- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (749) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa

di Giovanni Sarubbi

Stiamo andando a tappe forzate verso l'ennesima guerra americana, come quella in Afghanistan, poi in Iraq, poi in Libia e ora in Siria ma con i cannoni puntati verso l'Iran e i cosiddetti BRICS, sigla che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Questi paesi da soli rappresentano la metà della popolazione mondiale, con quasi tre miliardi di abitanti (2892milioni), e una grande parte della superficie emersa della Terra (quasi quaranta milioni di kmq sui circa centocinquanta milioni complessivi delle terre emerse, cioè il 26%). Posseggono abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del PIL e della quota del commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo, con tassi di crescita inimmaginabili per i paesi occidentali. Questi paesi hanno stabilito rapporti stabili fra di loro con la prima riunione che si è tenuta a Mosca nel 2009 alla fine della quale emisero una dichiarazione che deve essere suonata come una campana a morte per l'amministrazione americana: “Crediamo che sia veramente necessario avere un sistema di divise più stabile (del dollaro statunitense), di facile pronostico e più diversificato” fu la dichiarazione congiunta emessa al termine di quel primo incontro che all'epoca non comprendeva ancora il Sudafrica. Altri paesi in via di sviluppo stanno prendendo contatti con i BRICS e vogliono entrare a farne parte.

Ma oltre a questo i BRICS hanno anche due altre caratteristiche che li rendono nemici mortali per i paesi occidentali perché sono contemporaneamente sia i possessori delle maggiori riserve di valute al mondo sia i paesi meno indebitati esistenti. In particolare la Cina è oggi il paese che ha le maggiori riserve internazionali al mondo, ammontanti a 3.181 miliardi di dollari (al 31/12/2011); la Russia detiene invece la terza riserva internazionale con circa 500 miliardi di dollari nel 2011; l’India rappresenta la quarta riserva con oltre 250 miliardi (ad aprile 2009) ed il Brasile, con 190 miliardi, è al settimo posto. Anche il loro indebitamente è significativamente basso rispetto all'occidente: a parte l'India, che ha un debito pubblico al 58% del PIL, il Brasile ha un debito del 45%, la Cina del 18% e la Russia solamente del 6%. del PIL, contro quello degli USA, che nel 2011 è arrivato al 100% del PIL, senza parlare dell'Italia che è oltre il 120%, o del Giappone che ha un debito che nel 2012 si dovrebbe attestare sul 235% del PIL (la notizia e dell'ANSA di 4 giorni fa).

Questi dati da soli spiegano i motivi delle tensioni militari che stanno spingendo la oramai solita “coalizione di volenterosi” costituita da USA, Inghilterra, Francia, Germania e Italia ad attaccare direttamente la Siria o comunque a fare in modo che la situazione in quel paese diventi sempre più esplosiva ed ingovernabile sia per l'attuale governo, sia per qualsiasi altro governo, in modo da giustificare l'oramai fatidico intervento dell'ONU dall'esterno per “scopi umanitari” teso a riportare la situazione alla cosiddetta “normalità”. Di quale “normalità” si tratta la conoscono bene i cittadini libici, o quelli dell'Iraq o dell'Afghanistan che hanno già sperimentato sulla loro pelle le “guerre americane”.

Nel senso della guerra vanno la chiusura delle ambasciate in Siria di tutti i paesi legati agli USA, che non fanno passare giorno senza un loro comunicato stampa contro il governo Siriano. Ma in tal senso vanno anche la proclamazione da parte del Consiglio di Sicurezza del cosiddetto “cessate il fuoco”, pur sapendo che esso sarebbe stato sicuramente disatteso, visto le dichiarazioni bellicose di USA, Francia, Germania, Italia, Inghilterra, e soprattutto Arabia Saudita e Qatar.

Chi vuole la pace, questo il nostro umile pensiero, deve organizzare la pace che è innanzitutto assenza di guerra  e di armie quindi rifiuto esplicito a farvi ricorso, perché, come anche un bambino comprende, per fare le guerre ci vogliono le armi, ci vuole chi le paga, chi le produce guadagnandoci e chi poi le usa per uccidere altri suoi simili.

Se questo è il quadro di fronte a cui ci troviamo, nostro malgrado, c'è una parte dell'oramai a questo punto ex movimento pacifista italiano che si è lasciato convincere dall'idea che sia necessario un intervento militare in Siria che ponga fine alle notizie terribili che provengono da quel paese oramai sempre più insistentemente. Ne è testimonianza la partecipazione al recente convegno di Roma della Tavola della Pace del 9 giugno scorso di un esponente dei Fratelli Musulmani che in Siria sono schierati con il CNS e l'Esercito Siriano Libero che la guerra la stanno combattendo.

Crediamo sia la prima volta, almeno a nostra memoria, che un movimento che si definisce “Tavola della Pace” faccia parlare ad un proprio convegno denominato “Forum Nazionale per la Pace” chi sta materialmente combattendo una guerra.

Non discuto ovviamente delle ragioni di chi in Siria o in altre parti nel mondo combatte armi in pugno. Ci si può trovare coinvolti in una guerra anche al di la della propria volontà.

Dal nostro punto di vista, che è quello espresso nella Pacem in Terris di Giovanni XXIII al cui spirito occorrerebbe ri-abbeverarsi, qualsiasi guerra è una follia, anche quella apparentemente più giustificabile. Se un'azione, un ragionamento, anche un semplice articolo di giornale o filmato può produrre la morte di qualcuno in qualsiasi parte del mondo, ebbene per noi quell'azione o articolo o filmano non vanno scritti e realizzati perchè le guerre iniziano innanzitutto sul piano delle idee. Innanzitutto allora la Tavola della Pace, ed il suo Coordinatore nazionale, si devono chiedere se far parlare ad un “Forum Nazionale per la Pace” chi in questo momento sta sostenendo una guerra materialmente ed ideologicamente è servito agli scopi della pace che, innanzitutto, consiste nel rispetto integrale del comandamento del “non uccidere”, oppure è servito agli scopi della guerra e quindi alla effettuazione di omicidi di massa e alla frantumazione delle piccole forze della pace esistenti in Italia. Perché dare spazio, come pacifisti, a chi rifiuta qualsiasi via pacifica alla risoluzione delle controversie e sta concretamente combattendo una guerra?

Questa è la prima domanda che poniamo non solo alla Tavola della Pace ma a tutti coloro che ancora riescono a dare un significato alle parole parole “pace” e “nonviolenza”.

Noi e quanti come noi non sono disponibili a seguire gli USA o il governo italiano sulla via della guerra siamo stati accusati di essere complottisti.

Messi di fronte al fatto che dopo la guerra in Libia anche per la Siria, e peggio ancora per l'Iran, si stanno mettendo in atto gli stessi copioni già messi in campo in Iraq Afghanistan Libia, fatti di bugie mediatiche sapientemente diffuse su tutti i mass media italiani e internazionali, ci è stato detto che “non esistono complotti contro la Siria”, è tutta una nostra invenzione, non centrano nulla l'Arabia Saudita o il Qatar o gli USA o gli altri volenterosi. Li c'è un regime cattivo che va buttato giù, costi quello che costi, la “rivoluzione” deve andare a buon fine.

Leggendo questi testi sorge a volte il dubbio che chi li scrive viva su Marte e non sappia nulla di ciò che è successo sulla Terra non dico da Adamo ed Eva in poi o negli ultimi cento anni ma neppure quello che è successo ieri. Gli USA con il suo immenso esercito, con le sue migliaia di bombe nucleari, chimiche batteriologiche, con il codazzo di paesi “volonterosi” che lo circondano, diventano così delle innocue fanciulle che vanno in giro per il mondo a fare beneficenza, e non invece a vendere armi per decine e decine di miliardi di dollari, come è successo ultimamente con l'Arabia Saudita. Semplici mammolette che quando condannano il governo siriano e ritirano il loro ambasciatore lo fanno senza secondi fini o scopi nascosti. E così le guerre finora combattute diventano pura fatalità, quasi come fossero dei terremoti che non si possono prevedere e controllare. E così le armi, che sparano da sole, si autocostruiscono, si autovendono in giro per il mondo, e via sciocchezzando. ... Ma poi, passato il primo momento, ci si rende conto che non si tratta di Marziani ma di persone ben piantate nel nostro mondo e allora tocca rispondere.

Innanzitutto per noi il problema non è quello di sapere se il governo Siriano sia buono o cattivo. Per noi il primo problema è quello di sapere se le persone che ci chiedono aiuto vogliano o meno fare la guerra, vogliano o meno usare mezzi nonviolenti per la risoluzione delle controversie locali o internazionali che siano. Per noi la discriminante fondamentale per le piccole scelte che facciamo è legata al comandamento del “non uccidere”, cioè alla scelta di non favorire mai, né direttamente né indirettamente, uccisioni, o sistemi militari-industriali che producono armi in grandi quantità, o religioni e/o ideologie che propugnano la violenza, il dominio dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla donna, o lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. Chi vuole combattere e uccidere o favorire le uccisioni lo può ovviamente fare, ma senza il nostro appoggio e il nostro consenso. Noi per il piccolissimo che contiamo, non faremo mai nulla che possa provocare uccisioni di chicchessia, buono o cattivo che egli sia. E chiamateci pure “integralisti del non-uccidere”, non ci offendiamo.

In secondo luogo non compete a noi, né personalmente né come paese Italia, il giudizio sul governo Assad che è questione esclusiva dei cittadini Siriani a cui va unicamente lasciato, questo almeno se il diritto internazionale ha ancora un senso e lo Statuto dell'ONU è ancora accettato e valido. In questo Statuto all'articolo due è sancito che “L'Organizzazione è fondata sul principio della sovrana eguaglianza di tutti i suoi Membri”. Cosa dà diritto agli USA, alla Francia, all'Italia ed agli altri “volenterosi” di intervenire negli affari interni della Siria? Sempre nell'articolo 2 è sancito che «Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato, né obbliga i Membri a sottoporre tali questioni ad una procedura di regolamento in applicazione del presente Statuto; questo principio non pregiudica però l'applicazione di misure coercitive a norma del capitolo VII».

Il Capitolo VII si occupa della «AZIONE RISPETTO ALLE MINACCE ALLA PACE, ALLE VIOLAZIONI DELLA PACE ED AGLI ATTI DI AGGRESSIONE». Il primo degli articoli di tale sezione, l'Articolo 39, dice che «Il Consiglio di Sicurezza accerta l'esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbano essere prese in conformità agli articoli 41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale». E gli articoli 41 e 42 continuano ad occuparsi degli scontri fra gli stati, delle guerre di aggressione che uno stato porta nei confronti di un altro stato.

Ciò che sta succedendo in Siria cosa ha a che fare con quanto prevede lo Statuto dell'ONU? La Siria, piaccia o non piaccia il governo Assad, non ha aggredito alcun paese confinante, né ha minacciato di aggredire alcun paese e, per quello che ci riguarda, non ha mai minacciato di aggredire l'Italia. Perché allora l'ambasciatore Italiano è stato ritirato dalla Siria ben sapendo che questo è un atto di guerra nei suoi confronti in violazione sia dell'art. 11 della nostra Costituzione sia dello Statuto dell'ONU? Perché il ministro degli esteri italiano ha ricevuto i rappresentanti del CNS in veste ufficiale come legittimi rappresentanti della Siria quando il governo in carica è un altro? C'è stata o non c'è stata una ingerenza negli affari interni della Siria con questi atti degli USA o dell'Italia? Oppure anche le dichiarazioni continue degli USA e degli altri “volenterosi” o le decisioni del ministro degli esteri italiano contro il governo siriano sono una nostra invenzione?

In terzo luogo perché inventare bugie su bugie che sono del tutto evidenti perché sono sempre le stesse ripetute in tutte le guerre americane finora combattute, come quella dei bambini uccisi nelle incubatrici? Se non ci sono complotti, se non c'è chi soffia sul fuoco dall'esterno sulle contraddizioni interne della Siria, se..., perché dire bugie? Si può costruire qualcosa di buono sulle bugie?

In quarto luogo la scelta di militarizzare il confronto fatto dal CNS è una precisa scelta politica che non può non avere conseguenze drammatiche sia sul presente che sul futuro della Siria. Ci può essere un regime che reprime violentemente un movimento di massa, ma se questo movimento o per meglio dire una sua parte sceglie la risposta violenta e per di più si appoggia su stati esteri per sostenere le proprie rivendicazioni e chiede addirittura un intervento esterno dell'ONU o della Nato, come ha fatto il CNS, questo non fa altro che dimostrare la propria debolezza interna e la sua inconsistenza politica. Come ci ha detto Ossamah Al Tawil, membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico, «il CNS è formato da una maggioranza di fratelli musulmani che, in modo pacifico, non avrebbero alcuna possibilità di arrivare al governo perché la geografia politica siriana non è come quella dell'Egitto». La scelta nonviolenta invece è l'unica che può abbattere i dittatori perché si basa sulla forza totale del popolo e non sulla forza delle armi che vengono dall'esterno. Non ci sono armi sufficienti per sconfiggere un intero popolo in lotta contro la tirannia. La Rivoluzione d'Ottobre Russa, tanto per citare un esempio storico noto, si realizzò senza sparare un solo colpo perché i bolscevichi conquistarono la maggioranza dei Soviet politicamente e non con la forza delle armi. Ma è successo così anche in Tunisia ed Egitto. Perché allora scegliere la via della guerra? E questi sono fatti non teorie complottiste.

Infine noi non ci stupiamo che ci sia tanta confusione sia nell'ambito del movimento pacifista, sia nell'ambito politico-sociale più generale. E' il frutto di trent'anni di bombardamento mediatico massiccio sulla fine delle ideologie e sul depauperamento culturale delle giovani generazioni a cui è stato proposto in modo martellante un modello di vita edonistico e da “liberi idioti”. Per recuperare un po' di lucidità sarebbe necessario chiudere le televisioni, evitando di farsi bombardare dalle pubblicità commerciali che sono quelle responsabili dell'abbassamento repentino della capacità critica nell'ascolto delle notizie. Bisogna ritornare a leggere, per poter analizzare attentamente quello che ci viene propinato dai mass media. Bisogna ritornare ad esaminare i punti di vista e i modelli sociali, economici e politici che ci vengono proposti. Bisogna ritornare a praticare la “disputa delle idee” per ridare un senso al bene e al male di cui oggi non si capisce più la differenza. Uccidere o non uccidere non sono la stessa cosa.

In questi giorni in Siria, per concludere, è stata avviata una iniziativa che si chiama MUSSALAHA, che in arabo significa riconciliazione. A promuoverla sono le religioni siriane che da sempre hanno convissuto fianco a fianco senza problemi di alcun tipo.

Per quello che ci riguarda crediamo sia giusto appoggiare queste iniziative, farle conoscere e aiutare chi parla la nostra stessa lingua di pace.

Giovanni Sarubbi

Per altre informazioni sulla guerra in Siria ved la sezione No Guerra



Domenica 17 Giugno,2012 Ore: 08:41
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info