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www.ildialogo.org Da quel cavalcavia è andato giù lo Stato,di Giovanni Sarubbi

Tragedia a Monteforte Irpino
Da quel cavalcavia è andato giù lo Stato

di Giovanni Sarubbi

Avrò fatto quella strada migliaia di volte. E' un tratto molto pericoloso. Da Avellino andando verso Napoli si sale prima per 5-6 km, poi si attraversa una galleria posta proprio sulla sommità di Monteforte Irpino, e poi inizia una lunga discesa che arriva fino al successivo casello di Baiano. Sono circa 10 km in forte pendenza. Ogni volta che ho superato quella galleria e ho imboccato quella discesa, ho avuto la sensazione di essere entrato in un imbuto in cui ci si sente risucchiati. Il cavalcavia dove è successa la tragedia, è a un paio di km dall'inizio della discesa ed è in curva. E' un cavalcavia in perenne manutenzione. Anche ieri sera lo era. Chi conosce la strada la percorre con circospezione e non si lascia prendere dal brivido del risucchio nell'imbuto che ti piglia all'inizio della discesa. Sotto al cavalcavia passa una strada che collega la frazione dei Gaudi di Monteforte al Vallo di Lauro. Il pullman è caduto proprio a ridosso di quella strada, scansando quasi per caso, l'auto di un addetto di una ditta di vigilanza che è stato il primo a dare l'allarme.

La tragedia è enorme. Immediatamente si è percepito che il numero dei morti sarebbe stato grande. Io personalmente sono passato dalla frazione Gaudi, proveniente da Baiano, circa un quarto d'ora dopo l'incidente. La strada era bloccata, alcune auto della polizia e poi della guardia di finanza e dei carabinieri sono passati a sirene spiegate. Un abitante della zona che conosco mi dice: «C'è stato un pullman che è venuto giù dall'autostrada. Ci sono 57 morti». La frazione Gaudi di Monteforte è formata da una decina di case poste ai margini della via nazionale delle Puglie, la SS 7 che attraversa il paese. Di sotto c'è un vallone che arriva fino a Baiano qualche km più giù. L'autostrada costeggia la statale per un certo tratto, ed il cavalcavia maledetto, dai Gaudi, si vede distintamente su in alto a destra salendo verso Monteforte.

Da quel cavalcavia è venuto giù lo Stato di cui, ancora una volta, viene certificata la morte. Questa tragedia umana ha portato a galla per l'ennesima volta l'insufficienza, l'impreparazione, il pressappochismo dell'apparato statale. Questo almeno se consideriamo lo Stato come la struttura in grado di tenere insieme solidarmente tutti i cittadini che di tale Stato fanno parte. Lo Stato come struttura che presiede al bene comune e cura la solidarietà tra i cittadini. Invece si fa fronte alle emergenze solo grazie all'abnegazione dei volontari. La solidarietà che lo Stato dovrebbe mettere in campo nelle tragedie è stata eliminata dalla privatizzazione di tutta l'attività dei comuni. Tragedie come questa di Monteforte, diventano così un dramma oltre che per le vittime e i loro familiari, anche per il comune dove la tragedia avviene perché essa crolla interamente sulle spalle del comune dove è capitato il disastro. Comune che non è attrezzato, ne ha soldi per fare alcunché che non sia finalizzato agli interessi privati.

Ma l'incidente e le vittime che ne sono derivate, possono essere anche ascritte sicuramente, nel lungo elenco dei morti e feriti dovuti all'assenza di qualsiasi controllo sulle attività private che da vent'anni a questa parte hanno spazzato via dal nostro paese il rispetto delle norme di sicurezza, come fra l'altro dimostrano i tantissimi veri e propri omicidi sul lavoro. L'inchiesta è ancora in corso e non si conoscono bene le cause dell'incidente. Ma questa mattina un assessore comunale di Monteforte, che di mestiere fa proprio il gommista, mi ha parlato di un autobus con gomme lisce, senza alcun battistrada. «Un pullman in quelle condizioni – ci dice l'assessore Giordano - non avrebbe dovuto proprio partire. Noi quando come comune organizziamo pullman, ci accertiamo che essi non abbiano problemi di sicurezza, e lo abbiamo fatto in più occasioni». Noi qui in Irpinia ci abbiamo oramai fatto il callo rispetto a mezzi pubblici e privati fatiscenti che continuano a girare senza alcun controllo, a cominciare dagli scarichi velenosi che emettono e a problemi ben più gravi come quelli che sembra emergano dai primi rilievi su questa tragedia. E mentre i mezzi pubblici o i pullman privati non rispettano le norme e dovrebbero essere sostituiti, proprio in Irpinia viene chiusa l'unica fabbrica di pullman dell'Italia, la oramai ex Irisbus.

E poi stamattina è cominciato lo strazio del riconoscimento dei cadaveri. Trentacinque bare allineate nella palestra della scuola media di Monteforte. Tantissimi sono in condizioni orribili. Altri morti si trovano in alcuni ospedali. Tantissimi sono gli uomini in divisa di varie armi, ma un solo medico per assistere i familiari che, dopo aver riconosciuto il proprio congiunto, svengono, o piangono o urlano al cielo il loro dolore incontenibile. Dei molti medici di base operanti a Monteforte solo un medico, il dott. Del Mastro, è presente a dare una mano e ha seguito tutto l'incidente fin dal suo inizio.

E c'è chi impreca contro Padre Pio «che si è portato via 40 vite». Altri dicono «mai più andrò ad un pellegrinaggio», come se il santo di cui si è devoti fosse anche responsabile delle strade mal fatte o dei pullman non in regola o dei ladri che da alcuni decenni hanno occupato lo Stato distruggendo la solidarietà sociale. Certo questi ladri lo hanno fatto spesso con la benedizione ecclesiastica, ma non è questo quello che stamattina veniva rinfacciato ai santi.

C'è chi ha perso tutti i propri cari. Gli svenimenti ed il dolore sono continui ed insostenibili. Per ricordare scene simili in Irpinia bisogna andare alla tragedia del terremoto dell'ottanta, trentatré anni fa. Ma i ricordi sono lontani. Con mille difficoltà si cerca di organizzare un minimo di assistenza ai familiari che sono li da ore per riconoscere i propri congiunti. Il comune non ha i soldi neppure per comprare l'acqua da distribuire ai familiari.

E c'è stato anche la ressa delle pompe funebri cominciata quasi subito dopo l'incidente, tanto che le stesse forze dell'ordine sono dovute intervenire per allontanarli. C'è chi piange e si dispera e c'è chi vede nel morto da trasportare una fonte di guadagno. Proprio alcuni giorni fa, ad Avellino si sono verificate alcune risse tra gli addetti di diverse pompe funebri concorrenti, che se le sono date di santa ragione, per accaparrarsi il mercato del “caro estinto”. Con tanto di manifesti pubblicitari e volantini distribuiti nelle buche delle lettere per offrire il proprio servizio funebre a prezzi concorrenziali.

Anche da queste cose si vede che lo Stato è morto.

Inorridisco al pensiero di ciò che potrà accadere in Irpinia al prossimo terremoto.

Giovanni Sarubbi




Lunedì 29 Luglio,2013 Ore: 11:21
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Sara Sarubbi Ospedaletto d\'alpinolo 29/7/2013 23.47
Titolo:
Giusta osservazione... Dovremmo essere tutti più solidali a partire dalla fonte... Un dolore del genere non si può spiegare perché nn si può neanche immaginare...
Mariti rimasti d'improvviso senza mogli, bambini rimasti orfani famiglie sterminate, dilaniate....come si può soltanto immaginare una sciagura del genere in dolore così grande?semplicemente non si può.....
Autore Città Giorno Ora
Giuseppe Fanelli Manocalzati 01/8/2013 01.31
Titolo:Lo Stato è morto, ma le carte...
L'Italia è una specie di Repubblica fondata sulle "carte"! Se una strada è dissestata, pericolosa, non idonea al transito veicolare, ma le "carte" dicono che è buona, la strada è ottima. Se un pullman è una carcassa vagante, ma le "carte" dicono che è buono, il pullman è ottimo.
Quanto possono valere queste "carte" in un Paese corrotto a tal punto che si può ordinare impunemente l'uccisione di magistrati, poliziotti e chiunque vorrebbe fare chiarezza su vicende scomode?
Autore Città Giorno Ora
Carlo Castellini Brescia 13/8/2013 17.02
Titolo:non fermiamoci ai soliti commenti
Cari amici tutto vero quello che dite.
Però non fermiamoci ai soliti commenti ma facciamo girare e conoscere questo come altri articoli. E' importante far conoscere queste riflessioni,che si allargano e applicano anche ad altri problemi. Carlo

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