pecore si cibano. Ce ne sono parecchi in giro di falsi profeti e godono di ampi appoggi da parte dei grandi mass-media, quelli che fanno opinione. Vanno in giro per il paese a diffondere bugie su bugie sull'islam ma anche sullo stesso cattolicesimo di cui si servono per diffondere le loro bugie. Sì, questo è il dato più sconcertante su cui invitiamo a riflettere. Per mistificare la realtà di un'altra religione questi signori mistificano innanzitutto il Vangelo, in particolare proprio quello sulla misericordia, e lo fanno impunemente anche di fronte a vescovi e preti che non reagiscono e si prostrano davanti a loro e non proferiscono parola. Hanno paura, questi preti e vescovi, della bestia immonda che si materializza ogni volta che questi falsi profeti parlano e si prostrano davanti ad essa, così come viene descritto nel libro dell'Apocalisse. Bene allora fanno tutti coloro che dicono la verità, impegnandosi a parlare a chi ha paura. La paura è cattiva consigliera e i falsi profeti solo della paura si servono per rinchiudere “le pecore” in un recinto per poterle meglio sbranare. Rompere i muri e aprirsi alla vita. Questo occorre oggi. E ci scusino ancora pecore e lupi che non hanno la cattiveria e la ferocia dei falsi profeti che sanno solo promuovere odio e violenza. Giovanni XXIII li chiamava "profeti di sventura" e a loro diceva "vade retro".
Quello che si è materializzato nel Centro pastorale san Francesco di Ariano è lo scontro esistente all'interno del clero italiano (preti, vescovi, cardinali) da quando è stato eletto papa Francesco. Il clero, a tutti i livelli, è diviso in sostenitori sfegatati di Bergoglio, in suoi fieri oppositori, ed in chi non si schiera da nessuna parte aspettando gli sviluppi. E poi c'è chi fa il doppio gioco, chi è contro Bergoglio ma gli sorride ed in privato parla della sua morte e magari lo frequenta tutti i giorni e svolge per lui importanti incarichi.
Le posizioni espresse da Allam sono quelle della Lega Nord e di quella parte del clero italiano che vorrebbe la guerra santa contro l'islam e che vorrebbe addirittura la rottura delle relazioni ecumeniche con le chiese protestanti accusate, come ha fatto il vescovo Melillo, di essere all'origine della crisi del cristianesimo. Ma il cristianesimo che loro sognano e nel quale vivono, come Allam, non esiste più e non potrà ritornare neppure con un miracolo di classe AAA+++. Non ci sono santi, per quanti ancora ne verranno creati, in grado di riportare indietro le lancette della storia. E non potranno nulla neppure i molti, tanti soldi che stanno girando in questi tre anni dalla elezione di Bergoglio, per acquistare preti, vescovi e cardinali alle correnti tradizionaliste che si agitano nella chiesa. Correnti che mirano allo scisma ma che, da quello che si vede e si capisce, non avrebbe futuro. Il Vangelo di Gesù di Nazareth, liberato dei tanti dogmi che gli sono stati costruiti sopra, quello si è vivo ed è su esso che si può costruire il futuro. Poi, come direbbero i fratelli musulmani, “Dio ne sa di più”.
Giovanni Sarubbi
P.S. Tutti i virgolettati sono ripresi dalla registrazione sonora che ho effettuato durante l'incontro.
 
Quando ho scritto queste note non avevo visto ancora un video del sito città di ariano.it con una sintesi dell'incontro del 10 marzo contenente le parole di saluto del Vescovo Melillo a Magdi Allam ed una sua intervista montata con immagini del convegno. Ne riproduciamo il link per completezza di informazione e affinchè ognuno possa farsi una sua idea su ciò che è successo.(G.S. 12/03/2016 ore 9:27)

 

NOTE
1Philosophica, storia della filosofia, testi, percorsi e laboratori, di M. Pancaldi, M. Trombino, M. Villani, Marietti Scuola vol. 1B pag. 197
2 Nell'ultimo suo libro da “musulmano”, quello del 2005, Allam usa sempre il nome proprio del profeta dell'islam e mai il nomignolo dispregiativo di Maometto. Magdi Allam, è persino citato da Wikipedia, pur non essendo uno specialista di linguistica e di etimologie, riportando che egli “ha espresso fermamente la sua convinzione circa l'accezione semantica negativa del nome "Maometto" nel suo Bin Laden in Italia: viaggio nell'islam radicale (Milano, Mondadori, 2002, p. 210).



Sabato 12 Marzo,2016 Ore: 00:00
 
 
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