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www.ildialogo.org Il leninismo, l'arma segreta del capitalismo,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Il leninismo, l'arma segreta del capitalismo

di Giovanni Sarubbi

Se n'è accorto anche Bersani, Grillo è un leninista. Può sembrare una battuta ma è questo che viene fuori analizzando le caratteristiche del M5S proprio rispetto alla dottrina leninista del partito.

Come sanno gli studiosi di storia, il partito leninista nacque in un momento storico caratterizzato da forti contraddizioni sociali. Il capitalismo si stava rapidamente trasformando in imperialismo, si stava cioè sviluppando sul piano mondiale e si stavano rafforzando i primi monopoli, quelli che poi man mano si sono trasformati nelle attuali multinazionali.

I partiti della seconda internazionale, nata a Parigi nel 1889, non erano più in grado di far fronte alle crescenti contraddizioni sociali perché erano di fatto le appendici dei loro gruppi parlamentari o, come diremmo oggi, erano una vera e propria casta slegata dagli operai e dai lavoratori che pure essi volevano rappresentare.

Il partito nuovo proposto da Lenin, era l'esatto opposto di quello dei partiti socialdemocratici. Pur partecipando alle elezioni, la dove era possibile, era il partito e non l'eventuale gruppo parlamentare a decidere su tutto ciò che i deputati facevano nel parlamento. I gruppi parlamentari erano le appendici del partito nelle istituzioni. Vi ricorda qualcosa rispetto a ciò che fanno i Grillisti oggi in parlamento?

Dovendo confrontarsi con un'autocrazia zarista che non andava tanto per il sottile, Lenin organizzò il partito con una concezione di tipo militare. Prima che lui definisse i principi organizzativi del nuovo partito, c'era chi considerava ogni scioperante o chiunque facesse iniziative contro il governo zarista come un membro del partito comunista, portando a quella che Lenin chiamava “l'idea disorganizzatrice della confusione della classe col partito”, o, con un linguaggio moderno, a confondere tutti coloro che votano per il M5S come membri del M5S, che sono invece ben distinti e separati e con ruoli e poteri decisionali molto diversi. Un partito, secondo la concezione leninista, non può essere qualcosa di indistinto, deve essere un “reparto organizzato” della società che egli vuole rappresentare, che allora era individuata nella “classe operaia” e che ora Grillo ha individuato in altri strati sociali che si sono organizzati attorno a lui.

Nel partito leninista, le decisioni politiche, cioè gli scioperi da appoggiare, gli articoli da scrivere su specifiche questioni, e quant'altro attiene alla attività politica di un partito che opera nella società e propaganda le proprie idee e programmi, erano esclusivamente appannaggio delle istanze dirigenti del partito che, a livello di base, allora si chiamavano cellule e che oggi Grillo ha ribattezzato meetup, cioè luoghi virtuali, perchè Grillo usa la rete internet come strumento organizzativo, dove le persone della stessa area geografica, una città, un paese, un quartiere, si incontrano, discutono, assumono decisioni per la loro zona, sotto la supervisione del centro del partito, che è tutto centralizzato nelle mani di Grillo, che si autodefinisce il Garante del movimento. Anche nel M5S non si muove foglia che Grillo non voglia, come nel vecchio e funzionante partito leninista in cui tutte le iniziative non erano soggette al caso e allo spontaneismo dei singoli, ma seguivano un ben preciso piano di azione, con i suoi obiettivi e le tappe intermedie da raggiungere.

Si badi bene che, ai fini pratici, non c'è praticamente alcuna differenza fra il termine “partito” ed il termine “movimento”. Il termine “movimento”, che Grillo ha preferito rispetto a quello di “partito”, viene usato sia per mascherare comportamenti ed una organizzazione tipica del partito leninista, che risale agli inizi del 1900, sia per rafforzare l'idea di essere contro i “partiti” in quanto tali, individuati in modo generalizzato come la causa di tutti i mali oggi presenti nella realtà italiana. Loro sono i partiti – dice Grillo – noi siamo “movimento”, ma la sostanza è la stessa.

Altra caratteristica del partito leninista era il “centralismo democratico”, con “il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza”[1]. E' la regola che i grillisti stanno applicando rigidamente in parlamento. Per un solo voto di differenza hanno deciso di non appoggiare il governo Bersani e la minoranza si è adeguata alla maggioranza, pena essere “presi a calci in culo”, usando l'espressione grilliana, che equivale in tutto e per tutto alla vecchia espulsione leninista, che si basava sul principio del “partito che epurandosi si rafforza”.

Nel partito leninista non vi erano frazioni organizzate. Non erano ammissibili correnti, spifferi e organizzazioni interne che mettessero in discussione l'unità del partito, il suo essere reparto di avanguardia, reparto organizzato o la forma suprema dell'organizzazione della classe sociale a cui si faceva riferimento. Il partito leninista era anche lo “strumento della dittatura del proletariato”, di quella classe sociale che avrebbe dovuto abbattere la classe capitalistica. Oggi quando Grillo parla di essere alla ricerca del 100% dei consensi, è un modo diverso di affermare di voler essere lo strumento della dittatura della sua classe di riferimento.

Non c'è dubbio, Grillo ha studiato bene il leninismo e lo ha applicato creativamente alla situazione odierna, come non hanno saputo fare quei partiti comunisti che pure hanno nei loro statuti il richiamo formale al leninismo.

Anche lo stile di lavoro che i grillisti usano è quello tipico leninista che doveva mettere insieme “lo slancio rivoluzionario russo e lo spirito pratico americano”[2]. E' interessante segnalare, fra le tante analisi sul movimento grillista che girano in rete [3] e che assegnano a Casaleggio il ruolo di colui che ha scoperto Grillo ed ha costruito il “grillismo”, una riflessione sul modo di motivare i dipendenti usato dalla Casaleggio e Associati. Casaleggio usa la strategia di “fidelizzare i giovani”, usando il modello della Web company americana, che prevede la figura di un “capo amico di tutti”, ma con alle spalle sempre uno psicologo nei ritiri in monastero per affiatare il gruppo. In questo tipo di imprese non esiste differenza tra il tempo libero e quello lavorativo. Chi vuole far parte di quella impresa e vendere quanto più possibile il prodotto che gli viene affidato, deve essere quel prodotto e non limitarsi semplicemente a promuoverlo. O, con linguaggio politico, “deve essere un militante sempre impegnato”, come si può trovare in qualche statuto di qualche partito che si richiama al leninismo.

Ma il leninismo di Grillo non è nuovo nella società italiana. Modelli simili sono stati usati anche dalla Lega Nord e dallo stesso PDL. Lenin ed il suo Partito Comunista avevano l'obiettivo di abbattere lo zarismo e prendere il potere con l'idea di cambiare il mondo in senso socialista. La Lega Nord, Berlusconi ed ultimo Grillo hanno altri obiettivi, ma i metodi, molto collaudati e funzionanti, li hanno inventati altri soggetti politici di tutt'altra origine.

Detto questo, e per ritornare all'oggi, vorrei porre una domanda e tentare una possibile risposta. La domanda è questa: perchè Grillo ed il suo partito, pur avendo la possibilità di tenere letteralmente in pugno Bersani ed il PD imponendogli tutte le proprie principali idee, o quanto meno la maggior parte di esse, rifiuta questa possibilità regalando una posizione di forza al PDL, che la sta esercitando sia per la elezione del presidente della repubblica sia per la composizione del governo, che si annuncia sempre più come un governo fra PD e PDL?

Le risposte possibili sono due, mi limito a segnalarle lasciando ai miei quattro lettori di scegliere quale gli sembra più verosimile.

La prima è quella che piace a tutti i grillisti organizzati nei meetup, e cioè quella che parla di uno scardinanemto totale del sistema con la conquista del 100% dei voti alle prossime ed imminenti elezioni.

La seconda è legata a ciò che si erano prefissi la Casaleggio&associati, e solo loro lo sanno di preciso, al momento di lanciare l'operazione Grillo 5-6 anni fa, ed al tipo di interessi economici che stanno dietro a questa impresa (vedere i link prima indicati per farsi un'idea). Casaleggio è un imprenditore, Grillo non è un povero lavoratore e direi che se la passa anche abbastanza bene. Non riesco ad immaginarli a capo di un movimento interessato a far avanzare un modello sociale di tipo socialista.

Per il momento, in attesa dei prossimi eventi che sveleranno le reali intenzioni dei grillisti, prendo atto che il leninismo è diventato l'arma segreta del capitalismo.

Giovanni Sarubbi

NOTE

1Questioni del leninismo, Stalin, Edizioni Rinascita 1952 pag. 87, traduzione Palmiro Togliatti. Questo libro si può trovare integralmente anche in rete. Vedi ad esempio : http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cl/madcpl.htm

2Ibidem, pag. 95




Domenica 14 Aprile,2013 Ore: 16:22
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
vittorio pedrali marigliano 14/4/2013 22.51
Titolo:
carissimo,
mi vedo semplicemente costretto a rispondere con un "chi vivrà vedrà", in quanto definire "ingarbugliata" la situazione attuale equivale a definirla "piana". Di certo noto dei passi verso il cambiamento di una legge (quella elettorale) assolutamente ANTICOSTITUZIONALE e si comincia a parlare del finanziamento pubblico dei partiti. Manca solamente l'applicazione della legge del '57 e, per lo meno, qualcosa si è cominciata a fare. Poi si vedrà
un abbraccio
vittorio pedrali
Autore Città Giorno Ora
Patrick Boylan Roma 15/4/2013 16.55
Titolo:Risposta al quesito finale dell'editoriale "Il leninismo, l'arma segreta del cap...
La mia risposta breve è quella che lo stesso editoriale lascia intendere:
"Perché il M5S è uno strumento dei poteri forti per attuare la loro politica: in questo caso, spingere Bersani ad allearsi con Berlusconi, fortificando questo e rovinando definitivamente quello, facendo passare il programma Monti."

La mia risposta lunga, invece, appare in un brevissimo brano sul grillismo, che fa parte di un piccolo ebook -- 60 pagine -- che ho appena terminato sui motivi per l'apparente declino del pacifismo in Italia e sui segni di una possibile ripresa. (Sto alla ricerca di un editore, consigli benvenuti).

Tra i meccanismi che usa il Potere per logorare i pacifisti -- e chi contesta, in genere -- c'è l'"illusione elettorale", che serve a ridestare, con ogni voto, nuove speranze... che poi vengono puntualmente deluse. Alla lunga ciò produce rassegnazione e astensionismo – fin quando il ciclo non riparta con nuove illusioni.

Descrivo a questo riguardo l''effetto Obama – l'attesa speranzosa passivizzante – sul pacifismo americano: assolutamente devastante. Aggiungo che l'effetto Obama ha narcotizzato anche i pacifisti in Italia e nel mondo, seppure di meno. Poi aggiungo, a mo' d'inciso sull'illusione elettorale per quanto riguarda la politica in genere:

Ora nel Bel Paese assistiamo all'ondata Grillo che, anch'essa, “ridesta speranza” e che, essendo frutto della partecipazione di massa, dovrebbe rendere, non passiva, ma politicamente più attiva la popolazione. Tuttavia se i poteri forti italiani, che hanno saputo fermare in passato altri movimenti dal basso e telematici come il Popolo Viola, hanno tollerato quest'ondata, vorrà dire che calcolano – vedremo se a ragione o a torto – che l'effetto Grillo sarà, nei fatti, passivizzante quanto l'effetto Obama.

Intanto l'ondata Grillo è servita loro, non solo per assorbire la rabbia popolare impedendo scenari greci, ma anche per eliminare quei pochi parlamentari in carico, capaci di infastidire il governo perché controcorrente e competenti (l'IDV). E, ancora più grave, è servito per eliminare dall'intera scena politica i Comunisti, i Verdi e gli altri Rivoluzionari Civili, gli unici (col PCL) che individuano la controparte da battere nei poteri forti stessi, ossia in quell'1% della popolazione del paese che ne controlla metà della ricchezza e che utilizza, come servitori, la Casta di politici corrotti e di dirigenti strapagati che il M5S considera invece il nemico principale da combattere.

In altre parole, i poteri forti, sapendo che i partiti del “governo dei sacrifici” avrebbero necessariamente perso tanti voti, hanno preferito lasciar confluire quei voti in una forza politica che contesta i burattini, piuttosto che nelle forze (non importa se efficaci o meno) che contestano i burattinai, cioè loro.

Ma l'ondata M5S ha superato le previsioni dei poteri forti. Inoltre Grillo ha promesso in piazza che, per colpire l'1%, nel programma M5S ci sarebbe la nazionalizzazione delle banche. O almeno in linea di principio: in pratica, nel programma partorito sul sito M5S non ce n'è traccia – vedi: http://bit.ly/link-95 , http://bit.ly/link-905 .

Gli attivisti M5S, dunque, hanno davanti a loro due compiti essenziali se vogliono promuovere maggiore giustizia sociale in Italia e nel mondo – purché la struttura aziendalistica di M5S consenta loro di prendere tali iniziative:
-- individuare in quell'1% (e non nei servitori corrotti e strapagati di quell'1%) la vera controparte da combattere e colpire i loro meccanismi di indebita accumulazione;
-- evitare l'effetto Obama, mantenendo alta la partecipazione lucida e battagliera.

I poteri forti, invece, vorranno a questo punto dare il benservito al M5S. È stato un ottimo liquidatore della sinistra radicale, ma adesso può solo creare intralci. Quindi va liquidato a sua volta, facendolo fallire – ma lentamente. Così verrà rispettato il copione dell'illusione elettorale: speranza (anche a lungo) poi delusione poi sempre maggiore rassegnazione. Vi riusciranno?
Autore Città Giorno Ora
Gianluca Trentini Argenta (fe) 29/4/2013 23.00
Titolo:viva il movimento 5 stelle
Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Quattro persone: Napolitano, Bersani, Berlusconi e Monti si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale (**), di nominare Amato presidente del Consiglio, di applicare come programma di Governo il documento dei dieci saggi di area pdl/pd che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti. Nel dopoguerra, anche nei momenti più oscuri della Repubblica, non c'è mai stata una contrapposizione così netta, così spudorata tra Palazzo e cittadini. Rodotà è la speranza di una nuova Italia, ma è sopra le parti, incorruttibile. Quindi pericoloso. Quindi non votabile. Il MoVimento 5 Stelle ha aperto gli occhi ormai anche ai ciechi sull'inciucio ventennale dei partiti. Il M5S da solo non può però cambiare il Paese. E' necessaria una mobilitazione popolare.Ma voi cosa fate siete solo capaci di criticare, dove sono le vostre proposte ,scrivete per ego o per guadagnarvi lo stipendio?

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