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www.ildialogo.org Buon referendum a tutte/i,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Buon referendum a tutte/i

di Giovanni Sarubbi

Credo che c'è la faremo a superare il quorum e a vincere i referendum. E' quello che si percepisce parlando con la gente durante la distribuzione dei volantini per i quattro referendum del 12-13 giugno. Chiunque ho incontrato mi ha detto di essere informato e che sarebbe andato a votare e a votare quattro si. Tutti hanno parlato del nucleare e della privatizzazione dell'acqua.

Nei luoghi di lavoro la consapevolezza sembra essere ancora più forte. Tutti hanno sottolineato i pericoli per l'ambiente derivanti dalla scelta nucleare. La privatizzazione dell'acqua poi è vista come un vero e proprio attacco alla già misera economia delle famiglie. Il confronto è con le privatizzazioni che sono state fatte finora che nessun beneficio hanno portato nelle tasche dei cittadini. Anzi non c'è stata privatizzazione che non si sia trasformata in un aumento vertiginoso dei costi per i cittadini, per di più con pesanti peggioramenti dei servizi. Ma le privatizzazioni sono state anche una pesante perdita per le casse dello Stato, su cui sono stati scaricati i debiti, che sempre i cittadini hanno poi pagato. E' successo così per le autostrade, per la telefonia, per le Ferrovie dello Stato, per l'energia elettrica, per le Poste, per l'Alitalia...

Il livello di oppressione economica dei cittadini lavoratori dipendenti è diventato insopportabile. Sui lavoratori dipendenti grava la stragrande maggioranza delle tasse mentre gli imprenditori e i liberi professionisti evadono il fisco alla grande. E sono oltre trent'anni che va avanti questa storia, da quando il primo governo Craxi decise nell'84 di cancellare la scala mobile dei salari, ultimo accordo sindacale degno di questo nome, che tutelò le retribuzioni di tutti i lavoratori dipendenti per circa 8 anni. L'accordo fu firmato nel 1975. Lo firmarono Luciano Lama, allora segretario generale della CGIL e Giovanni Agnelli, allora presidente della Confindustria. Ma da li a pochi anni il padronato ripartì all'attacco. Proprio dalla FIAT di Agnelli venne il colpo più duro nel 1979 e nel 1980 con migliaia di licenziamenti. E poi subito dopo attaccarono prima le liquidazioni e poi la scala mobile. E' da quegli anni che i lavoratori italiani subiscono sconfitte su sconfitte, attacchi ai salari, che non sono mai stati così bassi, e a tutti i diritti sindacali e previdenziali, con una precarietà divenuta normale, con turni di lavoro massacranti, per chi il lavoro c'è l'ha, e la messa in discussione della propria stessa vita. Sono alcune migliaia, infatti, i lavoratori che ogni anno sono uccisi sul lavoro per i turni insostenibili e per l'assoluta mancaza di sicurezza sul lavoro e centinaia di migliaia sono i feriti e quelli che restano permanentemente invalidi. E siamo giunti alla cancellazione dei contratti collettivi di lavoro e al ritorno alle cosiddette gabbie salariali. E il lavoro nero è una pratica costante e diffusa, soprattutto al sud. E si mettono i lavoratori italiani contro quelli polacchi o cinesi, e si sfrutta a dismisura l'abiente e lo si inquina in modo sempre più irreparabile.

La sensazione è che questi referendum stiano per diventare per i lavoratori italiani e per la maggioranza dei cittadini onesti un momento di svolta, un momento nel quale verrà detto un BASTA grande e forte a chi ritiene di essere diventato il padrone incontrastato del nostro paese; a quella classe sociale che si riconosce nel duce di Arcore, che ritiene di poter stracciare la nostra Costituzione, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, un salario dignitoso per tutti, un lavoro non schiavizzante, la socialità e la solidarietà ed il rispetto per tutti gli esseri umani; a chi, nonostante la disoccupazione e la miseria crescente della popolazione, non esita a spendere decine di miliardi di euro per la guerra in Afghanistan o per la Guerra contro la Libia che da tre mesi a questa parte è già costata un miliardo di euro. E mentre ci sono i soldi per la guerra, e altre tasse sono state annunciate per far fronte a tali spese nei prossimi mesi, non ci sono soldi per le scuole o per la sanità, o per le pensioni.

Credo che ce la faremo. E se per caso non dovessimo farcela, per la quantità di ostacoli e disinformazione che il governo ha messo in atto in questi mesi per impedire che i cittadini andassero a votare, credo che nessuno potrà impedire o bloccare una sollevazione popolare sul tipo di quelle che sono scoppiare in tutto il nord-africa, o in Spagna, o in Grecia. L'oppressione non può durare in eterno ed il tempo per dire basta è ora.

Votiamo allora QUATTRO SI ai referendum del 12-13 giugno e prepariamoci a far sentire la nostra voce nelle piazze a difesa della libertà e della democrazia e dei diritti dei lavoratori, per la pace, contro la guerra e la violenza, per la difesa dell'ambiente e dei diritti inviolabili dell'uomo fra cui il principale è il diritto alla vita. E senza acqua non c'è vita. E senza ambiente non c'è vita. E senza rispetto della legalità costituzionale non c'è società umana.

Buon referendum a tutte/i

Giovanni Sarubbi

 



Venerd́ 10 Giugno,2011 Ore: 21:43
 
 
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