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www.ildialogo.org Malati di potere,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Malati di potere

di Giovanni Sarubbi

Sulla lettera di Benedetto XVI ai cattlici irlandesi che peggiora ancora di pià la situazione della Chiesa Cattolica.


Il Papa ha dunque scritto la sua lettera ai cattolici irlandesi sulla questione dello scandalo della pedofilia che ha coinvolto la chiesa cattolica irlandese e che ha provocato alcune dimissioni di vescovi che hanno avuto responsabilità nella copertura dei preti pedofili.
Al gran rumore mediatico che ha preceduto e che è seguito alla pubblicazione di questa lettera, corrisponde il vuoto più assoluto in termini di risoluzione del problema pedofilia all’interno della chiesa cattolica. La lettera di Benedetto XVI non solo non sposta di una virgola la questione ma, se possibile, la peggiora ancora di più. Basta leggere la lettera e analizzarla rispetto a quelli che sono i dati certi ed incontrovertibili sul fenomeno pedofilia clericale così come si è manifestato finora. Ed è rispetto a questi dati certi che la lettera è un fallimento totale. Vediamoli.
Innanzitutto la questione dei seminari minorili di cui non vi è traccia nella lettera papale. E’ un dato certo, infatti, che la grande maggioranza dei preti pedofili abbia cominciato la sua vita ecclesiastica in queste strutture che raccolgono bambini in età prebuberale. E lì che questi preti hanno subito sia violenze psicologiche, per indirizzare la loro nascente sessualità alla castità, sia fisiche, esperienza questa comune con tutti gli altri pedofili che sono stati a loro volta abusati quando erano bambini.
Ma la cosa più importante che è alla base degli abusi è l’idea del “sacerdozio”, di essere persone superiori agli altri e di avere un ruolo esclusivo all’interno della chiesa che da ai preti pedofili quel potere che poi, in persone gravemente disturbare, può sfociare nella violenza sessuale. Su tale punto la lettera di Benedetto XVI peggiora, se possibile, la realtà. Egli, infatti, ribadisce l’idea sacerdotale richiamando “ la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio”. Scrive Benedetto XVI: "Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni". E’ questa l’idea perversa che è alla base delle violenze sessuali nella chiesa e di tutti i tradimenti del Vangelo di Gesù dove non c’è posto per sacerdoti se non nel ruolo di coloro che opprimono il popolo e che alla fine decidono di crocifiggere proprio Gesù, cioè l’idea stessa che possano esserci uomini e donne liberi dal potere oppressivo delle religioni. E’ l’idea sacerdotale con il potere che la pervade l’origine di tutti i mali della chiesa cattolica. Senza mettere in discussione questa idea nessuna soluzione si potrà mai dare né alla pedofilia, né alla simonia che la infetta, né all’arricchimento di preti vescovi cardinali papi, né alla violazione di tutte le altre leggi che il cosiddetto magistero ha proclamato come sacri, santi, volere di dio ecc. e che essa stessa viola continuamente. Dice il Vangelo di Matteo che i sacerdoti impongono agli altri regole e pesi che essi neppure si sognano di considerare (cap. 23).
Ed infatti mentre per le vittime ci sono solo parole formali (e ci mancherebbe pure che avesse detto di essere contento di quello che era loro capitato), contro i preti pedofili e chi li ha coperti non c’è alcuna azione concreta, nessuna scomunica né Latae Sententia, cioè derivante dal solo fatto di aver commesso un determinato peccato come è per esempio con l’aborto, né scomunica pronunciata dal Papa né pene di altro tipo, che so una bella fustigazione in piazza san Pietro o un bel rogo come si usava ai tempi dell’inquisizione e neppure la chiusura in una cella buia fredda e umida e piena di topi in un convento come quello descritto nel libro il “Nome della Rosa”. Anzi Benedetto XVI usa per i preti pedofili e i loro protettori quella misericordia che egli ha negato ai Welby, ai divorziati risposati, ai gay e a tutti quelli che rifiutano il moralismo ecclesiastico che serve a coprire le perversioni come quelle dei preti pedofili. Scrive Benedetto XVI rivolto ai preti pedofili: “Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio.” Benedetto XVI anzi per loro chiede  “tribunali debitamente costituiti”, con la possibilità quindi di rifiutare quei tribunali civili che l’autorità della chiesa ritenga non idonei a trattare con quelli che per essa sono comunque investiti di un potere sacro, quello che deriverebbe ai preti dall’aver ricevuto “la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni”. Ed egli già lo ha fatto, già ha voluto per se un tribunale speciale quando, appena eletto Papa nel 2005, ha chiesto e ottenuto dall’allora presidente degli USA Bush l’immunità diplomatica dall'essere egli capo dello stato Città del Vaticano. Era stato, infatti,  citato in giudizio da vittima di un prete pedofilo americano in quanto capo del dicastero della curia vaticana che aveva avocato a se la gestione dei casi di pedofilia. Ricordiamo che è stato proprio Ratzinger nel giugno 2001 ad emanare un ordine scritto ai vescovi di tutto il mondo di tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia. Fra l’altro quel documento è stato richiamato anche in un recente articolo di Hans Küng.
I preti ed egli stesso innanzitutto, per Benedetto XVI e per la chiesa cattolica, non sono cristiani come gli altri, sono “vicari”, mediatori di quell’ennesimo “dio” che loro chiamano “Cristo” e che è lontanissimo dalla figura del Gesù di Nazareth che ci viene raccontato nei testi evangelici. Ed è evidentemente per questo che egli non ha scritto alcuna parola autocritica sul ruolo che la “Congregazione per la dottrina della fede” da lui diretta per oltre un ventennio ha svolto nella copertura di tutti gli scandali pedofili per esempio negli USA.
La chiesa cattolica è dunque prigioniera della sua sacralità, del suo potere sacro, della difesa del suo personale sacro che è sacro e "sacerdote in eterno" qualunque schifezza esso abbia commesso nella propria vita. E’ una storia antica che risale ai tempi di Agostino d’Ippona (quarto secolo della nostra era), che è stato il propugnatore di tale dottrina che è servita a puntellare il nascente potere ecclesiastico con il suo corredo di abusi tipico di tutti i poteri.[1] Ed è infatti da quei tempi che la chiesa cattolica è infettata da abusi di tutti i tipi e di cui la pedofilia clericale e solo uno dei tanti e ultimi prodotti perversi.
Il potere sacro di cui si ammanta la chiesa cattolica è la causa della pedofilia clericale. Se Benedetto XVI avesse voluto veramente curare questa malattia avrebbe dovuto mettere in discussione tale potere, spogliarsi dei suoi paramenti sacri, restituire anelli tiara pallio troni scettri palazzi e ricchezze, quelle residenti in Italia e quelle residenti nei paradisi fiscali, e ritornare sulla via di Gesù che non aveva dove posare il capo e che si dichiarava “figlio dell’uomo”, cioè figlio dell’umanità, non “dio” da adorare e di cui usurpare il nome.
Benedetto XVI non lo ha fatto, gli abusi sessuali continueranno, magari sotto altra forma, la chiesa cattolica continuerà la sua vita fino a quando non imploderà su se stessa come è successo per tutti gli altri “luoghi sacri” e i templi costruiti dall’umanità nel passato o i tanti imperi costruiti al grido di “dio è con noi”.
Il Messaggio di liberazione di Gesù di Nazareth dal canto suo continuerà a risuonare e a chiamare gli uomini e le donne di tutti i tempi all’impegno contro l’oscurantismo religioso e i suoi sacerdoti fino a quando aboliti tutti i sacerdoti e tutti gli idoli e gli imperi costruiti dall’uomo si potrà vivere pienamente da fratelli e sorelle semplicemente come “figli dell’uomo”.
Giovanni Sarubbi 

Sullo stesso argomento vedi anche:

- Celibato e controindicazioni - di Giovanni Sarubbi(dal giornale SENTIRE)

 - PEDOFILIA, CELIBATO, POTERE E SILENZIO,di Stefania Salomone

 


[1] Già nel quarto secolo si pose il problema della indegnità morale dei membri del clero. La posero i donatisti che ponevano due semplici domande: i poteri gerarchici dipendono dalla dignità morale del presbitero? E ancora: “Come può l'indegnità dei suoi ministri essere compatibile con la santità della Chiesa?” I donatisti furono sconfitti anche grazie all’intervento dell’imperatore e Agostino con le sue argomentazioni ebbe un ruolo determinante in questa sconfitta.


Domenica 21 Marzo,2010 Ore: 12:30
 
 
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