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www.ildialogo.org Un nuovo impegno,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Un nuovo impegno

di Giovanni Sarubbi

Le responsabilità della crisi economica nazionale e internazionale sono ben note, hanno precisi nomi e cognomi e conti in banca. Si sa chi sono i corrotti e i corruttori, chi ha lucrato sulle commesse pubbliche favorendo gli amici degli amici, chi ha fatto i lavori pubblici con materiali scadenti per poterli rifare, a volte con grave rischio della incolumità pubblica, chi ha inquinato intere regioni del mezzogiorno facendo l'accordo con le organizzazioni criminali, chi chiude le fabbriche per de localizzarle in altre regioni del mondo, chi ha speculato sull'euro trasformando ciò che valeva duemila delle vecchie lire in mille delle vecchie lire così rubando il 50% di potere d'acquisto ai lavoratori. Si sa chi ha inventato la deregulation finanziaria, chi ha speculato sui cosiddetti derivati creando l'enorme crisi finanziaria che stiamo attraversando. Si sa da chi è partito l'assalto alle casse dello Stato e alle privatizzazioni in Italia che tutto ha travolto, scala mobile dei salari, diritti del lavoro, pensioni, sanità, scuola persino il semplice diritto all'acqua. Si sa chi ha messo in campo la cosiddette “deregulation”, quella politica che cioè ha reso legale ciò che fino a quel momento era illegale sul piano economico. Si sa chi ha fatto entrare l'Italia in guerra a fianco degli USA nella guerra Afghana, in quella Irachena, in quella in Libia e che si appresta oggi ad affiancare gli USA nell'attacco alla Siria e poi all'Iran e poi... chissà! Siamo diventati dei “volenterosi” delle guerre USA in spregio della nostra Costituzione e dello Statuto dell'ONU che vieta ai paesi di ingerirsi negli affari interni di altri popoli.

La responsabilità di tutto ciò è della peggiore destra che abbia mai calcato la scena pubblica mondiale nell'ultimo secolo. Sono i degni eredi del nazismo e del fascismo degli anni '20 e '30 del secolo scorso. Usano la forza delle armi di cui sono dotati per terrorizzare il mondo intero, per impedire che i popoli possano liberarsi del loro dominio che significa appropriazione delle materie prime dei popoli africani, asiatici o sudamericani per consentire alla parte ricca del mondo, i paesi del cosiddetto mondo occidentale, USA in testa, di consumarle in modo spropositato.

Eppure, se si interrogano in particolare i lavoratori dipendenti, gli operai o gli impiegati dell'industria, i dipendenti pubblici o i piccoli artigiani, i responsabili di tutto ciò sono la sinistra ed in particolare i comunisti.

Questo mio ragionamento non nasce da un'analisi sociologica scientifica del mondo del lavoro ma dalla mia esperienza personale di rapporti continui con i lavoratori. La sinistra ed i comunisti in particolare sarebbero fuori gioco, devono fare autocritica dei loro errori perché sarebbe colpa loro se l'Italia è finita in mano a Berlusconi per tanto tempo: questo in sintesi i ragionamenti che mi vengono fatti. Di solito in questi colloqui mi viene fatto un nome nel quale sono sintetizzate tutte le colpe della sinistra e dei comunisti, quello di Fausto Bertinotti ex segretario di Rifondazione Comunista ed ex Presidente della Camera. In quel nome vengono racchiuse tutte le critiche, la rabbia, i sentimenti del tradimento subito, l'impotenza e la sconfitta a cui si viene oggi costreti con i licenziamenti o l'impossibilità di arrivare a fine mese o con il non avere un lavoro. Soprattutto fra i simpatizzanti del PD, vengono ricordate le responsabilità di Bertinotti nella caduta del primo governo Prodi o i suoi atteggiamenti durante i due anni di presidenza della Camera dal 2006 al 2008. Paradossalmente pochi ricordano le sue responsabilità nell'ultima spaccatura del PRC, che portò alla nascita del partito di Vendola SEL e alla frantumazione completa della sinistra dopo la sconfitta elettorale del 2008. Le difficoltà evidenti nella ricomposizione di un fronte unitario di sinistra, che noi su queste colonne auspichiamo da tempo, fanno il resto.

I tentennamenti, i distinguo, il parlare il linguaggio astruso del politichese e non quello degli interessi immediati dei lavoratori dipendenti, le furberie per non essere spiazzati nell'ambito della sinistra dagli altri partiti, la mancanza di autocritica rispetto alle scelte passate, contribuiscono poi a rendere evanescente e a frantumare ancora di più un blocco sociale che abbia nel lavoro, previsto dal primo articolo della nostra Costituzione, la sua base costituente. Senza questo blocco unitario di sinistra, chiaramente costituito ed ancorato ai valori della nostra Costituzione, non solo il fenomeno Grillo esploderà ancora di più, perché è sostenuto mediaticamente, ma le manovre attualmente in corso per dare vita ad un raggruppamento di centro destra che rimetta in gioco i cadaveri del PDL e della Lega, o ciò che resta del Terzo Polo, o di pezzi del PD con l'ausilio di liste di pseudo-sinistra messe su giusto per creare confusione e ulteriori spaccature a sinistra, diventeranno concrete e la vittoria di un nuovo schieramento di destra potrebbe concretizzarsi e divenire una tragica realtà. Soprattutto se le prossime elezioni, che sono oramai prossime, si svolgeranno sotto la minaccia della paura del crack finanziario dell'area euro, come è successo in Grecia. I lavoratori ed il mondo del lavoro rischiano così di rimanere ancora senza rappresentanza parlamentare o nelle istituzioni locali, con le gravi conseguenze che questo ha avuto nelle scelte concrete rispetto al mondo del lavoro e al mezzogiorno in particolare. Tanto per dirne una, la mancanza di una rappresentanza effettiva del mondo del lavoro in parlamento che fosse in grado di avere un peso ed un ruolo decisivo a livello sociale, ha consentito ai governi del PDL-Lega nord di trasferire ben trentacinque miliardi di euro di fondi destinati al SUD verso le regioni del nord, creando il dramma meridionale che vede oramai oltre il 40% delle famiglie sull'orlo della soglia di povertà.

Il mondo del lavoro fa ovviamente bene a criticare per i loro errori o tradimenti o collusioni con gli avvelenatori della società, i partiti che tradizionalmente hanno fatto riferimento a quel mondo, quali sono appunto i partiti comunisti e la sinistra più in generale. Ma se la critica si traduce poi in disimpegno, rifiuto del voto o peggio ancora in antipolitica, o nell'appoggio ai partiti di destra, come è avvenuto al nord dove una grande percentuale di lavoratori ha votato Lega Nord, be allora il rimedio è peggiore del male, come la storia di questi ultimi anni tragicamente dimostra. (Vedi anche Il veleno e la cura).

Bisogna anche dire però, e per quel che ci riguarda lo ripetiamo da tempo, che oggi viviamo la strana realtà nella quale l'operaio o l'impiegato o il piccolo artigiano continua ad immedesimarsi nel ricco, in colui che sfrutta ed affama mezzo mondo, in colui che promuove le guerre o la violazione della democrazia e questa, dal nostro punto di vista, è la più grave responsabilità dei partiti di sinistra, per lo meno di quelli che hanno accettato il pensiero unico neo-liberista e che hanno decretato la fine delle altre ideologie diverse dalla propria, fra cui quella comunista ma anche la stessa dottrina sociale cristiana. La realtà delle cose e le contraddizioni che vengono vissute quotidianamente dai lavoratori stanno dicendo con chiarezza dove sta la verità e riportando a galla le idee socialiste e comuniste o lo spirito comunitario cristiano, cioè del rinnovato interesse al bene comune e al ripudio dell'individualismo egoistico ed ingordo del peggior capitalismo mai esistito.

Un nuovo impegno del mondo del lavoro in politica è dunque necessario. Abbiamo visto con grande interesse l'incontro promosso dalla FIOM due settimana fa. Ecco da quelle proposte bisogna ripartire, ma occorre fare presto perché il terreno è arido ed infestato da veleni, ed occorre energia onestà ed una chiara linea che butti a mare tutti i personalismi, le prime donne e i primi uomini o presunti tali, e faccia prevalere gli interessi del mondo del lavoro che da troppi decenni sono calpestati e distrutti. Non sarà facile ma è l'unica via che abbiamo per ridare una speranza alla nostra società.

Giovanni Sarubbi



Domenica 24 Giugno,2012 Ore: 09:37
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Renzo Coletti Genova 25/6/2012 21.59
Titolo:La sinistra non è mai esistita dalla fine della guerra
Questo nuovo editoriale dell'amico giovanni Sarubbi mi lascia molto perplesso.
Oggi si parla di destra o di fascismo, nè più nè meno come si parlasse di una possibilità futura o di una realtà a venire, ma il fatto è che siamo già in un sistema di fascismo avanzato e di un perverso clerical darwinismo intenazionalista che vuole una mondializzazione dell'estremismo di destra.
Insoma la sinistra di fatto non esiste più e non è mai esistita dalla fine della guerra ad oggi.
Il partito comunista che abbiamo conosciuto era nato come partito stalinista e filo sovietico, per poi trasformarsi in partito riformista berlibgueriano filo americano e quindi di fatto schierato con l'occidente ed i suoi valori liberisti che oggi vediamo realizzarsi nel loro contenuto reale e da sempre ispirato dalla politica anglo americana e sionista.
Ciò che pensano i lavoratori o quel branco di rincoglioniti che fanno ancora parlare di se perchè ex partigiani pronti a partecipare ad ogni manifestazione pur di ricordare i valori della resistenza sotto qualsiasi regime e sotto quasiasi bandiera di comodo, non significa niente, non ha mai significato niente perchè non hanno mai capito niente e non capiranno mai niente.
Non siao mai stati liberati, siamo stati semplicementi occupati e colonizzati dagli anglo americani e oggi ne vediamo i risultati.
Questo è il vero nocciolo del discorso.
La sinistra ha tradito sia perchè ha tradito la costituzione, sia perchè ha tradito i diritti dei lavoratori conquistati con anni di lotte spesso costate vite innocenti.
Ora vedere partiti che si definiscono di sinistra sostenere governi fascisti e liberisti, è il massimmo dell'ipocrisia e dell'ignoranza storica e politica.
Il G8 genovese del 2001 ha chiarito tutto, ovviamente per cchi ha voluto vedere, sentire, toccare; il messaggio è stato chiaro, i padroni siamo noi e se provate a ribellarvi vi massacriamo di botte.
Il non voto è la risposta del popolo che ha voluto dire quanta distanza ormai cìè tra la politica ed i cittadini, quanto sia ormai inutile esprimere un voto se non esiste una democrazia reale, se non esiste una oposizione, se non esiste una informazione libera, se non esiste una costituzione applicata, se non esiste più uno stato di diritto.
Ora sperare è lecito, ma sarebbe meglio affrontare la realtà per quella che è e comprendere che il movimento operaio ed il popolo tutto dovrà ripartire da zero e dovrà riconquisare il diritto al lavoro, allo scipero, alla salute, alla pensione, alla scuola, insomma a tutto ciò che lentamente ma inesorabilmente ha perso con il beneplacito dei sindacati e dei partiti tutti, compreso quelli di sinistra o detti tali.
Vendere altro fumo o oppio, non servirà a mikgliorare le cose e non servirà a far capire a dei decerebrati come organizzarsi e riprendere la lotta che ormai non sanno più neppure cosa sia.
La fiom? Se facesse sul serio sarebbero manganellate , quindi vedremo se i lavoratori sono pronti a lottare o contiunano a genofelttersi davanti al Papa e al presidente della repubbica.

renzo coletti.

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