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www.ildialogo.org Occhi aperti e spirito vigile,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Occhi aperti e spirito vigile

di Giovanni Sarubbi

Ci vuole così poco

Ci vuole così poco
a farsi voler bene,
una parola buona
detta quando conviene,
un po’ di gentilezza,
una sola carezza,
un semplice sorriso
che ci baleni in viso.
Il cuore sempre aperto
per ognuno che viene:
ci vuole così poco
a farsi voler bene. (Angiolo Silvio Novaro )

Papa Francesco paga il conto dell'albergo

Anche io, come milioni di altre persone nel mondo, ero davanti alla TV mercoledì 13 marzo quando verso le 7 di sera è stato dato l'annuncio della fumata bianca del conclave. Anche io ho atteso e poi ascoltato l'annuncio dell'”Habemus Papam” e quel nome, “Francisco”, assolutamente inusuale come nome di un Papa. Un nome anzi vissuto sempre in contrapposizione con l'istituzione “papato”. Dopo quel nome la folla in piazza San Pietro è ammutolita e ha atteso in silenzio che il nuovo Papa si affacciasse. Mi è sembrato in quel momento di assistere non alla trasmissione in diretta da Piazza San Pietro della proclamazione del nuovo Papa, bensì alla proiezione di un film tratto dal libro Habemus Papam, scritto dal prete genovese Paolo Farinella, che racconta proprio della elezione di un Papa Francesco, con la piazza che a quell'annuncio rimane in silenzio per alcuni minuti, come traumatizzata da un evento impossibile a realizzarsi.

Nomen omen , dicevano i latini. Cioè "il nome è un presagio", "un nome un destino", oppure "il destino nel nome", o ancora "di nome e di fatto". La credenza dei Romani che nel nome della persona fosse indicato il suo destino è ancora viva e diffusa nella nostra società. Ed il nome Francesco per i cattolici, ma anche per i cristiani di altre confessioni, è sinonimo di una chiesa povera, priva di potere e spogliata da qualsiasi simbolo di oppressione. Ciò non ha impedito a tanti francescani, dopo la morte di Francesco, di fare cose che lui non avrebbe mai voluto, ma questa è un'altra storia.

Poi ho visto i primi gesti del nuovo Papa, ho ascoltato le sue prime parole, il suo abito bianco, la croce di ferro e non di oro, la sua richiesta al popolo di una preghiera per ottenere da Dio la benedizione su di lui prima che lui benedicesse il popolo. Ho visto il suo inchino al popolo. E ho visto la gente sciogliersi negli applausi. Immediatamente mi è venuta alla mente la filastrocca di Angiolo Silvio Novaro che ho messo in testa a questo articolo.

L'amore per questo Papa credo sia scattato subito, immediatamente. Questo conferma che il popolo cattolico, nella sua maggioranza, è essenzialmente un popolo di persone sensibili alla bontà d'animo e, come dice la filastrocca, ci vuole poco per conquistarne l'affetto. Il glaciale Ratzinger, intabarrato nei suoi abiti curiali trasmetteva paura, quella che trasmettono i simboli del potere e le persone che lo incarnano. Persino le sue scarpette rosse mettevano a disagio le persone che lo guardavano. Papa Francesco, invece, suscita allegria e genera empatia. Porta scarpe normali, rifiuta di andare in Mercedes e si mette insieme agli altri cardinali nello stesso pulmino, in seconda fila. Chiama fratelli i cardinali. Chi lo ascolta e lo vede riesce a stabilire immediatamente con lui un rapporto profondo. E' un atteggiamento tipico di tutti coloro che provengono dalle culture latino-americane, di solito più aperti e comunicativi degli abitanti del nord del mondo.

Queste novità hanno spazzato via d'un colpo dal dibattito tutti i problemi che gravavano sulla Chiesa di Roma e sul Conclave, dalla presenza di cardinali che hanno coperto i preti pedofili, a quelli immischiati negli affari dello IOR, all'affare Vatileaks, all'abbraccio della chiesa cattolica italiana con i peggiori figuri della politica del nostro paese piena di corrotti e corruttori. Anche i cardinali impresentabili sembrano aver ripreso fiato, magari facendo buon viso a cattivo gioco, anche gli stessi papabili della vigilia, seppur impresentabili, hanno mostrato volti sorridenti e gioviali. La stessa gaffe dell'ufficio stampa della CEI che, immediatamente dopo la fumata bianca, fa gli auguri al cardinale Scola per la elezione a papa è stata immediatamente rimossa. Erano evidentemente sicuri della sua elezione e anche loro sono stati spiazzati dalla decisione del Conclave. Lo Spirito Santo, questa la convinzione diffusissima in ogni ambito cattolico, sarebbe passato anche attraverso le mani di coloro che, da cardinali, si sono macchiati di crimini contro l'umanità. E' il sogno e la speranza di tutti i cattolici, anche di quelli più duri con le gerarchie vaticane, come Paolo Farinella.

Leonardo Boff, uno dei massimi esponenti della Teologia della Liberazione, perseguitato per la sua teologia da Giovanni Paolo II e da Ratzinger, ha scritto proprio in queste ore un articolo nel quale afferma: «La grave crisi morale che attraversa tutto il corpo istituzionale della Chiesa ha fatto si che il Conclave eleggesse una persona con autorità e coraggio per realizzare una riforma profonda della curia romana portandolo a presiedere la chiesa nella carità... E 'stato quello che Francesco ha detto nel suo primo discorso. Se ciò accade, sarà il Papa del terzo millennio che inizierà una nuova "dinastia" di papi provenienti dalla periferia del cristianesimo». Boff afferma che «per i cristiani è irrinunciabile il ministero di Pietro come quello di chi deve “confermare i fratelli e le sorelle nella fede”, secondo quanto fu disposto dal Maestro (cioè da Gesù). Roma, dove sono sepolti Pietro e Paolo, fu dal principio, il riferimento della unità, della ortodossia e dello zelo per le altre chiese». Boff cioè riconosce il cosiddetto “ministero petrino” come ministero di amore e rifiuta il papato che trovò la sua definizione in «Gregorio VII, che con la sua Dictatus Papae (la dittatura del Papa) si arrogò per se i due poteri, quello religioso e quello secolare». In sostanza, mi sembra di capire, Boff assegna alla Chiesa di Roma il ruolo di «primus inter pares» e percepisce la dichiarazione di Papa Francesco di voler essere “Vescovo di Roma che presiede la chiesa nella carità” come un programma di riforma radicale della chiesa cattolica e l'inizio della messa in discussione del papato.

Boff conclude il suo articolo affermando che «è importante che il Papa Francesco sia un Giovanni XXIII del Terzo Mondo, un “Papa buono”. Solo così potrà riscattare la sua credibilità perduta ed essere un faro di spiritualità e di speranza per tutti»

Non sono in grado, ovviamente, di dire se quanto scritto da Boff sia il sogno di riscatto di un cristiano perseguitato dal potere temporale della Chiesa, oppure sia effettivamente realizzabile nei prossimi mesi o anni. Tutti i problemi preesistenti alla elezione di Papa Francesco sono ancora tutti li e bisognerà attendere qualche tempo per capire cosa concretamente succederà nella chiesa di Papa Francesco.

Per parte nostra siamo e rimaniamo contrari alla istituzione denominata “Papato”, che non ha nulla a che fare con l'evangelo di Gesù di Nazareth. Siamo convinti che fra i seguaci di Gesù di Nazareth non debbano esserci persone su cui si concentrino poteri particolari, siano essi politici e meno che mai religiosi ammantati di sacro, come quelli che la teologia cattolica riconosce al Papa e agli stessi preti. Comprendiamo però quello che Boff dice riguardo al bisogno che le persone hanno di avere una figura come quella di un padre che aiuta e guida i suoi figli. Il termine “papa”, nel senso di padre, viene usato nelle chiese ortodosse per rivolgersi agli stessi sacerdoti e lo stesso Papa, capo della chiesa di Roma, viene anche chiamato “Santo Padre”. Il problema è quello di non trasformare un padre in un “padre padrone” e quindi in una figura oppressiva che impedisce qualsiasi libertà ai propri figli. Il problema è quello di scegliere tra esercizio del potere e pratica dell'amore fraterno e su come impedire che dall'amore fraterno si passi agli abusi di potere. Boff indica la via della sinodalità come antitodo al potere assoluto.

Detto ciò siamo certamente interessati a seguire con attenzione ed il rispetto dovuto tutto ciò che il Papa Francesco farà nei prossimi mesi. Abbiamo a tale proposito immediatamente aperto una pagina del nostro sito dedicata a raccogliere documenti, notizie e commenti su tutto ciò che riguarda quella che abbiamo definito “La chiesa di Papa Francesco”, continuando a mantenere il nostro spirito critico ma anche l'attenzione alle novità che dovessero manifestarsi, come del resto abbiamo sempre fatto. Condividiamo in tal senso le posizioni espresse da Valerio Gigante della agenzia Adista.

Infine qualche parola è necessaria dirla sulla questione del rapporto fra l'allora padre Bergoglio, superiore dei Gesuiti della provincia Argentina e la dittatura di Videla. Condividiamo completamente quanto scritto da Gennaro Carotenuto su tale argomento e che abbiamo pubblicato sul nostro sito (vedi i due articoli da lui scritti qui e qui) . Qualsiasi cardinale fosse stato eletto papa dal Conclave appena concluso, in particolare se proveniente dal sud America, avrebbe portato sulle proprie spalle scelte e responsabilità di una chiesa che in quei paesi, nelle sue istituzioni più importanti, si è spesso macchiata di atroci delitti ma che al tempo stesso è stata anche capace di avere figli e figlie che hanno subito il martirio per mantenersi fedeli all'evangelo di Gesù, come Oscar Romero e Juan Josè Gerardi, due vescovi che hanno pagato con la vita il loro essere dalla parte degli ultimi.

Crediamo sia un errore nascondere questi fatti e non tenerli presenti e non valutare obiettivamente una storia dolorosissima come quella del sud America e dell'Argentina in particolare. Bisogna prendere coscienza di quelle scelte affinchè non si ripetano più. Comprendiamo ovviamente la difesa d'ufficio del portavoce Vaticano, ma non la giustifichiamo. Comprendiamo anche la reazione di quanti oggi vedono in Papa Francesco la speranza di un futuro diverso per la propria Chiesa e reagiscono perché non vogliono perdere questa speranza. Oggi, ci hanno detto molti amici, è il giorno della gioia e della speranza.

E' giusto avere speranza nel futuro, ed anche assaporare la gioia di un cambiamento. L'importante dal nostro punto di vista è farlo con gli occhi aperti e lo spirito vigile perché il parlare dei cristiani deve essere necessariamente “si, si, no, no”. Di delusioni ne abbiamo avuto anche troppe.

Giovanni Sarubbi




Domenica 17 Marzo,2013 Ore: 15:19
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 17/3/2013 18.09
Titolo:LA "CHIESA DEI POVERI" DI GIOVANNI XXIII e la "Chiesa povera e per i poveri" .....
Il rottamatore di Dio

di Luca Kocci (il manifesto, 17 marzo 2013)

Con l’ Angelus in piazza san Pietro, questa mattina, ci sarà il primo vero bagno di folla di papa Bergoglio. In attesa di martedì quando, con la messa di inizio pontificato, è atteso a Roma un milioni di persone, con oltre 100 capi di Stato e di governo.

Intanto, nelle occasioni pubbliche di questi giorni, Bergoglio si conferma papa mediatico e innovatore, perlomeno nei gesti e nelle parole. «Un rottamatore che sta smontando pezzo dopo pezzo il cerimoniale moderno dei pontefici», dice lo storico Alberto Melloni.

Ieri, per esempio, alla fine dell’udienza ai 5mila giornalisti che hanno seguito il conclave, il papa ha eliminato la benedizione solenne, che Ratzinger faceva spesso in latino. «Dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa e non sono credenti - ha detto in spagnolo -, imparto la benedizione, in silenzio, rispettando la coscienza di ciascuno».

Bergoglio ha anche svelato come sono andate le cose per la scelta del nome Francesco. Appena superato il quorum del 77 voti, il suo vicino di posto in conclave, il francescano brasiliano Hummes, gli ha detto «non dimenticare i poveri». Subito, spiega Bergoglio, «ho pensato a Francesco d’Assisi, l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato, e in questo momento noi non abbiamo una buona relazione con il creato».

E ha confessato anche il suo desiderio di «una Chiesa povera e per i poveri». Un’affermazione decisamente in controtendenza rispetto al trionfalismo trasmesso dagli ultimi due pontificati di Wojtyla e Ratzinger.

Che tuttavia, facendo un po’ di esegesi, rivela una visione diversa da quella conciliare: papa Roncalli parlò di «Chiesa dei poveri», quella di Bergoglio è una Chiesa «per i poveri», in cui quindi la componente paternalistica e caritatevole sembra prevalere rispetto a quella di liberazione.

Arrivano anche i primi atti di governo del nuovo papa, con la conferma, scontata, dei capi dei dicasteri curiali e vaticani «donec aliter provideatur», cioè fino a che non si provveda altrimenti.

Tuttavia, nel comunicato della sala stampa, c’è una precisazione non scontata: «Il santo padre desidera riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva».

Non andò così con Ratzinger il quale, due giorni dopo la sua elezione a papa, confermò come segretario di Stato il cardinal Sodano, citandolo espressamente, e lasciandolo al suo posto per oltre un anno, fino al raggiungimento dell’età pensionabile. E così fece con molti altri, a partire dai due sostituti della Segreteria di Stato, per gli Affari generali e per i Rapporti con gli Stati (i ministri degli Interni e degli Esteri).

Sembrerebbe invece che Bergoglio - perlomeno a questo fa pensare l’inciso del comunicato ufficiale - voglia prendersi ancora qualche settimana di tempo per poi procedere ad un ricambio robusto e generalizzato dei vertici della curia e del governatorato, cominciando proprio dalla Segreteria di Stato di Bertone.

Saranno proprio queste nomine a rivelare se veramente quello di Bergoglio sarà un pontificato di rottura e quale direzione potrà prendere, al di là dei gesti e delle parole apparentemente “rivoluzionarie” di questi giorni.

Domani ci sarà la prima udienza del papa con un capo di Stato: la presidente argentina Cristina Kirchner. E fra i due i rapporti sono tutt’altro che pacifici: Bergoglio, da presidente della Conferenza episcopale argentina (fino al 2011) e da vescovo di Buenos Aires, non è mai stato un suo sostenitore.

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