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www.ildialogo.org Sordi muti e ciechi,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Sordi muti e ciechi

di Giovanni Sarubbi

La proposta di legge di modifica dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori è stato approvato dal consiglio dei ministri e mandata in parlamento. Si lascia intendere che potrebbero esserci delle modifiche, giusto per accontentare la base del PD che, da vari sondaggi subito messi in giro, guardano a questa ipotesi con speranza. I fatti concreti che la gente vive sulla propria pelle però oramai non coincidono più con le parole che si dicono e la gente, anche se molto lentamente, comincia a rendersene conto. E, anche se ancora lentamente, il consenso nei confronti del cosiddetto “governo dei tecnici” sta via via calando.

Emblematico è il titolo del nuovo art. 18 che la dice lunga del livello di degrado istituzionale morale e culturale nel quale siamo immers e che più volte abbiamo definito orwelliano, dove la pace diventa guerra e la guerra pace.

Il titolo del vecchio articolo 18 diceva testualmente: “Reintegrazione nel posto di lavoro”. Il nuovo recita invece così: “Tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo”. Ed il titolo dice tutto. A fronte di un licenziamento illegittimo, che a rigor di logica e di diritto dovrebbe semplicemente essere cancellato come diceva il vecchio art. 18, al lavoratore, se lo deciderà un giudice, al massimo spetterà un indennizzo di cui sono fissati i limiti minimo e massimo in termini di mensilità. Il licenziamento, se pure illegittimo, rimarrà soprattutto quando esso verrà motivato per motivi economici. E se il giudice riterrà che il licenziamento non è illegittimo al lavoratore non spetta nulla. Hanno legalizzato ciò che non potrebbe mai essere legalizzato, proponendo una norma che è la negazione stessa di qualsivoglia diritto. In ciò queste norme equivalgono a quelle che introdussero nel 1938 in Italia le leggi razziali, che ebbero l'effetto di scuotere dalla fondamenta ogni settore dell'ordinamento giuridico italiano, trasformando in legge la negazione stessa della legge. La pace diventa guerra, la guerra diventa pace, come scriveva Orwell nel suo famoso "1984".

Il lavoratore, dunque, torna ad essere una accessorio delle macchine che egli usa, come nell'800, licenziabile in ogni momento, sostituibile con altri lavoratori magari più giovani o più disponibili a subire condizioni di vita e di lavoro sempre più di tipo schiavistico.

Ed anche in questa occasione sponsor del provvedimento governativo è stato il Presidente della Repubblica che da garante della Costituzione si sta trasformando sempre più nel suo più cosciente e determinato affossatore. Lo ha fatto sponsorizzando e sostenendo fortemente l'entrata in guerra dell'Italia nella recente campagna della Nato contro la Libia; lo ha fatto durante tutta la fase che ha portato alla nascita del Governo Monti, lo sta facendo con il sostegno che sta dando a tutti i suoi provvedimenti sostanzialmente anticostituzionali, compreso l'inserimento del cosiddetto pareggio di bilancio in Costituzione. Qui, con la legge di modifica dell'art. 18, viene messo in discussione quanto meno l'art. 1 della Costituzione, cioè il fondamento stesso della Costituzione, perché quella legge sancisce che l'Italia non è più fondata sul lavoro, ma sullo sfruttamento selvaggio del lavoro, ad opera di una ristretta classe di persone che del lavoro umano intende fare l'uso che meglio crede, per i propri interessi e non per quelli della collettività.

Credo di non sbagliare dicendo che mai nella storia della nostra Repubblica si è visto un presidente della Repubblica impegnarsi a chiedere ai sindacati, in particolare alla CGIL, di fare l'accordo con il governo sponsorizzando apertamente una delle parti in causa, la più forte, contro la parte più debole, i lavoratori. Ma neppure si è mai visto un Presidente della Repubblica spendersi in dichiarazioni quali quella che dalla modifica dell'art.18 non scaturiranno licenziamenti di massa, salvo poi a dirsi preoccupato per la chiusura di centinaia di aziende, che certo un bel po' di disoccupazione la produrranno, mettendo così in evidenza che non sa bene di che cosa sta parlando.

Il Governo, il Presidente della Repubblica, la Confindustria e gli organismi internazionali quali la BCE stanno giocando con il fuoco. Proprio ieri mattina ho avuto modo di parlare con uno dei responsabili della Caritas diocesana di Avellino che aveva le lacrime agli occhi nel descrivermi la situazione drammatica che ogni giorno deve affrontare, con centinaia di richieste di lavoro a cui non può dare alcun tipo di risposta, con la drastica riduzione o cancellazione dei sussidi pubblici forniti dai Comuni o dalla Provincia, con la riduzione drastica persino degli aiuti del Banco Alimentare. Insomma una situazione drammatica, con centinaia e centinaia di disoccupati. Fino a qualche anno fa la Caritas aiutava soprattutto immigrati, ora sono tutti italiani a cui non si riesce neppure a dare un misero pacco viveri. E i supermercati continuano ad essere stracolmi di merci che pochi, sempre più pochi possono comprare.

Non bisogna essere maghi per capire che questa situazione non potrà durare ancora a lungo, soprattutto se sono vere le notizie riportate da alcune agenzie di informazione economica internazionali quali Bloomberg o Morgan Stanley secondo le quali anche l'Italia e altri paesi dell'eurozona avrebbero i conti truccati come e più della Grecia. Ci sarebbero molte centinaia di miliardi di titoli tossici nascosti, che prima o poi qualcuno metterà all'incasso. Se ciò dovesse essere vero, e lo sapremo a breve, non ci saranno professori in grado di risolvere alcunché. E quello che può succedere nessuno può prevederlo.

E nonostante tutto ciò il Governo vuole continuare a rimanere in Afghanistan per i prossimi dieci anni, come ha dichiarato il ministro degli esteri Terzi non più tardi di qualche settimana fa, nonostante siamo oramai a 50 morti con il soldato, l'ennesimo meridionale, morto proprio ieri. E altri soldati si apprestano a partire per l'Afghanistan, altri meridionali, e pare che, nonostante i morti ed il rischio di rimanerci, ci sia chi si fa raccomandare per poter partecipare alla missione che gli consentirà di guadagnare in sei mesi circa 60mila euro. E se si dovesse morire c'è la pensione per la vedova, come ai tempi del fascismo.

Ed è sempre lo stesso ministro Terzi che ha dichiarato guerra alla Siria, ritirando l'ambasciatore a Damasco insieme a tutti gli altri paesi occidentali, senza che nessuna discussione sia stata fatta in parlamento. E si continueranno a spendere decine di miliardi per l'acquisto di armi quali gli F35 o a promuovere progetti inutili e dannosi come la TAV.

Oramai non ha più neppure senso dire “fermatevi finché siete ancora in tempo”, appellarsi alla ragione o quant'altro si tenta nelle situazioni disperate, tanto nessuno di coloro che sono responsabili della crisi drammatica che stiamo vivendo e che sono al governo del paese, dell'Europa e del mondo, vuole ascoltare o ammettere i propri errori o porsi una qualsiasi domanda che metta in dubbio alcunché delle proprie scelte e della propria ricchezza e considerare il bene comune più importante che il proprio specifico e privatissimo interesse. Sordi muti e ciechi ci stanno guidando verso il baratro.  

Giovanni Sarubbi



Domenica 25 Marzo,2012 Ore: 09:25
 
 
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