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www.ildialogo.org Dio o Mammona,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Dio o Mammona

di Giovanni Sarubbi

Pillole di Costituzione (9). L'art. 2


Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Ecco un altro articolo della Costituzione lontano anni luce dalla realtà di tutti i giorni.

“I diritti inviolabili dell'uomo”: qui si parla di tutta l'umanità, di ogni essere umano, senza alcuna distinzione di nazionalità. Diritti dell'uomo che valgono qualsiasi sia il passaporto che si ha o che non si ha in tasca. Diritti dell'uomo che si applicano a chiunque si trovi sul suolo italiano, chiunque egli sia e da qualunque parte del mondo egli provenga.

L'art. 2 della nostra Costituzione richiama così integralmente la Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall'ONU il 10 dicembre del 1948 e che è parte integrante del nostro ordinamento.

Nel mondo cattolico si sta discutendo molto nelle ultime settimana sull'ultima decisione di Benedetto XVI in tema di distruzione completa dello spirito del Concilio Vaticano II. Il tema è quello della formula dell'atto centrale della messa cattolica relativo alla “consacrazione eucaristica”, laddove il prete, secondo la dottrina della transustanziazione, trasforma il pane ed il vino nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. Attualmente i preti cattolici pronunciano la formula : «Questo è il mio sangue... versato per voi e per tutti in remissione dei peccati». Questa formula fu voluta da Paolo VI ed è una delle decisioni più note e vissute del Concilio Vaticano II. Ratzinger vorrebbe cambiare il “per tutti” in “per molti”.

Al di la delle questioni più propriamente teologiche e/o linguistiche relative alla corretta traduzione dei passi biblici, su cui abbiamo riportato altri interventi nel sito (vedi sezione La dottrina della fede secondo Ratzinger) la questione del “per molti” e “per tutti” ha una importanza anche di tipo, diciamo così, “civile” strettamente legato ai concetti espressi nella nostra Costituzione o dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il “per tutti” corrisponde ad una visione del mondo e della società aperta, dove tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, dove la solidarietà è la base dei rapporti umani, dove tutti hanno diritto a cibo e vita, dove tutti hanno bisogno di amore e accoglienza, rispetto e perdono. Una società rappresentata dalla nostra Costituzione all'art. 2 quando afferma il rispetto dei “diritti inviolabili dell'uomo” o all'art. 3 quando dice che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, o allo stesso art. 1 quando dice che la repubblica è basata sul lavoro, nel quale tutti gli esseri umani possono sentirsi rappresentati, e non su una classe sociale particolare. Una società rappresentata dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dove i termini “tutti” o “ad ogni individuo” o a “ciascun individuo” sono ripetuti costantemente in ogni articolo per indicare la totalità degli esseri umani, nessuno escluso.

Il “per molti” corrisponde ad una visione del mondo e della società chiusa, nella quale prevale l'egoismo e l'ingordigia individuale, la salvezza individuale, i “meriti” individuali che sono elargiti solo a chi appartiene ad un determinato gruppo sociale con ben determinate caratteristiche politiche-religiose, quelle che oggi sono chiamate caste o massonerie.

Insomma quella di Ratzinger è una decisione che tende a rafforzare l'ideologia dominante nella nostra società, quella del “liberismo sfrenato”, della ricchezza per pochi e della miseria per tutti, dell'uno su mille ce la fa, quella ideologia che tutti i giorni calpesta la nostra Costituzione ed i diritti umani di tutti.

“Molti” è diverso da “tutti”. Se si dice “tutti” significa “nessuno escluso” per alcun motivo. Se si dice “molti” significa che qualcuno è escluso in base a regole e credenze inventate ad arte da chi ha interesse a discriminare, dividere, e quindi a piegare e dominare quelli che non fanno parte “dei molti”, che non sono evidentemente il tutti.

Immaginate cosa potrebbero significare un art. 1 o un articolo 2 o un articolo 3 della nostra Costituzione riscritti secondo la logica del “molti” invece che del “tutti”. Scomparirebbe il lavoro come base fondante della repubblica; si bandirebbero i diritti umani e l'uguaglianza dei cittadini; si avrebbe la codificazione del regno della ingiustizia, della discriminazione, dei diritti solo per alcuni come era ai tempi delle monarchie assolute.

La decisione di Ratzinger fa dunque il paio con i continui attacchi alla nostra Costituzione, con i continui tentativi di modifiche anche alla prima parte a cominciare dall'art. 1. La decisione di Ratzinger porta acqua al mulino di chi sta tentando di distruggere la nostra Costituzione nella coscienza collettiva dei cittadini italiani. E lo fa utilizzando il potere regale di cui è ammantato il Papa, che può decidere da solo quello che vuole e “tutti” i cattolici gli dovrebbero obbedienza, anche se, ne siamo certi, saranno “molti” anzi “moltissimi” quelli che disobbediranno.

Il “per tutti” è la civiltà, il “per molti” è la barbarie, o da una parte o dall'altra, o con l'umanità o contro di essa, o con l'amore o con l'odio, o, per dirla in termini religiosi, con Dio o con Mammona.

Giovanni Sarubbi



Domenica 06 Maggio,2012 Ore: 09:25
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 06/5/2012 10.48
Titolo:OFFESA AL VATICANO II E ALLA COSTITUZIONE. Uno sfregio alla "nostra Aetate" ......
E nel Vaticano II torna la «razza» ebraica

di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 06.05.2012)

Lavora o ha lavorato per il sito della Santa Sede. Ignoriamo il suo nome, i suoi studi, cosa abbia pensato mentre mutavano i rapporti fra la Chiesa ed Israele. Ma questo sconosciuto - impunito come chi commercia carte e gossip d’oltre Tevere - è riuscito a depositare nel sito web vatican.va, per sfregio, una riga sulla «razza» ebraica. L’ha infilata nella traduzione italiana del Vaticano II: Nostra ætate affermò che la Chiesa ha sempre innanzi agli occhi le parole di Paolo «de cognatis eius» (cioè «sui suoi congiunti») che dicono che l’adozione, la gloria, il patto, la legge, il culto e le promesse appartengono a Israele e ai padri «dai quali è nato Cristo secondo la carne». Nel sito vatican.va quel «de cognatis» viene oggi tradotto «della sua razza»: ebraica, naturalmente.

Non è un errore antico: è un atto recente, volontario. Il testo latino (lo mostra la mia critica del Vaticano II nei Conciliorum œcumenicorum generaliumque decreta) non dava appigli. L’Osservatore Romano del 17 novembre 1965 traduceva «della sua stirpe». Le altre traduzioni d’allora, raccolte senza ritocchi dal sito, non hanno esitazioni. Il tedesco recita «Stammverwandten», cioè parenti. La versione portoghese parla di «compatriotas». L’inglese «kinsmen», come «soukmenovcích» in ceco. In swahili «juu ya watu wa ukoo wake» indica le persone «del suo clan». Più inquietante l’«hermanos de sangre» dello spagnolo, identica al bielorusso. Solo in francese si era già osato tradurre «race» nel 1965 (idiozia rimasta intonsa anche nel sito odierno).

La traduzione italiana usuale, dunque, è stata volontariamente manipolata per sfregiare il Vaticano II con un termine dalla storia inquietante: la razza. Entrato nella Spagna del secolo XV, passato al linguaggio giuridico e politico, venne consegnato dal trattato Sur l’inégalité des races humaines, opera del 1853 d’un cattolico come de Gobineau, a uno sviluppo «scientifico», di cui s’appropriano i perpetratori della Shoah. In quel lungo lasso di tempo anche il magistero cattolico ha parlato di razze: dalle discussioni sull’ammissione ai sacramenti degli indios fino al formarsi di un magistero sull’unità della famiglia umana, che negli anni Trenta afferma l’«uguaglianza delle razze».

Con la dichiarazione dell’Unesco del 1950 - la Santa Sede era rappresentata dal nunzio Roncalli - il mondo ripudia l’idea di razza: e al Vaticano II, proprio nella dichiarazione Nostra ætate, la Chiesa rompe con l’antisemitismo «di qualunque tempo e di chiunque».

Chissà se l’inventore di un inesistente Vaticano II «razzista» è un cretino inoffensivo o la voce in talare di xenofobi, antisemiti, suprematisti che innocui non sono. Ma che un nemico del Papa e della Chiesa faccia rientrare dalla finestra del web l’ombra d’un pensiero cacciato conciliariter dalla porta, dice che il Vaticano II ha ancora la forza di smascherare cosa c’è davvero dietro il sogno, di liberarsene o di spuntarne con un preambolo tradizionalista lo sperone riformatore che pungola la carne della Chiesa.

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