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www.ildialogo.org Occorre essere in tanti,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Occorre essere in tanti

di Giovanni Sarubbi

«A Roma, diventai responsabile delle ragazze comuniste. L'attività era febbrile. Compiuta, però, con metodo e rigore. Riunioni rapide, discussione politica stringata. Ma l'impegno era totale. Giravamo parecchio, riducendo le spese all'osso. Enrico fuggiva qualsiasi allegra amministrazione, criticava chi magari s'indebitava per stampare manifesti o chi ritardava per negligenza il pagamento delle tessere. Tra noi, c'era un bell'affiatamento. Nessuna atmosfera di lotta interna. Piuttosto, una tensione alta, assecondata da un costume di vita sobrio e da una stretta moralità» (Marisa Musu)
Questo testo, fa parte del volume intitolato “Enrico Berlinguer”, stampato dalle Edizioni l'Unità nel 1985, ad un anno dalla morte di Enrico Berlinguer, segretario nazionale del PCI, morto durante un comizio l'11 giugno 1984 a Padova. Quella di Marisa Musu, morta nel 2002, partigiana romana, dei GAP (Gruppi di azione patriottica), medaglia d'argento al valor militare, che aveva fra l'altro partecipato all'azione di via Rasella contro le truppe di occupazione naziste, e una delle molte testimonianze sulla vita di Enrico Berlinguer che furono raccolte in quel volume che, riletto oggi, sembra descrivere la storia e la vita di un altro pianeta.
Ogni parola di questo breve testo, ci racconta dell'abisso nel quale ci troviamo. Provo a mettere di seguito quelle che più colpiscono rispetto alla situazione attuale.
«Riunioni rapide, discussione politica stringata».
«Metodo e rigore».
«Impegno totale».
«Spese ridotte all'osso».
«Nessuna allegra amministrazione».
«Affiatamento».
«Nessuna atmosfera di lotta interna».
«Tensione alta».
«Costume di vita sobrio e una stretta moralità».
Marisa Mussu descrive l'attività della FGCI, la federazione giovanile comunista di cui Enrico Berlinguer fu segretario, fra la fine della seconda guerra mondiale ed i primi anni '50 del secolo scorso. Giovani che avevano fra i 20 e i trenta anni, ma che avevano sulle spalle la tragedia della guerra e, come Marisa Musu, la partecipazione attiva alla Resistenza.
Oggi la grande maggioranza dei giovani è apatica. Quelli che si impegnano in politica, lo fanno solo ed esclusivamente per ottenere prebende personali, posti di direzione remunerati, seggi in parlamento, senza alcuna idealità ne alcun mondo altro da costruire. E non parlo di quelli di destra, parlo anche di quelli di sinistra.
Le riunioni politiche oggi, per chi le fa, sono una esperienza traumatizzante. Si parla per parlare, per mettersi in mostra, per azzuffarsi con qualcun altro o, come dicono quelli che credono di aver letto qualche libro in più, “per fare egemonia”, espressione che storpia malamente il pensiero di Gramsci e che serve a mascherare unicamente le proprie ambizioni personali.
Le riunioni politiche dei partiti locali o nazionali, sono una ripetizione di ciò che viene rappresentato in TV dalle trasmissioni “politiche”, Ballarò, AnnoZero, ... che hanno trasformato la politica in cabaret o in rissa, dove la parte più intelligente la fanno i comici di turno.
Ricordo di aver partecipato, qualche anno fa, al congresso nazionale di fondazione della Federazione della Sinistra, che fu aperto dalle performance di uno pseudo “comico” che in pratica sfotteva i congressisti, come dire non prendetevi troppo sul serio, quella che stata facendo è una “cagata pazzesca”.
Da una ventina di anni a questa parte, la prima cosa che bisogna imparare, quando si entra in un partito, è quello di guardarsi innanzitutto dai propri compagni di partito. Altro che “nessuna atmosfera di lotta interna”. In gioco non ci sono gli interessi della comunità, non c'è un comune progetto di nuova società da realizzare, ma l'accaparramento e la gestione del potere con tutti gli annessi e connessi. E le lotte per il potere sono sempre lotte all'ultimo sangue, dove non c'è spazio per sentimentalismi e tensioni ideali.
L'attuale “legge elettorale porcata”, ha l'unico pregio di far venir fuori l'animo vero di chi si impegna in politica. Giovani rivoluzionari a parole, di fronte alla prospettiva di un posto in lista in posizione non eleggibile, per l'assenza delle preferenze, hanno cambiato partito o si sono ritirati dopo aver dato la disponibilità alla candidatura. E questo non nelle liste della destra, bensì in quelle della sinistra. E' quello che è successo alle ultime elezioni politiche.
Quello che oggi viene considerato la grande pecca della legge elettorale porcata, cioè l'assenza delle preferenze, era in pratica la regola per le liste del PCI fino alla morte di Berlinguer. Era il partito che decideva chi doveva essere eletto perché, come ci ricorda Marisa Musu, non c'era “nessuna atmosfera di lotta interna”.
Non è mia intenzione, ovviamente, magnificare tutto ciò che è stato il PCI su cui occorre indubbiamente una riflessione critica. Ma credo sia importante sottolineare oggi alcuni elementi che si sono assolutamente persi nella politica dei partiti, anche di quelli di sinistra, tutti omologati al berlusconismo dilagante. Berlusconismo che continuerà, anche senza Berlusconi.
E lo dico, perché è iniziata da qualche giorno la campagna elettorale per il congresso nazionale del PD, che si combatterà a colpi di voti, come in una classica campagna elettorale. Quattro sfidanti segretari, quattro programmi, che nessuno leggerà, quattro organizzazioni che si contenderanno i voti degli iscritti e dei simpatizzanti provincia per provincia. Voti per far vincere l'uomo solo al comando, all'americana, con le lobby economico-finanziarie a decidere cosa fare in concreto sulla pelle della gente. Lobby che finanzieranno campagne elettorali dispendiose e appariscenti. Lobby che tenderanno a far diventare i ricchi ancora più ricchi ai danni dei poveri che aumenteranno sempre di più.
I programmi nessuno li leggerà, semplicemente perchè il 70% degli italiani non sa più né leggere né scrivere. Ce lo ha ricordato nei giorni scorsi l'OCSE, che ci ha definito “analfabeti del millennio”. Trionferanno le immagini, le colonne sonore, i comici e chi ci metterà anche “culi e tette” avrà più possibilità di successo. Altri congressi ci sono stati e ci saranno a sinistra e tutti sono stati e saranno impegnati a far finta di discutere di programmi, ma non è così. Si dirà che si vuole l'unità ma poi si praticherà continuamente la divisione, la lotta fratricida. Prevarranno gli egoismi personali in mancanza di una idea di società e di mondo altro da proporre alla società.
Ma per avere una idea di società da proporre, occorre recuperare quella «Tensione alta» e quel «Costume di vita sobrio e una stretta moralità» di cui parla Marisa Musu nella sua testimonianza su Enrico Berlinguer. Un simile recupero potrà avvenire pacificamente? O sarà necessaria una esperienza traumatica e violenta, come quella che la generazione di Enrico Berlinguer ha vissuto? Io mi auguro la via pacifica e lavoro per essa, ma bisogna essere in tantissimi per renderla concreta.
Giovanni Sarubbi


Sabato 12 Ottobre,2013 Ore: 21:55
 
 
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