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www.ildialogo.org Fare rete e costruire speranza,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Fare rete e costruire speranza

di Giovanni Sarubbi

Il sasso nello stagno è stato lanciato, ora c'è bisogno di rimboccarsi le maniche e raggiungere l'obiettivo di bloccare la sciagura delle trivellazioni petrolifere in Irpinia. E' questo il senso del convegno che ieri, come giornale, abbiamo organizzato ad Avellino con il contributo decisivo della Fondazione Carlo Gesualdo e quella degli ordini professioni degli ingegneri, dei medici, del Comitato No-Triv e della Proloco di Gesualdo.
E per raggiungere lo scopo bisogna “fare rete” ed uscire dal torpore che, come ha detto Alex Zanotelli, che ha concluso il convegno, sembra avvolgere la vita sociale dell'Irpinia. In gioco è il futuro stesso della vita nella nostra provincia e, su più larga scala, dello stesso pianeta Terra.
E questo perché con l'inquinamento non si può convivere, soprattutto quando esso riguarda tutti gli elementi della vita, cioè l'aria, l'acqua e il suolo. Si può convivere con i terremoti, che provocano danni e lutti limitati nel tempo e nello spazio, non si può convivere con l'inquinamento, che provoca danni che prolungano i loro effetti per centinaia o migliaia di anni, come dimostrano i dati sulle malattie tumorali che sono in costante ascesa. Mi limito, a tale proposito, a fornire un solo dato, quello delle operazioni per tumore alla vescica effettuati in una sola clinica della città di Avellino pari a 350 all'anno, una media di sette a settimana. E i tumori alla vescica hanno come causa principale l'inquinamento chimico (molto diffuso nella zona della città di Solofra, a pochi km da Avellino, dove c'è un polo conciario molto grande) e quello da amianto, che ad Avellino ha la sua origine nel disastro dell'ISOCHIMICA, l'azienda che negli anni '80 ha scoibentato le carrozze dei treni delle Ferrovie dello Stato senza alcuna protezione né per i lavoratori né per la popolazione, diffondendo amianto in tutto il territorio provinciale.
Le relazioni scientifiche fatte al nostro convegno sono state inequivocabili. Dove ci sono pozzi petroliferi c'è inquinamento dell'aria, dell'acqua, della terra, con danni irreversibili. Lo ha dimostrato in modo scientifico e documentato la professoressa dell'Università di Potenza Albina Colella (di cui a breve forniremo la relazione), che ha riportato i dati relativi alle estrazioni petrolifere in Val D'Agri (PZ). Pozzi petroliferi che hanno inquinato irrimediabilmente l'acqua di quella zona e che minacciano di inquinare anche le acque della vicina Campania. In Basilicata hanno trovato petrolio anche nel miele prodotto in Val D'Agri, segno che il petrolio è entrato anche nella catena alimentare. Ma altrettanto illuminante ed inconfutabile la relazione del geologo Sabino Aquino, che ha fatto un quadro dettagliatissimo della risorsa idrica in Irpinia, che le perforazioni petrolifere metterebbero seriamente a rischio.
Per fare rete è necessario un'opera di informazione per la quale fondamentale sono i mezzi di comunicazione. In Irpinia non tutti i mezzi di comunicazione sono schierati contro le trivellazioni. Anche qui ci sono giornali schierati apertamente a sostegno delle lobby petrolifere che, mascherandosi come imparziali e al di sopra delle parti, svolgono il ruolo di diffondere falsità e dubbi sulla buona fede di chi si oppone alle perforazioni. Quando non si hanno argomenti scientifici da opporre, diffondere il dubbio sulla buona fede di chi propone analisi certe ed inoppugnabili è lo sport più diffuso fra chi ha interessi miliardari da difendere. In Irpinia, fra la carta stampata, solo il quotidiano CORRIERE (corriereirpinia.it) si è schierato contro la sciagura delle trivellazioni e lo ha fatto in modo inequivocabile la sua direttrice, Ivana Picariello, che ieri ha moderato il nostro convegno e che ringraziamo di cuore per questa scelta. Fare fronte comune, “fare rete”, è fondamentale perché non ci sono imparzialità dietro cui nascondersi quando in gioco è la vita o la morte delle persone, della Terra che ci ospita, e delle future generazioni.
La nostra generazione ha affermato padre Alex, ha l'enorme responsabilità di aver portato la Madre Terra sull'orlo del collasso e per questa azione noi saremo maledetti in eterno. Ma si tratta di un disastro che si è già verificato in occasione delle altre estinzioni che l'umanità ha conosciuto e che i reperti fossili chi hanno fatto conoscere. Una di queste è quella verificatasi nell'isola di Pasqua, di cui ha parlato al nostro convegno uno dei relatori, il prof. De Prisco. La strada è quella della riduzione e dell'abbandono delle fonti fossili, del risparmio energetico, di una vita rispettosa degli equilibri della natura. Noi su questo siamo impegnati, come ha ricordato il nostro responsabile ambiente, l'ing. Michele Zarrella. E l'intervento dei sindaci, da quello di Nusco a quello di Fluneri a quello di Avellino, sono li a dimostrare che la consapevolezza del pericolo a cui stiamo andando incontro sta crescendo anche ai livelli istituzionali. E questo a noi non può che fare immenso piacere.
Spetta dunque a tutti non sono diffondere le conoscenze ma anche farsi promotori di nuovi stili di vita. Solo così la speranza in un mondo altro potrà diventare realtà, se ognuno incarnerà questa speranza nella propria vita di tutti i giorni.
Giovanni Sarubbi
Nei prossimi giorni renderemo pubblici i testi delle relazioni e il video integrale del convegno.
Per tutte le informazioni vedi la sezione Ambiente



Domenica 06 Aprile,2014 Ore: 13:45
 
 
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