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www.ildialogo.org Una scelta fondamentale,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Una scelta fondamentale

di Giovanni Sarubbi

Barra a destra, fino in fondo! Questa ci sembra essere la situazione che stiamo vivendo in questa primavera del 2010 sia a livello politico-sociale sia a livello ecclesiale.
A livello politico assistiamo al penoso spettacolo di un PD che ora si mette a corteggiare Fini e pensa anzi che sia possibile fare con lui un pezzo di strada insieme. Poco importa ai dirigenti del PD se la strada che percorre Fini, che certo sta contestando Berlusconi e il suo potere, non metta affatto in discussione quello che da trent’anni a questa parte viene avallato dalle forze politiche e cioè  la dittatura di una sola classe sociale, quella capitalistica, sul resto della popolazione in contrasto netto con lo spirito e la lettera della nostra Costituzione che esplicitamente lo vieta fin dal suo articolo 1. Stiamo assistendo così alla stantia rappresentazione di un bipolarismo a chiacchiere per mascherare una unità ferrea sugli interessi di quella che i partiti oggi maggioritari nel paese ritengono essere l’unica classe dirigente nazionale esistente, quella imprenditoriale, ai cui interessi tutti debbono inchinarsi, nonostante  i disastri che tale politica ha prodotto sia sul piano interno che internazionale.
Del resto a condurre le danze della politica nostrana sono sempre gli stessi personaggi che da 20 anni a questa parte hanno mietuto solo disastri su disastri, senza un minimo di autocritica con l’arroganza anzi di dire che sono gli altri a non aver capito nulla. Ci riferiamo ai vari D’Alema, Veltroni e soci che sembrano avere come unico scopo della loro carriera politica quello di acchiappare schiaffi su schiaffi, facendo pagare un prezzo pesantissimo a tutto il popolo italiano.
La situazione è, se possibile, ancora peggiore in ambito ecclesiale. Nella Chiesa Cattolica, intesa come gerarchia cattolica, è in atto un vero e proprio “serrate le file”, un chiudere porte e finestre, un fare muro contro tutti e tutto per respingere gli attacchi ricevuti finora sulla questione della pedofilia e su un pontificato scialbo e insignificante come quello di Benedetto XVI, capace finora di accumulare solo gaffe su gaffe a livello internazionale.
In queste settimane duri attacchi stanno partendo verso tutti quei preti o religiosi che in qualche modo si oppongono alla linea ufficiale del Vaticano e osano dire in pubblico qualcosa di diverso. E’ il caso, per esempio, di Padre Alberto Maggi attaccato violentemente da alcuni siti dell’ultradestra cattolica per le sue esegesi bibliche.
In qualche caso la strategia vaticana ha ottenuto qualche risultato del tutto insperato. E’ il caso di don Alessandro Santoro di Firenze che, per essere reintegrato nella funzione di cappellano della comunità Le Piagge da cui il vescovo Betori lo aveva allontanato alcuni mesi fa per aver celebrato il matrimonio fra due persone di cui una era nata maschio,  ha sottoscritto un vero e proprio “giuramento di fedeltà“ che, ha spiegato il Vescovo di Firenze, è « previsto dalla normativa canonica, in segno di piena adesione alla dottrina della Chiesa e di obbedienza al vescovo»,  auspicando che questa soluzione «costituisca un nuovo inizio per il servizio pastorale di don Santoro e per la vita ecclesiale della gente delle Piagge». Che tradotto dall’ecclesialese in italiano corrente  significa che  non si deve muovere foglia che la gerarchia non voglia, con la gerarchia cattolica che continua a dare una immagine della chiesa cattolica come cittadella assediata dal modernismo e dalla secolarizzazione. Altro che l’evangelico “duc in altum”, «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare» (Lc 5,4) detto da Gesù ai suoi discepoli.
Dobbiamo dire con tutta onestà che la decisione di don Santoro di firmare il “giuramento di fedeltà“ non ci ha del tutto stupiti. Già al momento del suo allontanamento dalla Comunità de Le Piagge avevamo espresso le nostre riserve sulla sua accettazione di quel provvedimento ingiusto e non ispirato affatto all’Evangelo di Gesù.  Sue dichiarazioni successive in una trasmissione televisiva con Corrado Augias facevano sperare e intravedere una conclusione diversa della vicenda, ma alla fine ha vinto la logica antievangelica che Gesù denunciava ai suoi tempi dei “fardelli pesanti e difficili da portare” che i sacerdoti “pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23,4).
Non sappiamo cosa ha prevalso nella scelta di don Santoro e non vogliamo giudicarlo o condannarlo per la sua decisione che probabilmente è anche il frutto dell’isolamento nel quale egli si è venuto a trovare e su cui non si discuterà mai abbastanza, visto che il “divide et impera” è una strategia antica quanto il mondo. Ci limitiamo ad osservare che la sua decisione rafforza la tendenza alla chiusura della gerarchia cattolica che si nutre e si fa forte di atti di obbedienza come quello da lui sottoscritto. Dall’altro lato, però, sappiamo che solo gli alberi buoni danno frutti buoni e che quindi la forza della casta sacerdotale o della casta politica, che non ha caso è solidale con essa, è effimera e non è mai eterna. Conviene però non limitarsi semplicemente ad aspettare che i malvagi si autodistruggono come è successo tantissime volte nella storia dell'umanità. C’è bisogno dell’impegno attivo di tutti a tutti i livelli, politico sociale religioso, per invertire una tendenza che sta portando fra l’altro, come dimostra il disastro petrolifero che in queste ore sta interessando una vasta area del golfo del Messico, alla distruzione irreparabile del pianeta Terra, l’unica che abbiamo. Siamo tutti di fronte ad una scelta fondamentale per la nostra vita e per quella delle future generazioni.
Giovanni Sarubbi


Mercoledì 28 Aprile,2010 Ore: 15:22
 
 
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