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www.ildialogo.org Fermare questi pazzi forsennati vestiti da capi di stato,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Fermare questi pazzi forsennati vestiti da capi di stato

di Giovanni Sarubbi

Il quotidiano l'Unità sembra essere diventato l'organo di informazione del Governo ed in particolare del suo ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Antonio Gramsci si starà rivoltando nella tomba, cosa che non può che far bene alle sue idee. Sempre più spesso troviamo, infatti, pezzi di Paolo Gentiloni in prima pagina sulla nuova serie del giornale che fu organo del Partito Comunista Italiano e che porta ancora la dicitura "fondata da Antonio Gramsci nel 1924".
Anche il 3 febbraio, il giorno dopo la conferenza dello “small group” che Gentiloni ha co-presieduto con il suo omologo USA Kerry, troviamo un articolo del ministro degli esteri italiano che comunica, e non possiamo che ringraziare la sua graziosa maestà imperiale (o quanto meno semi-imperiale), per le notizie e le decisioni che sono state prese dal governo USA e comunicate da Jhon Kerry, e che il nostro ministro degli esteri ha prontamente fatto sue.
Vi invitiamo a leggerlo l'articolo. Trabocca di servilismo per Kerry e il governo USA e gli altri partecipanti allo “small group” che hanno espresso “grande apprezzamento per il contributo di primo piano che l'Italia assicura, sia in termini di sostegno logistico che di leadership nelle attività di addestramento dei peshmerga curdi e delle forze di sicurezza e di polizia irachene”. Sembra di rileggere le dichiarazioni e i comunicati degli incontri tra Hitler e Mussolini che stavano preparando la seconda guerra mondiale che insanguinò il mondo negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Allora il capo del governo italiano si illudeva di poter contare qualcosa sulla scena internazionale alleandosi con il paese che al momento sembrava più forte ed invincibile. Sappiamo tutti come è poi andata a finire. L'attuale governo italiano sta facendo la stessa cosa dell'allora regime fascista.
Affidarsi allo strumento militare in politica estera, come sta facendo sempre più l'Italia, è una pura e semplice follia. Oltre all'aspetto morale, che è fondamentale perché la guerra consiste in uccisioni di massa e devastazioni ambientali, il ricorso alle armi è una follia perché le guerre costano, e costano tantissimo, e pesano sui bilanci statali per decine e decine di anni dopo la fine della guerra, come sanno tutti coloro che hanno studiato un po' di storia. Vedi ad esempio le spese militari relative alla Prima guerra mondiale che hanno pesato sulla spesa pubblica italiana per oltre 50 anni. Le spese militari sono insostenibili per un paese come il nostro, che è ancora in recessione, nonostante quello che dice il governo, con il 25% della popolazione sotto la soglia di povertà e con servizi pubblici essenziali oramai alla catastrofe, come quelli sanitari.
Gentiloni, tutto contento per gli elogi ricevuti, ci comunica che l'Italia sarà in guerra. Il Parlamento non sa nulla, l'art. 78 della Costituzione è stato stracciato, l'art. 11 altrettanto, ma l'Italia sarà in guerra, contando di essere nel gruppo dei paesi più forti che questa “terza guerra mondiale a pezzi” pensano di aver già vinto. E Gentiloni ci dice che non sarà una guerra lampo, che è necessario un “nuovo ordine mediterraneo” nel quale l'Italia vuole avere un ruolo di primo piano al seguito delle loro maestà imperiali con sede a Washington. E ci dice anche che l'Italia vuole intromettersi negli affari interni della Siria, come in quelli della Libia e dell'Iraq, dove andremo a difendere gli affari miliardari di una impresa italiana.
È il “nuovo colonialismo” italiano. Lo chiamano in modo diverso, lo imbellettano, parlano di necessità di difendersi dal “terrorismo” che loro stessi hanno creato, ma è “colonialismo”, è brutale sfruttamento di altri popoli i cui paesi sono pieni di materie prime, in primis petrolio.
La storia li ha già bocciati, gli imperi, per quanto grandi essi possano essere, finiscono tutti in malora, ma loro insistono, vogliono il loro momento di gloria. E di gloria sono piene le fosse e a farne le spese sono sempre i poveri.
Ma i generali si fregano le mani. Altrettanto fanno le nostre industrie da guerra che ripetono il vecchio slogan di tutti gli armieri del mondo:«finché c'è guerra facciamo buoni affari». Tanto in guerra non ci mandano i loro figli, ci vanno, in grande maggioranza, i terroni del sud, i giovani attratti dal miraggio del soprassoldo di guerra e dall'unico mestiere di merda che il governo riesce a dare loro, quello delle armi. I debiti di guerra, poi, li pagano i cittadini con le tasse e, si sa, le tasse sono un onere che da sempre è stato a carico dei poveri, di quelli che non possono evadere nemmeno una lira, di chi lavora tutti i giorni e che sopravvive con grandi sacrifici. Sacrifici, che consentono ai grandi industriali di fare immensi profitti, che non servono ad aumentare il benessere sociale del paese ma solo la loro personale e privata ricchezza. Gli armieri, le grandi industrie, i grandi speculatori finanziari, quelli che rappresentano appena l'1% della popolazione, i loro guadagni li tengono al sicuro nei paradisi fiscali.
Fino a quando!
E i grandi mass-media, come avevamo previsto, si sono limitati a fare da cassa di risonanza alle decisioni dello “Small-group”. Guerra, guerra, e ancora guerra, questo hanno comunicato nei loro resoconti. La nostra vita quotidiana continuerà a svolgeri tra un bombardamento e poi un altro ancora, tra un attentato e quello successivo, senza soluzione di continuità e senza un minimo di speranza.
Solo due giornaliste (vedi link) hanno tentato di protestare durante la conferenza stampa di Kerry e Gentiloni. Qualche giornale italiano ha riportato la notizia della contestazione, derubricata come atto isolato. Alla fine i grandi mass-media hanno dimostrato quello che noi diciamo da tempo. Essi sono succubi della guerra e di tutti gli interessi multimiliardari che attorno alla guerra girano.
Lo ripetiamo, occorre fermare la guerra. Occorre fermare questi pazzi forsennati vestiti da capi di stato. La pace ed il futuro della umanità è una cosa troppo importante per lasciarla nelle mani di un Renzi o un Gentiloni di turno.
Giovanni Sarubbi



Domenica 07 Febbraio,2016 Ore: 12:07
 
 
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