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www.ildialogo.org Pillole di Costituzione(2),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Pillole di Costituzione(2)

di Giovanni Sarubbi

L'art. 11


Art. 11.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Una nuova guerra di aggressione, questa volta contro la Siria, è di nuovo all'ordine del giorno e si sta in parte già combattendo. Se si dovesse giungere alla proclamazione aperta di un attacco alla Siria o ad altri paesi, da parte di organismi come l'ONU o la Nato, l'Italia, secondo l'interpretazione finora prevalente fra le forze politiche presenti in Parlamento e da parte dello stesso Presidente della Repubblica, si troverebbe a partecipare, per la sesta volta, a questa nuova guerra in spregio proprio dell'art. 11.

La storiella che finora è stata raccontata agli italiani riguardo alla interpretazione dell'art. 11 contravviene i principi fondamentali secondo i quali devono essere realizzate le leggi per una loro corretta interpretazione ed applicazione.

L'art. 11 è formato da tre parti. Nella prima parte si afferma che “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Nella seconda parte che l'Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Nella terza parte che l'Italia “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

La spiegazione che di solito viene data, e l'ha data purtroppo lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano insieme a molti parlamentari, è che la seconda e la terza parte dell'art. 11 consentirebbero la partecipazione dell'Italia alle guerre quando queste sono decise da organismi internazionali ai quali l'Italia aderisce come per esempio la Nato o l'ONU.

Che una tale spiegazione possa darla un bambino delle scuole elementari che non ha ancora imparato a leggere e scrivere e a comprendere quello che legge può essere comprensibile. Che questo venga detto addirittura dal Presidente della Repubblica o da chi siede in Parlamento e le leggi dovrebbe saperle fare e correttamente interpretare è invece molto grave e mistificatorio.

Se questa interpretazione fosse vera, infatti, l'art. 11 conterrebbe in se quello che in termine giuridico si chiama “antinomia” che consiste nella esistenza di due o più norme sullo stesso argomento contraddittorie, cioè in contrasto tra loro, portando all'assurdo che una determinata fattispecie giuridica sia al tempo stesso possibile e impossibile, applicabile e non applicabile. Nel caso dell'art.11, se fosse vera l'interpretazione data dallo stesso Presidente della Repubblica, l'Italia pur ripudiando la guerra può al tempo stesso parteciparvi. Solo una delle due affermazioni è possibile e l'una esclude l'altra. Se l'italia partecipa ad una guerra non può al tempo stesso ripudiarla.

Uno dei compiti che i parlamenti hanno è proprio quello di produrre leggi che non contengano contraddizioni con altre norme già esistenti perché le leggi, per una corretta applicazione, devono rispondere a quello che si chiama “principio di coerenza dell'ordinamento giuridico”. Se due o più norme dicono cose diverse sullo stesso argomento la contraddizione va risolta abrogando le norme in contrasto e riducendole ad uno. E' un principio elementare che dovrebbe essere insegnato in qualsiasi corso di educazione civica. Almeno lo era ai tempi nei quali io ho frequentato la scuola media e superiore oramai un po' di anni fa.

Ovviamente l'art. 11 non contiene alcuna antinomia. Quella che va bocciata, senza appello, è l'interpretazione fatta da quei politici, Presidente della Repubblica in testa, che hanno calpestato scientemente la nostra Costituzione.

Del resto in nessuna delle tre parti del testo dell'art. 11 ci sono parole favorevoli alla guerra che possano in qualche modo giustificare una simile aberrante interpretazione. Nella prima parte vi è il ripudio della guerra sia “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” sia “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; nella seconda parte si parla di limitazioni di sovranità finalizzate ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; nella terza parte si afferma di voler promuovere e favorire le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo, cioè a rafforzare la pace e la giustizia fra le nazioni.

Quindi la guerra è ripudiata in ogni caso e in tutte le tre parti costituenti l'art. 11. Anzi, e non potrebbe essere diversamente visto il principio di coerenza che devono rispettare tutte le leggi, a partire dalla Costituzione, le altre due parti dell'art. 11 non fanno altro che rafforzare la prima parte, portando il ripudio della guerra anche al livello delle organizzazioni internazionali alle quali l'Italia avrebbe potuto aderire dopo l'approvazione della Costituzione ed anzi impegnando l'Italia a favorire proprio le organizzazioni internazionali favorevoli alla pace e non alla guerra. Se ci fosse una organizzazione internazionale dedita alla guerra l'Italia non potrebbe parteciparvi. Ed infatti lo statuto dell'ONU, che fa parte integrante del nostro ordinamento in quanto è stato ratificato con una apposita legge italiana, sia nel preambolo sia nei suoi primi articoli parla di pace e non di guerra, dell'uso di mezzi pacifici e di principi di giustizia per la composizione delle controversie internazionali.

Considerare i trattati internazionali prioritari rispetto a quanto disposto dall'art. 11 è un evidente stravolgimento di quanto non solo è scritto nell'art. 11, dove sono i trattati ad essere subordinati ad esso e non viceversa, ma anche rispetto alla gerarchia delle fonti del diritto che mette la Costituzione al primo posto. Ciò significa che la Costituzione non può mai essere derogata da alcuna altra legge e che tutte le altre leggi o accordi fra i privati cittadini non possono violare in alcun modo i principi che la Costituzione stabilisce.

Inoltre le “limitazioni di sovranità”, è detto chiaramanete nell'art. 11, sono finalizzate esclusivamente a favorire “pace e giustizia fra le nazioni”, non la guerra, in condizioni di parità con gli altri Stati. Non sono quindi consentite ne la cessione di pezzi del nostro territorio ad altri stati (le basi militari) per l'esecuzione di operazioni militari contro altri stati, ne dare aiuto ai paesi in guerra attraverso la fornitura di armi o di supporto logistico per lo svolgimento delle operazioni belliche.

A proposito della situazione siriana, sta girando in questi giorni sulla rete Internet, una proposta che chiede la cacciata dall'Italia dell'ambasciatore della Siria. Stiamo assistendo anche ad incontri del ministro degli esteri italiano Giulio Terzi di Sant'Agata, con organismi di opposizione al governo Siriano. Stiamo anche assistendo a dichiarazioni bellicose, sempre dello stesso ministro che ha proseguito sulla stessa linea del suo predecessore, contro un altro governo, quello dell'Iran.

Ora è del tutto evidente, a norma dell'art. 11, che queste attività del ministro Giulio Terzi di Sant'Agata e quelle del suo predecessore, violano proprio l'art. 11 che impone al governo italiano sia il ripudia della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Quando un ministro riceve un organismo che si pone come una sorta di governo in esilio di uno stato con il quale il nostro paese ha normali rapporti diplomatici e che non sta ammassando truppe ai nostri confini per invaderci, è del tutto evidente che questo ministro sta sia offendendo la libertà di altri popoli, ingerendosi negli affari interni di uno stato, sia mettendo in atto provocazioni che potrebbero dar vita ad iniziative di tipo bellicista.

Per quanto riguarda poi la richiesta di espulsione dell'ambasciatore Siriano è del tutto evidente che una tale azione si fa, a norma del diritto internazionale, quando uno stato dichiara guerra ad un altro stato. Nel caso di specie non ci sono con la Siria neppure controversie in atto con il nostro paese o con altri paesi e se anche ci fossero l'Italia dovrebbe essere impegnata a risolverle senza alcun ricorso ad azioni belliciste o che potrebbero portare ad azioni belliciste, come nel caso malaugurato di adesione alla richiesta di espulsione dell'ambasciatore siriano. Una proposta, quella dell'espulsione, sicuramente di tipo bellicista.

Simili proposte, è bene ribadirlo, possono trovare spazio anche in ambienti cosiddetti pacifisti o “pacifinti”, come li definisce qualcuno, perché la cultura la lettera e lo spirito della nostra Costituzione sono state cancellate dalla coscienza collettiva dei cittadini del nostro paese, con una campagna martellante che va avanti oramai da alcuni decenni. Si opera, si pensa, si scrive come se la Costituzione non fosse mai stata scritta e non esistesse e non obbligasse le istituzioni e i suoi rappresentanti al suo rispetto integrale, rendendo vano il sacrificio di chi per la nostra Costituzione è morto durante la Resistenza al nazifascismo.

Ed è proprio questo, infine, quello che ci preme ricordare, richiamando il perché l'assemblea Costituente approvò quell'articolo, cosa su cui viene oramai steso una coltre di silenzio se non di completo stravolgimento della storia. Basta ricordare quali furono le conseguenze della seconda guerra mondiale per il popolo italiano che portarono alla caduta del fascismo e alla nascita della Repubblica. Le ricordiamo con le parole di Giuseppe Dossetti che ha fatto parte dell'assemblea Costituente. Dice Dossetti: ”In questo enorme evento globale sono incluse anche le conseguenze che esso ha provocato per l’Italia: più di 400.000 morti tra militari e civili; stragi e deportazioni senza limiti; incalcolabili distruzioni e rovine (nel 1945 la produzione industriale era ridotta al 30% di quella del 1938; la produzione cerealicola a 41 milioni di quintali di fronte agli 81 milioni del 1938; l’inflazione era salita spaventosamente, da 22 miliardi di lire circolanti nel 1938 a 319 miliardi nel 1945 che arrivarono nel 1949 a 869 miliardi); e ancora e soprattutto l’aggravarsi culturale ed etico-sociale, oltre che economico-politico, dello squilibrio tra il sud (occupato dagli alleati) e il nord (occupato per quasi due anni dai tedeschi); e infine la distruzione di ogni tessuto e istituzione civile e politica”[1].

I Costituenti avevano vissuto sulla loro pelle il dramma della guerra, con le sue distruzioni, le sue stragi nazifasciste, i suoi bombardamenti e quant'altro la guerra significa e vollero impedire che le future generazioni potessero subire quello che loro avevano vissuto. I Costituenti vollero con questo articolo ripudiare la cultura fascista e nazista che inneggiava alla guerra e che era stata espressa da Mussolini più e più volte. Diceva Mussolini: “La guerra sta all’uomo come la maternità alla donna”; e ancora: la pace è “deprimente e negatrice delle virtù dell’uomo che solo nello sforzo cruento si rivelano”. Il fascismo ed il nazismo hanno elevato inni continui alla guerra con le conseguenze che Dossetti prima indicava per la sola Italia e che sono costati al mondo intero oltre sessanta milioni di morti e distruzioni immani nel corso della seconda guerra mondiale, Hiroshima e Nagasaki comprese.

Ma, ovviamente, una norma per essere rispettata deve essere conosciuta in tutta la sua interezza e correttamente insegnata e interpretata affinché i giovani la comprendano e la vivano nella propria vita quotidiana e possano continuare a farla rispettare, cosa che, per lo meno negli ultimi 20 anni, non c'è più stato e ciò è stato favorito anche dalle interpretazioni fallaci e menzognere di cui prima abbiamo parlato.

Quindi le guerre finora combattute dall'Italia sono sicuramente illegittime e illegittime sono quelle che si stanno preparando e a cui si vorrebbe che l'Italia parteci. E i parlamenti e i governi e i presidenti della repubblica che le hanno consentite andrebbero bollati quanto meno come spergiuri per non aver rispettato il giuramento fatto sulla Costituzione.

Ripristinare la verità sull'art. 11 è dunque fondamentale per impedire che altri soldati possano morire e rendersi colpevoli di omicidi e distruzioni che la nostra Costituzione esplicitamente ripudia.

Giovanni Sarubbi

Note

[1] In Aggiornamenti sociali, n. 11 (novembre) 1994, pp. 697-710 “LA COSTITUZIONE ITALIANA - Il valore di un patrimonio”. Intervento di Giuseppe Dossetti in un dibattito pubblico, cui ha partecipato anche l’on. Nilde Iotti, il 16 settembre 1994 a Monteveglio (Bologna), a conclusione del primo incontro nazionale dei comitati per la difesa della Costituzione



Domenica 12 Febbraio,2012 Ore: 10:44
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Giuseppe Morelli ROMA 12/2/2012 16.36
Titolo:Viva l'Italia, Viva la nostra Costituzione!
Grazie per il richiamo alla fedeltà alla nostra Costituzione.
La Democrazia bisogna sempre meritarla. Oggi tocca a noi promuovere, difendere e far conoscere la nostra bellissima Costituzione della Repubblica Italiana.
Comunione e Libertà per una Italia rinnovata nello Spirito dei nostri Padri Costituenti!
Giuseppe Morelli

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