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www.ildialogo.org La dottrina della "cristianofobia" serve a giustificare la guerra e ad estenderla,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La dottrina della "cristianofobia" serve a giustificare la guerra e ad estenderla

di Giovanni Sarubbi

Che le religioni ritrovino la via del dialogo e del rifiuto delle guerre e di ogni forma di violenza


Con grande enfasi la stampa italiana parla da un po' di tempo di “cristianofobia”. Lo fa prendendo spunto da episodi di cronaca accaduti in paesi a prevalente religione musulmana che hanno visto persone di religione cristiana vittime di attentati. Non si fa alcun tipo di analisi di ciò che effettivamente è capitato in questi episodi di violenza ne su chi ha armato la mano assassina ne su gli interessi che stanno dietro a tali azioni. Il ragionamento proposto è molto semplice: qualche cristiano è stato ucciso in un paese musulmano quindi esiste la “cristianofobia”, esiste cioè una forma di razzismo religioso che ha per oggetto coloro che appartengono alla religione cristiana, così come esistono altre forme di razzismo religioso riguardante altre religioni, quali l'islamica o l'ebraica.

Ora è bene subito dire, a scanso di equivoci, che noi siamo contro qualsiasi uccisione e lo siamo in modo radicale. Personalmente non concepiamo neppure la legittima difesa e non concepiamo la pena di morte neppure per i responsabili dei delitti più efferati quali possano essere i cosiddetti serial-killer. Il comandamento del “tu non uccidere” è per noi senza alcuna eccezione memori anche di quel “nessuno tocchi Caino” che ci ricorda il carattere non derogabile del dovere di non uccidere.

Non condividiamo quindi nessuna forma di violenza né spontanea né organizzata, nessun addestramento all'uso delle armi, nessun esercito, nessun armamento, nessuna rivoluzione realizzata con la violenza, nessuna guerra che non è mai giusta e serve solo a gettare le basi per la prossima guerra, in una spirale infernale che porterà l'umanità alla sua autodistruzione se non ci fermiamo a tempo.

Non condividiamo quindi alcuna forma di razzismo, consideriamo nostri fratelli e sorelle qualsiasi essere umano e qualsiasi essere vivente, anche il più piccolo e apparentemente insignificante.

Detto questo non mi pare esistano i presupposti per parlare di “cristianofobia” che ci sembra un modo per confondere ciò che oggi effettivamente accade in Italia e nel mondo.

Che ci sia chi diffonda la disinformazione sui cristiani e sulla loro religione è possibile come sono possibili la intolleranza o la discriminazione a motivo della religione professata. Che si possa parlare di “cristianofobia” così come si parla di antisemitismo/antiebraismo o di islamofobia ci sembra una forzatura della realtà non fosse altro perché chi parla di “cristianofobia” in Italia è al tempo stesso il responsabile di una violenta campagna contro i musulmani, accusati delle più turpi cose e contro cui si sta mettendo in atto una legislazione e una normativa amministrativa atta ad impedire la edificazioni di luoghi di culto come le Moschee. Stessa cosa accade nel resto del mondo.

Non può essere credibile chi parla di “cristianofobia” se poi egli stesso è il promotore di iniziative atte ad impedire ad un'altra religione, segnatamente quella islamica, di poter essere liberamente praticata. E questo fenomeno è diffuso in Italia e in tutto il cosiddetto mondo occidentale. Basti ricordare i vari referendum proposti in vari paesi del mondo contro l'edificazione di Moschee, vedi Svizzera, o vedi le passeggiate dei dirigenti della Lega Nord con tanto di maiali al guinzaglio sui terreni su cui avrebbero dovuto sorgere moschee nel nord Italia. Ma vedi anche ciò che è capitato a Genova o nella “rossa” Bologna sulla ipotesi di edificazione di una moschea in quelle città.

Non può essere credibile chi parla di “libertà religiosa” la domenica in Piazza San Pietro e poi durante il resto della settimana e da anni impedisce la stipula di concordati con una serie di religioni già firmate e mai ratificate dal parlamento o che impedisce la realizzazione di un concordato con le organizzazioni islamiche italiane o che di fatto ha elevato la religione cattolica a religione di Stato in violazione della nostra Costituzione.

I fatti di violenza a cui poi si fa riferimento, non ultimo quello accaduto ad Alessandria di Egitto a danno della comunità copta, sono tutti figli di situazioni di guerra in aree dove gli interessi economici in gioco sono enormi e dove si uccide non per motivi religiosi ma per tali motivi economici e dove la religione viene usata in modo strumentale per aizzare masse di popolo le une contro le altre, per dividere le nazioni e renderle più facilmente assoggettabili a questa o a quella potenza egemone sul piano mondiale o locale.

Mentre l'islamofobia e l'antisemitismo/antiebraismo sono fenomeni acclarati vecchi di millenni, la “cristianofobia” ci sembra una invenzione di chi pratica queste forme di razzismo e vuole avere una scusa per addossare la responsabilità del proprio razzismo alle proprie vittime. Per dare ulteriore risalto alla propria azione è stato inventato a tale proposito la cosiddetta reciprocità: dato che voi musulmani non ci fate costruire chiese nei vostri paesi noi facciamo così anche con voi nel nostro, voi ci perseguitate nei vostri paesi e noi facciamo così anche nel nostro, e via delirando.

E' evidente, infatti, che non può esserci reciprocità sui diritti umani che tutti sono tenuti a rispettare a prescindere da quello che fanno gli altri. Nessuno è autorizzato ad uccidere il musulmano che abita nel proprio condominio in Italia sol perché qualcuno in un paese musulmano ha ucciso qualche persona di religione cristiana li residente. La cosiddetta reciprocità che sta dietro all'idea della “cristianofobia” è una aberrazione che serve a giustificare le violenze e a diffonderle sempre più invece che porre ad esse un freno per giungere alla completa abolizione di qualsiasi forma di violenza.

Ma l'idea della “cristianofobia” che si vorrebbe praticata nei paesi musulmani è falsa anche rispetto a ciò che è scritto esplicitamente nello stesso Corano a favore di cristiani ed ebrei, che vanno rispettati e difesi, ed è smentita anche dall'esistenza nei paesi musulmani di minoranze cristiane antichissime, quali appunto i Copti in Egitto o i Caldei in Iraq e Iran, che li vivono da duemila anni senza alcun tipo di persecuzione. La violenza attuale è legata alla guerra che in quei paesi viene praticata in particolare dagli USA, la nazione più “cristiana” della Terra. Come dimenticare che la “guerra infinita” nella quale siamo immersi e che coinvolge una quarantina di stati nel mondo in particolare in Africa e Medio Oriente, fu proclamata dal presidente Bush, che si definiva “cristiano rinato”, che citava la Bibbia, che parlava di preghiera prima di prendere la decisione della guerra e di qualsiasi decisione ad essa connessa. Come dimenticare la frotta di “missionari” fondamentalisti cristiani partiti dagli USA verso il medio oriente o l'Africa per cristianizzare quei paesi a seguito delle truppe di invasione di Iraq e Afghanistan?

Altro che “cristianofobia”. Qui ci troviamo di fronte alla più plateale a grottesca falsificazione della realtà che ha lo scopo di continuare la guerra in corso e di estenderla anzi quanto più possibile.

Allora le religioni hanno il dovere di tirarsi fuori da tali giochi di potere e di non prestare il fianco a chi promuove odio fra le religioni. Chi ama Dio non può che amare tutte le religioni, chi pensa solo al proprio portafoglio va invece in giro per il mondo a seminare bombe contro questa o quella religione, sperando di metterle le une contro le altre e poter così continuare a fare i propri porci comodi alla faccia e sulla pelle di chi muore di fame, di chi è disoccupato, o di chi sceglie di andare in guerra perché il proprio governo non gli offre altre possibilità di sbarcare il lunario o semplicemente costruire una casa per mettere su famiglia.

Allora che cristiani, musulmani, ebrei, induisti, scintoisti ecc. ecc., trovino la via del dialogo e dicano tutti insieme che le guerre non devono più avere alcun avallo religioso. Che ogni religione ritiri i rispettivi cappellani militari dai rispettivi eserciti e dica con chiarezza che uccidere è peccato, sempre e che non c'è nessun capo di Stato per quanto potente esso possa essere o di una qualsiasi religione che ha il potere di derogare da tale comandamento.

Giovanni Sarubbi



Marted́ 11 Gennaio,2011 Ore: 15:51
 
 
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