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www.ildialogo.org Armi ed eserciti disonore dell'umanità!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Armi ed eserciti disonore dell'umanità!

di Giovanni Sarubbi

Non c'è onore nel mestiere delle armi. Non c'è onore nell'addestrarsi ad uccidere altri esseri umani o altri esseri viventi. Non c'è onore nell'addestrarsi al combattimento corpo a corpo, al combattimento aereo, a bombardare a tappeto una città, o a sganciare una bomba nucleare, o ad usare armi chimiche, o a sganciare bombe a grappolo che servono a mutilare ed uccidere bambini indifesi che dovrebbero essere il futuro dell'umanità.
Non c'è onore nel distruggere boschi, nell'inquinare fiumi, laghi, mari, nel bruciare le vettovaglie del “nemico”, nell'usare armi all'“uranio esaurito” che contaminerà per sempre i luoghi colpiti. Non c'è onore nel bombardare località montane o tratti di costa del proprio paese, riempirle di bombe, uccidere animali e piante e renderle inospitali per i secoli a venire solo per esercitarsi alla guerra.
Non c'è onore negli stupri compiuti ai danni delle donne dei paesi nemici. Non c'è onore nella tortura che tutti gli eserciti praticano nei confronti dei nemici catturati per avere notizie. Non c'è onore nei campi di concentramento o nel provocare milioni di profughi in fuga dalle guerre. Non ci sono armi più intelligenti degli uomini disonorati che le hanno inventate o che le manovrano a distanza, quasi si trattasse di un gioco.
Nei volti dei profughi, delle donne e degli uomini che scappano tenendo stretti i propri figli, stremati da marce inenarrabili, li c'è onore ed umanità e li c'è contemporaneamente la vergogna di chi li ha costretti in quella condizione, dei soldati che hanno eseguito gli ordini ricevuti e dei capi di stato che quegli ordini hanno dato. Ed il disonore di un mondo che si dice “civile e democratico” lo si vede nei campi di concentramento costruiti per i profughi e per i migranti, nel lasciarli in balia di se stessi e preda della criminalità che imperversa nei paesi cosiddetti “civili e democratici”.
E disonorati sono tutti quei Capi di Stato che hanno stracciato le proprie Costituzioni e lo Statuto dell'ONU la dove è scritto il ripudio della guerra e l'impegno a prevenire e ad opporsi alle guerre.
E sono senza onore tutti quei cosiddetti “religiosi”, qualsiasi sia la religione da essi professata, che “bene-dicono” le armi, le navi e gli aerei da guerra, gli eserciti in armi e pronti alla battaglia. E compiono riti vari e dicono parole altisonanti per rincuorare i soldati e convincerli che il loro uccidere in guerra non è peccato e non è contro il “dio” che essi predicano e di cui si sentono proprietari. Hanno “bene-detto” persino le bombe atomiche che distrussero Hiroshima e Nagasaki e gli equipaggi che commisero quelle stragi. E il presidente che decise quelle stragi lo fece dopo aver pregato e letto la Bibbia. Come si può “dire bene” di ciò che distrugge, uccide, violenta altri esseri umani, altri esseri viventi, la Madre Terra che ci ospita? Come si può invocare l'aiuto di “Dio” per proteggere chi, partecipando ad una guerra o semplicemente indossando una divisa militare e portando le armi disonora la propria umanità?
Leggendo le statistiche militari, si può apprendere abbastanza facilmente che gli eserciti nel mondo assommano alla incredibile cifra di una ottantina di milioni di persone divisi a metà fra attivi e riservisti. Considerando le famiglie dei militari e di quelli che producono armamenti, si può stimare in oltre trecento milioni le persone che “vivono” grazie alle spese militari. Una massa enorme di persone deve il proprio benessere al sangue delle vittime delle guerre e delle armi diffuse ad ogni angolo della Terra, anche se personalmente la maggioranza di essi non ha mai ucciso nessuno.
L'altra settimana Papa Francesco, ne abbiamo dato conto nel nostro editoriale di domenica scorsa, ha parlato all'ONU e al Congresso degli USA contro la guerra, contro gli armamenti, contro le armi nucleari, il narcotraffico e la pena di morte. Dopo qualche giorno la cattolicissima Francia ha iniziato i bombardamenti in Siria, rispondendo con un sonoro pernacchio alle parole del Papa. A quei bombardamenti è seguito l'intervento in Siria dei Russi. Davanti alle coste Siriane è schierata, è notizia di queste ore, una portaerei Cinese con la sua squadra navale forte di qualche migliaio di marines pronti anch'essi ad intervenire. Le parole di pace del Papa, paradossalmente, hanno dato il via ad un'escalation della guerra in Siria. E nemmeno il boia si è fermato, anzi. E le piazze non si sono riempite di masse di uomini e donne a protestare e a chiedere pace e la fine di tutte le guerre!
Perchè?
Non bastano le parole per cambiare la realtà perché nella vita sociale, in quella che si chiama politica, solo i movimenti di massa contano e possono cambiare il corso della storia. E dietro alle parole sacrosante di Papa Francesco non ci sono neppure tutti i cattolici che a parole lo riconoscono come proprio capo assoluto. Leggevo in questi giorni che nella stessa città di Roma, sede del Papato e capitale mondiale della “cristianità”, sono molto meno della metà le parrocchie che si stanno attivando per accogliere i profughi. Nelle altre regioni d'Italia e del mondo sono ancora meno. C'è chi rema contro e lo fa pubblicamente. Ci sono organizzazioni che si definiscono “cattoliche” che inviano via email ogni giorno i loro proclami anti-immigranti che riprendono gli slogan razzisti dei leghisti Salvini e Borghezio. E sono ancor di più una esigua minoranza le parrocchie impegnate nel dialogo interreligioso o nelle iniziative di pace. Alle parole non solo non seguono di fatti di milioni e milioni di persone mobilitate attivamente per la pace, ma c'è anche chi rema contro e non vede l'ora che questo Papa passi a miglior vita, tanto morto un Papa se ne fa un altro! Sul divorzio, sull'aborto, sull'omosessualità, pronti invece a mobilitazioni di massa degne di miglior causa!
E le altre religioni, che potrebbero avere un ruolo fondamentale nella conquista della pace, sono ancora incapaci di liberarsi dai condizionamenti politici ed economici che le legano di fatto a quelle forze sociali che fanno dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo la loro caratteristica fondamentale. Sfruttamento dell'uomo sull'uomo che è la radice della guerra e della violenza che pervade tutte le società.
Papa Benedetto XV, ai tempi della Prima Guerra Mondiale, la definì “una inutile strage”. Ma questo non impedì ai cappellani militari cattolici di benedire i soldati, di dire messe davanti agli eserciti in armi da una parte e dall'altra degli opposti eserciti. Lo stesso Dio usato per benedire gli eserciti contrapposti.
Non c'è credibilità ne si potrà incidere nelle vicende della storia se alle parole poi non seguono fatti che incidano profondamente sul livello di coscienza di milioni e milioni di persone. E fino a quando si farà passare per onorevole un mestiere disonorevole e disumano come quello delle armi, l'umanità avrà davanti a se solo guerra.
La guerra disonora l'umanità, le armi disonorano l'umanità, chi combatte e veste una divisa e porta armi disonora l'umanità. Questo dobbiamo dire  incessantemente chiamando tutti a mettere al bando la guerra dalla propria vita e dalla vita di tutta l'umanità.
Giovanni Sarubbi



Domenica 04 Ottobre,2015 Ore: 15:14
 
 
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