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www.ildialogo.org Uscire dallo stato di minorità,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Uscire dallo stato di minorità

di Giovanni Sarubbi

I primi nemici di qualsiasi processo di liberazione da una qualsivoglia forma di schiavitù sono proprio coloro che di tale schiavitù sono vittime. E più forte e lunga è questa schiavitù più forte e tenace sarà la resistenza degli schiavi. E' questa una delle prime esperienze che ho fatto nel corso della mia vita di persona impegnata a tentare di percorrere una via di liberazione dalle tante schiavitù che caratterizzano la nostra vita quotidiana. Sia che si tratti della liberazione dalla oppressione del maschio sulle donne, con relative violenze sessuali, sia che si tratti della liberazione delle donne dalla schiavitù della prostituzione, le prime ad opporsi sono proprio le vittime. Lo sanno bene tutti coloro che si occupano di tali questioni. Sembra paradossale ma non basta dire alle vittime che esse sono schiave e che è possibile una vita da persone libere. Bisogna convincerle che tale mondo esiste davvero e che è possibile liberarsi e che non si deve avere paura di chi ti opprime. E' un processo lungo e difficile. Spesso le donne vittime della tratta, come mi raccontava un missionario Comboniano di Castel Volturno, sono state oggetto di riti vudu (o vodu, vodù, vudù) ed è stato fatto loro credere che se rifiutano di prostituirsi qui in Italia gli spiriti vudu uccideranno i loro parenti che sono rimasti in Africa. E chi è vittima di tali situazioni ci pensa due volte prima di denunciare i propri carnefici e cominciare un percorso di liberazione.
Fatti simili succedono in tutti gli ambiti della vita sociale, da quello religioso a quello politico, a quello economico. Più selvaggio e forte è lo sfruttamento che le persone subiscono, più difficile e complesso è il processo della loro liberazione.
Gli sfruttatori, contano molto su questa sudditanza di tipo psicologico che ha molte motivazioni tutte di ordine eminentemente pratiche, che vanno dalla paura della violenza fisica, che viene vista come certa, alla paura dell'ignoto che una situazione di liberazione necessariamente comporta. Ci si può adattare, per sopravvivere, a subire una oppressione che ha contorni certi e che in qualche modo lo schiavo riesce a gestire. Lasciare il certo per l'incerto, in una situazione di non immediato pericolo di vita, è sempre molto difficile. Si sceglie così di tenersi una situazione di oppressione più o meno gestibile a fronte di una liberazione i cui contorni non sono noti.
Ci si trova così di fronte, nei più vari ambiti sociali, a persone che sentono ma che rifiutano di sentire, che vedono ma che rifiutano di vedere, che sono dotati di parola ma che rifiutano di parlare, che pensano ma che rifiutano di pensare. E tutto questo ad oltre due secoli dallo scritto di Emmanuel Kant su “Che cos'è l'Illuminismo?” nel quale egli afferma che : «L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo.»
Dal 1784, anno in cui Kant scrisse questo testo, ad oggi sembra che le cose siano peggiorate. E lo sono, ed anche questo sembra un paradosso, perché sono aumentati a dismisura gli strumenti di comunicazione di massa ma è aumentata anche enormemente la concentrazione della loro proprietà in poche mani.
Tutte le TV e la carta stampata dipendono oggi dalla pubblicità la cui proprietà è concentrata in poche mani. Analogo discorso vale per Internet dove prevale chi conosce e può indirizzare i sentimenti ed i gusti delle persone (leggasi GOOGLE o Facebook). Chi controlla la pubblicità controlla l'informazione, chi può indirizzare i sentimenti ed i gusti delle persone domina la società e l'oppressione culturale, ideologica, politica ed economica può continuare all'infinito. La ragione sembra morta e sepolta, prevale l'irrazionale, prevale la paura e quando prevale la paura prevalgono coloro che sfruttano e affamano la grande maggioranza della popolazione. La paura non ha mai dato inizio ad alcun cambiamento della società o della coscienza personale di chicchessia. E i risultati si vedono, con tutta la ricchezza mondiale concentrata in pochissime mani ed alcuni miliardi di persone ridotte alla fame.
L'operazione che sta andando in scena in questi giorni in vista delle elezioni europee del prossimo 25 maggio, è tutta inserita in questo quadro. L'oppressione deve continuare, lo stato di minorità deve prevalere a tutti i costi, questo il risultato che si vuole conseguire. Le urla e gli strepiti di Grillo, opportunamente amplificati dalla TV, fanno parte di una precisa strategia di marketing finalizzata a spostare consensi a favore di un ben determinato ceto sociale che non è quello costituito dai lavoratori dipendenti, dai pensionati, dagli insegnanti, dai disoccupati ma il solito, quello di sempre, “le piccole e medie imprese”, gli imprenditori, come ha detto Casaleggio intervistato da Lucia Annunziata. Gli urli di Grillo non avrebbero alcun valore se le TV non le amplificassero. Ma Casaleggio si occupa (come ha segnalato l'articolo di Mario Pancera che analizza il loro contenuto) di “marketing propagandistico televisivo internazionale”, e chi si occupa di tali cose, per le più grandi multinazionali oggi esistenti, con gli attuali strumenti di comunicazione di massa può fare quello che vuole, anche utilizzare uno che di mestiere fa il comico come candidato alla carica di presidente del consiglio che dovrebbe essere invece una cosa seria.
A sinistra, per la terza volta di seguito, ci si presenta con l'ennesima lista né carne né pesce, che morirà un attimo dopo aver incassato l'ennesima sconfitta, che arriverà a prescindere dalle persone serie che sono presenti in quella lista. E questo perché non si può pensare di partecipare ad una competizione elettorale senza un progetto che vada al di la del semplice “entriamo nelle istituzioni” che è quello che ha caratterizzato le esperienze finora fatte, quella dell'Arcobaleno del 2008, quella di Rivoluzione Civile del 2013 e l'odierna di Tsipras. Non si può partecipare ad una campagna elettorale senza aver compreso il ruolo ed il potere dei mezzi di comunicazione che è attualmente devastante e senza porsi minimamente il problema di come rompere questo accerchiamento mediatico senza il quale non si entra in alcuna istituzione.
Non voglio con questo dare alcuna indicazione di voto. Come giornale non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo neppure quest'anno. Ognuno si regoli come meglio crede. Purtroppo il risultato è già deciso e non è certo favorevole ad una sinistra che vive anch'essa uno stato di minorità del tutto evidente e di cui non si intravede la fine.
Ma lo stato di minorità è forte, e non potrebbe essere diversamente, anche in ambito religioso, persino fra quelli che, in ambito cattolico, fino ad un anno fa dicevano di essere oppositori di Papa Woytila o di Papa Ratzinger. E' bastata l'elezione di un Papa venuto dalla fine del mondo per cancellare tutto, per ritornare proni e supini all'interno delle sagrestie ad occuparsi di santificazioni, Romero, Buonaiuti, Rosmini, … chissà forse don Milani, o perché no don Gallo. Non è da escludere, visto come ne parlano, che si arrivi anche alla santificazione del Concilio Vaticano II. Ecco, “San Concilio” mancava nell'albo dei santi, l'ennesima icona inoffensiva da adorare per continuare ad impedire alle persone di vivere l'evangelo di Gesù di Nazareth il cui Dio era l'umanità, l'uomo in carne ed ossa e non certo quello di cui ancora oggi si cibano, anche gli ex oppositori di Ratzinger e Woytila, i sostenitori di quel cristianesimo nato con l'imperatore Costantino nel quarto secolo e che è largamente responsabile dello stato di degrado profondo nel quale oggi viviamo.
Dobbiamo uscire quindi dallo stato di minorità sia sul piano politico-sociale, sia su quello religioso. Forse, sul piano religioso, la seguente pagina biblica tratta dal libro di ISAIA può aiutarci.
 
11"Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero?
- dice il Signore.
Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di pingui vitelli.
Il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco.
12Quando venite a presentarvi a me,
chi richiede a voi questo:
che veniate a calpestare i miei atri?
13Smettete di presentare offerte inutili;
l'incenso per me è un abominio,
i noviluni, i sabati e le assemblee sacre:
non posso sopportare delitto e solennità.
14Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste;
per me sono un peso,
sono stanco di sopportarli.
15Quando stendete le mani,
io distolgo gli occhi da voi.
Anche se moltiplicaste le preghiere,
io non ascolterei:
le vostre mani grondano sangue.
16Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
17imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova". (Isaia 1,11-17)
Giovanni Sarubbi


Domenica 18 Maggio,2014 Ore: 18:32
 
 
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