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www.ildialogo.org La salvezza è nelle nostre mani, nessun supereroe ci salverà,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La salvezza è nelle nostre mani, nessun supereroe ci salverà

di Giovanni Sarubbi

Mi manca l'incipit. Mi manca una frase che possa dire quello che finora non è stato detto per descrivere la crisi da “ultimi tempi” che la nostra Italia, la nostra umanità, la nostra Terra sta vivendo e soprattutto per dire ciò che sarebbe necessario fare per uscirne.

Tutto è stato già detto e scritto sulla deriva morale che stiamo attraversando, sull'emergenza ambientale che grazie alle scelte folli dell'umanità provoca disastri su disastri; sulla guerra infinita nella quale siamo immersi, con conflitti accessi in decine di paesi nel mondo ed una massa di armamenti che potrebbe distruggere la Terra non una ma sette volte; sulla crisi irreversibile che sta vivendo il sistema sociale capitalistico che non più tardi di 20 anni fa gridava vittoria per la caduta di quello che allora si chiamava “socialismo reale”.

La ricchezza, il lusso sfrenato, la lussuria più estrema per pochi sembrarono alla portata di tutti. Ne hanno fatto le spese i poveri dei paesi dell'ex “campo socialista” e i diseredati di tutto il mondo. Migliaia e migliaia di persone sono morte per il freddo nella metropolitana di Mosca dove avevano trovato rifugio dopo l'avvento del capitalismo. Migliaia e migliaia di donne hanno scelto la via della emigrazione verso l'occidente dai paesi dell'ex campo socialista per fare le golf o essere avviate alla prostituzione pur avendo magari in tasca una laurea. Milioni e milioni di nuovi schiavi e di morti per fame hanno rimpinguato le ricchezze delle poche famiglie che dominano il pianeta.

In Italia, occorre non dimenticarlo, il dieci per cento delle famiglie possiede il cinquanta per cento della ricchezza nazionale mentre l'altro novanta per cento deve dividersi il rimanente e per di più deve pagare le tasse che quel dieci per cento di ricchi paga poco o non paga affatto.

E la crisi economica causata dalla ricchezza di pochi è talmente grave e devastante che oramai anche quelli che una volta facevano parte del ceto medio benestante non hanno più vergogna a recarsi per i loro acquisti nei mercatini rionali o a ricorrere alle mense dei poveri e ai pacchi viveri distribuiti dalle organizzazioni caritatevoli cattoliche o di altre religioni. E sono sempre più gravi gli omicidi sul lavoro o i suicidi di chi li lavoro lo ha perso perché il proprio padrone trova più conveniente andare ad investire in Cina o in Serbia. E il lavoratore dipendente italiano, ma lo stesso dicasi per il lavoratore dipendente di qualsiasi altro stato, deve sperare che le industrie degli altri stati falliscano per poter continuare ad avere uno stipendio che gli consenta di continuare a sopravvivere e ad arricchire il padrone che lo paga. Come ai tempi più bui del primo capitalismo, quando si facevano lavorare i bambini per 12 e più ore al giorno ed in condizioni disumane. Questa è la modernità di cui si ciancia e che si indica come prospettiva ineluttabile per l'intera umanità. Dio ce ne scampi e liberi!

Ed è dagli inizi degli anni novanta del secolo scorso che è iniziata la vera e propria dittatura che ancora oggi stiamo vivendo e che è dilagata nelle coscienze delle persone, rompendo argini che sembravano invalicabili. Sono crollati persino il rispetto per l'onore della propria figlia, con mamme o padri che non esitano a produrre book fotografici, che non lasciano adito a dubbi sull'uso che ne verrà fatto, per vendere il corpo e l'onore della propria figlia, pur di conquistare quel posto al sole e la ricchezza relativa che sono diventati l'aspirazione profonda di milioni e milioni di persone.

Viviamo un tempo di prostituzione morale di cui è difficile trovare paragoni nel passato per la vastità dei consensi oggi esistenti per un tale modo di vita. Vastità di consensi che è stato costruito attraverso un uso perverso degli strumenti di comunicazione di massa la cui azione è stata indirizzata a privare i cittadini del nostro paese, e non solo di esso, di quelle capacità critiche che sono fondamentali per una società giusta, solidale, rispettosa della umanità di ognuna/o. Pubblicità ossessive per vendere cose inutili e dannose (siamo oramai ad oltre tremila spot al giorno ed è impossibile sfuggirgli) e tv spazzatura hanno trasformato nel profondo la coscienza collettiva del nostro paese.

La disumanità avanza. Avanza per il razzismo che viene diffuso a piene mani dai partiti che governano il paese e che hanno in mano gli apparati militari e che promuovono la cultura della guerra anziché quella della pace. Avanza un uso violento e fascista delle forze di polizia, che non riguarda solamente il nostro paese, che è esploso al G8 di Genova del luglio del 2001, con il governo di destra, ma che aveva avuto un suo inizio qualche mese prima nel precedente governo di centro-sinistra con attacchi violenti nei confronti di una manifestazione svoltasi a Napoli e continua in questi mesi.

La disumanità avanza perché le forze politiche e sociali che avrebbero dovuto opporsi con decisione al dilagare del “pensiero unico” incarnato dal neoliberismo globalizzato, che chiude o apre fabbriche in giro per il mondo ed effettua speculazioni finanziarie a danno di interi stati o continenti, hanno rinunciato a qualsiasi prospettiva di costruzione di una società dove non ci sia più lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, accettando le regole del mercato, la “competizione globale” e la subordinazione dei diritti dei lavoratori a queste regole che poi si possono racchiudere nella regola del massimo profitto, costi quel che costi. Altro che regole, quella che impera è la legge della giungla!

Ed è il fallimento delle forze che si raccolgono attorno al PD che ha provocato quella disaffezione all'impegno politico che è l'altra faccia della cosiddetta “dittatura democratica” (come è stato definito il berlusconismo) che stiamo vivendo nel nostro paese. Fallimento che si manifesta nella subalternità che queste forze hanno verso i settori politici cosiddetti “centristi” o verso la neonata formazione di “Futuro e libertà”, il cui distacco dal berlusconismo, ma non dalla competizione e dal sacro totem del mercato, nasce dalle contraddizioni interne a quel partito e non certo sotto la spinta di una iniziativa politica che riaffermi i valori sanciti nella nostra Carta Costituzionale. Valori che sono stati ampiamente calpestati anche con l'appoggio del PD e delle forze che hanno collaborato con esso, a cominciare dalla questione della guerra, con la violazione sistematica dell'art. 11 della Costituzione che ripudia la guerra, e con la violazione sistematica dell'art. 1, con lo sfruttamento selvaggio del lavoro anziché il suo rispetto e valorizzazione, realizzato con continui attacchi al salario  alle condizioni di lavoro o alle pensioni.

Nel momento in cui sembra stia per giungere a capolinea il governo ed il sistema di potere costruito attorno a Berlusconi è lecito senz'altro chiedersi dove stia andando a finire questo paese e che ne sarà delle sue istituzioni nate dalla Resistenza al nazifascismo.

E' lecito in questo momento porsi domande sulla fedeltà alla Costituzione e alla democrazia degli apparati dello Stato, visto le dichiarazioni di Berlusconi che parla di “guerra civile” nel caso lui sia costretto alle dimissioni. (Ma forse dirà che è stato male interpretato, chissà!)

E' lecito porsi domande sul ruolo svolto da istituzioni come la Chiesa Cattolica che è completamente appiattita nell'appoggio ai governi della peggiore destra che abbia mai calcato le scene della politica italiana, con intrecci economici non di poco conto come i recenti scandali finanziari legati alla IOR e a Propaganda Fide hanno messo in luce. Ed anche su questo tema è incredibile che nelle forze politiche di opposizione non si levi alcuna voce critica nei confronti di questo connubio fra i più feroci poteri economici responsabili della bancarotta verso la quale stiamo precipitando e la Curia Vaticana. Mai ci sono stati in parlamento e nei posti di potere tanti inquisiti o condannati per reati contro la pubblica utilità.

E' indubbio che dalla situazione attuale non si esce coltivando il proprio orticello. Ancora più folle è pensare che si possa sconfiggere il neofascismo berlusconiano scimmiottandolo attraverso l'attivazione di un populismo carismatico di “sinistra”, come stanno facendo quelle forze politiche raccolte attorno al governatore della Puglia Nicki Vendola che, non a caso, trova ampio spazio proprio sui media di proprietà di Berlusconi. Il populismo non ha mai impensierito chi ha un potere economico da difendere e semmai ampliare a dismisura.

Non serve all'Italia un popolo schiavo, guidato da un solo uomo al comando che inevitabilmente darà ascolto a chi detiene il potere economico e può condizionarlo o corromperlo.

Serve invece che ognuno metta in gioco la propria responsabilità di essere umano. Serve che ognuno recuperi la propria dignità e si riappropri del proprio diritto-dovere di partecipare alla formazione della politica nazionale, come sancisce la nostra Costituzione, attraverso l'organizzazione dal basso non di partiti personali ma di partiti che sappiano mettere al centro della propria azione il bene comune. Partiti che sappiano rifiutare l'uso dissennato delle risorse naturali, che sappiano rifiutare in modo inequivocabile la guerra e tutto ciò che ad essa e connesso, militarismo esercito ed industria di armamenti, che sappiano rilanciare la cura amorevole del territorio nel quale viviamo, mettendo al bando il massimo profitto e la ricchezza individuale, le speculazioni finanziarie e le ricchezze costruite sulla sofferenza e la morte di milioni e milioni di esseri umani, che sappiano ricostruire i rapporti umani fra le persone, qualunque sia il paese nel quale si è nati, il colore della propria pelle, la propria etnia, il sesso o la religione che ognuno professa.

Come si può sintetizzare in poche parole questa speranza che da millenni attraversa il genere umano ma che è ancora incompiuta? E' un incipit, un inizio, che dovremmo scrivere tutti insieme, che dovrà avere i volti, le anime, le parole e i sentimenti di quanti in questo paese e nel mondo non sono disponibili a vivere una vita che non generi altra vita, che non liberi l'umanità dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. La salvezza è nelle nostre mani, nessun supereroe ci salverà.

Giovanni Sarubbi



Venerdì 12 Novembre,2010 Ore: 14:52
 
 
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