- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (564) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Quando? Adesso!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Quando? Adesso!

di Giovanni Sarubbi

Stiamo correndo a tappe forzate verso l'autodistruzione dell'umanità. Tutti lo sappiamo, ma sembra che la cosa non ci sconvolga né indigni più di tanto. Ognuno forse pensa in cuor suo “tanto tutti dobbiamo morire” e che cosa possa rimanere su questa Terra dopo la propria morte importa poco.
Ci siamo costruiti le religioni per placare la nostra ansia, il nostro terrore della morte, di quel buio da dove siamo nati e dove stiamo andando. Idoli, dio unico, santi e madonne, paradiso, inferno, purgatorio, preghiere, messe, liturgie e riti vari, grandi e piccoli sacerdoti, per tentare di esorcizzare la nostra morte, di pensare che in definitiva non finisce tutto nel momento in cui ritorneremo alla terra e dovremo restituire tutto quello che abbiamo avuto, vita compresa. E se il mondo va in malora meglio è per tutti, così si accelera quel processo che dovrebbe portare alla realizzazione in terra di un mondo paradisiaco, dove tutte le brutture verranno distrutte e ci sarà latte e miele per tutti, nessuna sofferenza, gioia infinita.
Sono queste idee che spinsero, negli anni 40, una intera generazione di americani a sostenere il riarmo atomico intrapreso dal presidente Roosevelt prima e Truman poi. La prima bomba atomica su Hiroshima e la seconda su Nagasaki, furono letti come l'inizio decisivo di quel processo che avrebbe portato al “ritorno del Signore” e alla realizzazione delle parole del libro dell'Apocalisse.
Sono queste, purtroppo, le idee che ci ingabbiano, che ci impediscono di indignarci e reagire come dovremmo di fronte alla situazione di guerra permamente nella quale ci troviamo e al degrado oramai irreversibile dell'ambiente dell'intera Terra. Nulla ci viene detto delle conseguenze sull'intero pianeta dell'incidente di Fukushima, così come è stato per quello di Cernobyl. Continuiamo a mangiare pesce senza sapere quanta radioattività o quanto petrolio o plastica o metalli pesanti ingoiamo ad ogni boccone. Ed è così per la frutta e la verdura, coltivata in terreni o direttamente inquinati o sempre più circondati da terre irrimediabilmente distrutte dalla mano dell'uomo con discariche di rifiuti tossici. L'importante che il PIL cresca, poco importa a spese di chi e quali conseguenze sociali esso avrà. Poco importa se la ricchezza di pochi viene fatta a spese della salute di miliardi di persone o della distruzione dei mari, dell'acqua potabile, della terra che non produrrà più alcuna pianta e quindi neppure l'ossigeno per respirare.
Invece della rabbia prevale l'apatia, invece dell'impegno prevale il rinchiudersi in se stessi.
La macchina delle bugie è sempre attiva, come sempre attive sono le organizzazioni dedite al male, bande di uomini e donne che in vario modo ed in vari luoghi (dai mezzi di comunicazione di massa, alla politica, alle organizzazioni paramilitari) sono disponibili a prestare la loro opera a favore dei ricchi e potenti, per consentire loro di continuare a vivere nella ricchezza che sempre più ostentano come segno di successo o, addirittura, come segno di “benedizione divina”, senza avere ritegno ad usare persino le citazioni bibliche per sostenere questo modo edonistico e violento di concepire la vita ed i rapporti sociali.
Ed in questi giorni di inizio di campagna elettorale, di bugie eclatanti ne vengono dette a getto continuo ma sono pochissimi quelli che li percepiscono come tali e che si indignano. Le immagini di un Renzi, che ha strappato lo scettro del miglior bugiardo dalle mani del decaduto cavaliere, circondato da folle osannanti, la dicono tutto sul livello di mistificazione a cui è giunta la comunicazione in Italia e nel mondo. Basti citare gli oramai mitici ottanta euro che i lavoratori troveranno nelle loro buste paga il prossimo primo maggio. Renzi ha venduto l'idea che chi finora ha ricevuto benefici dalla crisi debba restituire un po' di soldi a chi finora ha pagato tutte le conseguenze della crisi. Ottimo programma, ma i soldi per i famosi 80euro li caccerà ancora una volta lo Stato, tagliando servizi sociali e non certamente le grandi imprese, i cui profitti non verranno intaccati per nulla e anzi riceveranno ulteriori sgravi fiscali. Chi è ricco contierà ad esserlo e gli altri saranno presi come sempre in giro e contiueranno a fargli credere, come ai poveri di Fontamara (Ignazio Silone), che sia possibile dividere i beni in tre quarti e tre quarti.
E sul piano religioso continua la rincorsa a magnificare qualsiasi cosa faccia Papa Francesco. Diventa “notizia” il fatto che lui faccia a piedi il percorso che lo separa da Santa Marta, dove dorme e mangia, al Palazzo Apostolico dove sono gli uffici del Papa. Diventa “notizia” se telefona in giro per il mondo alle persone più strane o se augura “buon pranzo” ai fedeli riuniti la domenica a Piazza San Pietro.
Quanto durerà questo innamoramento e questa rinnovata “papolatria”? Serve questo per dare una risposta alla crisi epocale della religione cristiana? Quando la base cattolica o i fedeli delle tantissime altre chiese esistenti o quelli delle altre religioni decideranno di assumersi la responsabilità per lo stato di degrado nel quale vive la società e per il male fatto all'intero ecosistema con le guerre e l'inquinamento? Quando ogni persona la smetterà di delegare ad altri, ai politici, ai preti, al padreterno o al fato ciò che invece compete ad ognuno fare in termini di giustizia sociale, di rispetto per l'ambiente, di rispetto dei diritti umani per tutti? Quando la smetteremo di riempirci la bocca di vuoti proclami, di belle parole e poi rimanere muti di fronte alla guerra, magari mandando i nostri figli ad arruolarsi perché il mestiere della guerra è l'unico che questo governo propone ai suoi giovani?
Quando? E' adesso. «Dio può attendere: l’uomo no», scriveva don Primo Mazzolari nel primo editoriale del suo Adesso, un titolo un programma, un impegno che dovrebbe diventare l'imperativo categorico di ogni essere umano di buona volontà.
Giovanni Sarubbi



Domenica 13 Aprile,2014 Ore: 11:45
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Mario Nigrotti Barbania (TO) 19/4/2014 21.06
Titolo:troppo pochi
Di questo editoriale drammatico ma semplice, chiaro anche per chi "non ha fatto le scuole alte", condivisibile da chiunque sia dotato di buon senso e buona volontà, credente o no, la cosa che colpisce di più è il numero di persone che l'hanno letto: 156, di cui 10 (dieci) oggi. Che speranze possiamo avere, se siamo così pochi?

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info