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www.ildialogo.org Appunti per l'estate,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Appunti per l'estate

di Giovanni Sarubbi

Della “vicenda greca” si continuerà a parlare ancora a lungo perché essa ci riguarda direttamente. Ci riguarda in quanto italiani, perché il nostro paese si trova in una situazione economica per molti versi simile a quella greca. Ci riguarda in quanto europei, perché l'Europa così come è stata costruita, è alla origine della “vicenda greca”. Ci riguarda come cittadini, e quindi uomini e donne interessati/e alla “politica” nel senso proposto da Aristotele che definiva l'uomo come “un animale politico”.
La “vicenda greca” può considerarsi paradigmatica sotto molti punti di vista. Provo ad elencarli tutti o almeno quelli principali, cercando di proporre poco più che appunti su cui riflettere nel prossimo mese di agosto, quando il nostro giornale, per il tradizionale periodo di riposo estivo, rallenterà la sua attività di aggiornamento che riprenderà a pieno ritmo a settembre.
L'Europa
Innanzitutto vi è la questione “Europa”. È questa l'Europa che vogliono i popoli che dell'Europa fanno parte?
L'Europa attuale, i rapporti di forza esistenti fra i vari paesi che la compongono, come essa si è costruita finora ed il punto dove siamo arrivati, sono la conseguenza diretta della caduta del muro di Berlino (avvenuta il 9 novembre 1989) e di tutto ciò che ne è conseguito, a cominciare dall'annessione della ex Germania comunista, l'allora Repubblica Democratica Tedesca (RdT) o anche Germania Est, da parte della Germania occidentale, la Repubblica Federale Tedesca (RFT). Una annessione avvenuta senza azioni militari o una guerra ma che delle azioni militari e della guerra ha utilizzato praticamente tutti i principi più brutali.
Della ex RdT non è rimasto praticamente nulla, né sul piano politico né su quello economico sociale. È stato distrutto tutto il sistema economico, tutta la scuola e tutti i diritti fondamentali quali il diritto al lavoro. Tutto è stato fagocitato dal sistema economico politico della RFT, col risultato di ricostruire al centro dell'Europa una Germania unificata, più forte economicamente e politicamente. Una Germania che ha poi realizzato l'invasione e la conquista di tutti gli ex paesi socialisti, a differenza del Terzo Reich nazista, senza sparare un solo colpo di fucile, ma semplicemente sostituendosi alla ex Germania Est nei rapporti economici che essa aveva con gli ex paesi socialisti. Le grandi banche, così come le grandi imprese industriali tedesco occidentali, hanno fatto tabula rasa di tutta l'economia della ex RDT, provocando la quasi totale distruzione delle forze produttive della ex Germania est, e questo a prescindere da qualsiasi valutazione di tipo economico sulle singole imprese. Alcuni milioni di persone sono emigrate all'ovest. Dei circa 4 milioni di occupati nelle imprese dell'est ne sono rimasti alcune centinaia di migliaia con quasi tre milioni di disoccupati. I nuovi Lander della ex Germania Est sono diventati poveri tanto che vengono definiti “il mezzoggiorno della Germania”. La devastazione economica è stata talmente vasta che la gran parte delle aree industriali è stata riconquistata dagli alberi che sono cresciuti spontaneamente nelle aree spopolate.
Il sistema economico tedesco occidentale non ha fatto prigionieri a est. Non ha fucilato materialmente nessuno ma è come se lo avesse fatto. Lavoratori, docenti universitari, ricercatori altamente qualificati, riconosciuti internazionalmente per le loro qualifiche, sono stati destituiti dai loro incarichi solo perché erano cittadini della ex Germania est. La distruzione di tutto ciò che era “Germania est” è stata così brutale che, dopo i primi momenti di euforia seguiti alla caduta del muro di Berlino, fra moltissimi abitanti della ex RDT è nato un sentimento di nostalgia per la vita e i simboli di quel periodo. È stato coniato anche un termine, “Ostalgie”, acquisito anche nella lingua italiana, che è la fusione delle parole tedesche Ost (est) e Nostalgie (nostalgia). Letteralmente quindi Ostalgie significa “nostalgia per la vita nella vecchia Repubblica Democratica Tedesca”. E il fenomeno è così diffuso che su questa ostalgie si è sviluppato un vero e proprio business, con produzione da parte di imprese dell'ovest di marchi obsoleti della Germania Est. Tra di essi, prodotti alimentari e bevande come la Vita-Cola, vecchi programmi della TV statale in home video, addirittura le automobili Trabant e Wartburg, e simboli cittadini come l'Ampelmännchen[1].
La storia si ripete
Per molti versi, ciò che è stato fatto nel 1989-1990 dalla ex Germania occidentale, è simile a ciò che è avvenuto nel nostro paese ai tempi della sua unificazione nel 1860. Tutto ciò che nelle regioni del sud Italia poteva servire ai nuovi padroni del nord fu semplicemente rapinato. Fu così con l'oro del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, ma anche con le aziende siderurgiche situate in Calabria. L'unificazione d'Italia, fu fatta sulla pelle del popolo del sud, che fu rapinato delle sue risorse, ed è da allora costretto a vivere una condizione di sottosviluppo che dura tutt'ora. È la “questione meridionale” sempre attuale e mai risolta. L'unica differenza con ciò che è avvenuto in Germania è che l'unificazione d'Italia è stata fatta con le armi.
La storia dimostra che l'economia capitalista è violenta e non fa prigionieri, comportandosi come i sistemi sociali che l'hanno preceduto. È una economia violenta sia nei confronti delle altre imprese capitalistiche concorrenti, contro cui la lotta è senza quartiere, lo è ancora di più quando le imprese da distruggere si chiamano “cooperative”, o inneggiano alla solidarietà o sono imprese di proprietà statali, o quando è lo Stato a definire il quadro economico complessivo a cui le varie imprese devono attenersi affinché l'economia svolga la sua funzione sociale e gli interessi dei singoli non prevalgano sugli interessi generali. Non so se avesse ragione Max Weber nel 1905 quando affermava che lo spirito del capitalismo è riconducibile all'etica del protestantesimo ed in particolare al calvinismo, so che la storia di tre secoli e più di capitalismo è una storia che non ha nulla di etico e se il capitalismo è figlio del protestantesimo, esso è senz'altro un figlio degenere.
Ciò che è successo in Germania ai tempi dell'annessione della Germania Est, è ciò che poi è stato imposto in tutta Europa da parte della nuova e potente Germania che ricostituisce tutte le sue forze economiche e soprattutto, con l'unificazione/annessione, il suo prestigio politico.
Una parte forte annette parti deboli a proprio favore, riducendo ancora di più alla miseria le parti economicamente deboli. Il sogno nazista del dominio del popolo tedesco sul resto dell'Europa, si è realizzato senza carri armati ma con altrettanta violenza e violazioni di leggi, con truffe su truffe ai danni prima del popolo della ex Germania Est, poi di tutto il resto dell'Europa.
La nonviolenza
Ciò che è successo nel 1989 in Germania viene spesso definito come una “rivoluzione nonviolenta”. Ma è corretta tale definizione? Può definirsi “rivoluzione”, per di più nonviolenta, una iniziativa politica che ha ripristinato in un paese che lo aveva abbandonato un sistema sociale basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sull'egoismo individuale, sul prevalere della proprietà e degli interessi privati sugli interessi collettivi, sulla disoccupazione di massa, sull'esproprio delle proprietà pubbliche a favore di quelle private, sul potere corruttivo della moneta, il marco tedesco occidentale che, in Germania est, è stato usato per abbagliare i cittadini e fargli percepire la possibilità di arricchirsi individualmente mentre poi invece hanno sperimentato la disoccupazione di massa? Che non ci sia stato un conflitto armato è una garanzia che una “rivoluzione” ottenga risultati che vadano negli interessi del bene comune oppure no? La disoccupazione è violenza oppure no? La perdita della propria identità è violenza oppure no? Le truffe, la corruzione, la distruzione di forze produttive a favore di poche imprese è violenza oppure no? Privatizzare ciò che appartiene a tutti e che viene gestito negli interessi di tutti è violenza oppure no? Pensiamo ad esempio alla privatizzazione dell'acqua in Italia.
La parola “rivoluzione” è stata usata da sempre per indicare un movimento che portava le classi sociali oppresse ad abbattere il potere delle classi sociali ricche ed oppressive. Si può definire rivoluzione, per di più nonviolenta, un evento politico che ridà potere ai ricchi ai danni dei poveri? E che significa allora “nonviolenza”? Questa definizione di “rivoluzione nonviolenta” applicata a ciò che è successo in Germania Est, e poi in tutti i paesi dell'est europeo, non è forse un esempio di mistificazione delle parole di cui parlava Orwell nel suo famoso romando 1984?
Ancora. Le organizzazioni sociali nonviolente possono accettare di essere finanziati nelle proprie iniziative di opposizione a governi ritenuti antidemocratici da enti, privati o addirittura stati esteri che sono i paladini e i difensori di interessi privati e che sostengono i sistemi sociali che esaltano le diseguaglianze, l'edonismo e le ingiustizie sociali? È giusto dire che “pecunia non olet” oppure è giusto il detto evangelico del “non si può servire due padroni”? Parafrasando un vecchio proverbio si può ben dire “dimmi chi ti paga e ti dirò chi sei”!
Le privatizzazioni
E in secondo luogo vi è proprio la questione delle privatizzazioni.
È dall'annessione della Germania Est che prende l'avvio la forsennata campagna di privatizzazioni di tutto ciò che è di proprietà dello stato. È in Germania Est che fu sperimentato un programma intensivo di privatizzazioni che è poi stato chiesto ed imposto a tutta l'Europa e che oggi è stato chiesto alla Grecia di realizzare. Come si è fatto in Germania est, si è chiesto alla Grecia di costituire una apposita società a cui conferire la proprietà di tutti i beni pubblici che la Grecia dovrebbe privatizzare per pagare i debiti che le banche hanno scaricato sul popolo Greco. È uno schema già sperimentato in Germania Est con la holding denominata Treuhandanstalt, che ha una storia fatta di truffe, di distruzione di forze produttive immense (si parla di circa 900 milirdi di marchi dell'epoca) tese a favorire le imprese monopoliste della ex Germania Ovest, che fecero un solo boccone di tutta l'economia della ex RDT, acquisendo il mercato degli ex paesi socialisti dell'est europeo che la RDT aveva. Vogliono ripetere l'esperimento in Grecia ed è facile prevedere che sarà fatto a favore delle banche e delle imprese della Germania e della Francia o degli altri creditori che saranno chiamati a gestire tale società.
Non c'è una sola privatizzazione che abbia avuto una qualche ricaduta positiva sul benessere complessivo delle nazioni dove queste operazioni sono state fatte. Oltre al caso Germania Est, basti guardare alle privatizzazioni effettuate nel nostro paese. Non ce né una sola che abbia avuto una qualche ricaduta positiva né sul debito pubblico, che è aumentato costantemente, né sulle tasche dei cittadini. La disoccupazione ha raggiunto livelli mai visti prima. Nel caso di servizi pubblici privatizzati, il loro costo è aumentato a dismisura e la qualità dei servizi resi sono peggiorati.
Non dico nulla di nuovo se affermo che un tipo di economia del genere, basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sulla distruzione di qualsiasi ruolo economico dello Stato, quello che si definisce capitalismo o economia di mercato, è banditesco perché esso si basa esclusivamente sulla legge del più forte. Si può affermare, senza tema di essere smentiti, che non esiste grande impresa capitalistica che non sia coinvolta in atti illeciti, in furti, in evasioni fiscali, in inquinamento dell'ambiente, in azioni violente e truffaldine nei confronti dei propri diretti concorrenti, in atti di corruzione di funzionari dello Stato per ottenere commesse, finanziamenti o per evadere le tasse. Basta leggere le cronache dei quotidiani e ragionarci un po' su. E che senso ha una economia che non è finalizzata al benessere della popolazione ma a quello di pochi individui che detengono la proprietà privata dei mezzi di produzione?
Le classi sociali ed il loro ruolo
In terzo luogo vi è la questione di chi effettivamente decide in Europa. Sono i popoli, i partiti politici, i singoli parlamenti o chi altro ancora?
Come è noto le classi sociali non le ha scoperte Carlo Marx. Esse esistevano molto prima di Marx (per lo meno fin dai tempi di Servio Tullio, sesto re di Roma che risale al periodo dal 578-535 a. C.) ed esistono ancora oggi, anche se esse sono state cancellate dal dibattito politico-sociale. Ci sono ma è come se non esistessero.
Si possono definire classi quegli insiemi di persone che vivono la stessa condizione economica/sociale e sono unite fra loro da vincoli di solidarietà che li fanno riconoscere come corpo a se stante rispetto alla società. Questi vincoli di solidarietà non escludono l'esistenza di contraddizioni tra i membri di una determinata classe sociale. Contraddizioni che possono essere di natura economica ma anche derivanti da motivazioni di tipo filosofico o religioso.
Per definire l'Europa è stata coniata l'espressione “Europa dei banchieri”, per dire che sono i banchieri a detenere il potere economico che condiziona anche il potere politico. E si tratta di una “Europa dei banchieri” che è guidata da un sottoinsieme di essi che sono i banchieri tedeschi e francesi, che sono uniti ma anche in competizione tra loro.
La classe dei banchieri, che sono sicuramente un insieme ben definito di persone, con livelli di vita elevatissimi, non è però percepita come una parte che detiene un potere che stravolge i diritti politici stabiliti dalle costituzioni dei singoli stati.
La nostra Costituzione, così come le altre costituzioni, non assegna ad alcuna classe sociale il potere assoluto. Da nessuna parte è scritto che il potere appartiene a chi ha più soldi. Sul tema economico la nostra Costituzione stabilisce che non può esserci iniziativa privata che vada contro il bene comune (art. 41). La stessa Costituzione tedesca, la cui classe capitalistica è sicuramente la più forte sul piano europeo, prevede che l'uso della proprietà privata debba servire «al bene comune». Papa Francesco, nella sua enciclica «Laudato Si'», afferma, come fa la nostra Costituzione, che «La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata»[2]. Non possono essere i banchieri, o una qualsiasi altra classe sociale che accentra su di se una enorme forza economica, a decidere la politica economica di una qualsiasi nazione, dell'Europa o dell'intero mondo. Quando ciò succede, questa classe sociale diventa un gruppo criminale, si piegano gli interessi dei popoli ai propri interessi, come è successo con l'annessione della Germania Est o come è successo con la Grecia. Si giunge a violare trattati internazionali, persino gli statuti delle stesse banche pur di raggiungere i propri esclusivi interessi. Nel caso delle istituzioni finanziarie internazionali (FMI e BCE), dalla vicenda greca è venuto fuori in modo eclatante ciò che le banche sono in realtà: strozzini legalizzati, strutture che dissanguano quei paesi che ad essi si rivolgono per ottenere prestiti. Questi prestiti sono come il cappio per l'impiccato. Banditi li ha definiti, con molte ragioni, l'ex ministro dell'economia della Grecia Varufakis.
Quanti cittadini europei percepiscono la situazione attuale come una violazione violenta dei loro diritti fondamentali e come un sopruso di una ristretta minoranza della popolazione ai danni della grande maggioranza? Viene data continuamente dalle TV la notizia sulla suddivisione delle ricchezze nel nostro paese dove il 10 % delle famiglie possiede il 50% delle ricchezze. Analoghe percentuali esistono praticamente in tutti gli stati dell'Europa ma nessun povero pensa che una tale diseguaglianza sia la causa della sua povertà.
Il pifferaio magico
I cittadini della Germania Est si fecero espropriare di diritti fondamentali, quale quello al lavoro, senza colpo ferire. In Italia, ai tempi dell'adozione dell'euro nel 2002, gli italiani accettarono senza reagire, come avrebbero dovuto, il doppio cambio che fu praticato dalle banche da una parte e dai negozianti e imprese pubbliche dall'altro, cioè il cosiddetto “mercato”. Da un lato le banche hanno venduto gli euro a circa duemila delle vecchie lire (1936,27 lire per ogni euro), dall'altro gli euro così acquistati vennero valutati dal mercato come le vecchie mille lire. Ciò che costava mille lire prima dell'euro venne valutato un euro anziché 50 centesimi. E non furono solo i piccoli commercianti a praticare questo doppio cambio ma anche tutti gli enti pubblici. Basti pensare, per esempio, alla tassa per il pagamento dei conti correnti postali che passò da mille lire a 1 euro invece che a cinquanta centesimi. E non ci fu un solo partito, un solo sindacato un solo parlamentare che fece alcunché. Anzi il ministro dell'economia ed il presidente del consiglio dell'epoca (Tremonti e Berlusconi) benedissero questa pratica. Tutti complici? Oppure tutti succubi della ideologia delle classi economicamente forti che impongono il loro punto di vista e i loro interessi alla maggioranza delle popolazioni?
Sia l'esperienza della Germania Est, per molti versi simile a quella degli altri paesi dell'ex campo socialista dell'Europa dell'est, sia quella di paesi come l'Italia o la Grecia, mette in luce che le sole contraddizioni economiche non bastano ad orientare correttamente la gente nelle loro scelte. In Germania Est la gente votò contro i propri interessi ai tempi del cambio dal marco della Germania Este al Marco della Germania Ovest, pur essendo chiaro a tutti che si trattava di un vero e proprio imbroglio, che avrebbe provocato milioni di disoccupati, come in effetti fu. Conta moltissimo l'influenza culturale e ideologica che le classi economicamente forti esercitano nella società. Il pifferaio magico è sempre dietro l'angolo.
Quali valori e quale politica
Ed il quarto punto è quello dei valori di riferimento che la grande maggioranza della popolazione dovrebbe assumere come propria scelta di vita. E tale scelta deve riguardare anche quale sistema politico-sociale deve essere posto a base della società.
Non si tratta qui di scegliere tra due o più sistemi in competizione fra loro come spesso schematicamente si fa contrapponendo ad esempio capitalismo e comunismo. I sistemi sociali non sono mai rigidamente costituiti. Ogni società si evolve continuamente e vecchie strutture o vecchie idee che sembravano superate possono ripresentarsi sotto altre forme. Questo avviene particolarmente per i sistemi e le idee generatrici di odio, violenza e sopraffazione che trovano sempre nuovi grembi in cui crescere e rinascere.
Ciò di cui occorre discutere sono i valori etici e morali che devono caratterizzare la vita di ogni individuo. Ad esempio, l'arricchimento individuale di singole persone o di singoli gruppi sociali, ai danni della grande maggioranza di una nazione o dell'intera umanità, come avviene oggi dove un centinaio di persone a livello mondiale possiedono la ricchezza di oltre la metà della popolazione mondiale, è giusta o ingiusta, è lecita o illecita, è da sostenere o da combattere? Questo è una prima questione che è diventata oramai questione imprescindibile.
Ma poi c'è la questione di come e di chi deve gestire le risorse naturali o le attività economiche, con quali criteri e quali scelte occorre mettere al primo posto.
L'esperienza degli ex paesi socialisti dimostra che non basta la proprietà pubblica dei mezzi di produzione o la proprietà collettiva della terra, o la pianificazione della produzione a garantire una società giusta, senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo. C'è bisogno che la coscienza dei singoli membri della società si liberi dalla cultura egoistica e acquisisca valori quali la solidarietà, il rispetto dell'ambiente, il rifiuto della delega a chicchessia sulle scelte che riguardano l'intera comunità sia essa locale che nazionale. C'è bisogno della partecipazione attiva di tutti alla vita collettiva, perché le condizioni materiali da sole non fanno sviluppare alcuna coscienza. La lotta all'egoismo e all'ingordigia individuale non deve mai venir meno. Ognuno si deve sentire parte attiva della propria comunità locale, nazionale, mondiale.
Su questi temi l'enciclica “Laudato Si'” di papa Francesco fornisce ampi spunti di riflessione che possono essere validi anche per chi non è religioso. Ed è sicuramente un segno dei tempi il fatto che una riflessione di tale portata venga fatta oggi da una istituzione, il papato, che fino a qualche anno fa era completamente nell'angolo, ritenuta inutile e dannosa alla vita della stessa chiesa cattolica.
Sinistra o destra
Ma la vicenda Greca è paradigmatica anche per un altro aspetto. Sul referendum indetto dal presidente greco TSIPRAS abbiamo visto convergere partiti e movimenti di ispirazione opposta. Abbiamo visto stare con il NO partiti di destra, addirittura i neonazisti, e partiti di sinistra o partiti, come il Movimento 5 Stelle, che non si definiscono né di destra né di sinistra. Ognuno ha cercato di mettere il proprio cappello al risultato che sarebbe uscito dal voto, pur sapendo che l'unico che avrebbe gestito il risultato, in caso di vittoria del NO, sarebbe stato il presidente greco TSIPRAS , come in effetti è stato. Fin qui nulla di strano. Su una singola vicenda possono verificarsi le convergenze più strane in base alle quali poi ognuno si schiera come meglio crede.
Il governo TSIPRAS è stato etichettato fin dalla sua formazione come di “sinistra” eppure il suo è un governo di coalizione con una formazione politica di destra chiamata ANEL (Greci indipendenti[3]) a cui è stato affidato il ministero della difesa, che non è proprio un ministero qualunque. Come fa un partito di sinistra a governare insieme ad un partito di destra che peraltro è stato già in precedenti governi responsabili dello sfascio nel quale si trova la Grecia? E che senso hanno queste etichette di “destra” e “sinistra” con cui da sempre si sono caratterizzate formazioni politiche contrapposte sul piano dei contenuti e dei valori di riferimento se oggi formazioni che continuano ad etichettarsi come “sinistra” o “destra” possono addirittura governare insieme? Il nuovo governo TSIPRAS, formato dopo il raggiungimento dell'accordo con l'Europa, ha aggiunto al proprio organico altri ministri di destra oltre a quello di ANEL. Si continuerà a parlare di tale governo come di un governo di “sinistra”?
Ancora. Il ministro della difesa greco, membro di ANEL, ha firmato in questi ultimi giorni un accordo militare con il governo Israeliano su un punto che il programma elettorale di Syriza, il partito di TSIPRAS, negava decisamente ma che egli ha di fatto accettato. A quali livelli di compromessi può giungere un partito che si definisce di “sinistra” pur di continuare a rimanere al governo? Che senso ha scrivere programmi elettorali che poi vengono disattesi una volta entrati nelle stanze del governo?
È questa una esperienza che in Italia abbiamo fatto fin dai tempi del primo governo di centro sinistra nel 1996 che, nel suo programma, aveva scritto tutt'altro rispetto a ciò che poi ha realizzato. Anche oggi il programma che sta attuando il governo Renzi, è radicalmente diverso rispetto a quello presentato dal PD al momento delle elezioni del 2013.
Ha senso avere partiti o movimenti che dir si voglia che fanno esattamente il contrario di quello che scrivono nei loro programmi? Chi comanda in questi partiti, gli iscritti che democraticamente scelgono la linea da realizzare o pochi capi che contrattano di volta in volta le proprie decisioni con centri di potere esterni al parlamento e alla vita democratica dei partiti, cancellando la Costituzione che non assegna ad alcun partito e ad alcun capo di partito il potere assoluto e che impegna i partiti a collaborare per il bene comune?
L'euro, la guerra, l'idolatria
Ci sono ancora per lo meno tre questioni su cui varrebbe la pena di scrivere ancora qualche appunto e sono l'euro, la guerra, l'idolatria.
L'euro e la guerra sono strettamente connessi. La nascita dell'euro è stata caratterizzata dall'avvio di iniziative militari unilaterali da parte degli USA. L'attacco alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 è avvenuto pochi mesi prima dell'entrata in vigore dell'eur,o che cominciò il primo gennaio 2002, e così la guerra del Kossovo del 1999. Iniziative militari unilaterali USA sono state minacciate ed attuate ogni qualvolta qualche stato ha annunciato di voler usare l'euro invece che il dollaro negli scambi internazionali. Sul piano europeo l'euro è stato usato dalla Germania per annettere di fatto tutti gli stati aderenti alla zona euro secondo lo schema usato per l'annessione della ex Germania Est. I rapporti di cambio, come in Germania Est, hanno favorito l'economia tedesca.
È del tutto evidente che economia e politica sono strettamente connesse e che aderire all'euro ha significato una cessione di sovranità. La questione dell'euro non è una semplice questione economica ma una questione eminentemente politica. Abbracciare una moneta significa abbracciare una politica che nel caso dell'euro è quella voluta dalla Germania.
Infine, e termino questi appunti per l'estate, la questione dell'idolatria. Siamo immersi nella idolatria ma non ce ne accorgiamo: idolatria del mercato, idolatria degli interessi privati e del mito dell'arricchimento individuale e sconfinato, idolatria del denaro fino all'idolatria del leader di turno si chiami esso TSIPRAS o Papa Francesco o Obama o Renzi o Grillo o Berlusconi. Tutte queste forme di idolatria sono nocive e perniciose e hanno ridotto l'umanità nello stato in cui siamo. E sarebbe ora che ognuno capisca che è necessario impegnarsi a fondo contro ogni forma di idolatria, un male antichissimo fin dai tempi del patriarca Abramo le cui vicende sono raccontate nel libro della Genesi. Da allora non sono stati fatti molti passi avanti. L'idolatria continua ad imperversare e a sostenere tutto il male che c'è in giro. È il caso che ci si cominci a pensare seriamente.
Giovanni Sarubbi
NOTE
1Da Wikipedia voce Ostalgie
2Enciclica “Laudato Si'” n. 93 . La definizione di Papa Francesco innova profondamente la dottrina della Rerum Novarum, dove si difende a spada tratta la proprietà privata.



Domenica 02 Agosto,2015 Ore: 10:57
 
 
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Autore Città Giorno Ora
CENTRO GANDHI ONLUS Pisa 05/8/2015 06.38
Titolo:La rivoluzione nonviolenta dell'89

Caro direttore Giovanni Sarubbi,
proprio perché come Centro Gandhi  seguiamo  da anni con vivo interesse il prezioso e insostituibile lavoro informativo a favore della paceche svolgi col giornale in rete Il Dialogo di Monteforte irpino
e alcuni di noi come Raffaello Saffioti sono diventati
giustamente tra i tuoi principali collaboratori,
organizzando insieme a te  l'importante Marcia della Pace svoltasi l'anno scorso a san Giovanni in Fiore,
di cui è appena uscito il libro  "La montagna, la luce e il fiore", che ne racconta la storia,
ci permettiamo di sollevare forti perplessità e una certa incomprensione rispetto al tuo recente editoriale del 03/08/2015 - Appunti per l'estate
Capiamo la tua avversione verso l'attuale politica del governo tedesco e dell'attuale Europa delle banche, che condividiamo,
ma da questo arrivare a riaccreditare le dittature dell'Est Europa e il muro di Berlino, provando nostalgia
per il regime di Erich Honecker, ci pare stupefacente.
Credo che tu sia consapevole che posizioni di questo tipo oltre ad essere infondate
possono essere facilmente attaccate da chi avversa una politica di pacee rischiano di essere controproducenti, screditando e vanificando il tuo sostegno all'azione esemplare di padre Alex Zanotelli
e il valore del tuo appello a Papa Francesco per ulteriori passi
a favore della pace  e della nonviolenza (cfr. "Fermiamo la guerra
Scriviamo a Papa Francesco").
Nel tuo editoriale del 3 agosto arrivi a ironizzare sulla rivoluzione nonviolenta dell'89.
Non possiamo in questa sede riprodurre  tutte le analisi prodotte sul tema in questi anni da Nanni Salio, Tonino Drago,
  e dallo stesso  Centro Gandhi ( cfr. LE ROSE SBOCCIARONO IN AUTUNNO
La rivoluzione nonviolenta del’89 e il recente quaderno di Theodor Ebert, Il Potere dal basso
con l'azione nonviolenta ), alla cui lettura  necessariamente rimandiamo.
Qui vogliamo ribadire che furono i popoli europei a scongiurare con l'azione nonviolenta
la guerra atomica tra Est ed Ovest e a dissolvere il muro e i regimi autoritari dell'Est Europa.
Lungo questo stesso cammino bisogna proseguire per costruire
un'Europa solidale, abbattendo i nuovi muri che si stanno costruendo verso il Sud del mondo,
 chiedendo in modo prioritario un cambiamento del modello di sviluppo,
una politica di disarmo e lo scioglimento del patto militare della Nato.
Tu hai una responsabilità troppo grande per non rimediare
a questo che riteniamo un pericolo scivolone
che espone il movimento per la pace
 alle facili accuse di vetero-stalinismo.
Fraterni saluti,
Rocco Altieri
presidente del Centro Gandhi


 

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