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www.ildialogo.org La fine di un'epoca è alle porte,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La fine di un'epoca è alle porte

di Giovanni Sarubbi

 È forse diviso il Cristo? (1Cor 1,13)

Stiamo vivendo in questi mesi la fase finale di un periodo storico caratterizzato dall'idea della privatizzazione a tutti i costi di tutto e di tutti. Come tutte le fasi finali, la stagione che stiamo vivendo è piena di colpi di coda, di apparenti successi e di rivitalizzazione di idee e organizzazioni destinati a perire da qui a qualche tempo. La partecipazione del Presidente della Repubblica Napolitano al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, fatto mai accaduto prima, è l'ultimo e più penoso sintomo della privatizzazione della politica che impera in Italia e che ha oramai contagiato anche tutte le istituzioni repubblicane. Questa sua ultima scelta, insieme alle tante altre che l'anno precedute, dal sostegno alla guerra in corso alla firma delle leggi ad personam, qualificano Napolitano come il peggior presidente che la Repubblica Italiana abbia mai avuto. Analoga riflessione si può fare sulla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid tenuta nei giorni scorsi dove è andata in scena la versione privatistica della religione cristiana nella sua versione cattolica romana. Ma procediamo con ordine.

Da oramai più di trentanni lo slogan “privato è bello” ci è stato ammannito tutti i giorni in tutte le salse possibili. Non c'è settore della vita sociale, dalla politica, all'economia, alla cultura, alla religione che non sia stata violentemente interessata da una ondata di privatizzazioni che ha distrutto qualsiasi rapporto sociale, anche il più semplice, anche quello familiare. Il senso di umanità, l'etica pubblica, la moralità individuale e collettiva è stata fatta a pezzi dal “privato è bello”, dall'edonismo più sfrenato di cui, anche in questi giorni di crisi economica violenta per milioni di lavoratori, abbiamo qualche esempio eclatante (vedi festini con fiumi di champagne dal costo stratosferico).

Tutto ciò che fa riferimento alle idee di comunità, ai beni comuni, alla comune umanità e ai comuni destini del genere umano e dell'unica Terra su cui viviamo è stato non solo bandito ma anzi violentemente combattuto. Parole come comunista o comunismo, che derivano dall'aggettivo latino commūnis (comune, pubblico, che appartiene a tutti, ma anche neutrale, imparziale, equilibrato), sono riportate in modo dispregiativo e chi le difende è sottoposto al pubblico ludibrio. Ancora di più lo è il termine “compagno” che rimanda al mangiare insieme, dal latino medievale companio. "Compagno" significa cum-panis, quindi colui con cui si spezza insieme il pane con una chiara analogia quindi alla ritualità cristiana dell'eucarestia dove lo spezzare il pane è il gesto principale.

Questa campagna di stravolgimento della verità è ricominciata in grande stile verso la fine degli anni '70 del secolo scorso ed è stata incarnata da tre personaggi principali, Karol Woytila, Margaret Thatcher, Ronald Reagan. Margaret Thatcher è stata primo ministro Inglese dal 1979 al 1990; Ronald Reagan è stato presidente degli USA dal 1981 al 1989. La loro elezione era stata preceduta nel 1978 dalla elezione a Papa di Karol Woytila, quel Giovanni Paolo II che ha segnato profondamente e negativamente la vita della Chiesa Cattolica fino al 2005, anno della sua morte, e che ancora prosegue la sua azione nefasta attraverso il suo successore.

A partire da quegli anni le idee ultra liberiste e pesantemente reazionarie si imposero in tutto il mondo. Dopo gli imponenti movimenti giovanili del 1968-1969 e dei primi anni '70 che portarono alla fine della guerra in Vietnam e alla sconfitta degli USA, i reazionari di tutto il mondo si lanciarono alla riscossa.

Sul piano religioso la Chiesa Cattolica condusse, e ancora conduce, una guerra forsennata alla teologia della liberazione, godendo dell'appoggio degli USA che la sostenne anche nei paesi dell'est, in particolare in Polonia, patria di origine di Woytila. In quegli anni le peggiori dittature hanno insanguinato il Sud America, con la benedizione degli USA e del Vaticano (come dimenticare le immagini di Papa Woytila insieme a Pinochet?). Migliaia di sostenitori della teologia della liberazione sono stati barbaramente uccisi, compreso vescovi e preti come Oscar Romero.

In Italia capofila della reazione e del liberismo fu la Fiat di Agnelli e Romiti che attuarono licenziamenti massicci. La Fiat riuscì a spezzare la resistenza dei lavoratori piegando lo stesso PCI dove il segretario Berlinguer, che aveva scelto di stare a fianco dei lavoratori che occuparono la Fiat, rimase sostanzialmente isolato. Da quella sconfitta la mutazione genetica del PCI andò avanti in modo sempre più accentuato, giungendo nel corso del successivo decennio non solo al suo scioglimento ma anche all'abbandono di qualsiasi idea di cambiamento della società in senso socialista.

Sul piano internazionale la coppia Reagan Thatcher portò avanti una politica reazionaria e liberticida. La Thatcher fu soprannominata “lady di ferro” per come riuscì a piegare la lotta dei minatori inglesi che si opponevano alla chiusura delle miniere. Come hanno documentato numerose inchieste giornalistiche sia la Thatcher che Regan che i loro successori distrussero una serie di capisaldi economici dello stesso capitalismo, cambiando le leggi e rendendo legale ciò che fino a quel momento era illegale, per consentire le cosiddette liberalizzazioni. La deregulation da illegale divenne legale anche e soprattutto nel settore finanziario. Prese il via in quegli anni la speculazione finanziaria in grande stile e quella che è poi stata definita l'economia da casinò, delle scommesse su tutto, della ricchezza finanziaria staccata dal lavoro reale. Questa politica si espanse in tutto il mondo, tanto da coinvolgere persino operai e impiegati che investirono i loro risparmi in borsa ricavandone solo pesanti perdite. Vedi bond argentini o i crac Cirio e Parmalat, tanto per citare i casi più noti.

Ma la privatizzazione più grave è stata forse quella che ha riguardato la cultura, i rapporti sociali e politici, la stessa religione.

A partire dalla fine degli anni '70 in poi c'è stato negli USA l'esplodere del fondamentalismo cristiano che predicava il “vangelo della prosperità” e l'idea di un “dio personale” incarnato nella figura di Gesù da accettare come proprio signore e salvatore. Salvezza individuale e ottenimento di grazie personali comprese le guarigioni miracolose sono state offerte a buon mercato. Il cristianesimo fu piegato alla privatizzazione dell'economia e della politica perché queste idee si sposarono appieno con l'idea del “privato è bello”, con la Bibbia utilizzata come strumento di supporto. Non che simili idee non ci fossero precedentemente ma esse sono state rivalutate ulteriormente e rilanciate soprattutto in funzione anti teologia della liberazione. 

L'ideologia liberista nelle religioni è stata ampiamente sponsorizzata, in ambito cattolico, da Papa Woytila che è stato il più strenuo difensore e sponsor di tutti i movimenti cosiddetti carismatici, dal rinnovamento dello spirito ai neocatecumenali, ai Legionari e quant'altro si muoveva contro la teologia della liberazione che è stata il frutto più importante del Concilio Vaticano II. Negli USA sorsero, in ambito protestante, quelle che sono state denominate “mega church”, luoghi di culto enormi dove andavano in scena spettacoli religiosi di grande presa psicologia e di cui le Giornate Mondiali della Gioventù sono la versione cattolica.

Sul piano politico sempre a partire da quegli anni si è andato via via imponendo il cosiddetto “pensiero unico”, ulteriormente accentuato dalla caduta del cosiddetto blocco socialista facente capo all'ex Unione Sovietica, con gli USA che sono diventati l'unica superpotenza esistente. Il capitalismo iperliberista ha gridato al successo e alla morte di tutto ciò che in qualche modo gli si opponeva. Da quando ciò si è verificato il mondo ha conosciuto solo guerre su guerre: prima guerra del golfo, Kossovo, Iraq, Afghanistan, Palestina, prima ancora la guerra per le Isole Falkland, poi le “rivoluzioni colorate” … e ultima la Libia.

Ma il modello privatistico è fallace, non ha alcuna possibilità di dare un futuro all'umanità perché l'egoismo individuale e la voracità che lo caratterizzano non sono compatibili con la socialità, con il vivere pacifico delle comunità, con i rapporti fra le persone che cercano amicizia e solidarietà. Il “privato è bello” per imporsi ha bisogno di conflitti, sempre più ampi e sempre più generalizzati, ha bisogno che il più forte schiacci il più debole, che pochi si arricchiscano e la stragrande maggioranza della popolazione sia invece in povertà. Il pensare solo ed esclusivamente a se stessi e al proprio business non può che andare a cozzare con gli interessi di tutti gli altri membri della comunità umana e allora o l'umanità riscopre la solidarietà o essa perirà nel suo complesso.

“La proprietà privata è un furto”, diceva Proudhon in un suo scritto giovanile del 1840 e mai come oggi quella affermazione è vera in tutte le sue implicazioni e sfaccettature.

E' un furto ridurre la politica a soddisfare gli interessi di una sola classe sociale e a imporre questi interessi su tutti gli altri strati sociali. E' un furto piegare la politica a legiferare per un unico individuo, Re o dittatore che esso sia. E' un furto trasformare i partiti politici da libere associazioni di cittadini che con metodo democratico vogliono determinare la politica nazionale (come recita la nostra Costituzione nata dalla Resistenza al nazifascismo) in strutture di potere o peggio ancora in proprietà privata di qualcuno o in cupole mafiose che controllano qualsiasi aspetto della vita dei cittadini. Partiti che diventano strutture di potere autoreferenziali, che ignorano qualsiasi rapporto con i cittadini, che non ne stimolano più la partecipazione e l'impegno a migliorare la società, che non sono più “lievito e sale” come dicono i testi evangelici. E' un furto trasformare idee nate per stimolare la libertà di ogni essere umano in proprietà privata di qualcuno, o di singoli gruppi o di singoli partiti o organizzazioni. E' un furto che qualcuno privatizzi la politica o la cultura o la religione o la filosofia. E' un furto la guerra, la costruione di armamenti, l'organizzazione di eserciti e il militarismo: è un furto di vita.

Il caso più eclatante è quello del cristianesimo che è oramai intriso di idee che con lo spirito originario del suo fondatore non hanno nulla a che vedere. E pensare che l'opposizione all'uso privatistico del messaggio di Gesù risale ai tempi del primo cristianesimo e che ritroviamo nella prima lettera di Paolo ai Corinti dove egli denuncia l'esistenza di vari partiti all'interno di quella comunità, ognuna delle quali pretendeva di avere la verità o di essere quella investita del potere di comandare e che quindi entrava in competizione con le altre. Scrive Paolo di Tarso: “Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo, Io invece sono di Apollo, Io invece di Cefa, E io di Cristo”. (1Cor 1,12-13) “È forse diviso il Cristo?”, si chiedeva Paolo di Tarso. Se dovessimo riscrivere oggi quella lettera dovremmo scrivere: “Io sono cattolico, io invece sono ortodosso, io invece luterano, io ancora sono valdese, o pentecostale, o presbiteriano, o anglicano, o metodista ...”, e a tutti dovremmo dire: “È forse diviso il Cristo?”. Può esserci una chiesa o una qualsiasi religione, qualunque essa sia, che possa appropriarsi del messaggio evangelico e che riduca Dio ad una sua proprietà privata?

La proprietà privata genera guerre e falsità, ha bisogno di dogmi di fede e di sofferenze, di guerre e di odio, di religioni asservite ad un potere temporale che distrugge qualsiasi ricerca della verità e che impedisce l'amore fraterno. Può un presidente della Repubblica scegliere di sponsorizzare il movimento politico di una parte, e che parte? Può un Papa scegliere di circondarsi solo di giovani maschi ignorando l'altra metà del cielo?

Queste cose prima o poi finiscono e noi stiamo per vederne la fine, per quanti colpi di coda possano ancora esserci.

Giovanni Sarubbi



Mercoledì 24 Agosto,2011 Ore: 19:00
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Giovanni Sarubbi Monteforte Irpino 26/8/2011 17.39
Titolo:
Ho ricevuto la seguente email da Daniela Tuscano e la condivido:

Ciao. Mi è molto piaciuto l'editoriale "La fine di un'epoca è alle porte", anch'io avevo espresso gli stessi concetti qui http://www.mentecritica.net/ ... (il titolo da me scelto era "Umano, solo umano" ma me l'hanno cambiato, pazienza). Poiché temo non vi arrivi il link diretto ho scelto la email. A proposito, come si fa a copiare il link del vostro editoriale? Non è più possibile e non vorrei ricorrere al copia-incolla. Grazie.
Autore Città Giorno Ora
Gianni Mula Cagliari 01/9/2011 18.53
Titolo:Un'analisi impietosa ma vera
Caro Giovanni,
questo tuo editoriale è straordinariamente ben centrato, tempestivo ed efficace. Ci sono altri segni che ci stiamo avvicinando, se già non ci siamo dentro, a una transizione drammatica, di cui non siamo in grado di prevedere gli esiti. Penso che dovremmo cercare e trovare la maniera di svegliare l'opinione pubblica con prese di posizione di questa qualità. Un elemento da diffondere in questa direzione mi pare questa riflessione di Ilvo Diamanti su Repubblica (http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2011/09/01/news/non_studiate_-21096938/?ref=HREA-1).

Gianni Mula

PS Non ho aspettato a vedere la nota di Diamanti per commentare il tuo articolo. È che, colpevolmente anche se ho scuse di lavoro, non guardo il sito da una settimana e l'ho scoperto solo adesso (e solo perché me lo ha segnalato Carlamaria!)

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