- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (453) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Pillole di Costituzione (6),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Pillole di Costituzione (6)

di Giovanni Sarubbi

l'Art. 1, l'Italia č una repubblica democratica fondata sul lavoro


Art. 1.

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Chi ignora la storia della Costituente, cioè di quell'organismo parlamentare che nel 1947 approvò la nostra Costituzione repubblicana, pensa che l'art. 1 sia stato una imposizione delle componenti comunista e socialista di quella assemblea eletta a suffragio universale nel 1946.  Ma non è così. La formulazione che poi fu approvata e che è ancora vigente, fu proposta dal democristiano Amintore Fanfani. Palmiro Togliatti, segretario dell'allora Partito Comunista Italiano, aveva proposto come formulazione: "L'Italia è una Repubblica democratica di lavoratori". La prima formulazione proposta all'approvazione dell'assemblea non citava affatto il lavoro. Era stata formulata dal deputato Mario Cevolotto che pur essendo tra i maggiori esponenti del Partito Democratico del Lavoro, non citò affatto il lavoro. Ma la sua proposta non piacque alla grande maggioranza dell'assemblea. Fu Aldo Moro, altro democristiano doc, a chiedere un riferimento al lavoro nell'articolo uno della Costituzione e fu un altro democristiano, appunto Fanfani, a formulare la versione definitiva che sancisce i caratteri fondamentali della nostra repubblica, che è democratica fondata sul lavoro e dove la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, cioè senza populismi di nessun tipo.

Questi tre concetti, democrazia lavoro sovranità popolare, permeano tutta la Costituzione approvata il 22 marzo del 1947.

Da poco, quindi, la nostra Costituzione ha compiuto i suoi primi 65 anni di vita ed è opportuno chiedersi cosa sia effettivamente praticato dei principi fondamentali in essa stabiliti nella vita quotidiana e nella legislazione approvata poi successivamente dalle Camere e messa in atto dall'organo esecutivo che è il Governo. Proviamo a fare un quadro sintetico della situazione rispetto ai principi sanciti nell'art. 1.

Repubblica

La forma repubblicana sancita dall'art. 1 ha avuto importanti conseguenze rispetto al regime precedente che aveva portato l'Italia alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta delle norme contenute nelle Disposizioni Transitorie e Finali della Costituzione che ai punti XII, XIII, XIV dispongono norme precise nei confronti del Partito Fascista, che aveva esercitato la sua dittatura nei 20 anni precedenti, e della monarchia sabauda, che ne aveva legittimato il potere. Riportiamo di seguito queste norme nella loro versione originale.

XII

È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.

XIII

I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. 
Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale

I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.

XIV

I titoli nobiliari non sono riconosciuti.

I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome.

L'Ordine mauriziano è conservato come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.

La legge regola la soppressione della Consulta araldica.

La forma repubblicana dello Stato è stata ulteriormente rafforzata dall'ultimo articolo della Costituzione, l'art. 139 che sancisce:

Art. 139.

La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.

Le disposizioni transitorie e finali prima indicate sono state parzialmente modificate. Sono stati cancellati il primo e secondo comma della XIII disposizione riguardante il divieto di ingresso sul territorio nazionale e il divieto di ricoprire incarichi pubblici e di essere elettori per gli ex re o per i discendenti maschi di Casa Savoia. Queste importanti decisioni della Costituzione sono stati cancellati con legge costituzionale del 23 ottobre 2002, n. 1 (G.U. 26 ottobre 2002, n. 252). Questa modifica ha consentito ai successori maschi dell'ultimo re d'Italia di poter rientrare in Italia. Per il momento questi pretendenti al Trono d'Italia, padre e figlio, si stanno dedicando ai propri affari, qualcuno di loro finendo anche in carcere, o a comparsate televisive di varia natura (manca credo la partecipazione al “grande fratello” o “all'Isola dei famosi”, ma diamo tempo al tempo) che hanno avuto lo scopo evidente di fare accettare all'opinione pubblica “Casa Savoia”, principale responsabile della dittatura Fascista e della promulgazione delle leggi razziali, vera vergogna giuridica per il paese patria del diritto romano, e della tragedia della Seconda Guerra mondiale. Ma evidentemente la storia non si può cancellare.

Al momento i pericoli alla forma repubblicana dello Stato italiano non vengono dagli ex re sabaudi e neppure dai movimenti politici ad essi collegati. Altrettanto insignificanti, per il momento, sono i movimenti neo-borbonici operanti nel sud Italia che propugnano il ritorno al Regno delle due Sicilie, con separazione dall'Italia e con il ritorno al potere dei re Borboni. Sia i vari partiti monarchici che si sono succeduti, soprattutto al sud d'Italia, sia i vari movimenti secessionisti ad essi collegati, sono o confluiti nelle fila dell'ex MSI, o in quelle dell'attuale PDL o partiti ad essi collegati o comunque facenti parte dell'area di destra. Il principino dei Savoia, Emanuele Filiberto che si fa chiamare col titolo S.A.R (sua altezza reale, pur essendo ciò proibito dalla Costituzione), noto per le sue comparsate televisive, ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 con un proprio movimento d'opinione “Valori e Futuro” fondato nel 2005, e poi nel 2009 alle elezioni europee nelle fila dell'UDC, ma in entrambi i casi con scarsi successi (per chi volesse saperne di più sulla qualità ed il tipo di collegamenti sociali del principino dei Savoia vedere Wikipedia ).

Democrazia

Ma l'attacco più consistente alla forma repubblicana del nostro Stato, ed alla democrazia ad essa strettamente collegata, viene non dalle macchiette degli ex re ma dalla forze politiche di destra, quelle che hanno governato dal 1994 al 1996, dal 2001 al 2006 e dal 2008 ad oggi, sotto la guida del trio Berlusconi-Bossi-Fini con contorno di Casini, Scilipoti e “responsabili” variamente impastati nel corso degli anni, e che ora continua la sua opera distruttiva con il “governo dei professori”.

E' un attacco che ha trovato ampie sponde anche nel fronte costituito dai partiti nati dalla distruzione dell'allora PCI, della DC e PSI con le sciagurate iniziative referendarie, relative alle leggi elettorali, promosse da personaggi quali Mariotto Segni o Achille Occhetto che hanno introdotto in Italia il sistema maggioritario che si è via via evoluto fino alla attuale legge porcata, voluta dalla Lega Nord, dove è obbligatorio indicare nel simbolo della coalizione il nome del futuro presidente del consiglio, cosa assolutamente incostituzionale, garantendo la maggioranza assoluta dei deputati alla coalizione che prende la maggioranza relativa dei voti, cosa mai successa in nessuna parte del mondo che voglia definirsi minimamente democratica. Il tutto finalizzato ad avere una Repubblica di nome, ma una dittatura personale di fatto, con cancellazione pura e semplice della democrazia sostanziale.

In questo quadro si devono infatti inserire tutte le iniziative tendenti ad approvare leggi elettorali e modifiche costituzionali, di cui si parla continuamente, che assegnino al presidente del Consiglio poteri eccezionali, tipiche di una dittatura e non di una repubblica che non può avere, come si usa dire sempre più spesso, “un uomo solo al comando”. Tutte queste proposte e queste leggi elettorali o di modifica della Costituzuione sono anticostituzionali, vogliono mettere in discussione la natura repubblicana del nostro stato in modo mascherato accentrando tutto il potere nelle mani di una sola persona. Anche la riduzione del numero dei parlamentari o la soppressione di una delle due camere vanno in questo senso: riduzione della democrazia e snaturamento della forma repubblicana dello Stato.

L'altro pericolo per la forma repubblicana, sempre più evidente e sempre più consistente, viene dalla mancata applicazione della XII disposizione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Questa norma non è mai stata applicata contro l'allora MSI (Movimento Sociale Italiano) di Almirante, fucilatore di partigiani, che faceva esplicito riferimento alla RSI (Repubblica Sociale Italiana) mutuandone persino il nome, o contro tutti i gruppi nazisti o neo nazisti che si sono moltiplicati assumendo anche a volte connotati “popolari”, con il sostegno a frange di diseredati o a lotte apparentemente di sinistra, cosa questa non nuova per questo tipo di formazioni politiche. Fascisti e nazisti sono portatori di ideologie e forme organizzative di tipo dittatoriale, fortemente personalizzate per nulla democratiche e per nulla repubblicane.

Il fascismo ed il nazismo battuti dalla Resistenza e sulle cui ceneri è stata costruita la nostra Repubblica tentano così di distruggere dall'interno delle stesse istituzioni i principi repubblicani di democrazia e di libertà sanciti dalla nostra Costituzione.

Lavoro

Sulla questione del lavoro come cardine della nostra repubblica siamo ancora sostanzialmente fermi alla enunciazione di principio. I fatti, soprattutto a partire dalla fine degli anni '70 del secolo scorso, parlano tutt'altra lingua, quella del grande capitalismo monopolistico globalizzato, fatto di finanziarizzazione dell'economia cominciata con la deregulation reganiana o thacheriana a livello mondiale, o con la marcia del 40mila quadri e capi FIAT di Torino che fecero passare i primi 20mila licenziamenti in quella fabbrica e diedero il via a tutte le misure successive di riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori che oggi si incarnano nella distruzione dell'ultimo baluardo costituito dall'art. 18 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori approvato nel 1970.

La dignità del lavoro è distrutta quotidianamente da un sistema economico che “produce” oltre 1000 morti sul lavoro all'anno, dei veri e propri omicidi che rimangono quasi sempre impuniti.

La dignità del lavoro è distrutta quotidianamente dalle pensioni di fame date a chi ha lavorato 40anni, magari in condizioni insalubri, mentre si elargiscono pensioni d'oro e privilegiate a chi ha vissuto comodamente all'ombra del potere.

Trionfano e dominano sul piano sociale modelli e comportamenti che sono la negazione pura e semplice di qualsiasi idea di lavoro, soprattutto di quello legato ad attività manuali il cui rispetto viene continuamente distrutto dalla TV spazzatura, tutta basata su “grandi fratelli”, “isole dei famosi”, veline e tronisti vari, che sono una vera e propria offesa a quanti tutti i giorni si spaccano la schiena nei campi o nelle industrie per produrre oggetti o lo stesso cibo, che vengono fra l'altro sprecati o distrutti con grande facilità. La stessa cultura dell'usa e getta che impera nei consumi dei cittadini indotti dalla pubblicità è un'offesa alla dignità del lavoro di chi quelle merci ha prodotto, spesso a rischio della propria salute.

E sono un'offesa al lavoro le tantissime vicende di inquinamento industriale nelle quali hanno perso la vita centinaia e centinaia di operai, costretti a fare lavori sporchi per un tozzo di pane, come è successo alla Eternit a Casale Monferrato e in giro per l'Italia, o alla Marlane di Paria a Mare, o alla Isochimica di Avellino, alla Ilva di Taranto o alle tante e tante realtà piccole e grandi poi chiuse a seguito di morti o incidenti.

Si il rispetto del lavoro nella “Repubblica democratica fondata sul lavoro” non esiste, è continuamente violato, è continuamente ignorato nei dibattiti politici, soprattutto nelle tante trasmissioni dove vari politici si azzuffano come se si trovassero in una delle tanti trasmissioni spazzatura di cui sono piene le nostre TV.

Sovranità popolare

Sul tema della sovranità popolare, spesso invocata da quei partiti di destra che di fatto stanno affossando la repubblica la democrazia ed il lavoro, il quadro è ancora più desolante.

La storia della nostra Repubblica dalla sua fondazione ad oggi è piena di episodi oscuri, dell'emergere continuo di logge massoniche di vario tipo (P2, P3, P4, ma altre ve ne sono ancora non note), di veri e propri gruppi di potere che si spartiscono i fondi pubblici. Gruppi di potere costituiti da politici, faccendieri vari, potenti centri economici e finanziari (i cosiddetti salotti buoni), spezzoni di apparati statali più o meno deviati, giudici, giornalisti, amministratori locali e chi più ne ha più ne metta. In ogni città, o provincia o regione, o piccolo villaggio che sia, ci sono gruppi di persone che in modo coordinato prendono decisioni in materia di appalti, piani regolatori, edilizia, o su chi deve fare il prefetto o il ministro, arrogandosi il potere che la nostra costituzione assegna invece ai cittadini. Decisioni che poi i partiti politici presenti nei vari organismi statali, dai consigli comunali al parlamento nazionale, tramutano in decisioni operative.

E questi gruppi di potere, che ormai sono quasi sempre legati al potere criminale delle varie mafie esistenti nel nostro paese, diffondo corruzione e sostengono la cultura dell'illegalità. Emblematica l'idea, ampiamente diffusa e sostenuta dai mass-media, sull'Italia come grande paese di ladri, diffusa e sostenuta dai ladri in guanti bianchi per giustificare i propri ladrocini ai danni della collettività, che così diventa “cornuta e mazziata”, come dice un vecchio proverbio popolare.

Ci si può rendere conto della presenza di questi gruppi di potere che distruggono la sovranità popolare in particolare in occasione delle elezioni comunali, quelle più immediatamente vicine ai cittadini e che sono attualmente in corso in molti comuni italiani. In provincia di Avellino dove vivo, su tredici piccoli e medi comuni dove si voterà per il rinnovo dei consigli comunali nel prossimo mese di maggio, si è assistito ad una generale frantumazione dei vari partiti politici esistenti e alla ricomposizione degli spezzoni risultanti in liste civiche senza che alcun cittadino di questi comuni abbia saputo alcunché sui motivi veri delle spaccature e delle ricomposizioni che si sono realizzate. Delle due l'una: o i giornalisti che riportano le notizie relative alla politica non capiscono nulla di tali vicende e non riescono a riportare alla pubblica opinione i motivi reali delle divisioni e ricomposizioni che si sono realizzate, oppure tali motivi sono inconfessabili, nessuno li deve conoscere, nessuno deve sapere cosa in realtà farà o non farà una o l'altra lista nel caso di vittoria elettorale e da chi il sindaco-podestà prenderà gli ordini da far approvare poi in Consiglio Comunale. La riforma delle leggi elettorali comunali e la modifica delle leggi sulla pubblica amministrazione (le famigerate Bassanini 1 e 2) sono funzionali a tale schema perché hanno di fatto reintrodotto i podestà al posto dei sindaci espressioni della sovranità popolare. Basti pensare, ad esempio, alla cancellazione dei CORECO (Comitato Regionale di Controllo), che ha distrutto qualsiasi possibilità per i cittadini di poter impedire scempi ai propri danni o ai danni della collettività, tipici al sud soprattutto in tema di piani regolatori. Per opporsi ad una delibera oggi bisogna ricorrere al TAR con spese assolutamente improponibili per qualsiasi cittadino e per gli stessi gruppi di minoranza nei consigli comunali. Lo stesso accesso agli atti della pubblica amministrazione è stato via via reso sempre più difficile scoraggiando ed anzi sabotando la partecipazione dei cittadini alla elaborazione delle decisioni che riguardano il bene comune.

Art. 1 dunque largamente incompiuto, sotto attacco e stravolto nel vivere quotidiano della nostra comunità nazionale.

Giovanni Sarubbi

Per leggere le altre pillole di costituzione vai alla sezione editoriali



Sabato 07 Aprile,2012 Ore: 22:53
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 08/4/2012 00.06
Titolo:COSTITUZIONE, RESURREZIONE E RISURREZIONE ....
LA DOMANDA DI UN ITALIANO:

E’ PREFERIBILE "RISURREZIONE" O "RESURREZIONE"?

RISPOSTA:

Vanno bene entrambi. Ma! Ma...

Ma siccome qui (in modo latente e sottile) è in gioco anche la Costituzione della Repubblica Italiana e lo stesso Messaggio Evangelico, e la nostra - di tutti e tutte sovranità (e sacerdotalità - ricordiamo anche Lutero e la Riforma), per memoria sonora (di significante e di significato) - è da preferire (con il conforto di Michele Arcangelo e di Melchi-tzedech, come di Mosè, di Elia, e Gesu’... è preferibile

RE-surrezione!!!

Una ri-surrezione che è - più propriamente - una re-surrezione, la Resurrezione di Gesù, e la re-stituzione della Libertà a ogni essere umano, a ogni cristiano e a ogni cristiana - della libertà dalla schiavitù e dalla morte!!!

PASQUA: CHE COSA RICORDIAMO?

RICORDIAMO (e rin-grazia-mo) che L’AMORE è PIU’ FORTE DI MORTE (Cantico dei cantici: 8.6)!!!

Se no, che ricordiamo?! La nostra totale generale stupidità?!

(Federico La Sala)

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info