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www.ildialogo.org Una storia da scrivere,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Una storia da scrivere

di Giovanni Sarubbi

Fatti e fattoidi. Un fatto è qualcosa di estremamente comune nella vita di ogni persona. Un fatto è, per esempio, l'investimento di una persona da parte di un auto lanciata a forte velocità. Un fatto è, secondo i manuali di giornalismo, un cane che morde un uomo (fatto ordinario) o un uomo che morde un cane (fatto straordinario). Un fatto, secondo la regola anglosassone delle “5 w”[1], è qualcosa che si può descrivere rispondendo a 5 precise domande : chi è autore del fatto (WHO) , in cosa consiste il fatto (WHAT), quando è avvenuto il fatto (WHEN), dove è avvenuto il fatto (WHERE ) ed infine perchè è avvenuto il fatto (WHY). Domande precise a cui bisogna dare risposte precise per consentire a chi legge la notizia di verificarla.
I fatti che accadono nella vita quotidiana di ogni persona o nella vita di una comunità, vengono poi raccontati dai testimoni oculari, di bocca in bocca, ma oggi anche dai mass-media che rendono pubblico un determinato avvenimento. Ed è nella fase del racconto che i fatti possono diventare “fattoidi”, cioè una realtà dubbia, falsamente verificata, errata o una dichiarazione fabbricata, formata e affermata come un fatto, ma senza alcuna veridicità. State pur sicuri che se in un articolo di giornale o in un servizio televisivo non trovate una risposta precisa alle domande delle “5 W”, quello che state leggendo o ascoltando è un fattoide, cioè qualcosa di falso ed inventato.
Un fattoide oggi molto presente su tutti i mass-media in modo ossessivo è certamente quello del femminicidio[2], che si basa su un dato incontrovertibilmente falso, quello cioè che ci sia in Italia una emergenza omicidio di donne in quanto donne (Vedi ad esempio qui). E' vero anzi il contrario e cioè che negli ultimi 20 anni il numero di omicidi perpetrati in Italia è in costante calo e che le principali vittime non sono le donne bensì i maschi per il 70% del totale con un rapporto fra i generi pressoché costante. Sia chiaro anche un solo omicidio è troppo, ma perché inventare di sana pianta una emergenza omicidi al femminile? A chi giova questa tensione mediatica artificialmente costruita, come se ci fosse un pazzo scatenato ad ogni angolo di strada o in ogni casa? E su cosa realmente stanno discutendo in parlamento su tale argomento che sembra essere diventato l'argomento principale della vita degli italiani? Ovviamente la questione della violenza nei confronti delle donne, fatto antico e drammatico, non c'entra nulla e le leggi attualmente in discussione in parlamento, fra cui una proposta da una parlamentare con un cognome tristemente famoso per i mali che ha procurato all'Italia, nulla cambieranno per le donne. Il corpo delle donne, ancora una volta, viene utilizzato strumentalmente per contribuire alla confusione generale ed essere argomento di scambio sul tavolo della trattativa per il nuovo governo a cui stanno per mettere mano il capo dello Stato e i partiti, dopo le dimissioni dei ministri del PDL. Mi dispiace dirlo, ma le tante femministe che in questi mesi si sono impegnate contro il femminicidio, non sono state altro che le comparse di un progetto strategico di distrazione di massa ben organizzato e diretto.
Un altro fattoide asfissiante che fa parte di tale progetto di distrazione di massa, è quello della “violazione dei diritti umani” o, ancora di più, della violazione dei diritti costituzionali del condannato in via definitiva per frode fiscale Silvio Berlusconi. Già solo a scriverla, una cosa del genere ti fa venire un moto di rabbia incontenibile, figuriamoci a sentirla ripetere ossessivamente in ogni telegiornale, o nelle battute dei comici o di coloro che fanno spettacolo. Manca solo che queste espressioni vomitevoli vengano inserite in qualche pubblicità, anzi mi stupisco che non ci abbiano ancora pensato, ma diamo tempo al tempo.
Qualche anno fa arrestarono il capo del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone. Quando lo arrestarono, disse che lui aveva sempre fatto l’agricoltore e che aveva la passione per l’allevamento delle bufale, e che «tutto il resto sono chiacchiere inventate dai giornalisti e dai comunisti». Stessa cosa aveva fatto prima di lui un altro pezzo da novanta della Mafia, un certo Totò Riina. Li arrestarono e condannarono senza troppi problemi e le loro dichiarazioni vennero derubricate a semplici idiozie. Finirono in galera perché non avevano la proprietà di tre televisioni nazionali, case editrici, svariati quotidiani, e non avevano potuto mettere mano in profondità anche nelle tre reti della Rai e non controllavano l'immenso mercato pubblicitario. La loro idiozia rimase tale e non si trasformò in un fattoide se non per i loro affezionati clienti e sodali.
Si capisce allora perché in Italia non riesce a muoversi nulla o quasi nulla, neppure di fronte a cose che, usando un linguaggio biblico, “gridano vendetta agli occhi di Dio”. Siamo arrivati persino a permettere a certi personaggi di definirsi cristiani e difensori dei “valori cristiani”.
Di fronte a ciò che sta accadendo in parlamento dovrebbe esserci una grande sollevazione popolare, e invece niente. Bisognerebbe arrestarli tutti, e invece niente. E' probabile invece che saranno i camorristi ad arrestare i magistrati.
E le forze di opposizione stanno a guardare! Balbettano. Anche molti di loro sono nel libro paga di chi ha piegato l'Italia ai suoi interessi personali. E perciò fanno come nella famosa barzelletta di Totò che si pigliava senza reagire gli schiaffi da un tizio che lo chiamava Pasquale solo perché lui non era Pasquale.
C'era una volta in Italia il “fattore K” di cui oggi nessuno sa più nulla. Solo qualche camorrista, con o senza doppiopetto, ogni tanto ce lo ricorda. E' questa una storia che prima o poi occorrerà scrivere.
Giovanni Sarubbi

NOTE
[1]La cosiddetta regola delle 5 W (Five Ws in inglese) è la regola aurea dello stile giornalistico anglosassone. Le cinque W stanno per:
  • WHO («Chi»)
  • WHAT («Cosa»)
  • WHEN («Quando»)
  • WHERE («Dove»)
  • WHY («Perché»)
Sono considerate i punti irrinunciabili che devono essere presenti nella prima frase (l'attacco o lead) di ogni articolo, come risposta alle probabili domande del lettore che si accinge a leggere il pezzo.
[2]Il termine femminicidio si riferisce a tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere, cioè di regola in relazione al fatto che la medesima è o è stata la moglie o in relazione sentimentale con l'autore del delitto, ovvero il medesimo autore presumeva che la vittima dovesse iniziare o continuare la relazione sentimentale o sessuale.



Domenica 29 Settembre,2013 Ore: 10:13
 
 
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