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www.ildialogo.org Pillole di Costituzione (5),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Pillole di Costituzione (5)

di Giovanni Sarubbi

L'art. 36


Art. 36.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Il principio stabilito dal primo comma dell'art. 36 è oggi largamente disatteso. Chi lavora percepisce una retribuzione insufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Da quando nel lontano 1984 fu abolita la scala mobile delle retribuzioni che garantiva il potere d'aqcuisto dei salari dagli aumenti dei prezzi, il valore reale delle retribuzioni dei lavoratori è andato costantemente dimunuendo. Lo confermano le stesse statistiche dell'OCSE secondo le quali le retribuzioni dei lavoratori italiani sono le più basse in assoluto di tutta l'Europa.

Lo scrive lo stesso giornale della Confindustria, il Sole24Ore che così afferma: “ Gli italiani incassano ogni anno retribuzioni medie tra le più basse dei Paesi Ocse. Con un salario netto di 21.374 dollari, l'Italia si colloca al 23esimo posto della classifica dei 30 paesi dell'organizzazione di Parigi. Le buste paga sono più pesanti non solo in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia, ma anche Grecia e Spagna. È quanto risulta dal rapporto Ocse sulla tassazione dei salari, aggiornato al 2008 e appena pubblicato. La classifica riguarda il salario netto annuale di un lavoratore senza carichi di famiglia. È calcolato in dollari a parità di potere d'acquisto. Gli italiani guadagnano mediamente il 17% in meno della media Ocse. Salari italiani penalizzati anche se il raffronto viene fatto con la Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552)”. I lavoratori italiani producono come e più di quelli degli altri paesi europei ma pigliano molto meno.

Anche il secondo e terzo comma sono largamente disattesi. Basta leggere il testo dell'accordo imposto dalla Fiat nei propri stabilimenti per capire che sia l'orario di lavoro, sia il riposo settimanale o le ferie annuali retribuite sono diventate variabili dipendenti unicamente dal profitto aziendale. E' l'azienda che può imporre al lavoratore le ore di straordinario che lei ritiene necessaria per il raggiungimento dei suoi obiettivi produttivi; è l'azienda che decide tutto, al lavoratore non resta che bere o affogare, accettare le condizioni capestro imposte dall'azienda o dimettersi per lasciare il posto ad altri sfruttati, alla massa di lavoratori disoccupati disponibili a tutto per di lavorare. Il lavoro, da diritto Costituzionalmente garantito e protetto diventa una nuova schiavitù. Chi lavora non ha più alcun diritto, è un'appendice della catena di produzione che può essere buttato via come e quando più piace o conviene al padrone. La Costituzione e le leggi che l'attuano sono di fatto stracciate.

E la riduzione consistente del potere d'acquisto dei lavoratori impedisce loro di comprare quello che le imprese producono. I lavoratori non sono in grado così di comprare quello che loro stesso producono e ciò non riguarda solo i prodotti di lusso, che a loro sono da sempre inaccessibili, ma anche i beni fondamentali. Oramai si comincia a risparmiare anche sui generi di prima necessità visto che, come tutti dicono, gli stipendi arrivano a coprire le spese di solo 2 massimo 3 settimane ogni mese.

Occorre invertire radicalmente tale tendenza. C'è bisogno di aumenti generalizzati degli stipendi e delle pensioni, per recuperare il potere di acquisto perso negli ultimi 20 anni, spostando risorse economiche dalle rendite e dalle speculazioni finanziarie al lavoro e alla previdenza. Ma c'è anche bisogno del ripristino del meccanismo di scala mobile così come esisteva in Italia dal 1975 al 1984. Quel meccanismo attuava pienamente il principio previsto dall'art. 36 della Costituzione. Solo così non solo si rispetterà la legge fondamentale del nostro paese ma si rimetterà realmente in moto la nostra economia ridandole la sua funzione sociale, di soddisfacimento dei bisogni di tutti invece che dell'arricchimento dei pochi come avviene invece oggi.

Giovanni Sarubbi



Sabato 10 Marzo,2012 Ore: 23:19
 
 
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