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www.ildialogo.org La mia Santiago (5),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La mia Santiago (5)

di Giovanni Sarubbi

«Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo». (Esodo 20,16)

Quinta tappa

Oggi sono salito su Montevergine. Sono partito da Ospedaletto, piccolo paese subito dopo Mercogliano da dove si può prendere una funivia che porta direttamente al Santuario. Ma io sono venuto per camminare. Quindici km in salita con una lunga serie di tornanti che ti fiaccano le gambe. Ci vogliono quasi quattro ore per arrivare in cima su quello che si chiamava “monte vergine” perchè, nel 1100, non vi era alcuna presenza umana. Oggi di vergine qui non c'è più nulla.

In questi giorni di camminate ho incontrato poche persone a piedi. Qualcuno correva. Non sono riuscito a scambiare se non un veloce saluto. Molti quelli in bicicletta. Gruppi organizzati ma anche ciclisti solitari. Anche oggi, lungo la strada per Montevergine, ho incrociato molti ciclisti ed un paio di camminatori. Molte le auto e i pulmini che sono invece saliti su al santuario. Anche le pecore sono diventate una presenza fissa delle mie camminate. Le ho trovate anche oggi quasi all'inizio della salita. Anche queste sono state già tosate. I cani sono sempre vigili. Anche lungo questa strada ho trovato rifiuti, dalla semplice lattina, alla busta di plastica, al pacchetto di sigarette, ma anche materassi o sacchetti pieni di spazzatura. Mi immagino queste persone che con noncuranza lanciano i loro rifiuti dai finestrini delle loro auto.

Personalmente non ho mai avuto alcun tipo di venerazione per alcuna Madonna. E' una cosa che non mi ha mai affascinato. Forse perché la mia esperienza religiosa più intensa è iniziata in una comunità di base subito dopo il Concilio Vaticano II.

Non ho mai capito perché si veneri la Madonna, in modo a volte molto intenso e plateale, e poi si abbia un atteggiamento così poco rispettoso per le donne in carne ed ossa.

Mi riferisco al ruolo, del tutto marginale, che la donna ha nella chiesa. Penso alla questione del celibato obbligatorio e ai danni sulla formazione dei preti che tale imposizione ha provocato. Le donne per i chierici possono essere al massimo delle perpetue, cameriere e basta.

Ma penso anche ai sempre più frequenti femminicidi, di cui non ci viene risparmiato alcun particolare raccapricciante, e alle idee che stanno alla base di tali femminicidi. Mi riferisco alla cultura dominante, che ha ridotto la donna a puro oggetto sessuale, e a interprete principale della pubblicità commerciale che invade le nostre case oramai tremila volte al giorno. Tanti sono ormai gli spot che mediamente sono trasmessi sulle reti televisive. Non c'è verso di sfuggire. Basta accendere una TV o una radio o andare su internet o accendere un telefonino, per ricevere qualche spot dove, nel 90% dei casi, c'è una donna che mostra il proprio corpo per vendere qualche prodotto magari inutile e dannoso.

Non mi stancherò mai di ripeterlo. La pubblicità è sempre ed assolutamente ingannevole. Non ci sono spot pubblicitari che non siano ingannevoli e che non trasmettono falsità più o meno mascherate. Il fatto stesso che si usi il corpo della donna per costruire il messaggio pubblicitario, rende le pubblicità ingannevoli a prescindere dal loro contenuto.

Il comandamento del «Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo», viene così violato ogni giorno tremila volte al giorno. Il tutto in nome del dio denaro.

E' come se si iniettasse una dose di veleno ogni giorno nel corpo di una persona.

Per quanto mi sforzi, non riesco a pensare se non a cose che ho detto e ridetto tante volte ma che, visto l'avvelenamento continuo che il corpo sociale riceve, non cambiano minimamente la realtà. A volte mi prende lo scoramento. Tutti sembrano beatamente contenti di ricevere bombardamenti pubblicitari quotidiani e nessuno riesce a collegare tali bombardamenti, dove le donne hanno una presenza preponderante, con i femminicidi o le altre forme di violenze sulle donne, o le altre forme di devianza sociale che stanno venendo a galla anche nel nostro paese.

Mi capita spesso di trovare lungo la strada piccoli animali uccisi dalle auto di passaggio. Oggi ho trovato due grossi serpenti maciullati. Saranno stati un due metri l'uno. Probabilmente, per come erano ridotti, sono stati uccisi da qualcuno con un bastone pur essendo innocui. Non ho potuto fare a meno di pensare a tutto ciò che sui serpenti è stato scritto a partire da Adamo ed Eva e alla paura che essi suscitano e alle leggende che su essi sono state diffuse. Una di tali leggende, diffusa in diverse aree del nostro Sud, racconta del serpente che andava a succhiare il latte dal capezzolo della mamma che aveva appena partorito, mentre lei dormiva, sottraendolo al bambino che così deperiva.

Anche qui bugie su bugie che sono l'ossatura costante della società umana da tempo immemorabile.

Chiunque abbia partecipato ad una qualsiasi organizzazione sociale, politica o religiosa strutturata su più livelli, dal locale al provinciale al regionale al nazionale, ha potuto sperimentare sulla propria pelle che le organizzazioni si reggono su livelli di bugie via via crescenti. E' un problema che è legato alla diffusione delle informazioni all'interno dell'organizzazione. Informazioni che, man mano che si sale nella struttura, diventano elementi per gestire l'organizzazione, con la formazione di gruppi dirigenti che diventano di fatto padroni dell'organizzazione. In sostanza tutti i membri di una organizzazione non hanno tutti lo stesso livello di conoscenza e di informazioni. Più grandi sono le organizzazioni più bugie circolano nel suo corpo.

E questo meccanismo funziona allo stesso modo con i partiti politici, con le associazioni di volontariato, con le organizzazioni religiose.

La massima trasparenza e la massima diffusione delle informazioni sono così fondamentali per una rigenerazione delle organizzazioni sociali. O come dice il Vangelo «Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno»(Mt 5,37).

Camminando lungo la strada, ritrovo il sentiero sul quale avevamo rischiato la vita, io e i miei amici scout, una quarantina di anni fa. E' in condizioni pietose. Si vede che non lo frequenta più nessuno. L'erba ha quasi ricoperto tutto ed il tracciato si vede a stento. Ma confermo, è roba per capre o stambecchi. Eppure, prima della realizzazione della strada asfaltata, quella era l'unica via per andare al santuario.

(Continua)

Giovanni Sarubbi




Giovedì 20 Giugno,2013 Ore: 23:33
 
 
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