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www.ildialogo.org Che sia Pasqua tutti i giorni,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Che sia Pasqua tutti i giorni

di Giovanni Sarubbi

Un amico, diacono permanente Cattolico, mi ha mandato gli auguri di Pasqua formulandoli così: «La speranza nella Risurrezione inondi il vostro cuore come l'acqua che cade dal cielo e irrora la terra rendendola fertile». Gli ho risposto d'istinto così:«Ricambio gli auguri, sperando che la pioggia non sia acida, che non bruci gli alberi e renda secca la terra».
In un altro messaggio proveniente dall'Amazzonia, un missionario dice di preferire la stagione delle piogge (da dicembre a maggio) perché “essa ha un ritmo lento ed è la stagione di Cristo, con Natale e Pasqua”.
L'acqua è fonte di vita, che fa rifiorire le piante dopo la stagione invernale e rende possibile a noi umani e agli altri esseri viventi di continuare a vivere.
Ed il simbolo dell'acqua purificatrice e rigeneratrice viene usato anche nel sacramento cristiano del battesimo. Ed è proprio l'acqua che oggi è diventata uno degli elementi vitali più a rischio, che sta scarseggiando sempre di più a causa delle attività umane che inquinano i fiumi, i mari, i laghi in proporzioni sempre più globali. Il più vitale degli elementi è anche il più bistrattato di tutti ma ne continuiamo a parlare come se la realtà non esistesse, dimostrando di non essere coscienti del punto in cui siamo.
Col passare degli anni mi è sempre più difficile fare auguri, nelle cosiddette feste comandate, senza anche ricordare a me stesso e agli altri la situazione drammatica, da un punto di vista ambientale, nella quale siamo. Situazione drammatica che noi umani, che pretendiamo di essere “homo sapiens”, abbiamo determinato con le nostre scelte scellerate in termini di impatto delle nostre attività economiche sull'intero ecosistema. Il pianeta Terra è diventato la pattumiera dell'homo sapiens e c'è chi continua a ragionare come se le risorse naturali fossero infinite e l'umanità non avesse alcuna responsabilità nel loro sfruttamento ma anzi ne avesse pieno e supremo diritto. E non manca neppure la solita citazione biblica per giustificare tale atteggiamento che deriverebbe da un diretto comando divino (vedi Genesi 1,26).
Di quale risurrezione vogliamo parlare se la nostra azione concreta determina la messa in discussione delle basi stesse della vita? E' una risurrezione che si muove tutta nel campo della metafisica, di una spiritualità priva di addentellati con la realtà, di una religiosità sentimentale generata essenzialmente dalla paura della morte che ognuno si porta dietro. E' una risurrezione che non ha alcun impatto sulla nostra vita di tutti i giorni, che non ci costringe minimamente a cambiare comportamenti e a rispettare la Madre Terra che ci ospita e che ci da la vita. Ciò che pensiamo e proclamiamo a parole è completamente dissociato rispetto a quello che facciamo concretamente, negando fra l'altro anche uno dei detti evangelici di Gesù di Nazareth che invita i suoi seguaci a giudicare gli alberi dai frutti che producono: un albero buono, frutti buoni, un albero cattivo frutti cattivi.
La risurrezione di cui parliamo in questi giorni di Pasqua, non è la vita piena di cui parlano i racconti evangelici correttamente interpretati. E' una risurrezione che sa di “miracolo” eccezionale, fatto direttamente da Dio una volta per tutte duemila anni fa, che noi comuni mortali possiamo solo contemplare perché riguarda un “uomo Dio”, un essere eccezionale che i grandi sacerdoti hanno posto nel settimo cielo, lontano e irraggiungibile, figlio di una teologia sacrificale che oramai non dice più nulla di concreto ad alcun essere umano, visto che non ci sono più templi dove si sgozzano materialmente animali in sacrificio di espiazione a Dio. Poveri agnelli sgozzati per permettere a noi umani di continuare a fare i nostri porci comodi!
Che senso ha celebrare la risurrezione di un “uomo Dio” avvenuta duemila anni fa, se poi il comportamento di coloro che si dicono suoi seguaci è il principale responsabile dello stato comatoso nel quale si trova il nostro pianeta Terra, sia da un punto di vista ambientale sia da un punto di vista sociale?
Si può essere quel che si vuole, cristiani atei o di altre religioni, ma i cristiani per la loro parte hanno responsabilità drammatiche nella situazione ambientale, sociale, politica, morale nella quale si trova il nostro mondo. Hanno responsabilità dirette nelle guerre che stanno insanguinando l'intero mondo da oltre un secolo a questa parte (proprio cent'anni fa iniziò la Prima Guerra Mondiale). Hanno responsabilità dirette nel colonialismo, nello schiavismo, nel nazismo e nel fascismo, nei genocidi che si sono verificati e in tutti i regimi dittatoriali che hanno costellato l'intero ventesimo secolo. E' il mondo occidentale, con la religione cristiana ad esso collegato, con il suo modello politico-economico religioso che è dominante a livello mondiale e che è responsabile della crisi epocale che stiamo vivendo. Una crisi che, da un punto di vista ambientale, ha raggiunto livelli che spingono la comunità scientifica internazionale (vedi rapporto dell'IPCC) ad affermare con certezza che gli eventi climatici catastrofici estremi che si verificano con sempre maggior frequenza, sono il frutto dell’aumento di gas serra (CO2, CH4, N2O, CFC, O3, vapore acqueo) nell’atmosfera frutto delle attività umane.(Vedi appello Basta Estrazioni Fossili link). Certo ci sono stati cristiani che si sono opposti, che hanno rifiutato le guerre, il razzismo, lo sfruttamento selvaggio della natura e degli altri esseri umani, ma essi sono stati in genere uccisi o emarginati dal resto della comunità cristiana, sono diventati martiri e poi hanno dovuto subire anche l'affronto di diventare “santi” di quella struttura ecclesiastica che durante la loro vita li ha emarginati o ha avuto responsabilità dirette nel loro martirio.
Se l'acqua è fonte di vita e la stagione delle piogge è la stagione di Cristo, allora i cristiani dovrebbero essere in prima fila a difendere l'acqua con le unghie e con i denti. E invece le comunità cristiane nella loro maggioranza sono chiuse su se stesse, non sono impegnate a difesa dell'ambiente, “pregano”, pensando che la preghiera sia il ripetere formule per farsi ascoltare dal Dio posto nell'alto dei cieli, mentre la preghiera dovrebbe invece essere visibile e viva nelle azioni concrete che ognuno si impegna a fare nella propria comunità, nella propria famiglia, nel proprio lavoro. Alla preghiera delle parole bisognerebbe sostituire la preghiera del fare, quella che da vita e crea amore e solidarietà.
Cari fratelli e sorelle cristiani, continuando così non risorgeremo, per quanti riti sacri noi possiamo fare, per quante litanie possiamo dire saremo alla fine giudicati per i frutti delle nostre azioni. Ed il giudizio sarà di condanna soprattutto per la nostra generazione che ha portato l'umanità nel baratro più profondo.
Occorre allora svegliarsi dal torpore, occorre togliere Gesù dagli altari e riscoprirlo nostro fratello, uomo come noi, che ci invita non ad adorarlo ma a seguirlo, a fare come lui, ad amare come lui ha amato l'umanità, senza chiedere per se nulla, neppure il diritto alla legittima difesa della propria vita contro i poteri oppressivi del suo tempo. Occorre lacerare, come fece Gesù, ancora una volta i tanti templi esistenti e cacciare da essi i tanti grandi e piccoli sacerdoti che ci opprimono e ci parlano di un Dio in cui loro stessi non credono e che loro usano per opprimere i deboli e gli oppressi.
Non c'è Pasqua senza cessazione di tutte le guerre, lo smantellamento di tutti gli eserciti e di tutte le fabbriche di armi, senza la fine dello sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e della distruzione della Madre Terra, dell'inquinamento dell'aria, delle acque, della terra, senza la fine del colonialismo e dello schiavismo tuttora dilagante, senza la giustizia sociale per tutti con l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, senza la fine di una classe sociale di super-ricchi che godono di un potere sterminato e del diritto di vita e di morte su miliardi di esseri umani. E non sarà un Papa buono e simpatico a rendere questa Pasqua migliore delle altre se la comunità cristiana nel suo complesso e ogni singolo cristiano continuerà a delegare ad altri, ai profeti o ai martiri o ai santi o al supereroe di turno ciò che attiene alla responsabilità di ognuno nel mettere al centro della propria vita l'umanità, nel praticare la via di Gesù piuttosto che la sua adorazione.
Ecco questo è per noi Pasqua. Questa è la Pasqua per la quale ci sentiamo impegnati a lavorare con tutte le nostre forze. Questa è la Pasqua che proponiamo di adottare come stile di vita quotidiano per far sì che sia Pasqua tutti i giorni.
Ecco, questi sono i nostri auguri di Buona Pasqua.
Giovanni Sarubbi



Sabato 19 Aprile,2014 Ore: 09:30
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
moreno ceron vicenza 21/4/2014 15.14
Titolo:mea colpa
Ciao,
Condivido il tuo messaggio, "mea colpa " come cristiano nel mio piccolo cercherò di fare qualche cosa per il modo ed il mondo dove vivo.
Auguri
CIAO

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