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www.ildialogo.org C'è poco da ridere,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
C'è poco da ridere

di Giovanni Sarubbi

 Le ultime elezioni comunali stanno provocando uno scossone politico notevole, nonostante si sia trattato di un voto che ha interessato poco più di un milione e mezzo di elettori. Leggendo i numeri si capisce perché. Basta prendere i dati dei capoluoghi di provincia in cui si è votato e confrontarli con i dati più omogenei e recenti che sono a disposizione e cioè con i risultati delle regionali del 2010. Da questo confronto si desume che il PDL ha ridotto di un terzo la sua consistenza elettorale passando dal 29,8% del 2010 all'11,4% del 2012. Perdono voti l'UDC ed il terzo polo, ma perdono voti il PD e l'IDV anche se in misura ridotta rispetto al PDL che praticamente tracolla verticalmente in tutta Italia. Guadagnano qualcosina SEL e Federazione della Sinistra mentre il Movimento5Stelle di Grillo è la era novità, riuscendo a portare alcuni suoi esponenti al ballottaggio in alcune grandi città come a Parma.

Ed è proprio sul movimento di Grillo che si sta incentrando tutto il dibattito politico del dopo elezioni. Poco o nulla si è detto della notevole astensione dal voto che, anche in queste elezioni, è cresciuta notevolmente. I votanti sono passati infatti dal 73,74% delle ultime elezioni, al 66,87% di quelle attuali, con un aumento degli astenuti di quasi il 7% di elettori. Se si sommano agli astenuti anche i voti bianchi e nulli si supera il 40% di persone che rifiutano coscientemente e sistematicamente la partecipazione al voto. La democrazia è a rischio perché una parte molto consistente del popolo, che è il detentore della sovranità secondo l'art. 1 della nostra Costituzione, ha deciso di non esercitare più i propri diritti politici.

E' questo il dato più preoccupante di questa fase politica, caratterizzata ancora una volta dalla ripresa di trame eversive e di iniziative terroristiche che ricalcano copioni oramai tristemente noti a tutto il popolo italiano. Sono ricomparsi volantini firmati dalle BR, c'è stato la gambizzazione di un dirigente industriale di primo piano, rivendicato da un sedicente gruppo “anarchico informale” che ha minacciato altri attentati. Tutte storie già viste, tutti copioni già recitati e di cui si intravedono i responsabili e i pupari.

Quando la strategia della tensione prese il via fra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70 del secolo scorso, la partecipazione popolare al voto alle manifestazioni sindacali e alla vita politica del paese era elevatissima. Nel 1972 e nel 1976 i votanti per le elezioni della Camera dei Deputati furono quasi il 94% degli elettori, una delle percentuali più alte mai raggiunte nella storia della nostra Repubblica. In quegli anni ci fu un poderoso spostamento a sinistra dell'asse politico del paese, con l'allora PCI che raggiunse il suo massimo storico. Quello spostamento a sinistra fu però interrotto nel sangue con la strategia della tensione, il cui apice fu toccato con il rapimento ed il successivo omicidio di Aldo Moro e della sua scorta. Già nel 1979 la percentuale dei votanti calò vistosamente. Le sconfitte successive per i lavoratori, che sono iniziate nel 1979 con i primi ventimila licenziamenti della FIAT, hanno fatto il resto. Oggi siamo a quasi il 40% di persone che non votano e che non hanno più alcuna fiducia della politica. I sondaggi lo dicono costantemente e i voti reali lo confermano.

In questa situazione c'è ovviamente poco da ridere, ed il fatto che il comico Grillo, come lui si autodefinisce continuamente, sia a capo di un movimento che è riuscito a catalizzare attorno a se un seguito elettorale consistente, ne è la dimostrazione. La situazione è molto seria perché una grande parte della popolazione è confusa e sfiduciata e se ci sono stati molti cittadini che hanno votato Grillo, ce ne sono stati altrettanti, se non di più, che a votare non ci sono proprio andati.

Con l'aggravante che i movimenti come quello di Grillo non sono in grado di dare una risposta ai drammatici problemi economici di milioni e milioni di lavoratori pensionati e disoccupati. E quando la crisi economica è drammatica, come quella che stiamo, vivendo l'idea che un uomo forte, un vero e proprio dittatore, sia in grado di risolvere tutto può conquistare consensi, come dimostrano i risultati delle elezioni in Francia o in Grecia.

Checché ne dica Grillo, che rivolgendosi al ceto politico istituzionale ha dichiarato "o me o il fascismo", non ci sembra che questa sia la scelta di fronte alla quale si trova oggi il popolo italiano. Populismo e fascismo, come la storia insegna, sono due facce della stessa medaglia.  

Giovanni Sarubbi



Sabato 12 Maggio,2012 Ore: 00:34
 
 
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