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www.ildialogo.org Cercasi un popolo senza eroi,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Cercasi un popolo senza eroi

di Giovanni Sarubbi

Non ho mai creduto nei supereroi, in coloro che con le loro azioni sovrumane riescono a risolvere situazioni drammatiche o di palese ingiustizia sociale e che hanno il coraggio di fare quello che nessuno osa neppure dire. I popoli che credono in tali figure o che aspettano il messia liberatore sono in genere popoli schiavi, popoli sottomessi, privi di coscienza critica, con ogni individuo chiuso nel proprio egoismo individuale, incapaci di andare alla radice dei problemi e avere solidarietà sociale, quella solidarietà che da la forza di ribellarsi collettivamente alle ingiustizie o di far fronte alle sciagure condividendole, portando ognuno il peso di una piccola parte.
Mi accorgo però, sempre di più, che l'idea del supereroe è diffusissima negli strati sociali più disparati, anche fra le persone che, per esempio, hanno sostenuto idee democratiche e stimolato la partecipazione di tutti alla vita politica e sociale considerandola fattore indispensabile di una vita sociale degna di questo nome e che ora sono preda di impotenza e delusione che regnano sovrane. In queste persone prevale persino il rifiuto a coordinarsi o semplicemente a parlare con chi gli chiede di rimettersi in movimento per uscire dalla situazione drammatica nella quale siamo, con la disoccupazione dilagante, la miseria diffusa (siamo oramai al 25% di italiani poveri), con la guerra considerata come un fatto ineluttabile, con l'ambiente sempre più inquinato e invivibile... E' difficile riuscire a far ripartire un qualsiasi movimento per la pace, persino di fronte ad evidentissimi pericoli di una nuova conflagrazione di vasta portata.
È l'effetto della crisi economica, politica, spirituale che stiamo attraversando che chiude tutti in se stessi, che ti fa vedere nemici in tutti, anche in quelli che vivono la tua stessa condizione sociale. La solidarietà è stata cancellata dall'immaginario collettivo da una propaganda martellante che ha magnificato le idee del capitalismo iper-liberista, basato sull'egoismo più sfrenato e sulla ricerca spasmodica della ricchezza a tutti i costi, anche se si dovesse giungere alla prostituzione del proprio corpo. Si è incapaci a pensare a se stessi come agli elementi necessari e sufficienti a percorrere una nuova via per l'umanità con tutti alla ricerca del messia o dell'eroe di turno o di azioni individuali estreme.
«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», scriveva Bertold Brecht nella sua opera “Vita di Galileo”. Un paese che ha bisogno di eroi conoscerà sicuramente sia l'oppressione sia il dramma del terrorismo individuale o quello di piccoli gruppi mirati ad abbattere questo o quel tiranno. Ma tali azioni, come l'esperienza storica ha ampiamente dimostrato, alla fine serviranno non al cambiamento in positivo della situazione sociale ma al suo peggioramento,  perché la violenza individuale o di piccoli gruppi, che si ergono a coscienza organizzata di un popolo sottomesso e schiavizzato nella vita materiale ed in quella spirituale, genera solo altra violenza e contribuisce al rafforzamento di chi accentra nelle proprie mani ogni potere, da quello politico a quello economico, a quello militare, a quello religioso. Il cambiamento sociale non ha bisogno di supereroi o di terroristi ma ha bisogno di un popolo che riscopra la solidarietà ed una propria coscienza collettiva e la propria umanità.
Quello che oggi più stupisce, è il fatto che non mancano le esperienze storiche su come uscire da una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo. Non mancano neppure le analisi su tutto ciò che è negativo per la società umana. Analisi che riguardano tutti gli ambiti della vita sociale, da quello politico, economico, culturale, filosofico e religioso. Le nefandezze, le azioni turpi e riprovevoli lungo il corso della storia hanno cambiato la loro forma ma la sostanza è sempre la stessa. E' una sostanza che è fatta di egoismo individuale, di rifiuto di qualsiasi forma di solidarietà, di accaparramento individuale di risorse materiali ma anche di risorse tecniche e scientifiche, e di una costante manipolazione delle idee, dell'arte, della cultura, dello stesso linguaggio, della filosofia, della religione, tutte piegate al soddisfacimento degli interessi individuali o di ristrette classi sociali.
Nel corso dei secoli le iniziative e le idee di quanti hanno cercato di opporsi allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e alla creazione di società basate sulla concentrazione di ricchezze e potere economico-politico-militare-religioso in poche mani, sono state via via svuotate di contenuto, stravolte rispetto alla loro impostazione originaria, svuotate dall'interno e mutate nel loro contenuto a sostegno delle classi sociali ricche.
Il caso più eclatante, lo abbiamo più volte scritto, è quello del cristianesimo (ma ciò è successo anche per l'Islam) che all'inizio si caratterizzava come “negazione della religione del Tempio”. Lo scrivono oramai gli esegeti più attenti del nuovo testamento e gli storici del cristianesimo. È noto il racconto evangelico della cosiddetta “cacciata dei mercanti dal tempio” interpretato proprio come rifiuto della religione. Un movimento, quello dei seguaci di Gesù, che usava per caratterizzare se stesso termini che nulla avevano di sacro o di religioso, come il termine “ecclesia” (chiesa), che era l'assemblea di tutti gli uomini e le donne di una città che decideva democraticamente su tutto ciò che riguardava la vita della comunità; oppure come il termine “parrocchia”, che era l'albergo degli stranieri, di quelli di passaggio, dei più derelitti e bistrattati delle città. L'uomo e la donna erano il centro della predicazione dei primi seguaci di Gesù di Nazareth. L'umanità era il loro Dio.
Dal quarto secolo in poi, il cristianesimo, in tutte le sue varie articolazioni formatesi nel corso di duemila anni di vita, si è intriso di un potere sacro che ha oppresso e continua ad opprime uomini e donne e ad essere strumento non di liberazione ma di oppressione. Tutto il contrario del vangelo (buona notizia) di Gesù di Nazareth. Anche i movimenti che all'interno del cristianesimo hanno tentato di riportarlo alle originarie impostazioni o sono stati piegati o sono stati violentemente repressi.
E proprio prendendo a riferimento l'episodio prima citato noto come “cacciata dei mercanti dal tempio” ed in riferimento alla sfiducia e all'attesa messianica che sembra pervadere tutta la società, credo sia necessario sottolineare un aspetto di quel racconto che di solito viene ignorato.
I predicatori, nelle loro omelie, se la prendono di solito con i mercanti che affollavano il tempio con le loro mercanzie. Nessuno accusa il popolo che è lì presente ed usufruisce dei servigi dei mercanti. eppure l'accusa al popolo è del tutto evidente nel testo. Scrive il Vangelo di Giovanni che Gesù “scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi[1]. Non scaccio solo i mercanti ma anche il popolo. Non scaccio solo quelli che si erano proclamati “padroni di dio” e ne traevano lauto profitto, ma anche il popolo che credeva alle loro idee e si rendeva complice e vittima allo stesso tempo della loro sopraffazione. Un popolo di cui Gesù non si fida perché, scrive il Vangelo di Giovanni, “Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”. Questo testo evangelico è, dunque, anche un atto di accusa contro il popolo che aspetta messia vendicativi, che si fida di sacerdoti ladri ed imbroglioni o che, per rimanere all'attualità, ha bisogno di un Papa come Papa Francesco per riscoprire il valore evangelico della povertà e non sa andare oltre l'elogio del Papa, senza modificare in alcun modo il proprio modo di vita ed il proprio comportamento riispetto alla società. Un popolo senza dignità, comunque succube di capi e capetti e privo di parola.
Ci sono i profittatori, quelli che non esitano a sfruttare per i propri guadagni persino i più poveri (si pensi oggi a tutte quelle se-dicenti “cooperative” che lucrano milioni e milioni di euro sulla pelle dei migranti che sbarcano a Lampedusa), ma ci sono anche milioni e milioni di persone che, nel caso migliore, non guardano al di la del proprio naso o che, nel caso peggiore, si fanno coinvolgere in quelle che sono delle vere e proprie liturgie dell'oppressione che sono ben rappresentate nel racconto della cosiddetta “cacciata dei mercanti dal tempio”.  Popolo come convitato di pietra, che è presente, che mangia a tavola insieme ai potenti di turno, ma è come se non ci fosse, che trae beneficio dalle briciole elargite dai potenti ma di cui non si assume alcuna responsabilità. Un popolo che, quando se ne sono presentate le occasioni, non ha esitato ad opprimere ed uccidere altri popoli sol perché il capo di turno lo ha ordinato, come è successo con l'antisemitismo in Germania fra la prima e la seconda guerra mondiale.
Popolo dal cui seno nascono persone che generano continuamente templi su templi, ognuno con i propri sacerdoti mercanti e acquirenti. Quanti templi esistono oggi come quello del racconto evangelico dove c'è un qualche dio in vendita? In quanti luoghi oggi si realizza l'oppressione e in quanti luoghi c'è un popolo succube e/o accondiscendente? Ci sono i templi della finanza, del mercato delle armi, delle multinazionali del petrolio o delle materie prime. E quanti templi esistono anche fra coloro che oggi si dicono progressisti, o che rifiutano a parole l'oppressione, o la guerra, o lo sfruttamento dei poveri a favore dei ricchi?  Quanti piccoli sacerdoti si accontentano del proprio piccolo tempio e fanno a gara con altri piccoli templi e non si rendono conto che la loro azione è inutile e fine a se stessa se non si riesce a collegarsi con tutti quelli che vogliono realizzare una società dove regni la giustizia sociale? Ci sono i templi del mondo del lavoro, dei sindacati, della politica e persino quelli della nonviolenza e della pace. Istituzioni morte, che si cibano di morti e che producono morti, che diffondo idolatria per se stessi e per un sistema sociale dove l'io prevale sul “Noi”, dove l'egoismo prevale sulla solidarietà. Da quanti templi dovremmo cacciare sia i padroni e i mercanti sia il popolo convitato di pietra?
Si crea un tempio nel momento in cui si realizzano delle organizzazioni gerarchiche, dove c'è un centro che dirige ed una periferia che è chiamata ad ubbidire. Si crea un tempio dove vi è l'idea di realizzare organizzazioni che si autodefiniscono “di avanguardia e di guida delle masse”. Li ci sono sacerdoti che credono di essere migliori degli altri, supereroi se se ne presenta la necessità, o semplici mercanti di sé stessi nei giorni ordinari. E non c'è foglia che si muova che il mercante non voglia.
Nel racconto evangelico il popolo è diviso. Da un lato quelli che credevano in Gesù ma non capivano fino in fondo quello che lui diceva e che nel momento del bisogno lo hanno tradito. Dall'altro un popolo che vuole continuare ad avere templi, mercanti e di tanto in tanto qualche supereroe che risolva le situazioni difficili, con ognuno che continua a fare i propri affari. Ed è questo secondo tipo di popolo che sceglierà di crocifiggere chi ha posto al popolo la necessità di fare i conti con se stesso, con la propria ignavia e codardia. E succede così ancora oggi come duemila anni fa, con continue crocifissioni di quanti chiedono al popolo di uscire dai templi e di rifiutare la logica del supereroe e dell'idolatria ad essa connessa.
Io credo che non si possa più continuare con questo schema. I templi come strutture di potere non hanno più ragione di esistere eppure la loro logica è diffusa in ogni ambito sociale e pervade ogni filosofia o religione o ideologia politica. Tutti i popoli devono essere messi di fronte alle loro responsabilità ed ognuno deve assumersele. Non abbiamo bisogno di messia o supereroi che dir si voglia. Abbiamo bisogno di un popolo che si liberi e che scelga o l'oppressione (con la conseguente crocifissione dei Gesù di turno) o la propria liberazione.
Superiamo dunque l'immobilismo, la chiusura in noi stessi, il senso di impotenza e di insufficienza rispetto alla complessità di una situazione nazionale e mondiale che certo non ha precedenti nella storia dell'umanità. Quale tipo di umanità ognuno di noi ha nella sua testa e quale umanità vogliamo lasciare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli? Spetta ad ognuno dare il proprio contributo e testimoniare con la propria vita e le proprie scelte che una via diversa è possibile e che essa si basa sulle persone semplici, su coloro che non hanno gradi, che non sono sacerdoti di alcunché, che non sono eroi ma uomini e donne che dalla notte dei tempi non hanno mai piegato la propria schiena di fronte alle ingiustizie, alla violenza, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Giovanni Sarubbi

NOTE
[1]Tutto il passo evangelico della cosiddetta “cacciata dei mercanti dal tempio” si trova in GV 2,13-25, in Mt 21,12-13, in Mc 11,15-19, in Lc 19,45-46



Domenica 08 Marzo,2015 Ore: 17:03
 
 
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Autore Città Giorno Ora
giulia guzzo San Giovanni in Fiore (CS) 10/3/2015 12.20
Titolo:Mai con i falsi eroi
Penso anch'io che nessun popolo abbia bisogno di falsi eroi per sollevare le sue sorti ma "di uomini e donne che non si piegano difronte alle ingiustizie e alla violenza". Dico "falsi eroi "perchè la figura dell'eroe potrebbe essere molto positiva se considerata nella sua accezione più profonda. L'eroe è di solito colui che da prova di coraggio e di virtù e che suscita l'ammirazione di chi lo conosce.Oggi la nostra bella e amata Italia sta conoscendo purtroppo politici che si atteggiano a personaggi di eccezione ma che sono appunto falsi eroi .Dovrebbero amministrare la cosa pubblica,invece vogliono solo comandare e usare il potere contro chi non può difendersi:Rom,Sinti,immigrati.Salvini ,per esempio,pensa di essere l'eroe dell'ultima ora ,invece è solo il personaggio di una vicenda frivola e non molto impegnativa per questo è altamente pericoloso per la collettività considerate le discriminazioni sociali che vorrebbe mettere in atto.Abbasso i falsi eroi.
Autore Città Giorno Ora
Nellina Guarnieri Bari 10/3/2015 12.46
Titolo:Per un popolo senza EROI ?
Nella parte 2 destruens2 del suo intervento contesta"laspwttativa di un supereroe...."che risolve situazuioni drammatiche...nonostante non manchino analisi che denunciano in utti gli anbitii drammi della umanità"   A mio avviso è una aspettativa checontinua a coltivare l'idea mitica di unb dem,iurgo ,ordinatore vdel mondo.In realtà l'identificazione dell'eroe è una sssorta di riuconoscimento"post eventum" da parte di quanti prendono le ddistanze dall'etica dilagante degli " ANTIERO(adroni questi si del mondo).un pragmatismo che coinvolge tutti gli aspetti della società anche delle identità religiose.,come lei sottolinea." scribi e farisei/( impegnati solo a scrivere leggi) sono m( sepolcri imbiancati che legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente) dobbiamo identificare in Cristo un EROE perchè " fattosi una di cordicella sferza cacciò tutti dal tempio? o pittosto è un giusto che non rimane estraneoalla rovina del TEMPIO".Oggi scribi e farisei continuano a produrre leggi che rimangono sterili perchè servono soltanto  a preparare le successive generazioni di scribi e ANTIEROI

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